Alla fine del 2002, su iniziativa dei ministri europei della Giustizia riunitisi a Londra nel 2000, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa istituì la Commissione europea per l’efficienza della giustizia (CEPEJ), un organismo innovativo mirato a migliorare la qualità e l’efficienza dei sistemi giudiziari europei. Questo movimento ha dimostrato la volontà del Consiglio d’Europa di promuovere lo Stato di diritto e i diritti fondamentali in Europa, sulla base della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
La CEPEJ si è impegnata nello sviluppo di misure e strumenti concreti rivolti ai decisori politici e agli operatori giudiziari per raggiungere diversi obiettivi cruciali:
- Analizzare il funzionamento dei sistemi giudiziari e orientare le politiche pubbliche di giustizia. Questo include la valutazione dei tempi giudiziari e la gestione ottimale degli stessi.
- Promuovere la qualità del servizio pubblico della giustizia. Ciò implica l’adozione di standard elevati e l’attuazione di riforme per migliorare i servizi giudiziari.
- Facilitare l’attuazione degli standard europei nel campo della giustizia. La CEPEJ si impegna a garantire che gli Stati membri rispettino gli standard internazionali e europei nel campo della giustizia.
- Sostenere gli Stati membri nelle loro riforme sulle organizzazioni giudiziarie. Questo coinvolge l’offerta di consulenza e assistenza tecnica per guidare le riforme giudiziarie nazionali.
La CEPEJ contribuisce attivamente ai dibattiti sul funzionamento del sistema giudiziario, fornendo un forum di discussione e proposte per avvicinare gli utenti al proprio sistema giudiziario. Tuttavia, nonostante questi sforzi, rimangono sfide significative, in particolare per quanto riguarda l’efficienza giudiziaria in Italia.
Una delle principali preoccupazioni riguarda l’eccessiva lunghezza dei procedimenti giudiziari, soprattutto per le cause civili e commerciali. Sebbene la durata complessiva dei procedimenti sia diminuita costantemente dal 2012 al 2018, si sono registrati aumenti significativi dei tempi di smaltimento, soprattutto per le cause civili/commerciali e penali nei tre gradi di giudizio.
Il sistema giudiziario italiano è gravato dall’elevato numero di cause pendenti, soprattutto civili e commerciali in primo grado, il che ha un impatto negativo sull’efficienza complessiva del sistema.
In questo contesto, la legge Pinto, istituita per garantire un’indennizzazione adeguata per i ritardi ingiustificati nei processi, dovrebbe essere un deterrente contro la prolungata durata dei procedimenti. Tuttavia, sembra che in molti casi questa legge non venga applicata in modo sufficientemente efficace, lasciando le vittime di tali ritardi senza la giusta compensazione e senza una risposta adeguata alle loro legittime aspettative.
Di fronte a queste sfide, il Ministero della Giustizia italiano deve prendere provvedimenti concreti. È essenziale valutare l’effettiva applicazione della legge Pinto, identificando le possibili lacune o ostacoli che ne impediscono la piena efficacia. A tal fine, l’invio di ispettori presso i tribunali coinvolti potrebbe essere una strategia efficace per valutare la situazione e le pratiche in atto.
Recentemente, sono emersi dubbi e preoccupazioni riguardo alla corretta gestione dei procedimenti fallimentari presso il Tribunale fallimentare di Perugia. La trasparenza, l’imparzialità e l’efficienza del processo decisionale devono essere garantite, assicurando che leggi e regolamenti siano applicati correttamente.
In conclusione, è fondamentale che il Ministero della Giustizia si impegni a risolvere queste questioni e adottare misure concrete per migliorare l’efficienza e la trasparenza del sistema giudiziario italiano. Solo attraverso un impegno coordinato a livello nazionale ed europeo sarà possibile raggiungere progressi significativi nel promuovere lo Stato di diritto e garantire i diritti fondamentali dei cittadini europei.