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Oggi abbiamo il piacere di intervistare Roberto Jonghi Lavarini, classe 1972, una figura ben nota nel panorama italiano per il suo ruolo come consulente immobiliare e mediatore in affari internazionali. Meglio conosciuto come il “barone nero” per le sue origini aristocratiche e la lunga militanza nella destra missina, Roberto avrebbe probabilmente rivestito un ruolo di primo piano come deputato di Fratelli d’Italia, se non fosse stato per l’inchiesta mediatica “lobby nera”, successivamente archiviata. Nonostante non sia più attivamente impegnato in politica, continua a mantenere un’ampia rete di contatti e un’influenza significativa, spostando consensi soprattutto in Lombardia e nel nord-ovest. Nella nostra intervista, approfondiremo il suo percorso professionale e personale, esplorando i suoi punti di vista su temi che spaziano dalla gestione immobiliare alla geopolitica, passando per l’araldica e l’impegno sociale.
1. Domanda. Come è iniziato il suo percorso nel settore della gestione immobiliare e delle pubbliche relazioni? Ci sono stati momenti o progetti particolarmente significativi nella sua carriera?
Roberto Jonghi Lavarini. Provengo da una famiglia di ingegneri, architetti e costruttori, mio padre Cesare, al quale devo veramente tutto, è l’attuale presidente della Società Edificatrice Immobiliare Milanese, fondata da suo nonno nel 1927. Sono nato e cresciuto nel settore… E la mia famiglia ha sempre curato anche le relazioni pubbliche e istituzionali, mio nonno Edmondo in particolare. Abbiamo quindi le spalle larghe e, sopratutto, una grande esperienza sinergica in entrambi i campi. Oggi mi occupo di consulenza immobiliare sopratutto nella compravendita, in particolare di dimore storiche e di prestigio, e di relazioni pubbliche e istituzionali a livello internazionale, con solidi referenti e rapporti di collaborazione in Romania, Albania, Georgia, Russia, India ma anche Africa, dove vi sono grandi opportunità di sviluppo e guadagno per imprese e investitori.
2. Domanda. Come vede l’evoluzione del mercato immobiliare e delle pubbliche relazioni nei prossimi anni, soprattutto in un contesto in cui la tecnologia e la digitalizzazione stanno cambiando il modo in cui lavoriamo?
Roberto Jonghi Lavarini. Il mercato edile ed immobiliare segue, anzi insegue, il rapido cambiamento sociologico e culturale della società occidentale, ovvero la trasformazione delle famiglie e delle città, la forte immigrazione, la scomparsa dei piccoli negozi di quartiere e del ceto medio, la crescita delle aree pedonali, dei centri commerciali, dell’utilizzo di biciclette e monopattini. Gli operatori del settore devono adeguarsi, per non scomparire. E questo vale ancor di più per la comunicazione, diventata social, rapida e virtuale, senza supporti cartacei. Ma l’elemento umano rimane fondamentale, anche in presenza delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, e noi italiani siamo un popolo straordinario e geniale. I veri problemi rimangono tasse e burocrazia asfissianti, aggravati da certe folli normative europee, oltre che la instabilità geopolitica che ha interrotto i rapporti commerciali con la Russia e i russi erano ottimi investitori immobiliari perché sinceramente innamorati della bella Italia.
3. Domanda. Essendo un appassionato di araldica e tradizioni popolari, come ha sviluppato questo interesse e quanto è importante per lei mantenere vive queste tradizioni, specialmente le radici Walser della sua famiglia?
Roberto Jonghi Lavarini. Gli stemmi sono una antica e simbolica forma di riconoscimento e comunicazione, primordiale, non scritta e non verbale, estremamente rapida ed efficace. Non esiste solo l’araldica nobiliare ma anche quella civica, militare, ecclesiale, persino sportiva, oggi si chiamano loghi ma il concetto è lo stesso: identitario e identificativo. Uno stemma personale rappresenta la storia di una singola persona: provenienza, interessi e curriculum. Sono appassionato studioso di antropologia, rispetto tutte le diverse culture, mi incuriosiscono i diversi costumi e cibi tradizionali, i canti e le danze folkloristiche. Ma solo chi rispetta se stesso, può veramente rispettare e apprezzare gli altri, per questo sono orgoglioso delle mie tradizioni walser (tedesco vallesi) e faccio parte del gruppo folk del mio paese Urnafasc (Ornavasso). Io urlo: viva le differenze e abbasso l’omologazione del pensiero unico.
4. Domanda. Può raccontarci di più sulla sua esperienza come Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Volontario del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di Malta? In che modo queste esperienze hanno influenzato la sua visione del mondo?
Roberto Jonghi Lavarini. Entrambi i miei nonni erano aristocratici, cattolici impegnati, attivi dignitari degli ordini del Santo Sepolcro di Gerusalemme e di Malta, ufficiali monarchici fedeli a Sua Maestà Re Umberto II e a Casa Savoia. Frequento questi ambienti fin da bambino, quindi mi è stato naturale continuare a frequentarli da ragazzo e da adulto, facendo prima la gavetta, poi come volontario e cavaliere, mantenendo sempre il medesimo fraterno spirito di appartenenza e di servizio nei confronti della comunità, in particolare, verso i più bisognosi. Oggi, fra le più significative, coerenti e prestigiose, presenze cavalleresche in Italia, delle quale mi onoro di far parte, vi sono certamente anche quelle: dell’Ordine della Santa Croce di Georgia, storica confraternita cristiana ecumenica, legata alla mitica dinastia dei Bagrationi, la più antica casa reale dell’intera Cristianità, e dell’Ordine del Drago, sodalizio rumeno e serbo, legato alla iconica immagine del “Conte Dracula” ovvero alla importante figura storica del principe valacco Vlad Basarab Draculesti detto Tepes (impalatore) che impedì l’invasione ottomana dell’Europa.
5. Domanda. L’associazione Aristocrazia Europea, di cui è uno dei promotori, quale ruolo gioca nel panorama culturale odierno? Quali sono gli obiettivi principali di questa iniziativa?
Roberto Jonghi Lavarini. Aristocrazia Europea è una associazione culturale internazionale, legalmente costituita e ufficialmente riconosciuta da Stato Italiano, Unione Europea e Federazione Russa, con oltre milletrecento associati, la metà italiani, rappresentanti di famiglie storiche, e, fra questi: principi, ecclesiastici, docenti universitari, militari e diplomatici. Ci occupiamo genericamente di cultura, storia, arte e dimore storiche, e, nello specifico di alcune materie complementari come la genealogia, il diritto nobiliare e cavalleresco, l’araldica e la faleristica. Siamo la principale associazione “di categoria”, caratterizzati da posizioni chiare e intransigenti e, soprattutto, da uno spirito autenticamente cavalleresco, che unisce la fedeltà alle radici e l’impegno sociale, con il coerente coraggio di continuare a portare avanti, con onore, i valori della nostra civiltà europea e cristiana. A tutti ripetiamo che la sola vera nobiltà che conta, e alla quale tutti possono aspirare, è quella personale di animo, impegno sociale e stile di vita, pensiero e azione, coerenza e coraggio.
6. Domanda. La sua lunga militanza nella destra sociale e identitaria come ha influenzato il suo modo di vedere il mondo e di interagire con la società? Quali sono i valori fondamentali che ha portato avanti in questi anni di impegno politico?
Roberto Jonghi Lavarini. A soli quattordici anni mi sono iscritto al Fronte della Gioventù di Via Mancini a Milano, poi sono stato dirigente del Movimento Sociale Italiano, di Alleanza Nazionale e della Fiamma Tricolore, infine indipendente di destra. Oltre trentacinque anni di disinteressata e coerente militanza politica. Dopo la tragicomica inchiesta politico mediatica di Fanpage, archiviata con un nulla di fatto (che però ha segato la mia sicura ricandidatura alla Camera dei deputati), ho capito che l’attuale, limitata e limitante, politica partitica elettorale istituzionale non fa proprio per me. Rimango naturalmente vicino al centrodestra, a Fratelli d’Italia e al Presidente del Senato (Ignazio La Russa) ma da uomo libero e da pensatore critico. I miei valori politici fondamentali sono quelli di sempre: la giustizia sociale e la sovranità nazionale, l’onore, la coerenza e la lealtà.
7. Domanda. Può raccontarci di più riguardo al suo ruolo nel Movimento Internazionale Eurasiatico? Come si concilia il suo impegno culturale con le sue precedenti esperienze politiche?
Roberto Jonghi Lavarini. Da anni seguo e leggo il geniale e affascinante professore Alksandr Dugin, filosofo, antropologo e geopolitico tradizionalista ortodosso russo contemporaneo, e ne condivido le analisi e le teorie, frutto di decenni di studi approfonditi, forti dibattiti e nuove sintesi. In merito alla Quarta Teoria Politica ed al Soggetto Radicale, all’Eurasia e al nuovo mondo multipolare, che presto si affermerà nella storia umana, invito tutti a leggere le sue poderose opere, tradotte e curate in Italia dalla Orion Libri dall’editore Maurizio Murelli. Altre informazioni e notizie interessanti le trovate sulla piattaforma italiana “Idee e Azione”, diretta da Lorenzo Maria Pacini.
8. Domanda. Cosa significa per lei essere un “uomo libero” nel contesto attuale? In che modo il suo sostegno al fronte sovranista nazionalpopolare si riflette nelle sue attività quotidiane?
Roberto Jonghi Lavarini. Semplice e difficile al tempo stesso, nel senso che dico sempre quello che penso e cerco sempre di fare quello che dico, per questo sono molto temuto e ostracizzato ma, grazie a Dio, anche stimato da tanti amici e sostenitori, vecchi e nuovi. Non pretendo di avere sempre ragione o di convincere forzatamente gli altri, ma di esprimere liberamente le mie idee, questo si. Rispetto tutti ma da tutti pretendo medesimo rispetto. Per le mie posizioni chiaramente espresse ho perso diverse opportunità politiche e professionali, quindi anche economiche (e questo ha limitato la mia famiglia e, sinceramente, me ne dispiacio per loro) ma gran parte delle cose dette e fatte le ridirei e rifarei, perchè giuste, cosi mi hanno insegnato, con il loro coerente esempio, tanti uomini veri che ho conosciuto personalmente e tanti altri che ho letto e mi hanno preceduto. E’ sempre più difficile ma dobbiamo rimanere “uomini in piedi sopra le rovine”, verrà il nostro giorno, noi siamo “soggetti radicali”, custodi della fiamma della tradizione e del seme dell’eterno ritorno.
9. Domanda. In qualità di esperto di geopolitica, come vede il ruolo dell’Italia e dell’Europa nell’attuale scenario globale? Quali sono le principali sfide e opportunità per il continente europeo?
Roberto Jonghi Lavarini. L’Italia e l’Unione Europea non hanno alcuna politica estera ma seguono supinamente quella imposta dalla NATO e dagli USA, spesso in evidente e forte contrasto con i sacrosanti interessi reali dei popoli europei, delle nostre famiglie e imprese, della nostra sicurezza e del nostro benessere. Altro che governo patriottico e sovranista… Questo sistema occidentale di sudditanza alla terminale egemonia (militare, finanziaria, economica ed energetica) USA è destinato presto a finire, con l’affermazione internazionale dei BRICS e di un nuovo equilibrio multipolare. Ma prima di questa affermazione di pace e stabilità, bisogna far smettere le guerre provocate, da mondialisti, e sionisti, in Ucraina e Palestina. Io parteggio per la Russia di Putin, e l’alleanza araba (palestinese libanese siriana), per la quale combattono anche tanti coraggiosi fratelli cristiani orientali, moderni cavalieri d’oggi.
10. Domanda. Qual è la sua opinione sull’attuale stato della cultura in Italia? Cosa ritiene che possa essere fatto per valorizzare e promuovere l’identità culturale italiana nel contesto internazionale?
Roberto Jonghi Lavarini. L’Italia è la patria della cultura e dell’arte, della moda e del design, del buon gusto e della bella vita, potremmo vivere di tutto questo, con il turismo e con le esportazioni di qualità. Io ho particolarmente a cuore, da sempre, la valorizzazione dei territori e dei paesaggi, dei borghi e delle dimore storiche, del folklore e dell’enogastronomia. Nessuno ha il nostro immenso patrimonio, dobbiamo tutelarlo, valorizzarlo e promuoverlo in maniera intelligente, innanzitutto coinvolgendo il tessuto sociale e gli enti locali. In questo, sinceramente, il governo Meloni, i ministri Sangiuliano e Lollobrigida e le regioni di centrodestra stanno lavorando bene, fra problemi sistemici ereditati e cavilli europei. Molto bravo, ad esempio, è l’assessore regionale ligure Augusto Sartori che tanto sta facendo per la sua terra, Genova e il Tigullio, coniugando identità e impresa, tutela e sviluppo del territorio.
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