Elon Musk, il miliardario proprietario di X (precedentemente noto come Twitter), è stato definito “promotore del male” da Věra Jourová, vicepresidente uscente della Commissione Europea, in una nuova escalation della battaglia tra l’Unione Europea e il magnate americano. La dichiarazione è stata rilasciata durante un’intervista a Politico, dove Jourová ha criticato la gestione della piattaforma da parte di Musk, sostenendo che X sia diventata un importante veicolo per la diffusione dell’antisemitismo.
Nonostante non abbia mai incontrato Musk di persona, Jourová ha espresso forti critiche nei suoi confronti, affermando che Musk sarebbe incapace di riconoscere la differenza tra bene e male. La sua accusa si inserisce in un contesto di lungo scontro tra Bruxelles e Musk, legato alle divergenze sulle politiche di moderazione dei contenuti. L’Unione Europea ha cercato di imporre regole più rigide sulle piattaforme digitali per contrastare la disinformazione e i discorsi d’odio, ma Musk ha sempre sostenuto una visione più ampia della libertà di espressione.
Jourová ha aggiunto che i social media nelle mani sbagliate rappresentano un “potere mostruoso” e ha ribadito che tali piattaforme dovrebbero essere soggette a una maggiore supervisione da parte delle istituzioni europee. La sua dichiarazione arriva poco dopo il licenziamento di Thierry Breton, un altro alto funzionario dell’UE che aveva avuto attriti con Musk sulle stesse tematiche.
In risposta alle affermazioni di Jourová, Musk ha condiviso un grafico per dimostrare che altre piattaforme social sono più coinvolte nella diffusione di opinioni antisemite rispetto a X. In seguito, ha replicato direttamente ai commenti della vicepresidente europea con un tweet tagliente: “Se vuole sapere che aspetto ha il male, le serve solo uno specchio”.
Le tensioni tra Musk e l’Unione Europea risalgono a prima dell’acquisizione di Twitter, ma sono aumentate con l’introduzione delle nuove regole di Bruxelles sulla disinformazione. Jourová ha sottolineato che, sebbene l’UE sia a favore della libertà di parola, tale libertà non può essere “illimitata” e deve rispettare le leggi europee. La battaglia ideologica tra Musk, difensore di una libertà di parola quasi assoluta, e i regolatori europei, che puntano a bilanciare il diritto all’espressione con la protezione dalle fake news e dall’odio online, sembra destinata a proseguire.