(AGENPARL) – gio 09 febbraio 2023 Carceri: Agenti di Polizia penitenziaria vittime invisibili del sistema penitenziario
Il recente caso di Udine è la conferma che il problema è sottovalutato
“Settimane a parlare di condizioni dei detenuti e regimi carcerari, di ergastolo ostativo e 41 bis. Non una parola su chi trascorre gran parte della giornata negli istituti di pena senza una condanna: gli agenti della Polizia penitenziaria. Uomini e donne che lavorano in contesti per loro natura complicati, complessi, pericolosi. Servitori dello Stato chiamati a svolgere la loro importantissima funzione in condizioni difficili, se non impossibili. E non solo perché inevitabilmente tenuti a rapportarsi con criminali, ma perché pochi in rapporto al numero dei detenuti e scarsamente considerati. Sono loro le vittime invisibili del sistema carcerario italiano, altro che i carcerati”.
Lo scrive l’ex deputato Roberto Novelli, ex deputato ed esponente di Forza Italia in FVG, commentando le polemiche scatenate dalla vicenda Cospito.
“Si tratta di 37mila attori non protagonisti, non per loro scelta, ristretti senza colpa in carceri vecchie e sovraffollate. Vittime due volte: dell’incapacità di garantire condizioni di lavoro degne di tale nome, e della cappa di silenzio che grava su di loro a confronto del frastuono che suscitano le proteste dei detenuti. Sia chiaro, la carcerazione non deve essere disumana. Ma ancor meno disumana dev’essere le condizioni di vita e professionali delle guardie penitenziarie. Per rimanere nella nostra regione – che conta cinque istituti penitenziari che ospitano 572 detenuti anziché i 471 previsti – è emblematico quanto accaduto poche settimane fa nel carcere di Udine, dove due reclusi hanno appiccato un incendio che ha costretto cinque agenti della Polizia penitenziaria a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso dopo aver domato le fiamme. Un singolo episodio, si dirà. Ma non è così. Perché di eventi che mettono a repentaglio l’incolumità degli agenti – ricorda Novelli – se ne verificano quasi ogni giorno. Nel silenzio pressoché totale. Forse perché non fanno lo sciopero della fame? Probabilmente no, non basterebbe. Perché nella narrazione c’è spazio per chi, pur avendo commesso gravi crimini, ha comunque diritto a incontrare periodicamente i suoi cari, ce n’è incredibilmente molto meno per chi i familiari non può salutarli perché uccisi proprio dai criminali. E ce n’è vergognosamente poca o nessuna per le donne e gli uomini che ogni giorno vivono il carcere pur non avendo pene da scontare”, prosegue Novelli, che nel mandato parlamentare ha affrontato più volte la questione.
“Servitori dello Stato costretti a lavorare in situazioni insostenibili, indegne per chiunque, ancor più per chi indossa una divisa con il tricolore. In Friuli Venezia Giulia come in Italia è fondamentale che si cambi l’approccio, senza farsi guidare da pregiudizi e preconcetti: il carcere non deve essere un inferno per nessuno, ma in particolare per chi vi lavora. Prima di rimettere in discussione ergastolo ostativo e 41 bis – strumenti fondamentali nella lotta alla mafia, al terrorismo e ad altre forme di criminalità – si intervenga per migliorare una volta per tutte le condizioni lavorative degli agenti della Polizia penitenziaria, incrementare l’organico, riconoscere loro l’attenzione che meritano. A giovarsene non saranno solo loro, ma l’intero sistema carcerario”, conclude Novelli.
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