
(AGENPARL) – mer 12 aprile 2023 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: Imposta di soggiorno 2, decreti fascisti, acqua bene prezioso](https://r.news.siag.it/tr/cl/w8PydeemXcRIkqyde3myksQexpGwuo5U45utINSV0OIqU3YrzLcKIpsnjL6aEgmlNhR7wzrRAVjSam3oxXwONmWndObuqYSrwCXJtZAo2fNPgwMg80bmIePvam4Lw2p-yrL0qZRYoJhotNWiyu7KpZ8l2KBb0mCE10yW4ClXSt3HRy6Mbb98CyEJ1AFJeDBMAb1ZQ4CsFEJo9ZVV7TM4CDTW54iCvGryHZpdG-wwHGiu9N4uCoHZ0oshsgfHtOVAHkQ6YQemm7Oo8H7ACUoQYiPj-1atbe8OA4_8gikdERc)
Consiglio -Proposte di Perspektiven Für Südtirol, Süd-Tiroler Freiheit, Enzian.
È ripresa questo pomeriggio in Consiglio provinciale la trattazione della [mozione n. 693/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/eP8GK3h5raTUp8duOIe5qDB6E1qqBfJNsupVHYR0FrEeYULHKXRSbPDKpmXDLVjLtecQFCu93bXpt5k0vgpvzgPSZy4v9Vo3NGmUX-XRno7R3IJXGpeJDpmz2qNJ2UK3gRADjJ6KvdbOJYjyJcRzvgzFhXobYxz0N7aBGTzU5QFZaaCT6RVznoHzKYDK-OXl_m60XTZYZC1lofEUtBc4ShSzidrvDPYNaWWYG1PGXEuT_HEL9c8FmkJmjfYRrkcE2LdMMVk04Tqzm2D1l9HskLMDC1M8_2IpGqj2uOWXkj475gg9tPykagcLlH4f3w3Zdd8dmLFvRHL35Qt4wp_ILoOpQUMDiGj3douNxuYl5yKCpli6SgPcgz2AFj2S-XVvOMTMvlXOTYk) Imposta di soggiorno: tariffe scaglionate più equamente e un euro per l’agricoltura di montagna, già discussa [questa mattina](https://r.news.siag.it/tr/cl/Hb9n7NzFAPLpKI0Zbyt_a6cRUA7eS-N5gPOPlwtycZg_UDc3Rj-NNTP4GgKJ3qcpSl3G2ILb62AZIO0qJzXxh9TL4J1-36L31KhDQbbpgm383VqPW0Cjdhymq4ZVPKI6qAKxCqSBS4K5EW7OQBOQ7B1TqpJJBAWVKmgk-AVFGZ0jdfyn-2slYYnmlbbg6k__ZX85BegNDDFa5GFvXy6CofULnsAzq8AGAf_le-Ny-Lm-wpQ158xP5uVUxElOPyzzHbfLJRQcRFzGuCabBqJMo6qKYH6RNqizrvmmDkKBM_wtKop3SlKVSjrqWTRVyVB59Mt3SoOUIJy2yo13kIAo2WqJP0kA3nk) fino alla replica dell’ass. Schuler. Con essa, Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol) proponeva di impegnare la Giunta provinciale impegnare la Giunta provinciale (1) a valutare la possibilità di introdurre anche in provincia di Bolzano un’imposta di soggiorno su base percentuale, sul modello di Vienna, e a definire, per il calcolo dell’imposta, un’aliquota unitaria per ospite, ad esempio del 2,5% del prezzo di pernottamento (prezzo medio della camera); (2) qualora in provincia di Bolzano non fosse giuridicamente possibile introdurre un’imposta di soggiorno su base percentuale, a mantenere invariato il sistema a scaglioni finora applicato, in considerazione del fatto che gli ospiti delle strutture a quattro e cinque stelle possono permettersi di pagare un’imposta di soggiorno notevolmente più elevata; (3) a incaricare la Libera Università di Bolzano e l’EURAC di elaborare un modello di calcolo dell’impronta di CO2 per posto letto degli esercizi ricettivi e, di conseguenza, ad applicare una percentuale più elevata dell’imposta di soggiorno per le strutture con un’impronta di CO2 più pesante; (4) a mantenere al 25% la quota del gettito dell’imposta di soggiorno da devolvere all’IDM; (5) a destinare almeno 1 euro dell’imposta di soggiorno per ciascun pernottamento al sostegno dell’agricoltura di montagna.
In controreplica, Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol) ha detto all’ass. Schuler che il modello di Vienna, da lui ritenuto complicato, era solo uno dei modelli possibili, tra il resto replicato anche altrove. Molti albergatori, tra cui lui, ritenevano opportuno applicare una percentuale equa, anche rispetto al costo del pernottamento. Lo ha sorpreso che si fosse contrari anche a una valutazione, come previsto al punto (1), in quanto al punto (4) ha chiesto di introdurre le parole “al massimo” relativamente al 25%. In merito al (5), si è augurato un’approvazione all’unanimità: se non funzionava l’agricoltura, non avrebbe funzionato più nemmeno il turismo. Andreas Leiter Reber (F) ha chiesto la votazione nominale. La mozione è stata votata per parti separate e respinta:: le premesse con 7 sì, 15 no e 8 astensioni, il punto (1) con 9 sì, 16 no e 5 astensioni, il (2) con 13 sì, 16 no e 1 astensione, il (3) con 7 sì, 19 no e 4 astensioni, il (4) con 9 sì, 15 no e 6 astensioni, il (5) con 10 sì, 17 no e 3 astensioni.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha quindi presentato il [voto n. 57/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/rIsIs6TdIBJLbL4Hzwi3gyHSDVwFq1N0sXbsCThTRBJ73tk7Kt5nsMlv9Xq94PllhGnOX2UPC0bYXp27dHTWZDI7-6z6B1yB1WB2Gr6o9C1IwDO1O1VL6KLwhjsqoPqCMszvXBs5D6yAVq1EZVuAqYBZQVKlCBoNriKdCZeNnyNmLEV2_1T0PcBl2cYYG_-eY2YXz8RG51JQE1Zop0oy7xyEBRjmaIeu8-f2EqbhHc6NMn3hvE-0-L9qkNpdKhb18iJWLDM2DU8nBzRW-82Kv7UhPvZu7bBNdalvFu2tm6HyhRePyrn8Ke7Qqu2bacFO6cl36vELRE8tx7ycfKKzi6hiCio4V1pr-6wkx53dkzF2Y3swONPMoesQ5U-26_xU7RygZm1ciaw) Abrogazione dei decreti fascisti in materia di toponomastica, con il quale, ricordando che il 12 marzo 1923 il Gran consiglio del fascismo aveva approvato i “Provvedimenti per l’Alto Adige, intesi ad una azione ordinata, pronta ed efficace di assimilazione italiana”, evidenziava che in attuazione di queste disposizioni, già nello stesso anno – esattamente 100 anni fa – e successivamente negli anni 1940 e 1942 furono introdotti, con tre decreti, oltre 10.000 toponimi e microtoponimi ufficiali in “Alto Adige”, evidenziava che tali decreti erano il regio decreto 29 marzo 1923, n. 800, che stabiliva “la lezione ufficiale dei nomi dei Comuni e di altre località dei territori annessi” e si avvaleva, quali fondi, del “Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige” di Ettore Tolomei del 1916 e del “Repertorio dei nomi locali dell’Alto Adige” di Ettore de Toni del 1918, con circa 300 toponimi, del decreto ministeriale 10 luglio 1940, n. 147, che introduceva ufficialmente ulteriori toponimi tratti dalla seconda edizione del “Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige” di Ettore Tolomei del 1929, che elencava circa 900 toponimi, nonché dalla terza edizione del “Prontuario” del 1935, che ne contemplava ormai più di 8000, e del regio decreto 9 marzo 1942, n. 6767, che introduceva 2432 ulteriori denominazioni di acque pubbliche della “provincia di Bolzano”. Tutti i decreti citati stabilivano esclusivamente la toponomastica ufficiale italiana, non quella tedesca e ladina.Andava specificato che da un punto di vista scientifico, il termine “italiano” si riferiva da un lato a quei toponimi e microtoponimi che esistono dai tempi antichi, sia in forma non ufficiale (come Milbacco, Óltemo, Stérzen) e spesso solo nell’uso orale (come Appiano, Brunìco, Laives), sia nei documenti ufficiali (come Bolzano, Bressanone, Merano), in quella parte del Tirolo tedesco e ladino che dal fascismo è stata ribattezzata “Alto Adige”. Questi toponimi con fondamento storico, tramandati dai tempi antichi, era in tutto circa 200. D’altra parte, nei decreti, con il termine “nomi italiani” si intendevano anche quei toponimi che non avevano alcun fondamento storico e che di fatto erano stati costruiti ad arte per millantare un’italianità che in realtà non è mai esistita. Rilevando che era giunto il momento di mettere la parola “fine” a un capitolo di ingiustizia nella storia della provincia di Bolzano che durava da 100 anni e di creare le basi per un’autentica toponomastica plurilingue, affinché i gruppi linguistici potessero incontrarsi su un piano di parità e riappacificarsi, il consigliere invitava il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano (1) a considerare i tre decreti fascisti in materia di toponomastica, emanati in attuazione dei “Provvedimenti per l’Alto Adige, intesi ad una azione ordinata, pronta ed efficace di assimilazione italiana”, un’ingiustizia che perdura nel tempo e che in nessun modo si può relativizzare. I decreti fascisti, che hanno come obiettivo esplicito lo sradicamento linguistico di un gruppo etnico, non sono compatibili con i valori fondamentali della democrazia e dello Stato di diritto e nuocciono alla pacifica convivenza dei gruppi linguistici in provincia di Bolzano, (2) a sollecitare il Governo e il Parlamento ad abrogare i tre decreti fascisti in materia di toponomastica (regio decreto 29 marzo 1923, n. 800, decreto ministeriale 10 luglio 1940, n. 147 e regio decreto 9 marzo 1942, n. 6767). era necessario, ha detto Knoll, procedere all’abrogazione di tutti e tre i decreti fascisti in materia di toponomastica: dei decreti ostili alle minoranze, risalenti all’epoca fascista, che negano a un gruppo linguistico il diritto di esistere e mirano ad assimilarlo, non potevano essere la base per la risoluzione della questione della toponomastica in provincia di Bolzano, e in qualsiasi altro Paese sarebbero stati abrogati, al di lá della discussione sui singoli toponimi. nessuno in Consiglio avrebbe votato per far restare questi decreti come base per la convivenza dei te gruppi in provincia, perché essi prevedevano la cancellazione di un gruppo linguistico.
Marco Galateo (Fratelli d’Italia), annunciando voto contrario, ha evidenziato che la topüonomastica tornava regolarmente in campagna elettorale. L’approccio era anti-italiano: si volevano cancellare toponimi italiano. Ha fatto poi l’esempio di Obereggen, nome commerciale per una località che si chiama S. Florian e quindi S. Floriano: se passasse il criterio richiesto, tra cento anni si sarebbe discusso con le multinazionali che si sarebbero comprati i nomi delle migliori località. Cancellando una definizione non si arriverà a una soluzione per le generazioni future. Lo Statuto prevedeva il bilinguismo per tutti i nomi. Il promotore aveva scelto la forma dello scontro, che non porta mai a soluzioni.
Myriam Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit), co-firmataria, ha sottolineato che affrontare la discussione era come mangiare un aspro limone, aggiungendo che un’ingiustizia rimaneva tale anche dopo 100 anni: toponimi inventati restavano tali anche un secolo dopo. Non bisognava dimenticare che i toponimi ufficiali erano solo quelli italiani, né si poteva evitare la discussione perché era scomoda: l’aspro limone andava eliminato.
L’ass. Waltraud Deeg ha ricordato che la SVP in passato aveva cercato soluzioni partecipative, promuovendo l’attuazione dell’art. 8 lettera 2 dello Statuto. Non si poteva cancellare la storia. Il bilinguismo non era solo una questione di binomi, e la SVP aveva sempre cercando una soluzione: una proposta di compromesso era arrivata dall’allora sen. Palermo in commissione dei 6, ma essa non era passata. Non si sarebbe sostenuto il voto perché non affrontava bene il problema, né valorizzava la discussione, si era peró aperti al dibattito. Il voto non avrebbe cancellato l’ingiustizia del passato, ma avrebbe piuttosto gettato olio nel fuoco. Sven Knoll ha replicato che i padri fondatori della SVP si sarebbero stupiti di vedere che la SVP non era a favore dell’abrogazione dei decreti fascisti: non si era disponibili nemmeno a quella che era un’ovvietà, l’eliminazione di una disposizione che voleva abrogare un gruppo linguistico. Una legeg che pevedeva un genocidio non era acecttabile, ed era molto problematico che non si avesse il coraggio di dire di no.Ha ricordato che nel 1984 la Junge Generation aveva pubblicato il manueale sull’ingiustizia nella toponomastica, che richiedeva appunto l’abrogazione dei decreti fascisti, chiedendosi che fine avesse fatto questo spirito: “Vi vedremo tutti in costme tradiuzionale nelle manifestazioni pre-elettorali, ma ora non avete il coraggio di abrogare i decreti fasciti: un sgenale molto triste nei confronti di altre minoranze”.
Messo in votazione (nominale), il voto è stato respinto con 6 sì e 19 no.
È stata quindi esaminata la [mozione n. 694/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/dOD8kLgVPNlAH8cLDrHSGsY2VrVegNVMgJFTcg3ntrF_r9B7l6_11LyOTy6JVYWSnEyaDf11pWHrb0xna77F744ZK1_BNYJioTzDHKw2pKW3J70BJLiAkN27-DUVmMmdbYBBXKrhPvyo81N9uAXHcfFbCLIC8b78xnhEW6FY1llDDsFYu5toMlqNu1eVDuDJToGIEt6oaUz_5dRVCelq7vCD6ssxPYs93xeaV5eIBLb8EazKuA9BfgUGxoe9XWMjVzYFb_e48ydrj06VgLJN3bUtWUvBrgTERHsoKAiQw2IVwoRkZkQAQozj6xXnJyS4ouXjC7sY3EuWVCAZmuWv7cY8IXpYEtNkErRBb8CCmsJr4uDOdnBlbBL0MG06eoxeBOmBJjHf5hQ) L’acqua è un bene prezioso, con la quale Josef Unterholzner (Enzian), evidenziando che era giunto il momento di agire per evitare una grave crisi idrica in futuro e per non doversi contendere ogni singola goccia d’acqua, e che si doveva utilizzare al meglio questa risorsa, aggiungeva che era necessario prendere in considerazione di rendere più trasparente e chiara la fatturazione dell’acqua potabile e di quella di scarico utilizzando un’unica bolletta anziché due bollette separate: infatti, l’acqua di scarico veniva calcolata utilizzando il contatore dell’acqua potabile, mentre era tempo di adottare misure utili e sensate. Chiedendo maggiore sensibilità rispetto all’utilizzo dell’acqua, egli chiedeva quindi di impegnare la Giunta provinciale (VERSIONE EMENDATA) (1) a sensibilizzare costantemente la popolazione affinché utilizzi la preziosa risorsa “acqua” con prudenza e parsimonia; (2) a raccogliere l’acqua piovana in cisterne o contenitori in modo da poterla usare per irrigare il giardino, l’orto e i campi;(3) a ottimizzare sul serio il riciclo delle acque (sia bianche che nere); (4) a riciclare l’acqua per la produzione di energia senza limiti; (5) ad attivarsi a tutti i livelli affinché l’elettricità verde prodotta in Alto Adige potesse essere fornita all’intera popolazione della nostra provincia a un prezzo adeguato, (6) a verificare se fosse possibile introdurre un’unica bolletta di facile lettura per l’acqua potabile e quella di scarico al fine di evitare all’amministrazione e al contribuente oneri burocratici e altre complicazioni.
Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) ha condiviso l’obiettivo della proposta, ritenendo però che la parte dispositiva fosse confusa, e non si capisse se si puntava a misure legislative o a obblighi per la popolazione. Più concreti erano i punti (5) e (6).
Magdalena Amhof (SVP) ha condiviso queste osservazioni, proponendo di accorpare i punti (2) e (3), invitando la Giunta a portare avanti le misure di sensibilizzazione. Il punto (1) poteva essere accolto, non i punti (4), (5) e (6).
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha chiarito che della tematica della raccolta dell’acqua si era parlato 25 anni fa presso l’APPA, ed era stata emessa una legge: i Comuni avevano previsto provvedimenti in questo senso nel regolamento edilizio; si potevano sensibilizzare i Municipi che non avevano provveduto, ma gran parte di essi lo avevano fatto. Non si capiva cosa si intendesse al punto (3), perché giá esisteva una buona divisione delle acque. Si lavorava giá ad alti sistemi di raccolta delle acque piovane oltre alle grondaie. Al punto (5) si parlava di elettricità, al punto (6) di bollette: entrambi fuori tema.