
(AGENPARL) – mer 23 ottobre 2024 NUOVA LUCE SULLA PREISTORIA DELL’ALTO ADRIATICO: RARO PUGNALE DI 4000 ANNI FA RITROVATO NELLA GROTTA TINA JAMA NEL CARSO TRIESTINO
Le ricerche italo slovene condotte dall’Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con l’Istituto di Archeologia dell’Accademia Slovena di Scienze ed Arti e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia hanno permesso l’indagine fino all’età del Rame. Ritrovati manufatti, punte di frecce in selce, asce di pietra
Sabato 26 ottobre visite guidate gratuite al sito con attività di archeologia sperimentale per bambini e adulti
TRIESTE – Non lontano dalla cima del monte Lanaro/Volnik, nella grotta Tina Jama, nel Comune di Sgonico – Zgonik, nel Carso triestino, le ricerche italo-slovene in corso stanno permettendo di ricostruire con metodologie di scavo moderne la storia delle regioni dell’Adriatico nord-orientale in un lungo arco cronologico compreso tra circa 9000 e 4000 anni fa.
Sta infatti per concludersi la seconda campagna di scavi, condotta su concessione ministeriale sotto la direzione del dott. Federico Bernardini del Venice Centre for Digital and Public Humanities e del Centro Studi Archeologia Venezia dell’Università Ca’ Foscari Venezia, in collaborazione con l’Istituto di Archeologia dell’Accademia Slovena di Scienze ed Arti/ Znanstvenoraziskovalni center Slovenske akademije znanosti in umetnosti, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam, l’Università di Siena e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
Gli scavi, che segnano una ripresa delle indagini archeologiche nelle grotte del Carso dopo alcuni decenni di inattività, hanno permesso di raggiungere livelli attribuibili all’età del Rame nei quali è stato rinvenuto un raro pugnale in rame risalente a più di 4000 anni fa, oltre ad abbondanti resti ceramici e manufatti in pietra.
E’ stata scoperta una struttura in lastre e blocchi di pietra che chiudeva l’ingresso della grotta in un periodo probabilmente compreso circa tra il 2000 e il 1500 a.C., la cui funzione è ancora misteriosa ma forse connessa a scopi funerari come potrebbero far pensare alcuni frammenti di crani umani in parte ad essa associati. Tuttavia la struttura potrebbe essere stata creata anche per riparare l’interno della grotta dai venti di bora.
Prima della creazione di questa struttura, I materiali ceramici raccolti e la presenza di un focolare suggeriscono che la cavità venne frequentata da gruppi la cui cultura materiale suggerisce stretti contatti con l’area dalmata nella seconda metà del III millennio a.C. (cultura di Cetina). Il pugnale in rame proviene da questi livelli; esso presenta una lunghezza di poco meno di 10 cm e una forma a foglia con codolo. Simili reperti non trovano confronti puntuali in Italia mentre il manufatto della Tina Jama può essere confrontato con simili reperti provenienti da un famoso sito palafitticolo nei pressi di Lubiana in Slovenia, le palafitte di Deschmann.
Materiali portati in superficie da animali, tra cui punte di freccia in selce, lunghe lame dello stesso materiale prodotte a pressione, un manufatto in ossidiana (vetro vulcanico importato dal sud Italia o dal centro Europa), asce in pietra levigata, altri manufatti litici e ceramici e ornamenti in conchiglia dimostrano che la grotta è stata frequentata per millenni e fanno ben sperare per le future campagne di scavo.
VISITE GUIDATE E ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE
Per condividere con la cittadinanza e far conoscere l’importanza dei rinvenimenti, sono state organizzate due visite guidate gratuite agli scavi. Sabato 26 ottobre 2024 gli archeologi responsabili dei lavori condurranno i visitatori all’esplorazione del sito. Orario e luogo di ritrovo: 10.00 e 14.00 piazzale alla base del sentiero XXX. La risalita alla grotta richiede circa mezz’ora di cammino per persone allenate. Si consigliano abbigliamento e calzature adeguate.
Nella stessa giornata del 26 ottobre 2024 presso l’agriturismo Mili? Zagrski (https://www.miliczagrski.com/) presso Sagrado/nome sloveno si svolgeranno attività di archeologia sperimentale, come la scheggiatura della selce, l’accensione del fuoco, la lavorazione dell’osso, l’uso di arco e propulsori, etc.
Età consigliata: dai 6 anni in su. Laboratorio a cura di M. Rodriguez e Marco del Piccolo.
Nella foto: Immagine xxx (foto di xxx).
Ufficio Comunicazione e Promozione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia
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