Oggi abbiamo il piacere di intervistare Sante Perticaro, past presidente della Commissione trasporti della Camera dei deputati, per approfondire le sfide delineate dal Rapporto Draghi riguardo alla competitività dell’Europa. Il rapporto offre una visione chiara dei punti critici che il nostro continente dovrà affrontare nei prossimi anni, tra cui l’innovazione, la transizione ecologica, la sicurezza geopolitica e le trasformazioni economiche globali. Con Sante Perticaro esploreremo le implicazioni di queste sfide e le possibili soluzioni che l’Unione Europea potrebbe adottare per rafforzare la propria posizione nel mondo
Domanda. Concorda con quanto afferma il Rapporto Draghi sulle principali sfide che l’Europa deve affrontare per rafforzare la propria competitività globale, secondo il Rapporto Draghi?
Sante Perticaro. Le tendenze…come dire?… “centrifughe” nazionali sono forse oggi il maggior pericolo che la UE deve fronteggiare.
Nonostante il fatto che la Moneta Unica (€) di fatto incentivi importanti passi in avanti. Ancora incompleti, però.
Dobbiamo altresì tener presente che tante pulsioni economiche -di spessore globale- influenzano vieppiù le nostre vite di tutti i giorni.
Questi “sovranismi” da una parte e “globalismi” dall’altra finiscono per essere i due punti contrapposti che il Rapporto affronta.
Partendo da un presupposto: quello che il reddito disponibile reale è cresciuto “quasi il doppio negli USA, rispetto alla UE, dal 2000”. È un insieme di trasformazioni notevoli quelle che l’Europa dovrà affrontare zavorrata da due palle al piede: l’assenza del suo più importante fornitore di energia (la Russia) e con un netto ritardo nel processo di cd “rivoluzione digitale” che finisce per rendere il nostro continente assai deficitario sulle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale (IA).
Domanda. Quali sono le cause del calo della produttività in Europa e la conseguente crescita del divario economico tra UE e Stati Uniti?
Sante Perticaro. Partendo dalla risposta precedente deficit energetico e ritardi accumulati nella IA accompagnano dei netti rallentamenti nei processi di riforma, causati anche dalla aggressione russa alla Ucraina. Va tenuto altresì conto che le spese militari non sono affatto un elemento secondario del divario economico con gli USA posto che esse sono un fondamentale paradigma per il futuro. Pochi tengono nella debita considerazione questo elemento.
Domanda. Quali sono le raccomandazioni più urgenti per evitare che l’Europa perda ulteriori posizioni rispetto agli Stati Uniti e alla Cina?
Sante Perticaro. Partendo dalla risposta precedente deficit energetico e ritardi accumulati nella IA accompagnano dei netti rallentamenti nei processi di riforma, causati anche dalla aggressione russa alla Ucraina. Va tenuto altresì conto che le spese militari non sono affatto un elemento secondario del divario economico con gli USA posto che esse sono un fondamentale paradigma per il futuro. Pochi tengono nella debita considerazione questo elemento.
Domanda. Il rapporto Draghi sottolinea che l’Europa ha perso terreno nella rivoluzione digitale. Quali sono le aree tecnologiche in cui l’UE dovrebbe concentrare i propri sforzi per colmare il divario con gli Stati Uniti?
Sante Perticaro. Decarbonizzare l’economia; aumentare le capacità di difesa; crescere nella digitalizzazione e incrementare la produttività, dovrebbero – per il Presidente Draghi – quantomeno garantire una crescita percentuale del PIL costante fino al 2050.
Se l’Europa non diventerà più produttiva -con maggiori novazioni- per lui non sarà più in grado di mantenere neanche l’attuale livello di protezione sociale. A guardar bene c’è infatti un considerevole livello di “de- consumismo” in atto tra noi.
Del resto, banalizzando ma non troppo: se un giovane “con” i genitori spende di più di uno “del tutto autonomo” ed i giovani d’oggi tendono, sempre più, in Italia ad esempio, a …restare con papà e mamma, che possiamo dire?
Evoluzione o involuzione?
Domanda. Perché, secondo lei, le imprese europee non riescono a scalare nel settore tecnologico come quelle americane?
Sante Perticaro. L’Unione Europea, dispiace dirlo, sinora si sta rivelando un guscio fragile in tanti campi che non siano quello monetario. Vuoto.
Anche perché una unione semplicemente monetaria (progresso da non sottovalutare, peraltro) tra Nazioni con cicli economici tutt’affatto diversi tra loro, con troppe gelosie autoreferenziali nei Bilanci statali, non mi pare sia affatto in grado di poter fare dei salti di qualità unitari.
Anche se, va pur riconosciuto, quello monetario è stato -di per sé- un grande passo in avanti.
Ma la crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo mette in luce il vero punto critico di una unione monetaria che finisce per essere fine a sé stessa.
L’evoluzione tecnologica poi comporta, si sa, importanti processi di investimento spesso anticipati dalle banche a debito e l’unità di intenti da parte delle nazioni appare essenziale da questo punto di vista. Se la libera cooperazione economica tra paesi UE per raggiungere degli obiettivi comuni stenta a procedere, lo vedo assai complicato il percorso di risalita verso quegli Stati che hanno unità decisionale sulle scelte finanziarie e monetarie.
Domanda. L’intelligenza artificiale viene vista come una grande opportunità per l’Europa. Quali misure specifiche suggerisce il rapporto per sfruttare questa tecnologia?
Sante Perticaro. La formazione umana, con le competenze necessarie, sono essenziali dice Draghi.
Non serviva scomodarlo per arrivare a questo.
Per avvicinarci agli USA e a quelle aree più avanzate al mondo servirebbe ricondurre a unità operativa e gestionale le ancora troppe diversità.
L’Intelligenza Artificiale (IA) aiuterà senz’altro in quel senso. Perché un aumento considerevole nella disponibilità dei dati trattati potrebbe dare notevoli prospettive.
Però l’ipotesi non viene più di tanto assimilata in EU perché la concreta perdita di sovranità economica che ne deriverebbe non è affatto adatta a mentalità egoistiche, individualistiche, sovraniste, o che dir si voglia…
Tesi che appaiono corroborate dalla dimostrazione -fatta in Australia- che l’arguzia, la prontezza di elaborazione di strategie di vita e di reazione, dei giovani di quel Paese si sia indebolita a causa del grande uso di computer nelle scuole…
Ecco: la questione è quantomeno “controversa”!
Domanda. Il rapporto mette in evidenza il ruolo della decarbonizzazione. In che modo l’Europa può bilanciare la transizione ecologica con il mantenimento della competitività industriale?
Sante Perticaro. L’Europa è specializzata -per Draghi- su “tecnologie mature”, laddove i processi di ricerca e novazione sono meno marcati.
Già l’Europa investiva poco sulle novità: essendo arroccata, principalmente, sulle tradizionali produzioni automobilistiche. Basti considerare -dice il Presidente Draghi- che le normative afferenti ogni cambiamento procedono con difficoltà. In più esse rischiano di bloccare l’EU con “tecnologie e industrie di mezzo”. Di più: pagando le risorse energetiche il doppio, o il triplo, di quanto non facciano gli USA o la Cina. Eppure, l’Europa è il leader mondiale nelle cd “energie pulite”: che sono una opportunità che va colta fino in fondo -e rapidamente- per non farsi superare. Va sottolineato che la de- carbonizzazione è pure un problema politico.
Perché fa ricadere sulle attuali generazioni i costi di benefici di cui godranno le generazioni future.
È questo un problema che la classe politica stenta ad assimilare e che è pure forse il suo più grande deficit culturale.
Domanda. Come vede il rischio che la dipendenza da paesi come la Cina, per tecnologie pulite, possa compromettere la competitività europea?
Sante Perticaro. Partiamo dal piccolo.
L’Italia è un Paese che ha nell’export (non tanto con la Cina, ndr) la colonna portante il proprio sistema industriale produttivo.
Dall’altro lato abbiamo pure nell’incommensurabile valore del patrimonio artistico, architettonico, culturale e monumentale, una grande inesplorata miniera d’oro.
Su quest’ultimo bisognerebbe far forza -in Europa- per riposizionare una incontrastabile leadership nelle ristrutturazioni innovative.
È di questi giorni la straordinaria notizia che l’Europa, recependo la sostanza del disegno riformatore di Draghi, stia ragionando sulla estensione di vita del suo Next Generation EU (o Recovery Fund), chiave di volta dei PNRR.
Ecco, così ci si affranca dalle dipendenze: facendo leva sui propri punti di pregio. E l’Italia, in particolare, ne ha molti…
Chi l’ha detto che l’antico non può andare d’accordo con la sostenibilità ecologica?
Domanda. Il Rapporto Draghi sottolinea l’importanza di ridurre le dipendenze strategiche da paesi terzi. Quali sono le aree chiave in cui l’Europa deve migliorare la sua autonomia?
Sante Perticaro. Ribadisco quanto appena detto. Migliorare i processi di neutralità carbonica nelle opere di riqualificazione urbana pare a me un grande spazio produttivo e occupazionale futuro, di grande interesse anche per l’Europa. Un campo ancora del tutto inesplorato.
Domanda. Il rapporto fa riferimento a una nuova politica economica estera per l’Europa. Cosa implica in termini pratici per la gestione delle relazioni con paesi come la Cina e gli Stati Uniti?
Sante Perticaro. L’inesistenza di una comune visione di politica economica e pure l’egoismo con cui tutte le nazioni europee singolarmente gestiscono le proprie potenzialità espressive economiche pare a me renda assai periglioso il percorso delineato dalla domanda. In termini pratici, ciò significa il mantenimento di saldi rapporti bilaterali di ogni nazione con gli USA e la Cina. L’Europa non esiste ancora come soggetto.
Domanda. Il rapporto afferma che l’Europa deve aumentare i propri investimenti in settori strategici. Quali strumenti finanziari dovrebbero essere implementati per sostenere questa transizione?
Sante Perticaro. Sono assolutamente d’accordo.
Il cd “mismatch” di competenze necessarie per fronteggiare tutte le novazioni richiederebbe consistenti investimenti nei processi di formazione del personale che progetta e produce concretamente.
Ché, più che partire da zero (non ce la faremo mai con gli andamenti demografici), a mio parere dovrebbe partire dalla riqualificazione del personale produttivo già operante sul campo.
Domanda. Come può l’UE riformare la propria governance per accelerare i processi decisionali, soprattutto nelle aree strategiche?
Sante Perticaro. Il processo riformatore dipenderà dai gradi di libertà economica che in Europa si raggiungeranno.
Va sottolineato, a questo proposito, che già tutte e 27 le nazioni europee sono state “catalogate” e classificate percentualmente per la presenza di invadenza della mano pubblica.
Ebbene, l’Europa complessivamente, non è molto …liberale. Forse perché è condizionata dalla presenza di tante nazioni ex-comuniste.
Ma l’Italia, comunque, non brilla nella classifica della Società canadese “Fraser Institute”, c’è molto da fare per quanto concerne i percorsi decisionali.
C’è da dire che i PNRR stanno incentivando questi processi, perché la libertà economica è “resilienza” a tutto tondo.
Domanda. Il rapporto parla della necessità di mantenere l’inclusione sociale mentre si accelera la crescita tecnologica. Quali sono le soluzioni per garantire che i benefici della crescita siano distribuiti equamente?
Sante Perticaro. Inclusione sociale e gestione dei flussi migratori si sfiorano pericolosamente oggi. Anche perché i “gradi di povertà” sono profondamente condizionati dalla presenza numerica dei secondi.
Ecco perché, a mio parere, le due questioni vanno radicalmente scisse: perché i flussi non sono gestibili dalle singole nazioni e dalle regole strutturali che esse ordinariamente hanno.