
(AGENPARL) – lun 04 marzo 2024 Coldiretti Calabria: la nostra regione investe nell’apicoltura ma la concorrenza sleale di miele
di bassa qualità cinese mette in crisi l’alveare calabrese
Nelle campagne calabresi le aziende apistiche in questi hanno investito costantemente creando
anche virtuosi sistemi di promozione anche del territorio. La Banca Dati Apistica Nazionale registra
oltre 600 aziende professionali con partita Iva con circa 80.000 alveari allevati oltre agli hobbisti e
la produzione è di oltre unmilione di chili. Qualche giorno fa – annota Coldiretti – il Dipartimento
Agricoltura ha approvato la graduatoria del bando, riservato a apicoltori e imprenditori apistici
presentati per sostenere la tutela. la valorizzazione e promozione dell’apicoltura calabrese. A fronte
di ciò il pericolo che si aggira è l’import sleale e i cambiamenti climatici che affossano il miele
italiano con i produttori nazionali che devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa
qualità a prezzi stracciati, come quello cinese che viaggia poco sopra l’euro al chilogrammo, mentre
aumentano i costi di produzione. Nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele
straniero. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo.
Una mole di prodotto a prezzi stracciati finita nel mirino di un’indagine della Commissione Ue che
ha fatto analizzare una quota di campioni di miele importato, riscontrando che nel 46% dei casi non
è conferme alle regole comunitarie, con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il
prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l’uso di additivi e coloranti
per falsificare l’origine botanica. Il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva
dalla Cina (66 su 89, pari al 74%), mentre il paese con la percentuale più elevata di campioni di
miele sospetti è risultata la Turchia (14 su 15, pari al 93%). Un dumping insostenibile ai danni degli
apicoltori già alle prese con l’aumento dei costi di produzione. Ai danni causati dal maltempo si
sono aggiunti quelli della siccità, che ha penalizzato le fioriture, e del caldo anomalo di questo
inverno, con le api “ingannate” e spinte ad uscire dagli alveari senza però trovare i fiori. Così i
produttori – precisa la Coldiretti – sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per
sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti. Attraverso l’acquisto diretto del miele
dagli apicoltori italiani si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante
della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape – afferma Colidiretti . Ma occorre
anche che in Europa venga introdotto il principio di reciprocità affinché tutto il miele che entra
nel nostro Paese rispetti le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, qualità e rispetto
dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che vigono in Italia. Per evitare di portare in tavola prodotti
provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con
attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende
agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica, è questo il modo migliore per
sostenere l’apicoltura italiana, difendere le api e la biodiversità. Il miele prodotto sul territorio
nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in
Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla
Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto
interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da
più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione
“miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e
Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi
extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei
Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”,
anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.