(AGENPARL) – mar 27 agosto 2024 MANOVRA, DELL’OLIO (M5S): ENNESIMO MASSACRO PENSIONI, TRA FINESTRE E TAGLI RIVALUTAZIONI
NOTA STAMPA
MANOVRA, DELL’OLIO (M5S): ENNESIMO MASSACRO PENSIONI, TRA FINESTRE E TAGLI RIVALUTAZIONI
Roma, 27 agosto. “Ormai è chiaro che nella non politica economica del Governo Meloni-Giorgetti il canovaccio è sempre lo stesso. E così stamattina emerge ancor più nitidamente che, come già avvenuto nelle precedenti due, anche in questa terza Manovra dell’Esecutivo di destra sarà calata la scure sulle pensioni, sia in termini di taglio alla rivalutazione delle pensioni medie, sia in termini del solito allungamento delle finestre di pensionamento anticipato, che di fatto si traduce in un aumento dei requisiti anagrafici. Nel primo caso, dopo aver falcidiato la rivalutazione delle pensioni oltre 4 volte il minimo, ovvero 2.200 euro lordi al mese, adesso si valuta un inasprimento del taglio alla rivalutazione delle pensioni intorno alle 5 volte il minimo, grosso modo 2.500-2600 euro lordi al mese, con cui spesso vivono nonni, figli e nipoti. Insomma, un massacro, come peraltro lo ha definito un ex sottosegretario leghista, Alberto Brambilla, come se questi assegni configurassero delle pensioni da nababbo. E’ semplicemente agghiacciante che il Governo non sappia andare oltre le solite misure applicate a ogni Legge di bilancio, raschiando il fondo del barile sempre a spese dei pensionati. Il M5S da tempo avanza sulle pensioni proposte ragionevoli ed economicamente più sostenibili della farsesca promessa leghista di quota 41, che ormai sta definitivamente bruciando nel falò delle promesse elettorali a buon mercato in compagnia delle pensioni minime da mille euro e della flat tax per tutti. Per il M5S bisognerebbe invece rendere strutturale la flessibilità in uscita per chi svolge lavori gravosi o usuranti e introdurre una sorta di Ape contributivo, che potrebbe consentire alle persone di lasciare il lavoro a 63-64 anni, con 20 di contributi, percependo un assegno legato ai soli contributi maturati. Poi a 67 anni si rilascerebbe anche la quota retributiva, ipotizzando nei 3 o 4 anni intermedi una staffetta generazionale che accompagni i giovani verso il lavoro. E smettiamola di far pagare ai lavoratori che si avvicinano alla pensione la questione della rischiosa sostenibilità del sistema pensionistico nel suo complesso. Questa sostenibilità, se davvero la si ha a cuore, si garantisce in primis aumentando i salari e introducendo il salario minimo, con i maggiori contributi che ne deriverebbero. Ma sappiamo che tutto questo è lontano anni luce dall’approccio neoliberista della destra meloniana, per la quale i bassi salari sono funzionali a mantenere i lavoratori in una situazione di debolezza e le scuse dell’inflazione e della sostenibilità del sistema previdenziale sono funzionali a giustificare la costante compressione salariale e gli ulteriori tagli il cui conto viene pagato sempre dagli stessi”. Lo comunica in una nota Gianmauro Dell’Olio (M5S), vicepresidente della Commissione bilancio della Camera e componente della Commissione bicamerale di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.
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Ufficio Stampa Parlamento
Movimento 5 Stelle
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