
La Francia ha accusato l’amministrazione Trump di interferire nelle decisioni delle aziende private francesi dopo che l’ambasciata statunitense ha dichiarato che il governo federale americano non avrebbe più collaborato con aziende che adottano le cosiddette politiche di diversità, equità e inclusione (DEI). Questa presa di posizione ha suscitato forti reazioni a Parigi, con il governo francese che ha condannato fermamente le pressioni esercitate da Washington.
Oltre ad affrontare il tema DEI in patria, la Casa Bianca di Trump sembra volerlo estendere anche all’estero. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Figaro, l’ambasciata statunitense a Parigi ha informato diverse aziende in Francia che avrebbe interrotto i rapporti commerciali con le società che attuano politiche considerate discriminatorie nei confronti del merito.
Un documento interno dell’ambasciata affermerebbe: “Vi informiamo che l’Ordine esecutivo 14173, che pone fine alla discriminazione illegale e ripristina le opportunità basate sul merito, firmato dal Presidente Trump, si applica a tutti i fornitori e prestatori di servizi del Governo degli Stati Uniti, indipendentemente dalla loro nazionalità e dal Paese in cui operano”.
Le aziende avrebbero cinque giorni di tempo per accettare le nuove condizioni imposte dagli Stati Uniti. “Se non accettate di firmare questo documento, vi saremmo grati se poteste fornirci motivazioni dettagliate, che inoltreremo ai nostri servizi legali”, si legge nel documento.
Mentre l’ambasciata a Parigi non ha ancora confermato l’autenticità del documento, il Ministero del Commercio estero francese ha condannato duramente l’atteggiamento americano. “L’interferenza americana nelle politiche di inclusione delle aziende francesi, come le minacce di dazi doganali ingiustificati, è inaccettabile”, ha affermato il ministero in una nota. “La Francia e l’Europa difenderanno le loro attività, i loro consumatori, ma anche i loro valori”.
Anche il Ministero dell’Economia francese ha espresso il proprio disappunto. Il Ministro delle Finanze, Éric Lombard, ha dichiarato che solleverà la questione direttamente con il governo degli Stati Uniti: “Questa pratica riflette i valori del nuovo governo americano… Questi non sono i nostri”.
Curiosamente, lo spirito dell’ordine esecutivo di Trump contro la DEI riflette in parte il principio francese del repubblicanesimo “daltonico”, che si oppone alla categorizzazione delle persone in base alla razza o all’etnia. La costituzione francese afferma chiaramente: “La Francia sarà una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa garantirà l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di origine, razza o religione”.
Tuttavia, mentre la Francia applica questo principio in un contesto diverso, il divieto di Trump sulla DEI è stato visto come un attacco alle politiche aziendali volte a garantire una maggiore inclusione e diversità.
L’ordine esecutivo che vieta la collaborazione con aziende impegnate in attività DEI è stato uno dei primi atti firmati da Trump al suo ritorno alla Casa Bianca. Il provvedimento afferma che tali politiche “non solo violano il testo e lo spirito delle nostre leggi federali sui diritti civili di lunga data, ma minano anche la nostra unità nazionale, poiché negano, screditano e minano i tradizionali valori americani di duro lavoro, eccellenza e risultati individuali a favore di un sistema di spoglie basato sull’identità illegale, corrosivo e pernicioso”.
Tuttavia, il decreto ha già incontrato ostacoli legali negli Stati Uniti. Il giudice federale Matthew F. Kennelly, nominato dai Democratici, ha dichiarato questa settimana che richiedere alle aziende di eliminare le politiche DEI come condizione per lavorare con il governo federale potrebbe costituire una “minaccia coercitiva” e violare il Primo Emendamento.
L’inasprimento della politica americana contro la DEI sta quindi generando tensioni non solo negli Stati Uniti, ma anche tra Washington e i suoi alleati. La Francia, che ha tradizionalmente difeso un approccio universalista alla cittadinanza, si trova ora a scontrarsi con la visione di Trump, che vede nelle politiche di inclusione un ostacolo ai principi del merito e dell’eccellenza individuale. La questione potrebbe diventare un nuovo terreno di scontro nelle relazioni transatlantiche nei prossimi mesi.
Secondo il quotidiano Le Figaro la lettera americana contro la diversità nelle aziende è arrivata anche altrove in Europa (Italia, Spagna…