
(AGENPARL) – mer 22 novembre 2023 COMUNICATO STAMPA
Da Florovivaisti Italiani-Cia appello ai giovani per svolta green. Ma risolvere criticità
Serve più verde per affrontare cambiamenti climatici e transizione. Sfida da cogliere, coinvolgendo gli
under 40. Però alle imprese serve gradualità su taglio fitofarmaci e subito la legge nazionale
Roma, 22 nov – Informare e formare i giovani sui numeri e sulle potenzialità del florovivaismo, un
settore strategico dell’agricoltura Made in Italy non solo dal punto di vista economico, ma anche della
sostenibilità. Perché, con gli effetti dei cambiamenti climatici da arginare, ci sarà sempre più bisogno del
verde e di chi se ne occupa. Ma per affrontare questa sfida, bisogna prima risolvere le criticità del settore,
legate al taglio netto dei fitofarmaci richiesto dall’Ue, che lascerebbe le piante senza difesa in assenza di
valide alternative già sul mercato; ai ritardi sul via libera alla legge nazionale in materia; all’impiego di
substrati idonei per la coltivazione, su cui la ricerca non avanza e senza i quali il rischio che moltissime
specie non possano più essere riprodotte è reale. Questi i punti chiave al centro del convegno organizzato
a Roma, all’Auditorium Giuseppe Avolio, dall’associazione Florovivaisti Italiani di Cia.
Il comparto, nonostante le difficoltà per il rincaro dei costi di energia e materie prime, i danni
causati dagli eventi estremi, le emergenze fitosanitarie, continua a crescere. Oggi vale 3,1 miliardi di euro,
il 15% dell’intera produzione europea, e conta 200 mila addetti, 24 mila imprese e 30 mila ettari di terreno
coltivati a piante e fiori. Un trend positivo, dunque, che ora può ulteriormente svilupparsi in questa fase di
transizione ecologica. Come hanno ricordato i Florovivaisti Italiani, nell’attuazione del Green Deal, la Ue
ha posto tra i suoi obiettivi quello di piantare fino a 3 miliardi di alberi entro il 2030, come parte
fondamentale della soluzione al problema dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità.
L’auspicio, quindi, è che, dopo molte buone intenzioni e buoni propositi, si assisterà a un aumento sempre
più alto di piante per la mitigazione climatica e diventeranno fondamentali la forestazione urbana e il
rinverdimento pubblico e privato. Basta pensare che un ettaro di foresta urbana è in grado di rimuovere in
media 17 kg all’anno di polveri sottoli (PM10) e che le aree a verde permettono di contenere la
temperatura dell’aria di 2-4° rispetto alle superfici urbane maggiormente impermeabilizzate.
“È chiaro, quindi, che occorre intercettare i nuovi bisogni e le attività in espansione -ha detto il
presidente nazionale dei Florovivaisti Italiani, Aldo Alberto- supportando gli agricoltori nei nuovi percorsi di
sviluppo, a partire dalle nuove generazioni, che sono il futuro del settore ma oggi rappresentano appena il
10% delle imprese agricole totali”. A un comparto che si candida, però, a produrre non solo le materie
prime per l’agroalimentare italiano, ma anche a proteggere l’ambiente, limitare gli effetti del clima e fare
presidio sociale ad esempio con i Giardini terapeutici, “serve un appoggio chiaro dalle istituzioni, a casa e
in Europa -ha continuato Alberto-. In un momento chiave come questo, insomma, è necessario, da un
lato, che la Ue accolga le richieste agricole di promuovere una politica più graduale, realista e gestibile
sulla riduzione dei fitofarmaci al 2030, anche per permettere il contrasto immediato delle nuove avversità;
dall’altro, è fondamentale non demonizzare fattori di produzione imprescindibili per l’ortofloricoltura, come
la torba, così come riuscire finalmente ad avere, dopo tanti tentennamenti, una legge quadro nazionale di
riferimento che valorizzi il settore”, soprattutto adesso che il Cdm ha approvato, in esame definitivo, il ddl
di delega al Governo in materia.
Proprio sulla legge per il florovivaismo, è intervenuto anche il presidente nazionale di Cia, Cristiano
Fini: “Al florovivaismo italiano occorre una legge che qualifiche il ruolo, caratterizzi i diversi attori della
filiera, garantisca certezza di norme e risorse adeguate -ha ribadito nelle conclusioni- per rinnovare le
aziende e renderle pienamente sostenibili sia economicamente che ambientalmente e consentirgli di
svolgere il ruolo sociale necessario”.