
(AGENPARL) – gio 17 ottobre 2024 Al Ministro degli Interni, dott. Matteo Piantedosi
p.c. Alla sottosegretaria agli Interni, On. Wanda Ferro
Al Prefetto Laura Lega, Capo Dipartimento Libertà civili e immigrazione
Al Prefetto Alessandro Tortorella, Direttore Centrale per gli affari dei culti
Palazzo del Viminale, Roma
Roma, 15 ottobre 2024
Sig. Ministro,
con la presente, insieme agli altri membri del Consiglio per le relazioni con l’islam italiano, le
comunico le dimissioni da questo organismo.
Per alcuni di noi si conclude così una lunga esperienza di collaborazione con il Ministero, iniziata oltre
dieci anni fa, carica di risultati importanti sul piano delle relazioni con la comunità islamica italiana.
Oltre ad avere prodotto vari documenti di studio e analisi a beneficio delle istituzioni, d’intesa con i
Ministri, di ogni parte politica, che si sono succeduti al Viminale, il Consiglio è riuscito a favorire un
processo di ravvicinamento tra le varie componenti dell’islam che ha avuto il suo picco nella
sottoscrizione comune del “Patto per un islam italiano, espressione di una comunità aperta,
integrata e aderenti ai valori e principi dell’ordinamento statale”, avvenuta nel 2017. Quel passaggio
si intendeva “prodromico” al riconoscimento giuridico di vari Enti islamici e quindi dell’avvio di un
processo finalizzato alla sottoscrizione di una o più intese con lo Stato.
Nel frattempo, in collaborazione con le Associazioni islamiche convocate dal Ministero e grazie al
sostegno di vari Ministri e Sottosegretari, il Consiglio ha promosso corsi di formazione finalizzati alla
creazione di una leadership costituzionalmente e civicamente competente ed incontri rivolti ai
giovani successivamente allargati a rappresentanti di altre comunità di fede di più recente
insediamento in Italia, offrendo un’apprezzata quanto originale occasione di dialogo interreligioso,
strategica per la coesione sociale nella cornice delle competenze del Ministero dell’Interno.
Riteniamo di poter affermare che questi progetti sono stati accolti con grande favore sia all’interno
della comunità islamica sia all’esterno e che, come si evidenzia anche nella letteratura scientifica che
li ha analizzati e commentati, essi siano stati riconosciuti anche all’estero come una best practice
capace di illustrare una “via italiana” ai rapporti con l’islam.
Queste attività si sono sostanzialmente concluse nel 2022 con un corso di formazione che ha
coinvolto varie Università italiane e con la consegna di un corposo rapporto alla Direzione Centrale
dei Culti.
Da allora, il Consiglio è stato convocato una volta soltanto, il 13 luglio del 2023. In quella sede sia i
membri partecipanti che la Sottosegretaria convennero su un piano di lavoro che, come si legge nel
comunicato ancora oggi sul sito del Ministero, “sarebbe stato sostenuto con le risorse della nuova
programmazione FAMI”.
Nei mesi successivi il Consiglio, coinvolgendo varie università italiane – tra le altre, Sapienza e Roma
III di Roma, Insubria, Statale e Cattolica di Milano, Padova – ha approntato varie proposte in linea
con le indicazioni generali ricevute dal Ministero, anche adattandole a specifiche esigenze da questo
espresse. In realtà, non si è concretizzato nulla: il Consiglio non è stato più convocato; i rapporti per
la definizione dei progetti FAMI sono stati sospesi e, comunque, nessuna iniziativa è stata avviata o
calendarizzata. Infine, i percorsi di riconoscimento giuridico della personalità giuridica di alcuni enti
esponenziali musulmani che si trascinano da anni, non hanno ricevuto alcun impulso e, dunque, non
hanno ancora avuto quell’esito positivo che finalmente ci si attendeva dopo l’approfondita istruttoria
ministeriale e i pareri favorevoli del Consiglio di Stato.
Sulla base di questi dati di fatto, con vivo rincrescimento, rassegniamo le nostre dimissioni da un
organismo ormai pletorico, privato di ogni strumento operativo e con ogni evidenza giudicato non
rilevante per la definizione di orientamenti e politiche nei confronti dell’islam italiano e, più in
generale, delle varie comunità di fede.
Per parte nostra si conclude così un servizio reso gratuitamente, con piena lealtà alle istituzioni e in
coerenza con il nostro impegno accademico e civile per la libertà religiosa