Antonio Dal Cin, graduato della Guardia di Finanza, è stato ufficialmente riconosciuto come Vittima del Dovere ed equipaggiato alle Vittime del Terrorismo per la sua esposizione prolungata all’amianto durante il servizio. Nonostante il riconoscimento legale, ha ottenuto i vitalizi, la speciale elargizione e gli arretrati solo grazie all’intervento di un legale, tramite un’azione di precetto e pignoramento del Ministero dell’Interno presso la Banca d’Italia. L’istanza è stata accolta dal giudice della Corte d’Appello di Roma, che ha ordinato il pagamento di quanto dovuto.
Tuttavia, Dal Cin attende ancora il risarcimento previsto dalla sentenza del TAR del Lazio (N. 01995/2022 del 18 febbraio 2022), che quantifica in 20.000 euro il danno subito a causa della malattia professionale, l’asbestosi pleurica, contratta a soli 44 anni per le condizioni di servizio. A distanza di oltre due anni e mezzo, il Consiglio di Stato non ha ancora fissato la data dell’udienza d’appello, creando un vuoto di giustizia che ha portato Dal Cin a denunciare una violazione del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione. Secondo Dal Cin, infatti, la sentenza del TAR ha applicato in modo discriminatorio le Tabelle INAIL per la quantificazione del danno, pur essendo le Forze Armate, inclusa la Guardia di Finanza, escluse dalla copertura INAIL. La prassi giudiziaria consolidata, infatti, prevede l’utilizzo delle Tabelle del Tribunale di Milano o del Tribunale di Roma, più favorevoli alle vittime.
Dal Cin, che ha prestato servizio in condizioni ambientali pesantemente compromesse, denuncia la presenza di amianto sia nei reparti di confine della Guardia di Finanza sia in strutture come lo zuccherificio “Eridania” di Bondeno, dove ha lavorato temporaneamente. L’amianto era diffuso anche nella caserma, nei beni dell’Amministrazione, persino nelle camere e nei bagni. Una situazione allarmante che ha interessato ben 111 caserme della Guardia di Finanza e che continua a rappresentare un pericolo latente per la salute dei militari.
Antonio Dal Cin chiede non solo giustizia per il proprio caso, ma anche un impegno serio da parte delle istituzioni per la mappatura e la bonifica dell’amianto nelle caserme di tutte le Forze Armate e di Polizia, inclusi i Vigili del Fuoco. Solo così si potrà prevenire l’insorgenza di altre patologie amianto-correlate, che colpiscono silenziosamente chi ha servito il Paese in condizioni di lavoro inaccettabili.
Dal Cin ricorda inoltre la realtà drammatica vissuta durante il suo servizio in una caserma situata in uno spazio doganale atipico, circondata da capannoni in eternit e convogli ferroviari carichi di amianto. A pochi passi dalla caserma, un inceneritore bruciava carcasse animali e merci di varia natura, emettendo nell’aria sostanze tossiche, con gravi conseguenze per l’ambiente e la salute dei militari.
La battaglia legale e morale di Antonio Dal Cin, dunque, non si limita alla richiesta di risarcimento personale, ma si estende una lotta più ampia per la tutela dei diritti e della salute dei militari italiani, ancora oggi esposti a rischi inaccettabili.