
(AGENPARL) – lun 08 aprile 2024 ALBERTO BAGNAI (LEGA) A “GIU’ LA MASCHERA” (RADIO 1 RAI):
“NEI PROSSIMI ANNI AVREMO BISOGNO DI PIU’ ITALIA E MENO
EUROPA”
Roma, 8 aprile 2024
“Nei prossimi anni avremo bisogno di più Italia e meno Europa. Questa opinione in
Italia è più diffusa che in altri Paesi dell’Unione Europea, come dimostra
l’Eurobarometro, semplicemente perché in Italia negli ultimi quindici anni si è svolto
un dibattito intenso sul senso dell’UE, che altrove è invece mancato. L’integrazione
europea in una prima fase ha portato benefici che si sarebbero potuti comunque
raggiungere con altri assetti istituzionali, ora è decisamente entrata in una fase di
rendimenti decrescenti e danneggia gli Stati membri”. Lo ha affermato il deputato e
responsabile del dipartimento economia della Lega, Alberto Bagnai, nel corso della
trasmissione radiofonica “Giù la maschera” (Radio 1 Rai), condotta da Marcello Foa
e dedicata al tema “C’è troppa Europa o troppo poca?”.
“Prima di tutto, sappiamo veramente cosa è l’UE?”, ha proseguito Bagnai, “L’UE
stessa non si definisce se non come transizione verso una “unione sempre più stretta”.
Non si dice però quando questo processo sarà compiuto e si propone così una eterna
transizione verso l’ignoto. L’assenza di un obiettivo determinato deresponsabilizza
chi dovrebbe realizzarlo. Al contempo, questa UE che non si dà un obiettivo in
termini istituzionali impone continuamente obiettivi molto perentori agli Stati
membri, come il bando delle auto endotermiche entro il 2035, che per lo più li
danneggiano”.
L’economista ha poi ricordato che è “un dato ovvio che l’adesione a un regime di
cambi fissi trasporti l’aggiustamento di competitività dalla moneta al salario. Nel
nostro Paese questo meccanismo ha determinato l’arresto della crescita, con un Pil
che è ancora inferiore al livello del 2007. Tuttavia, pagando questo duro prezzo il
Paese ha recuperato competitività e quello del cambio per ora è un problema
superato. Resta però il fatto che quando una banca centrale impone un unico tasso di
interesse a Paesi diversi, inevitabilmente qualcuno viene penalizzato. E questo è il
caso dell’Italia, che ha risolto il problema dell’inflazione ma subisce ugualmente gli
alti tassi di interesse imposti dalla BCE”. Secondo Bagnai “l’idea che il “gigantismo”
europeo sia un presidio nei mercati globali è ingenua e smentita dai fatti. Su temi
dove in teoria le dimensioni conterebbero, come quelli dell’immigrazione e della crisi
energetica, l’UE non è riuscita a incidere perché il suo processo decisionale è meno
efficiente di quello degli Stati membri e perché anche unita l’UE è comunque più
piccola dei giganti emergenti”.