
(AGENPARL) – mar 07 maggio 2024 ASSEMBLEA DEI SOCI CONFARTIGIANATO VICENZA
Intervento del presidente Gianluca Cavion
A nome di Confartigianato Imprese Vicenza, rivolgo il mio personale benvenuto alle colleghe e ai colleghi soci, agli autorevoli ospiti presenti, e un sentito ringraziamento a tutto il Consiglio Direttivo per il costante impegno. Ci tengo a nominare i componenti della Giunta Esecutiva che quotidianamente presidiano i temi che toccano da vicino le imprese: Cristian Veller che è il vicepresidente e Roberta Cozza, Felice Baggio, Christian Malinverni, Riccardo Barbato e Ruggero Camerra. Dalla sede provinciale a quelle territoriali, siamo a disposizione di 14 mila imprese socie grazie alle competenze e alla professionalità di 400 collaboratori, guidati dal Direttore dell’Associazione Francesco Tibaldo. Anche a loro va un ringraziamento per quanto ogni giorno fanno per i nostri artigiani.
Per l’Assemblea 2024 abbiamo scelto come tema l’Europa e il suo ruolo chiave nello sviluppo delle economie nazionali e quindi quale volano di crescita a fianco delle imprese di fronte alle sfide globali. Abbiamo scelto di farlo alla vigilia delle elezioni europee, ritenendole un appuntamento essenziale per il nostro futuro, come cittadini, ma soprattutto come imprenditori. In Europa operano oltre 23 milioni di unità produttive tra Artigiani e Micro, Piccole e Medie imprese che rappresentano ben il 99,8% del totale delle aziende attive nei Paesi dell’Unione, generano oltre il 64% dei posti di lavoro e il 52% del valore aggiunto. L’Italia e il Vicentino non fanno eccezione. La nostra è la terza provincia italiana per volumi di export e la quinta per esportazioni verso l’Unione Europea, pari alla metà dell’export vicentino nel mondo, cioè 11,5 miliardi di euro solo nel 2023. Le imprese artigiane rappresentano quindi una ricchezza per i territori in cui operano, per il Paese e per l’Europa, contribuendo a creare, con il pagamento delle tasse, quei fondi che poi vanno a beneficio della collettività.
Abbiamo perciò buone ragioni per rivolgere un appello ai candidati di tutte le forze politiche, affinché la prossima legislatura sia davvero l’occasione per una svolta, un cambio di marcia. Sappiamo bene infatti, quanto e come le normative europee impattino sempre più su ogni aspetto della nostra vita e delle nostre attività.
Con quasi 4 milioni e mezzo di piccole imprese, il nostro Paese ha bisogno che le realtà produttive di minori dimensioni siano maggiormente al centro dell’agenda strategica ed economica dello Stato e dell’Europa.
È una condizione essenziale, se vogliamo affrontare le grandi trasformazioni del mercato, aiutare gli imprenditori a cogliere le opportunità della doppia transizione ecologica e digitale, contribuire alla costruzione di uno sviluppo sostenibile.
Per fare questo, però, è necessario che anche il contesto legislativo sia “sostenibile”.
Finora, la gran parte delle norme e delle politiche per le imprese è stata disegnata principalmente su quell’1% di aziende europee di dimensioni maggiori, forse perché la struttura produttiva degli altri paesi è decisamente diversa dalla nostra. Dalla futura Unione Europea ci aspettiamo un approccio normativo del tutto differente, con norme proporzionate alle reali dimensioni anche delle imprese italiane. Un sistema che sia finalmente orientato al modello europeo del “Pensare Innanzitutto al Piccolo” tanto nella fase della stesura di norme, leggi e disposizioni, quanto in quella operativa. E non solo: le nuove iniziative legislative devono essere accompagnate da una razionalizzazione delle misure già esistenti.
Ciò che serve, insomma, sono regole chiare e un contesto comunitario realmente “a misura” di piccola impresa, anche per consentirci di reggere le sfide del mercato in continua evoluzione.
In questo contesto il dialogo istituzionale con la Regione e i Comuni, per chi come noi fa rappresentanza territoriale, costituisce un motore fondamentale per lo sviluppo di soluzioni equilibrate. Come non può mancare il pieno coinvolgimento delle parti sociali nelle politiche economiche, in quelle del lavoro e di welfare, a tutti i livelli.
In particolare, a livello europeo, va maggiormente sviluppato un modo di agire partendo dai contesti e dalle necessità, non più calando dall’alto misure e interventi che toccano pochi.
Se vogliamo davvero sostenere l’artigianato, le micro e piccole imprese vanno valorizzate e non ‘date per scontate’. Chi fa impresa è per definizione flessibile, compete sui mercati, insomma fa ogni giorno il proprio mestiere. Un lavoro quotidiano che non deve essere confuso con una ‘muta rassegnazione’ ma con la necessità di riempire spazi lasciati vuoti da leggi spesso confuse e inefficienti.
A livello nazionale Confartigianato Imprese ha formulato un documento per il progresso dell’Europa da qui al 2029, un promemoria che contiene le proposte per un’Europa più “a misura” del nostro lavoro. Sono state individuate tre priorità: Competitività, Competenze e Credito. Competitività, vuole dire creare un ambiente adatto al “fare impresa”. Infatti, nel delicato equilibrio tra concorrenza e regolazione del mercato, come detto servono norme chiare, gestibili, e una visione che tenda ad un necessario sviluppo, in modo da non compromettere l’operatività delle aziende.
Le principali piattaforme legislative nazionali ed europee devono essere ‘interoperabili’, cioè integrate e non sovrapposte. Anche gli indicatori di sostenibilità ambientale, sociale e gestionale, i noti ESG, dovranno risultare adatti e “sopportabili” per le caratteristiche della piccola impresa.
Così come la spinta alla gestione “ecologica” delle imprese va sostenuta concretamente, rendendola accessibile a patto che questa strada sia condivisa da tutti gli operatori privati e pubblici sia nei contesti a noi vicini che anche in altre parti del Pianeta.
Per il vicentino poi, visto la propensione all’export, l’internazionalizzazione delle nostre aziende va accompagnata garantendo il corretto funzionamento della concorrenza che purtroppo vede distorsioni anche all’interno dell’ambito comunitario.
Come Confartigianato Imprese Vicenza, abbiamo avviato da tempo e con soddisfazione un servizio di accompagnamento all’export e vinto due scommesse: la creazione di un Digital Innovation Hub e un di Centro di Competenza sulla sostenibilità che aiutano quotidianamente le nostre aziende a competere. Ne sono esempi concreti progetti, supportati da fondi europei, come Neural, i Poli di Innovazione, Innovation Lab Vicenza, le esperienze di Bassano e Schio, che promuovono una cultura digitale a tutto tondo. Per questo le Istituzioni Europee dovrebbero ascoltare di più la voce di organizzazioni come la nostra che, ogni giorno, sono in trincea con le imprese e ne interpretano necessità e difficoltà.
Il tema delle competenze investe poi l’ambito del lavoro qualificato, allineato alle esigenze del mercato. È un dato di fatto: non troviamo lavoratori!
È chiaro che, nel percorso della transizione digitale e ambientale, competenze aggiornate e l’apprendimento permanente sono elementi fondamentali per una crescita a lungo termine, e rappresentano un fattore chiave per garantire la competitività delle imprese.
In questo il modello formativo l’alternanza scuola-lavoro va sempre più sostenuta; vanno agevolati flussi migratori di manodopera qualificata evitando le follie dei click day; vanno sostenute e agevolate la continuità aziendale e il passaggio generazionale nelle imprese.
Altro tema fondamentale è l’orientamento all’imprenditorialità dei giovani, senza più anacronistiche differenze culturali fra componente maschile e femminile, ma rafforzando la formazione nelle competenze di base e tecnico-professionali.
Quanto al credito occorre – in un gioco di parole – che l’Europa
“dia credito” a chi vuole fare impresa perché, anche nel contesto degli obiettivi fissati dall’Unione, per esercitare ogni attività le risorse finanziarie servono. L’accesso agli appalti pubblici, gli effetti di una cultura del “pagamento puntuale”, sia nel pubblico che nel privato, possono garantire una maggiore liquidità delle imprese.
Le piccole imprese devono crescere nella loro capacità di attuare una corretta pianificazione economico-finanziaria ma si devono evitare ad ogni livello ‘incidenti’ come quello che è successo alcune settimane fa sul credito d’imposta 4.0!
Queste tre voci vanno interpretate in un’ottica complessiva di crescita delle nostre imprese alla quale oggi contribuiscono bandi e fondi comunitari con un obiettivo sempre di maggior inclusione degli attori coinvolti.
Il mercato unico europeo, con la libera circolazione di merci e persone e la moneta unica, ha portato importanti benefici al nostro Paese, soprattutto in termini di commercio con gli altri Stati membri e in chiave di stabilità. Tra gli aspetti positivi, ci sono le risorse che l’Europa mette a disposizione, risorse che si sommano ad altre misure messe in campo dagli attori a livello locale, ad esempio dalla Regione, o dalla Camera di Commercio.
I fondi e i progetti comunitari sono tanti, e rappresentano altrettante occasioni di sviluppo. Spesso, però, la difficoltà per le piccole e medie imprese è venirne a conoscenza, intercettarle ed accedervi.
L’altro aspetto critico è il corredo burocratico richiesto, anche solo per inoltrare la domanda di accesso. Requisiti, documenti e procedure di selezione che spesso scoraggiano chi avrebbe tutte le carte in regola per partecipare. Serve uno sforzo per rendere più inclusivo e incisivo questo processo di modernizzazione che è indispensabile in particolare per le imprese che operano nelle filiere produttive e nelle catene del valore. Ciò è evidente ad esempio agli imprenditori della meccanica o della moda che ogni giorno affiancano il loro saper fare artigiano con le esigenze dei grandi committenti dell’automotive e del fashion.
Dobbiamo prendere ad esempio da chi si è cimentato e ha avuto concreti vantaggi, come vedremo oggi in un video. Gli ambiti sono molteplici, dal miglioramento energetico, all’acquisto di macchinari, alle iniziative per l’export, senza perdere di vista gli aspetti relativi all’inclusione. Per questo ultimo fattore stiamo portando avanti assieme a partner del terzo settore e dell’università di Italia, Spagna e Romania il progetto europeo “Mind Inclusion 3.0”. Iniziativa che ha l’obiettivo di sostenere la cultura dell’attenzione rivolta a persone con disabilità intellettiva e fisica nei locali pubblici e privati.