
(AGENPARL) – ven 27 ottobre 2023 *COMUNICATO STAMPA*
*“Abitare le città del turismo”, stamani il convegno a *Firenze* presso l’*Auditorium del Consiglio regionale**.* Le proposte Cgil-Sunia alla Regione per limitare gli affitti brevi: “Più poteri regolatori ai Comuni. Il Governo **non fa presagire nulla di risolutivo**”. L’allarme per l’emergenza abitativa*
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Firenze, 27-10-2023 – “*Abitare le città del turismo*: verso una regolamentazione degli affitti brevi in Toscana”: è l’iniziativa, organizzata da Cgil Toscana, Cgil Firenze e Sunia, che si è svolta stamani a *Firenze* presso l’*Auditorium del Consiglio regionale.
*/LO STUDIO DI PROGETTO FIRENZE: IL FENOMENO SI ALLARGA ALLA TOSCANA
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L’OVERTOURISM E LE RICADUTE SULLE CITTA’ TOSCANE
La Toscana grazie alla ricchezza e alla bellezza diffusa di beni culturali, ambientali e paesaggistici unici al mondo è da sempre stata ambita meta di visitatori provenienti da tutti i continenti. L’avvento del turismo di massa, la crisi degli investimenti nel settore manifatturiero e dell’industria, hanno fatto sì che molti comuni della toscana, in primis le città d’arte e quelle balneari della costa, abbiano orientato le loro economie proprio sul turismo, condizionando e indirizzando pesantemente gli investimenti su iniziative immobiliari e commerciali preposte a soddisfare la domanda sempre più crescente e variegata.
La degenerazione rispetto alle finalità iniziali di consentire un’accoglienza più autentica, familiare e di integrazione a quella alberghiera offerta dalle piattaforme online come AIRBNB ha contribuito ad alimentare l’espansione abnorme dell’impiego di abitazioni per finalità extra-alberghiere, soprattutto nelle grandi aree urbane, Firenze in primis e a seguire Pisa, Siena, Lucca, Arezzo, tanto per citarne alcune.
La possibilità anche in Toscana di aprire attività ricettive in immobili, in condomini residenziali senza richiedere cambio di destinazione d’uso, solo con il semplice “obbligo” di doverne dare comunicazione, sta cambiando, in molti casi irreversibilmente, la fisionomia di interi quartieri e di paesi espellendo residenti e con essi gli utenti di molte delle attività economiche e servizi pubblici pre-esistenti e volte a soddisfare principalmente la loro domanda e bisogni.**
I mancati introiti dalle tasse di soggiorno, o per la fornitura di servizi pagati a tariffe ad uso residenziale e non di impresa, sono fenomeni ben presenti nelle cronache locali e nazionali. Meno noti e tuttavia considerevoli, sono i costi che si riversano sui privati effettivamente residenti cui sempre più frequentemente capita la sventura di dover convivere in condomini in cui interi appartamenti, anche se popolati di un notevole numero di visitatori alloggiati in cumuli di camere e altrettanti bagni, devono essere considerati nella ripartizione dei costi come una qualsiasi abitazione residenziale.
I NUMERI DELL’EMERGENZA ABITATIVA IN TOSCANA
Gli aspetti negativi del fenomeno si inseriscono inoltre in un contesto già contrassegnato da decenni di difficoltà crescente per migliaia di cittadini toscani e non, nel reperire abitazioni in locazione con canoni adeguati alle loro capacità reddituali ed alle esigenze di ubicazione lavorativa e di studio Una situazione ormai esplosiva. Sono sempre di più i centri urbani della Toscana, dove trovare una casa e sostenere i costi dell’abitare è diventato proibitivo anche per famiglie ‘normali’. L’aumento dell’inflazione, dei costi di beni e servizi, delle utenze domestiche e condominiali non fanno altro che aggravare le condizioni di precarietà. I numeri lo confermano. In Toscana i nuovi provvedimenti di sfratto convalidati nel 2022 sono stati 5.978, con un +0.61% rispetto all’anno precedente, che si aggiungono ai 15.026 in attesa di esecuzione con forza pubblica. Ben 2.877 sono state le famiglie toscane messe in strada con l’intervento della forza pubblica, gran parte delle quali impossibilitate a sostenere i costi dell’abitare a causa di perdita del lavoro e diminuzione della capacità reddituale. Oltre 55mila sono le persone che hanno presentato domanda di assegnazione di una casa popolare. Di queste solo un 10% troverà soluzione nei prossimi anni in una casa pubblica.
I dati riportati sono da vero e proprio bollettino di guerra: il disagio abitativo rappresenta una componente rilevante della precarietà, infatti la casa è sempre più un acceleratore verso la povertà per famiglie di lavoratori e pensionati. La necessità di una politica sulla casa a 360 gradi, che agisca a tutti i livelli istituzionali, a livello locale e centrale, è ormai una ineludibile necessità. Il Governo, che finora non ha fatto nulla sull’emergenza abitativa (anzi, ha colpevolmente tolto il contributo affitto e azzerato il fondo per la morosità incolpevole), dovrebbe rifinanziare il Fondo di sostegno all’affitto e il Fondo per morosità incolpevole, per contribuire ad abbassare l’incidenza canone reddito delle famiglie in difficoltà; creare un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi di edilizia pubblica con finanziamenti adeguati per incrementare il patrimonio di case popolari; realizzare residenze universitarie pubbliche nell’ambito del diritto allo studio e incrementare il ‘Fondo per gli studenti fuori sede’; operare una revisione della legge sulle locazioni che punti, attraverso contrattazione collettiva e leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta, incentivando esclusivamente il ricorso ai contratti con canone concordato per favorire le locazioni di lunga durata; prevedere una dotazione finanziaria certa e continuativa per permettere programmazione degli interventi e sostegno diretto agli inquilini in difficoltà.
LE PROPOSTE CGIL E SUNIA