
[lid] ANDRÉS J.M. FERRERI, Presidente FIL – Fondazione Italiana Linfomi, Responsabile dell’Unità Linfomi presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
La ricerca ha fatto grandi passi avanti per la cura dei linfomi, oggi importanti evidenze arrivano dall’immunoterapia. Quali sono i vantaggi per i pazienti?
L’immunoterapia è una strategia biologica che utilizza alcune parti del sistema immunitario dei pazienti, per combattere malattie, come il cancro e altre condizioni patologiche. Lo scopo è potenziare la loro attività contro i tumori, in questo caso contro i linfomi, e di ottenere una attività molto più specifica e, allo stesso tempo, non gravata da una tossicità specifica che invece comporta la chemioterapia. I vantaggi per i pazienti sono un minor profilo di tossicità con una miglior tolleranza e un effetto antitumorale maggiore, e a più lungo termine. Questo, inoltre, permette alla persona di poter utilizzare più strategie contemporaneamente per sinergizzare gli effetti terapeutici.
Che cosa possiamo aspettarci dal futuro della ricerca per questo tipo di tumori?
Sicuramente uno degli obiettivi è quello di individuare nuovi bersagli terapeutici e dunque non limitarci ai pochi di oggi, quali CD20, CD19, CD30, CD79b ad esempio, ma poter utilizzare altri bersagli specifici e allargare l’armamentario terapeutico, potendo curare anche altre forme di linfoma. Un altro punto importante riguarda la combinazione di diversi farmaci: ci sono alcuni studi in corso che combinano anticorpi bispecifici con agenti costituiti dalla somma di un anticorpo e di un farmaco tossico per le cellule tumorali, chiamati ADC (antibody-drug coniugate). La combinazione di queste due tipologie di farmaci può comportare un effetto sinergico, ma bisognerà testare la tossicità risultante da queste combinazioni.
Quale sarà lo spazio per gli anticorpi monoclonali e bispecifici nel trattamento dei linfomi e in quali pazienti saranno indicati?
È necessario fare una distinzione: a oggi, gli anticorpi approvati riguardano i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario e attendiamo a breve l’approvazione per i pazienti affetti da linfoma follicolare recidivato o refrattario. Oggi, sono numerosi gli studi in corso il cui obiettivo è cercare di collocare questi anticorpi bispecifici come parte della prima linea di trattamento di questi tipi di linfomi. La speranza è che a breve queste indicazioni possano essere estese a linfomi meno frequenti, ma altrettanto aggressivi, come il linfoma a cellule mantellari e il linfoma di Burkitt, e che, attualmente, rappresentano ancora un “unmet clinical need” vale a dire, tumori per i quali sono necessari importanti progressi terapeutici.
La ricerca italiana nel campo dei linfomi ha svolto un ruolo di primo piano. In che modo FIL collabora con AIL e su quali progetti?
La collaborazione con AIL è molto attiva e, infatti, sono numerosi i progetti di studio di nuove strategie di sviluppo terapeutico, ma anche di nuove conoscenze, soprattutto biologiche, che possano comportare in futuro nuovi sviluppi. La più recente, ad esempio, riguarda il linfoma plasmablastico, una forma ad altissima mortalità, poco frequente e della quale si conosce molto poco. In questo caso la partnership AIL e FIL comporta un grant destinato a una ricerca internazionale con la Mayo Clinic americana per conoscere meglio questo tipo di linfoma. AIL, oltre a supportare i pazienti e le famiglie da un punto di vista pratico, ha visto intensificare e ampliare il lavoro per l’informazione e FIL svolge un’attività didattica per i malati, focalizzandosi su argomenti quali la qualità della vita, le conseguenze a lungo termine degli effetti dei farmaci, la sterilità, la gestione di alcune complicanze dovute ai trattamenti e anche l’importanza del ruolo del caregiver. Inoltre, un gruppo di pazienti FIL è impegnato in attività di sensibilizzazione verso le istituzioni per quello che riguarda il diritto all’oblio, in modo da permettere a un paziente guarito da un tumore di poter accedere a tutto quello che gli occorre per svolgere una vita normale, come l’accesso alle assicurazioni e, più banalmente, poter richiedere un mutuo. Insomma, la possibilità di avere dei progetti di vita di lungo periodo una volta guariti.