
, leader dell’Organizzazione Fethullah (FETO), dichiarata gruppo terroristico dal governo turco, è morto negli Stati Uniti all’età di 83 anni. La notizia della sua scomparsa è stata confermata da suo nipote Ebousseme Gulen, secondo quanto riportato da CNN Turk. Gulen, che viveva in esilio in Pennsylvania dal 1999, è deceduto il 20 ottobre in un ospedale dello stato americano, come riferito anche dal sito web Herkul, vicino alla FETO.
Fethullah Gulen era una figura controversa, sospettata di essere il mandante del fallito colpo di stato militare del luglio 2016 in Turchia. L’insurrezione, durata due giorni, causò oltre 250 morti e 2.000 feriti, provocando uno degli eventi più traumatici della storia recente turca. Dopo il fallimento del golpe, il governo di Ankara avviò una massiccia campagna di repressione contro i presunti membri e sostenitori del FETO.
Le autorità turche hanno ripetutamente accusato Gulen di aver orchestrato il colpo di stato, sebbene lui abbia sempre negato qualsiasi coinvolgimento. Da anni la Turchia richiede la sua estradizione dagli Stati Uniti, senza successo, nonostante le pressioni diplomatiche. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito più volte l’impegno del suo governo nel perseguire i membri della rete gulenista, promettendo che tutti i responsabili sarebbero stati assicurati alla giustizia.
Il movimento di Gulen, inizialmente sorto come una rete di scuole e organizzazioni religiose, aveva guadagnato influenza negli anni grazie alla sua presenza internazionale e ai suoi legami con vari settori della società turca. Tuttavia, con l’accusa di avere obiettivi sovversivi e di cercare di destabilizzare il governo, la sua organizzazione è stata dichiarata terrorista dalle autorità turche.
Ankara continua a portare avanti operazioni contro i sostenitori del FETO, sia all’interno del paese che all’estero, in particolare in Europa e in Asia, dove il movimento ha una presenza significativa. Con la morte di Gulen, molti si chiedono se questo segnerà la fine di una lunga faida politica o se la tensione tra la Turchia e i suoi seguaci continuerà, anche senza la sua guida diretta.
