
Ernesto Teodoro Moneta è una figura che attraversa la storia d’Italia con una parabola affascinante e complessa: garibaldino, giornalista, pensatore e premio Nobel per la Pace. Il suo percorso, che lo ha visto passare dalla lotta armata per l’unità d’Italia al fervente impegno pacifista, rappresenta un’eredità di straordinaria attualità, in un mondo ancora segnato da conflitti e tensioni.
Per comprendere meglio l’uomo dietro il personaggio storico e l’impatto del suo pensiero sulle generazioni successive, abbiamo avuto il piacere di intervistare Alessandra Moneta Caglio, sua discendente. Attraverso i suoi ricordi e le testimonianze familiari, emergono non solo la profondità delle convinzioni di Moneta, ma anche la loro capacità di attraversare il tempo, influenzando il presente.
In questa conversazione, esploreremo il legame tra patriottismo e pacifismo, l’importanza della memoria storica e il messaggio che Moneta ci lascia per il futuro. Un’occasione per riscoprire una figura troppo spesso dimenticata, ma il cui pensiero rimane di straordinaria attualità.
Domanda. L’eredità di Ernesto Teodoro Moneta. Suo trisnonno ha avuto un percorso affascinante, dal patriottismo risorgimentale al pacifismo internazionale. In che modo la sua eredità e i suoi ideali influenzano ancora oggi la sua famiglia?
Alessandra Moneta Caglio. Il trisnonno è cresciuto in una famiglia che ha sempre combattuto per la Patria, sia quando si trattava di difendere Milano e il nord (allora non si parlava certo d’Italia), tant’è vero che i Moneta furono tra i più attivi nel combattere l’invasione del Barbarossa, sia finanziariamente (erano tra le famiglie più ricche di Milano, sia grazie alla Zecca che grazie ai dazi, essendo i “signori” della Porta forse più importante di Milano, Porta Romana, nonché di Inzago, entrambe nodi nevralgici per il commercio) che militarmente avendo la possibilità di finanziare eserciti privati anche provenienti da altre zone della penisola (e infatti il Barbarossa, una volta conquista Milano, pensò bene di esiliare i Moneta a Nocetum, ora Nosedo).
Con un tale background familiare, direi ormai facente parte del DNA, era “normale” per lui, ancorché giovanissimo, partecipare al Risorgimento per liberare la Patria dallo straniero, con qualsiasi mezzo…. ma fu proprio questo “qualsiasi mezzo” che lo portò a odiare la guerra, vista da lui come una sorta di ultima spiaggia, ed è quello che ha trasmesso a noi discendenti
Domanda. Il rapporto tra patriottismo e pacifismo Moneta è passato dall’azione militare alla lotta per la pace, senza mai rinnegare il suo patriottismo. Come interpreta oggi questo equilibrio tra amore per la patria e rifiuto della guerra?
Alessandra Moneta Caglio. In lui ha sempre prevalso l’amore per la Patria, ha semplicemente cambiato prospettiva: se inizialmente ha visto nelle armi l’unico mezzo per difendere la Patria ha poi realizzato che la guerra era principalmente una fabbrica di morte e distruzione, che una pace imposta con la forza avrebbe avuto vita breve e che la vera e duratura Pace si poteva ottenere solo con la collaborazione tra le popolazioni, con la crescita culturale e commerciale, con il rispetto reciproco e la piena consapevolezza della propria identità nazionale all’interno di una sovranazionalità che dovrebbe tutelare e sviluppare la collaborazione tra i popoli… Tutto questo, appunto, non può e non deve essere imposto con la forza ma con lo sviluppo delle coscienze
Domanda. La memoria storica. In Italia, il nome di Ernesto Teodoro Moneta non è forse noto come meriterebbe. Crede che il suo contributo alla storia del pacifismo e del giornalismo italiano sia adeguatamente valorizzato?
Alessandra Moneta Caglio. Valorizzato il suo contributo??? Direi proprio di no, purtroppo… Ben poco si ricorda di lui, del suo amore per la Pace prima con la spada e poi soprattutto con la penna; poco sì ricorda che, quando era direttore del Secolo, contribuì allo sviluppo della cultura politica e giornaliera anche ricorrendo all’introduzione, nel giornale, di racconti a puntate, concorsi e altri piccoli accorgimenti che invogliavano all’acquisto e alla lettura…. e ancor meno è valorizzato il suo pacifismo: ben pochi sanno del suo Nobel e ancora meno sanno del suo essere il fondatore dell’Unione Lombarda per la pace, del suo essere tra i fondatori della Società Internazionale per la Pace e la Collaborazione tra i Popoli, di tutto ciò che fece, anche viaggiando all’estero, per portare avanti l’idea che era necessaria la Pace per il progresso, il tutto nonostante fosse cieco a causa del glaucoma…
Domanda. L’attualità del suo messaggio. Guardando al mondo di oggi, con guerre e tensioni internazionali, quali insegnamenti del suo trisnonno ritiene più urgenti da riscoprire?
Alessandra Moneta Caglio. Direi che tutto il pensiero di Ernesto Teodoro Moneta dovrebbe essere riscoperto (anzi, direi purtroppo scoperto, visto che è stato messo nel dimenticatoio): il suo amore per la cultura, il suo considerare fondamentale l’istruzione, la salute e l’equità tra le classi sociali (nobile non è chi sfrutta gli altri ma chi, pur essendo “superiore” per censo e patrimonio, mette a disposizione degli altri i mezzi per elevarsi; non per niente amici di famiglia erano Turati e Anna Kuliscioff). Non dev’essere l’odio e la guerra a governare il mondo, né la voglia di prevaricazione sugli altri ma la conoscenza reciproca, lo scambio reciproco e la collaborazione
Domanda. Un ricordo personale. Ha un aneddoto familiare o un racconto tramandato che sente particolarmente vicino e che ci aiuta a capire meglio l’uomo dietro il personaggio storico?
Alessandra Moneta Caglio. Aneddoti e racconti familiari? Tanti…. La bisnonna mi raccontava del fatto che avevano sempre la finestra del sottotetto aperta per permettere la fuga quando arrivava la polizia a cercarlo e lui scappava sui tetti con il mio bisnonno, di un matrimonio combinato per unire due famiglie potenti che si è trasformato in un matrimonio d’amore, costellato però da litigate furiose tra una donna (la trisnonna) un po’ bigotta e Ernesto Teodoro che, pur essendo profondamente cattolico, era assolutamente anticlericale (era pure Massone!), di un padre che ha insegnato ai propri figli e nipoti l’amore per la propria Patria, per la famiglia, per l’accettazione dell’altro a prescindere da tutto (a proposito, la bisnonna era di famiglia ebraica convertita), per mettere al servizio di Patria, Pace e Famiglia tutto sé stesso, annullando il sé e l’individualismo a favore del bene più importante, insegnamento seguito da tutti (o quasi) i suoi discendenti.



