
(AGENPARL) – mar 17 gennaio 2023 Da Istat: Prezzi al consumo_Dicembre 2022
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Testo Allegato:
3835704-82169017 gennaio 2023 0017 gennaio 2023 Dicembre 2022PREZZI AL CONSUMODati definitiviNel mese di dicembre 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente), confermando la stima preliminare.In media, nel 2022 i prezzi al consumo crescono dell’8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’“inflazione di fondo”), i prezzi al consumo aumentano del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021). Per i dati annuali cfr. pag. 8.Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi degli Energetici non regolamentati (che, pur mantenendo una crescita sostenuta, passano +69,9% a +63,3%), degli Alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,8% a +6,0%); per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’accelerazione dei prezzi degli Energetici regolamentati (da +57,9% a +70,2%), degli Alimentari lavorati (da +14,3% a +14,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,7%).Nel mese di dicembre 2022, l’“inflazione di fondo” (cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi) accelera da +5,6% a +5,8% e quella al netto dei soli beni energetici sale da +6,1% a +6,2%.I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +12,7% a +12,6%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8% di novembre a +8,5%).L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita da un lato dei prezzi degli Energetici regolamentati (+7,8%), dei Beni alimentari lavorati (+0,8%) e degli Altri beni (+0,7%), dall’altro, a causa di fattori stagionali, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+1,1%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-3,9%) e degli Alimentari non lavorati (-0,6%).L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 12,3% su base annua (da +12,6% di novembre), confermando la stima preliminare. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,7% (+1,9% nel 2021). Per i dati annuali cfr. pag. 14.L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,3% su base mensile e del 11,3% rispetto a dicembre 2021. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,1% (era +1,9% nel 2021).Nel 2022 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa (+12,1%; +7,2% per quelle con maggiore capacità di spesa). Per l’approfondimento cfr. pag. 16.61085892034098-352149-1748740398145651446539814565144653981456514465403225651700500 Il commentoNel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno dell’8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu +9,2%), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli Energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, lo scorso anno, la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (da +0,8% del 2021). L’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto il 2023) è pari a +5,1%, più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu +1,8%.1577340-171947PROSSIMA DIFFUSIONE1 febbraio 20231566214-18415Link utilihttp://dati.istat.it/http://www.istat.it/it/congiunturahttp://rivaluta.istat.it/Rivaluta/L’approfondimentopagina 16FIGURA 1. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC Gennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)PROSPETTO 1. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC, IPCA E FOIDicembre 2022, indici e variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)IndiciVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiVariazioni medieDicembre2022dic-22nov-22dic-22dic-2120222021Indice nazionale per l’intera collettività NIC 119,0+0,3+11,6+8,1Indice armonizzato IPCA 121,1+0,2+12,3+8,7Indice per le famiglie di operai e impiegati FOI (senza tabacchi)118,2+0,3+11,3+8,1Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC)Le divisioni di spesaA dicembre il rallentamento dell’inflazione in termini tendenziali è dovuto prevalentemente alla decelerazione dei prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +56,6% a +54,5%), dei Trasporti (da +6,9% a +6,2%) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +13,6% a +13,1%) (Prospetto 2 e Figura 2); tale dinamica è stata solo in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (che passano da +2,3% a +3,4%), dei Mobili, articoli e servizi per la casa (da +7,5% a +7,8%), dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +7,9% a +8,1%), di Altri beni e servizi (da +3,3% a +3,5%) e dalla flessione meno ampia dei prezzi delle Comunicazioni (da -2,1% a -1,3%).Scomponendo il tasso di inflazione nella somma dei contributi dovuti alle singole divisioni, l’impatto più ampio sulla crescita tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo deriva dai prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (5,975 punti percentuali) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (2,422); minore quello dei prezzi dei Trasporti (0,904), dei Servizi ricettivi e di ristorazione (0,760) e di Mobili, articoli e servizi per la casa (0,625). L’unico contributo negativo e di modesta entità è quello dei prezzi delle Comunicazioni (-0,035).PROSPETTO 2. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER DIVISIONE DI SPESA Dicembre 202, pesi, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali e contributi alla variazione tend. dell’indice generale (base 2015=100)DIVISIONI DI SPESAPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiContributo alla variazione tendenziale dell’indice generale Variazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Prodotti alimentari e bevande analcoliche183.676+0,3+0,7+13,1+13,62,422+9,1+0,6Bevande alcoliche e tabacchi34.038-0,4-0,5+2,5+2,40,084+1,3+0,4Abbigliamento e calzature63.855+0,10,0+3,2+3,10,201+1,9+0,5Abitazione, acqua, elettricità e combustibili109.684-1,0+0,3+54,5+56,65,975+35,0+7,0Mobili, articoli e servizi per la casa79.950+0,7+0,5+7,8+7,50,625+5,2+0,9Servizi sanitari e spese per la salute88.946+0,10,0+1,0+0,90,083+0,8+1,0Trasporti144.843+0,1+0,7+6,2+6,90,904+9,7+4,9Comunicazioni25.749+0,90,0-1,3-2,1-0,035-3,1-2,5Ricreazione, spettacoli e cultura70.540+2,9+1,8+3,4+2,30,241+1,5+0,4Istruzione10.8350,00,0+0,9+0,90,0090,0-3,0Servizi ricettivi e di ristorazione93.754+0,4+0,3+8,1+7,90,760+6,3+1,8Altri beni e servizi94.130+0,4+0,2+3,5+3,30,332+2,0+1,0Indice generale1.000.000+0,3+0,4+11,6+11,8+8,1+1,9FIGURA 2. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER DIVISIONE DI SPESADicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)Le TIPOLOGIE DI PRODOTTOA dicembre, il rallentamento su base tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +11,8% di novembre a +11,6%) riflette l’andamento dei prezzi dei beni (da +17,5% a +17,1%), i cui effetti sono stati solo parzialmente controbilanciati dall’accelerazione di quelli dei servizi (da +3,8% a +4,1%) (Figura 3); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane quindi negativo (-13,0 punti percentuali), sebbene più contenuto rispetto a quello registrato a novembre (-13,7).Il rallentamento dei prezzi dei beni è imputabile, in primo luogo, a quelli dei Beni energetici (la cui crescita passa da +67,6% a +64,7%; -1,8% sul mese), in particolare ai prezzi della componente non regolamentata (da +69,9% a +63,3%; -3,9% rispetto a novembre); più in dettaglio, rallentano i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (da +239,0% a +219,3%; -2,8% il congiunturale), quelli del Gasolio per riscaldamento (da +32,0% a +24,2%; -7,1% da novembre), quelli del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +13,4% a +9,5%; -4,5% rispetto al mese precedente), mentre accelerano i prezzi degli Altri combustibili solidi (da +28,8% a +31,1%; +2,1% il congiunturale), quelli degli Altri carburanti (da +5,2% a +6,1%; +1,9% sul mese). Per quanto riguarda la Benzina, la variazione tendenziale dei prezzi risale lievemente, pur rimanendo su valori negativi (da -3,2% a -2,7%; -0,5% rispetto a novembre). Da segnalare il calo congiunturale (di -8,5%) dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato libero. In accelerazione, invece, i prezzi degli Energetici regolamentati (da +57,9% a +70,2%; +7,8% da novembre), per effetto degli aumenti dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato tutelato (da +17,4% a +44,7%; +23,4% su base mensile). Stabile, invece, la crescita di quelli dell’Energia elettrica mercato tutelato (a +91,5%; nullo il congiunturale). Per l’approfondimento cfr. pag. 19.PROSPETTO 3. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER TIPOLOGIA DI PRODOTTODicembre 2022, pesi e variazioni congiunturali e tendenziali percentuali (base 2015=100)TIPOLOGIE DI PRODOTTOPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiVariazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Beni alimentari, di cui:195.333+0,2+0,6+12,8+13,2+8,8+0,5Alimentari lavorati120.047+0,8+0,2+14,9+14,3+8,5+0,3Alimentari non lavorati75.286-0,6+1,1+9,5+11,4+9,1+0,7Beni energetici, di cui:92.494-1,80,0+64,7+67,6+50,9+14,1Energetici regolamentati17.411+7,8+0,1+70,2+57,9+65,6+22,1Energetici non regolamentati75.083-3,90,0+63,3+69,9+44,7+9,9Tabacchi22.3810,00,00,00,0+0,2+1,2Altri beni, di cui:270.978+0,7+0,4+5,2+5,0+3,0+0,5Beni durevoli105.690+1,1+0,6+6,4+5,9+3,3+0,9Beni non durevoli70.411+0,7+0,3+6,1+5,6+3,3+0,3Beni semidurevoli94.877+0,1+0,2+3,2+3,3+2,2+0,3Beni581.1860,0+0,4+17,1+17,5+11,9+2,5Servizi relativi all’abitazione76.8420,00,0+2,1+2,1+1,6+0,8Servizi relativi alle comunicazioni17.859+0,40,0+0,7+0,2+0,1+0,3Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona143.087+1,4+0,8+6,2+5,5+4,4+1,3Servizi relativi ai trasporti64.440+1,1+1,9+6,0+6,8+5,6+0,9Servizi vari116.586+0,2+0,1+2,2+2,1+1,5+1,2Servizi418.814+0,7+0,5+4,1+3,8+3,0+1,1Indice generale1.000.000+0,3+0,4+11,6+11,8+8,1+1,9Indice generale al netto degli energetici e alimentari freschi (Componente di fondo)832.220+0,7+0,5+5,8+5,6+3,8+0,8Indice generale al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi689.792+0,6+0,5+4,4+4,2+3,0+0,8Indice generale al netto degli energetici907.506+0,5+0,5+6,2+6,1+4,1+0,8Indice dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona220.483+0,4+0,6+12,6+12,7+8,4+0,4Un effetto di contenimento della dinamica dei prezzi dei beni si deve, poi, all’indebolirsi delle spinte al rialzo nel settore dei Beni alimentari, i cui prezzi evidenziano un’attenuazione del loro ritmo di crescita su base annua (da +13,2% a +12,8%; +0,2% da novembre). In particolare, la tendenza al rallentamento riguarda i prezzi degli Alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%; -0,6% sul mese), sia per quanto riguarda la Frutta fresca e refrigerata (da +6,9% a +4,2%; -3,1% il congiunturale), sia i Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +14,8% a +7,0%; -2,0% rispetto al mese precedente). Si accentua, invece, il ritmo di crescita su base annua dei prezzi degli Alimentari lavorati (da +14,3% a +14,9%; +0,8% il congiunturale).Nel comparto dei servizi (da +3,8% a +4,1%; +0,7% rispetto a novembre), il sostegno alla dinamica dei prezzi si deve prevalentemente ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%; +1,4% sul mese), che risentono dell’accelerazione che interessa i prezzi di Alberghi e motel (da +12,9% a +14,0%; +0,3% il congiunturale) e quelli dei Pacchetti vacanza (che invertono la tendenza da -4,3% a +12,5%; +34,2% da novembre). In moderata accelerazione anche i Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,7%; +0,4% la variazione congiunturale) per effetto dei Servizi di telefonia mobile (con un’inversione di tendenza da -0,2% a +0,5%; +0,7% sul mese). I prezzi dei Servizi relativi ai trasporti, invece, rallentano (da +6,8% a +6,0%; +1,1% il congiunturale) a causa dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri (da +95,0% a +68,9%; +12,8% su base mensile dovuto per lo più a fattori stagionali) e di quelli del Trasporto passeggeri su rotaia (che registrano una flessione più ampia da -5,6% a -6,3%; +0,4% rispetto a novembre), solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da +11,8% a +12,5%; +1,8% il congiunturale).L’impatto dell’evoluzione dei prezzi delle diverse tipologie di prodotto sul tasso di inflazione del mese di dicembre è misurato dai contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo, riportati nella Figura 4.FIGURA 3. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER CATEGORIE DI PRODOTTOGennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)FIGURA 4. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO NIC, CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE PERCENTUALE TENDENZIALE PER TIPOLOGIA DI PRODOTTO. Dicembre 2022, punti percentuali I BENI E I SERVIZI REGOLAMENTATIPROSPETTO 4. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER BENI E SERVIZI REGOLAMENTATI E NON REGOLAMENTATIDicembre 2022, pesi, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100) TIPOLOGIE DI PRODOTTOPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiContributo variazione su dic-21Variazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Beni non regolamentati538.587-0,4+0,4+16,1+17,08,662+10,2+1,5Beni regolamentati, di cui:42.599+4,10,0+29,0+23,91,235+28,9+12,3 Energetici regolamentati 17.411+7,8+0,1+70,2+57,91,223+65,6+22,1 Altri beni regolamentati25.188+0,1-0,1+0,5+0,30,012+0,3+1,0Beni581.1860,0+0,4+17,1+17,59,898+11,9+2,5Servizi non regolamentati363.774+0,8+0,7+4,6+4,41,660+3,3+1,0Servizi regolamentati55.0400,00,0+0,8+0,80,042+1,7+1,1Servizi418.814+0,7+0,5+4,1+3,81,703+3,0+1,1Indice generale1.000.000+0,3+0,4+11,6+11,8+8,1+1,9I prodotti per frequenza di acquistoPROSPETTO 5. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER PRODOTTI A DIVERSA FREQUENZA DI ACQUISTO (a)Dicembre 2022, pesi, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100)TIPOLOGIE DI PRODOTTOPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiContributo variazione su dic-21Variazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Alta frequenza414.8900,0+0,3+8,5+8,83,529+7,3+1,9Media frequenza 387.426+0,3+0,7+18,4+18,87,148+11,8+2,4Bassa frequenza 197.684+0,7+0,4+4,7+4,40,923+3,0+0,8Indice generale1.000.000+0,3+0,4+11,6+11,8+8,1+1,9I dati del territorioA dicembre 2022, considerando le cinque ripartizioni geografiche (Figura 5), l’inflazione si conferma al di sopra del dato nazionale nelle Isole (in rallentamento da +14,1% a +13,9%) e al Sud (stabile a +11,7%), mentre al di sotto al Nord-Est (in decelerazione da +11,8% a +11,5%), al Nord-Ovest (stabile a +11,4%) e al Centro (in rallentamento da +11,5% +11,0%).Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e tra i comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti (Figura 6), l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+14,7%), Palermo (+14,6%) e Messina (+13,9%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+9,2%) e Aosta (+8,5%).FIGURA 5. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER REGIONE E RIPARTIZIONE GEOGRAFICANovembre – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) FIGURA 6. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER CAPOLUOGO DI REGIONE, PROVINCIA AUTONOMA E GRANDI COMUNI (a)Dicembre 2022, graduatoria delle variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)I grandi comuni presenti nel grafico sono i comuni capoluogo di provincia con più di 150.000 abitanti.NIC: Le dinamiche nel 2022 e il trascinamento al 2023La variazione media annua dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC nel 2022 (+8,1%) può essere suddivisa in due componenti (Prospetto 6): la prima (il cosiddetto trascinamento dal 2021 al 2022) è pari a +1,8% e rappresenta l’eredità del 2021 (in altri termini, se nel corso del 2022 non si fossero verificate variazioni congiunturali dell’indice generale dei prezzi, la sua variazione media annua sarebbe risultata pari a +1,8%); la seconda componente, la cosiddetta inflazione “propria” (che rappresenta la variazione dell’indice generale dovuta alle variazioni di prezzo verificatesi nel corso dell’anno), per il 2022 è pari a +6,2%.La variazione media annua dell’indice NIC (pari a +8,1%; fu +1,9% nel 2021) è quindi principalmente spiegata dalla progressiva accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi al consumo, passata dal +5,6% del primo trimestre 2022, al +6,9% e al +8,4% rispettivamente nel secondo e terzo trimestre, per finire, nel quarto, a +11,8%, lasciando così in eredità al 2023 un trascinamento ampio, pari a +5,1%.La componente di fondo dell’inflazione, al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, registra, in media d’anno, una crescita tendenziale del 3,8% (da +0,8% nel 2021), con un profilo infra-annuale anch’esso in costante accelerazione nei quattro trimestri del 2022: dal +1,6% del primo trimestre al +5,6% dell’ultimo trimestre, passando per il +3,2% e il +4,5% del secondo e terzo trimestre.Le divisioni di spesa Nel 2022, le divisioni di spesa i cui prezzi registrano ampie accelerazione rispetto al 2021 sono Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +7,0% a +35,0%) e Trasporti (da +4,9% a +9,7%) a causa per lo più della dinamica dei prezzi dei Beni energetici presenti in questi due raggruppamenti; in accelerazione sono anche i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,6% a +9,1%), delle Bevande alcoliche e tabacchi (da +0,4% a +1,3%), di Abbigliamento e calzature (da +0,5% a +1,9%) dei Mobili, articoli e servizi per la casa (da +0,9% a +5,2%), di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +0,4% a +1,5%), dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +1,8% da +6,3%) e di Altri beni e servizi (da +1,0% a +2,0%) e, infine, i prezzi dell’Istruzione (da -3,0% registrano una variazione tendenziale nulla). Rallentano invece i prezzi dei Servizi sanitari e spese per la salute (da +1,0% a +0,8%), mentre si accentua la flessione su base tendenziale dei prezzi delle Comunicazioni (da -2,5% a -3,1%).Le divisioni di spesa che contribuiscono maggiormente alla variazione media annua dell’indice generale sono quelle dell’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (3,714 punti percentuali), dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (1,693) e dei Trasporti (1,343). Al contrario, modesti contributi negativi si osservano per le Comunicazioni (-0,084) e per l’Istruzione (-0,001).PROSPETTO 6. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER DIVISIONE DI SPESA Anno 2022, variazioni percentuali tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100) DIVISIONI DI SPESAVariazioni medieInflazione ereditata dal 2021Inflazione propriaTrascina-mento al 2023Contributi alla variazione media annua dell’indice generale20212020I trim2022II trim2022III trim2022IV trim202220222021Prodotti alimentari e bevande analcoliche+0,6+4,7+7,6+10,7+13,4+9,1+1,7+7,3+5,41,693Bevande alcoliche e tabacchi+0,4+0,3+0,8+1,7+2,3+1,3-0,7+2,0+0,40,044Abbigliamento e calzature+0,5+0,9+1,5+2,0+3,1+1,9+0,4+1,5+1,70,121Abitazione, acqua, elettricità e combustibili+7,0+26,1+26,3+29,5+56,1+35,0+7,9+25,1+23,53,714Mobili, articoli e servizi per la casa+0,9+2,9+4,5+6,0+7,4+5,2+0,9+4,3+3,40,417Servizi sanitari e spese per la salute+1,0+0,7+0,8+0,8+0,9+0,8+0,2+0,6+0,40,069Trasporti+4,9+9,2+11,4+11,2+7,1+9,7+3,7+5,8+0,41,343Comunicazioni-2,5-3,8-3,2-3,5-1,9-3,1-2,1-1,0-0,3-0,084Ricreazione, spettacoli e cultura+0,4+1,0+0,4+1,7+2,6+1,5+1,0+0,5+2,90,097Istruzione-3,0-0,5-0,5-0,2+0,90,0-0,4+0,4+0,5-0,001Servizi ricettivi e di ristorazione+1,8+4,3+5,6+6,9+7,9+6,3+0,6+5,7+2,30,583Altri beni e servizi+1,0+0,8+1,6+2,4+3,3+2,0+0,3+1,8+1,70,195Indice generale+1,9+5,6+6,9+8,4+11,8+8,1+1,8+6,2+5,1Le tipologie di prodotto Nella media del 2022, accelerano i prezzi dei beni (da +2,5% del 2021 a +11,9%) e, in misura nettamente inferiore, quelli dei servizi (da +1,1% a +3,0%). Conseguentemente, il differenziale inflazionistico negativo fra il tasso di variazione medio annuo dei prezzi dei servizi e quello dei prezzi dei beni, già negativo lo scorso anno, si amplia, passando da -1,4 punti percentuali a -8,9 punti percentuali (Prospetto 7).La crescita media annua dei prezzi dei beni è frutto della loro progressiva accelerazione tendenziale registrata nel corso dei quattro trimestri dell’anno: dal +8,5% del primo trimestre, al picco del quarto trimestre, quando è risultato pari a +17,4%.L’andamento dei prezzi dei beni nel 2022, così come quello dell’indice generale, è trainato essenzialmente dai prezzi dei Beni energetici, che crescono in media d’anno del 50,9% (da +14,1% del 2021), registrando anch’essi, in corso d’anno, la variazione più elevata nell’ultimo trimestre (+67,7%). In particolare i prezzi dei Beni energetici regolamentati crescono in misura molto ampia (da +22,1% del 2021 a +65,6%), per effetto della dinamica sia dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato tutelato (da +20,6% a +50,7%) sia di quelli dell’Energia elettrica mercato tutelato (da +24,8% a +80,3%). Analizzando le variazioni trimestrali, nel primo trimestre i prezzi dei Beni energetici regolamentati accelerano in modo marcato (+94,5%), per poi rallentare nei due trimestri successivi (+64,3% nel secondo trimestre, +47,9% nel terzo) e tornare ad accelerare nuovamente nella frazione finale dell’anno (+59,9%).PROSPETTO 7. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER TIPOLOGIA DI PRODOTTOAnno 2022, variazioni percentuali tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100) TIPOLOGIE DI PRODOTTOVariazioni medieInflazione ereditata dal 2021Inflazione propriaTrascina-mento al 2023Contributi alla variazione media annua dell’indice generale20212020I trim2022II trim2022III trim2022IV trim202220222021Beni alimentari, di cui:+0,5+4,5+7,3+10,3+13,0+8,8+1,4+7,3+5,21,731Alimentari lavorati+0,3+3,1+6,6+10,4+14,1+8,5+0,7+7,8+6,61,039Alimentari non lavorati+0,7+6,8+8,5+10,1+11,3+9,1+2,5+6,4+3,00,692Beni energetici, di cui:+14,1+45,3+43,6+44,1+67,7+50,9+13,4+33,0+23,84,352Energetici regolamentati+22,1+94,5+64,3+47,9+59,9+65,6+19,2+38,9+22,51,365Energetici non regolamentati+9,9+30,3+34,3+40,9+70,6+44,7+10,0+31,6+24,02,987Tabacchi+1,2+0,4+0,2+0,20,0+0,2+0,1+0,1-0,10,005Altri beni, di cui:+0,5+1,1+2,3+3,5+4,9+3,0+0,4+2,6+2,60,797Beni durevoli+0,9+1,2+2,6+4,1+5,9+3,3+0,1+3,2+3,10,363Beni non durevoli+0,3+0,9+2,4+4,1+5,7+3,3+0,4+2,9+3,20,229Beni semidurevoli+0,3+1,1+1,8+2,4+3,2+2,2+0,6+1,6+1,60,204Beni+2,5+8,5+10,0+11,8+17,4+11,9+2,8+8,9+7,56,886Servizi relativi all’abitazione+0,8+1,2+1,5+1,6+2,0+1,6+0,2+1,4+0,70,123Servizi relativi alle comunicazioni+0,3-0,10,0+0,3+0,3+0,10,0+0,1+0,50,002Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona+1,3+3,4+3,9+4,9+5,6+4,4+0,8+3,6+2,40,639Servizi relativi ai trasporti+0,9+1,3+6,1+8,2+6,7+5,6+1,6+3,9+2,00,359Servizi vari+1,2+1,2+1,2+1,7+2,1+1,5+0,4+1,1+1,00,182Servizi+1,1+1,8+2,9+3,8+3,9+3,0+0,6+2,5+1,61,306Indice generale+1,9+5,6+6,9+8,4+11,8+8,1+1,8+6,2+5,18,192Indice generale al netto degli energetici e alimentari freschi (Componente di fondo)+0,8+1,6+3,2+4,5+5,6+3,8+0,6+3,2+2,63,148Indice generale al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi+0,8+1,6+2,6+3,6+4,2+3,0+0,6+2,4+2,02,103Indice generale al netto degli energetici+0,8+2,1+3,6+5,1+6,1+4,1+0,7+3,4+2,73,839Indice dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona+0,4+4,0+6,9+9,9+12,7+8,4+1,3+6,9+5,31,862Per il calcolo dei tassi di inflazione ereditato e proprio Cfr. il Glossario.I prezzi dei Beni energetici non regolamentati aumentano in media d’anno del +44,7% (da +9,9% nel 2021), con un’accelerazione della dinamica tendenziale che, iniziata nel 2021, prosegue in tutti e quattro i trimestri del 2022, arrivando a toccare +70,6% nell’ultimo trimestre, dal +30,3% del primo. In accelerazione quasi tutte le componenti: i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (con una crescita molto marcata da +5,1% a +132,1%). quelli del Gasolio per mezzi di trasporto (da +12,0% a +22,1%), quelli degli Altri carburanti (da +16,6% a +33,3%), dei Combustibili solidi (da +0,3% a +12,2%) e quelli del Gasolio per riscaldamento (da +10,8% a +38,4%); i prezzi del Gas di città e gas naturale mercato libero, uno dei nuovi prodotti introdotto nel paniere dei prezzi al consumo nel 2022, hanno registrato una variazione rispetto a dicembre 2021 pari a +134,9%. Da segnalare il lieve rallentamento in media d’anno dei prezzi della Benzina (da +12,5% a +11,8%).Con riferimento alle altre tipologie di prodotto appartenenti al comparto dei beni, nel 2022 i prezzi dei Beni alimentari accelerano da +0,5% nel 2021 a +8,8%, per effetto dei prezzi sia degli Alimentari lavorati (da +0,3% a +8,5%), sia degli Alimentari non lavorati (da +0,7% a +9,1%): entrambi registrano un’accelerazione continua in tutti e quattro i trimestri (nel primo rispettivamente +3,1% e +6,8%, per poi crescere nel quarto trimestre rispettivamente a +14,1% e a +11,3%).Sempre considerando le variazioni medie annue, nel 2022 si evidenzia l’accelerazione dei prezzi degli Altri beni (da +0,5% a +3,0%), mentre, al contrario, rallentano quelli dei Tabacchi (da +1,2% a +0,2%).Per quanto riguarda i prezzi dei servizi, l’accelerazione della crescita (da +1,1% del 2021 a +3,0%), è imputabile a quasi tutte le componenti, in particolare ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +0,9 a +5,6%), a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,3% a +4,4%), a quelli dei Servizi relativi all’abitazione (da +0,8% a +1,6%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi vari (da +1,2% a +1,5%). Solo i prezzi dei Servizi relativi alle comunicazioni registrano un lieve rallentamento (da +0,3% a +0,1%).I contributi più ampi al tasso di inflazione medio annuo risultano quindi ascrivibili ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (2,987 punti percentuali), dei Beni alimentari (1,731) e degli Energetici regolamentati (1,365).PROSPETTO 8. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC, PER BENI E SERVIZI REGOLAMENTATI E NONAnno 2022, variazioni percentuali tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100) TIPOLOGIE DI PRODOTTOVariazioni medieInflazione ereditata dal 2021Inflazione propriaTrascina-mento al 2023Contributi alla variazione media annua dell’indice generale20212020I trim2022II trim2022III trim2022IV trim202220222021Beni non regolamentati+1,5+5,6+8,0+10,7+16,8+10,2+1,8+8,3+7,15,512Beni regolamentati, di cui:+12,3+40,8+29,6+22,2+24,8+28,9+10,9+16,2+11,01,373 Energetici regolamentati +22,1+94,5+64,3+47,9+59,9+65,6+19,2+38,9+22,51,365 Altri beni regolamentati+1,0+0,1+0,3+0,5+0,4+0,3-0,2+0,50,00,008Beni+2,5+8,5+10,0+11,8+17,4+11,9+2,8+8,9+7,56,886Servizi non regolamentati+1,0+1,9+3,0+4,0+4,3+3,3+0,6+2,8+1,81,216Servizi regolamentati+1,1+1,9+1,9+1,9+1,2+1,7+1,1+0,6+0,30,091Servizi+1,1+1,8+2,9+3,8+3,9+3,0+0,6+2,5+1,61,306Indice generale+1,9+5,6+6,9+8,4+11,8+8,1+1,8+6,2+5,1Per il calcolo dei tassi di inflazione ereditato e proprio Cfr. il Glossario. PROSPETTO 9. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER PRODOTTI A DIVERSA FREQUENZA DI ACQUISTOAnno 2022, variazioni percentuali tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100) TIPOLOGIE DI PRODOTTOVariazioni medieInflazione ereditata dal 2021Inflazione propriaTrascina-mento al 2023Contributi alla variazione media annua dell’indice generale20212020I trim2022II trim2022III trim2022IV trim202220222021Alta frequenza+1,9+5,4+7,0+8,3+8,7+7,3+1,8+5,4+2,93,043Media frequenza+2,4+8,1+9,2+11,0+18,7+11,8+2,7+8,9+8,84,546Bassa frequenza+0,8+1,6+2,5+3,5+4,5+3,0+0,6+2,4+2,20,603Indice generale+1,9+5,6+6,9+8,4+11,8+8,1+1,8+6,2+5,1Per il calcolo dei tassi di inflazione ereditato e proprio Cfr. il Glossario. I dati del territorio L’accelerazione dell’inflazione che caratterizza il 2022 si riscontra in tutte le ripartizioni geografiche e tutte le regioni (Figura 7). Tutte le ripartizioni geografiche registrano un’inflazione sostenuta e in accelerazione rispetto a quella del 2021: le Isole (da +2,2% nel 2021 a +9,7%), il Nord-Est (da +2,0% a +8,6%), il Sud (da +2,1% a +8,2%), il Centro e il Nord-Ovest (da 1,7% per entrambe rispettivamente a +7,9% e a +7,8%, al di sotto, quindi, del dato nazionale). A livello regionale sono undici le regioni (Sicilia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Puglia, Umbria, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana) nelle quali l’inflazione del 2022 risulta più ampia di quella nazionale; la Calabria registra un’inflazione media annua pari al dato nazionale, mentre si attesta al di sotto la crescita dei prezzi al consumo nelle restanti regioni.FIGURA 7. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER REGIONE E RIPARTIZIONE GEOGRAFICAAnni 2021 e 2022, variazioni medie annue (base 2015=100) Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA)A dicembre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) evidenzia un aumento dello 0,2% su base mensile e del 12,3% su base annua, da +12,6% di novembre (Prospetto 10), mentre l’indice armonizzato dei prezzi al consumo a tassazione costante (IPCA-TC) cresce del 12,8% (in rallentamento anch’esso dal +13,3% di novembre). Le differenze registrate nella dinamica dei due indicatori si deve al fatto che l’IPCA-CT è calcolato depurando gli effetti degli interventi di natura fiscale adottati dal governo per contrastare i rincari dei prodotti energetici (riduzione dell’IVA sul gas a ottobre 2021, delle accise sui carburanti a partire dal 22 marzo 2022 e ridefinizione delle accise di alcuni carburanti a seguito dell’adozione del Decreto-legge n. 179 del 23 novembre 2022).I fattori che determinano il rallentamento dell’IPCA sono gli stessi che spiegano quella del NIC. In termini di divisioni di spesa decelerano i prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +56,5% a +54,4%), di quelli dei Trasporti (da +6,9% a +6,2%) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +13,8% a +13,2%). Tale dinamica è stata solo in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +3,0% a +4,5%) e dalla flessione meno ampia dei prezzi delle Comunicazioni (da -2,3% a -1,4%).PROSPETTO 10. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER DIVISIONE DI SPESA Dicembre 2022, pesi e variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100) DIVISIONI DI SPESAPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiVariazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Prodotti alimentari e bevande analcoliche194.554+0,2+0,7+13,2+13,8+9,3+0,5Bevande alcoliche e tabacchi36.056-0,4-0,5+2,5+2,5+1,3+0,3Abbigliamento e calzature73.176+0,30,0+3,3+3,0+1,5+0,4Abitazione, acqua, elettricità e combustibili116.179-1,0+0,3+54,4+56,5+35,0+7,0Mobili, articoli e servizi per la casa84.989+0,8+0,5+7,8+7,4+5,2+0,9Servizi sanitari e spese per la salute46.145+0,10,0+1,4+1,3+0,9+0,2Trasporti153.242+0,1+0,7+6,2+6,9+9,7+4,9Comunicazioni27.265+0,90,0-1,4-2,3-3,1-2,6Ricreazione, spettacoli e cultura57.663+3,7+2,2+4,5+3,0+1,8+0,6Istruzione11.4740,0+0,1+0,7+0,9-0,1-2,9Servizi ricettivi e di ristorazione99.319+0,4+0,3+8,1+7,9+6,2+1,8Altri beni e servizi99.938+0,3+0,1+3,5+3,3+2,1+1,0Indice generale1.000.000+0,2+0,5+12,3+12,6+8,7+1,9Indice generale a tassazione costante1.000.0000,0+0,5+12,8+13,3+9,6+2,1gli aggregati specialiCon riferimento agli aggregati speciali dell’IPCA, decelerano a dicembre i prezzi dei beni (da +17,8% a +17,2%; -0,1% su mese), a causa dei prezzi dell’Energia (da +68,1% a +65,1%; -1,8% il congiunturale), sia per la componente Elettricità, gas, combustibili solidi ed energia termica (da +131,6% a +126,1%; -1,6% sul mese), sia per quella dei Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto personali (da +4,8% a +3,4%; -2,3% su novembre). A ciò si aggiunge l’effetto del rallentamento su base tendenziale dei Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +11,9% a +11,6%; +0,2% il congiunturale), che risente dell’andamento degli Alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,0%; -0,8% sul mese). Al contrario, i prezzi degli Alimentari lavorati (incluse bevande alcoliche) e tabacchi accelerano (da +12,3% a +12,7%; +0,6% rispetto a novembre). In accelerazione risultano anche i prezzi dei Beni industriali non energetici (da +5,3% a +5,5%; +0,7% sul mese).Con riferimento ai servizi, il moderato aumento del ritmo di crescita dei prezzi (da +4,3% a +4,5%; +0,8% il congiunturale) è dovuto essenzialmente all’accelerazione di quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +7,1%; +1,6% sul mese), mentre i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti rallentano (da +6,8% a +6,0%; +1,1% rispetto a novembre).Accelerano sia l’inflazione della componente di fondo, calcolata escludendo dal calcolo dell’indice i beni energetici e gli alimentari freschi (da +6,1% a +6,5%, +0,8% il congiunturale), sia quella al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +4,7% a +4,8%, +0,7% rispetto a novembre), sia quella al netto dei soli beni energetici (da +6,5 % a +6,6%; +0,6% il congiunturale).PROSPETTO 11. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER AGGREGATI SPECIALI (*)Dicembre 2022, pesi e variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)AGGREGATI SPECIALIPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiVariazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi, di cui:230.610+0,2+0,5+11,6+11,9+8,0+0,5Alimentari lavorati (incluse bevande alcoliche) e tabacchi159.028+0,6+0,2+12,7+12,3+7,3+0,4Alimentari non lavorati71.582-0,8+1,3+9,0+11,4+9,6+0,7Energia, di cui:97.164-1,80,0+65,1+68,1+51,3+14,3Elettricità, gas e combustibili solidi48.838-1,6+0,8+126,1+131,6+86,1+16,2Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti48.326-2,3-1,0+3,4+4,8+17,7+12,4Beni industriali non energetici, di cui:284.285+0,7+0,5+5,5+5,3+3,2+0,7Beni durevoli110.163+1,2+0,7+6,5+6,0+3,5+0,8Beni non durevoli64.441+0,9+0,4+7,7+7,2+4,2+0,6Beni semidurevoli109.681+0,2+0,2+3,3+3,3+1,9+0,4Beni612.059-0,1+0,4+17,2+17,8+12,1+2,7Servizi relativi all’abitazione81.415+0,1-0,1+2,1+1,9+1,4+0,8Servizi relativi alle comunicazioni18.908+0,40,0+0,7+0,2+0,1+0,3Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona134.632+1,6+0,8+7,1+6,3+5,1+1,5Servizi relativi ai trasporti68.097+1,1+1,9+6,0+6,8+5,5+1,0Servizi vari84.889+0,2+0,1+2,5+2,4+1,7+0,6Servizi387.941+0,8+0,6+4,5+4,3+3,4+0,9Indice generale1.000.000+0,2+0,5+12,3+12,6+8,7+1,9Indice generale al netto dell’energia e degli alimentari freschi (Componente di fondo)831.254+0,8+0,5+6,5+6,1+4,0+0,8Indice generale al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi672.226+0,7+0,6+4,8+4,7+3,3+0,8Indice generale al netto dell’energia902.836+0,6+0,6+6,6+6,5+4,5+0,8FIGURA 8. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA, ITALIA E UNIONE ECONOMICA E MONETARIAGennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) IPCA: Le dinamiche nel 2022 e il trascinamento al 2023La variazione media annua dell’indice generale IPCA nel 2022 (+8,7%) può essere suddivisa in due componenti (Prospetto 12): la prima (il cosiddetto trascinamento dal 2021 al 2022) è pari a +2,7% e rappresenta l’eredità del 2021 per il 2022 (in altri termini, se nel corso del 2022 non si fossero verificate variazioni congiunturali dell’IPCA, la sua variazione media annua sarebbe risultata pari a +2,7%); la seconda componente, la cosiddetta inflazione “propria”, rappresenta la variazione in media d’anno dell’indice generale attribuibile alle variazioni di prezzo verificatesi nel corso del 2022 ed è pari a +5,9%.La variazione media annua è il risultato di una dinamica infra-annuale che vede l’indice generale IPCA accelerare trimestre dopo trimestre (+6,0% nel primo, +7,3% nel secondo, +9,0% nel terzo e +12,5% nell’ultimo trimestre del 2022). Il trascinamento al 2023 è quindi elevato e pari a +6,0%.Le divisioni di spesa A incidere sull’andamento dell’indice generale è in particolare la forte accelerazione dei prezzi delle divisioni di spesa che includono i beni energetici: Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +7,0% a +35,0%, con un’inflazione propria pari a +25,1%) e Trasporti (da +4,9% a +9,7%, con un’inflazione propria di +5,8%). Registrano un’accelerazione in media d’anno, anche, i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,5% a +9,3%, con un’inflazione propria pari a +7,5%), quelli dei Mobili, articoli e servizi per la casa (da +0,9% a +5,2%, con un’inflazione propria pari a +3,9%) e quelli dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +1,8% a +6,2%, con un’inflazione propria pari a +5,7%).PROSPETTO 12. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER DIVISIONE DI SPESA Anno 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) DIVISIONI DI SPESAVariazioni medieInflazione ereditata dal 2021Inflazione propriaTrascina-mento al 202320212020I trim2022II trim2022III trim2022IV trim202220222021Prodotti alimentari e bevande analcoliche+0,5+4,9+7,7+10,9+13,5+9,3+1,7+7,5+5,3Bevande alcoliche e tabacchi+0,3+0,3+0,8+1,6+2,4+1,3-0,6+1,9+0,5Abbigliamento e calzature+0,4-0,3+1,8+1,3+3,1+1,5+8,7-6,6+10,6Abitazione, acqua, elettricità e combustibili+7,0+26,1+26,4+29,6+56,0+35+8,0+25,1+23,5Mobili, articoli e servizi per la casa+0,9+2,9+4,4+5,8+7,4+5,2+1,2+3,9+3,7Servizi sanitari e spese per la salute+0,2+0,6+0,9+1,1+1,3+0,9+0,3+0,7+0,7Trasporti+4,9+9,2+11,3+11,2+7,1+9,7+3,7+5,8+0,4Comunicazioni-2,6-3,6-3,1-3,5-2,0-3,1-2,1-1,0-0,4Ricreazione, spettacoli e cultura+0,6+1,3+0,5+2,2+3,4+1,8+1,3+0,6+3,8Istruzione-2,9-0,5-0,5-0,2+0,9-0,1-0,4+0,2+0,5Servizi ricettivi e di ristorazione+1,8+4,3+5,7+7,0+7,8+6,2+0,6+5,7+2,3Altri beni e servizi+1,0+1,1+1,6+2,6+3,3+2,1+0,6+1,6+1,9Indice generale+1,9+6,0+7,3+9,0+12,5+8,7+2,7+5,9+6,0Altri beni e servizi+2,1+6,4+8,6+10,1+13,2+9,6+3,0+6,5+5,9Gli aggregati speciali Analogamente al NIC anche per l’IPCA, in media d’anno, nel 2022, si registra l’accelerazione sia dei prezzi dei beni (da +2,7% del 2021 a +12,1%) e sia di quelli dei servizi (da +0,9% a +3,4%) (Prospetto 13).La crescita dei prezzi dei beni è dovuta principalmente alla dinamica della componente dell’Energia (da +14,3% a +51,3%), per effetto della crescita dei prezzi dovuta dell’Elettricità, gas e combustibili solidi (da +16,2% a +86,1%) e, in misura minore, dei Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti (da +12,4% a +17,7%).Come nel NIC, si accentua inoltre la crescita in media d’anno dei prezzi degli Alimentari lavorati (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +0,4% a +7,3%), di quelli degli Alimentari non lavorati (da +0,7% a +9,6%) e dei Beni industriali non energetici (da +0,7% a +3,2%).Per quanto riguarda i servizi, l’accelerazione dei prezzi si deve ai Servizi relativi ai trasporti (da +1,0% a +5,5%), a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,5% a +5,1%), ai Servizi relativi all’abitazione (da +0,8% a +1,4%) e ai prezzi dei Servizi vari (da +0,6% a +1,7%), mentre rallentano in media d’anno i prezzi dei Servizi relativi alle Comunicazioni (da +0,3% a +0,1%). PROSPETTO 13. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER AGGREGATI SPECIALIAnno 2022, variazioni percentuali tendenziali e contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale (base 2015=100) AGGREGATI SPECIALIVariazioni medieInflazione ereditata dal 2021Inflazione propriaTrascina-mento al 202320212020I trim2022II trim2022III trim2022IV trim202220222021Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi, di cui:+0,5+4,1+6,5+9,4+11,8+8,0+1,3+6,7+4,7Alimentari lavorati (incluse bevande alcoliche) e tabacchi+0,4+2,7+5,5+8,9+12,1+7,3+0,6+6,6+5,7Alimentari non lavorati+0,7+7,5+9,2+10,5+11,1+9,6+3,0+6,5+2,4Energia, di cui:+14,3+45,8+44,0+44,6+68,4+51,3+13,6+33,3+23,9Elettricità, gas e combustibili solidi+16,2+66,5+64,9+71,5+131,4+86,1+18,3+57,3+43,8Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti+12,4+25,2+23,3+18,3+5,5+17,7+8,0+9,0-5,1Beni industriali non energetici, di cui:+0,7+1,2+2,5+3,7+5,3+3,2+2,7+0,4+5,1Beni durevoli+0,8+1,3+2,6+4,1+6,0+3,5+0,4+3,1+3,3Beni non durevoli+0,6+1,3+3,2+5,1+7,2+4,2+0,7+3,5+4,1Beni semidurevoli+0,4+0,2+1,9+1,8+3,3+1,9+6,2-4,0+7,6Beni+2,7+8,6+10,1+11,9+17,6+12,1+3,9+8,0+8,6Servizi relativi all’abitazione+0,8+1,0+1,4+1,5+2,0+1,4+0,1+1,4+0,8Servizi relativi alle comunicazioni+0,3-0,1-0,1+0,2+0,3+0,10,0+0,1+0,5Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona+1,5+3,9+4,4+5,6+6,4+5,1+0,8+4,2+2,8Servizi relativi ai trasporti+1,0+1,2+6,0+8,2+6,7+5,5+1,6+3,9+2,0Servizi vari+0,6+1,2+1,2+1,9+2,4+1,7+0,4+1,3+1,1Servizi+0,9+2,0+3,1+4,1+4,4+3,4+0,7+2,7+1,7Indice generale+1,9+6,0+7,3+9,0+12,5+8,7+2,7+5,9+6,0Indice generale al netto dell’energia e degli alimentari freschi (Componente di fondo)+0,8+1,9+3,3+4,8+6,1+4,0+1,3+2,7+3,7Indice generale al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi+0,8+1,7+2,9+4,0+4,7+3,3+1,5+1,7+3,1Indice generale al netto dell’energia+0,8+2,2+3,8+5,3+6,5+4,5+1,5+2,9+3,6La misura dell’inflazione per classi di spesa delle famiglie Allo scopo di valutare i diversi effetti dell’inflazione, misurata dall’IPCA, sulle famiglie distinte per livelli di consumo, tutte le famiglie sono ordinate in base alla loro spesa equivalente (per tener conto della numerosità di ciascun nucleo familiare e permettere confronti diretti tra i livelli di spesa di famiglie di ampiezza diversa) e quindi suddivise in cinque classi (quinti) di pari numero: nel primo quinto (o gruppo) sono presenti le famiglie con la spesa mensile equivalente più bassa (generalmente le meno abbienti) e nell’ultimo quinto quelle con la spesa mensile più alta.La marcata crescita dell’inflazione generale, che ha caratterizzato tutto il 2022, è determinata quasi interamente dalla dinamica dei prezzi dei beni e in particolare da quella dei Beni energetici. Anche i prezzi dei servizi risultano in accelerazione, sebbene in modo molto più contenuto. Poiché i beni incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti e viceversa i servizi pesano maggiormente sul bilancio di quelle più agiate, la crescita dell’inflazione, che riguarda tutti i gruppi di famiglie, è più ampia per le famiglie del primo gruppo rispetto a quelle del quinto gruppo. In particolare, per le famiglie del primo quinto, l’inflazione in media d’anno accelera di 9,7 punti percentuali passando da +2,4% del 2021 a +12,1% nel 2022, mentre per quelle del quinto gruppo, accelera da +1,6% dello scorso anno a +7,2%, del 2022 (Prospetto 14 e Figura 9). Pertanto, rispetto al 2021, il differenziale inflazionistico tra la prima e la quinta classe si amplia ed è pari a 4,9 punti percentuali.L’analisi degli andamenti in corso d’anno mostra come, per le famiglie con minori capacità di spesa, l’inflazione cresca in maniera marcata sin dal primo trimestre dell’anno, passando da +4,7% dell’ultimo trimestre 2021 a +8,3%, proseguendo con accelerazioni della crescita sia nel secondo (+9,8%) che nel terzo trimestre (+11,6%) fino a portarsi a +18,4% nel quarto trimestre dell’anno.PROSPETTO 14. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIEAnni 2021 – 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) CLASSI DI SPESAVariazioni tendenziali2021202020222021I trim 2022I trim 2021II trim 2022II trim 2021III trim 2022III trim 2021IV trim 2022IV trim 20211°gruppo+2,4+12,1+8,3+9,8+11,6+18,42°gruppo+2,3+10,6+7,3+8,8+10,4+15,53°gruppo+2,1+9,4+6,5+8,0+9,5+13,44°gruppo+1,9+8,5+5,9+7,2+8,7+11,95°gruppo+1,6+7,2+4,9+6,1+7,6+9,9IPCA+1,9+8,7+6,0+7,3+9,0+12,5FIGURA 9. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIEGennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) Anche per le famiglie più abbienti, l’inflazione mostra un profilo in netta accelerazione, restando tuttavia su valori molto più contenuti rispetto a quelli misurati per le famiglie con bassi livelli di spesa. In particolare l’inflazione accelera nel primo trimestre (da +3,1% dell’ultimo trimestre 2021 a +4,9%) proseguendo l’accelerazione nei trimestri successivi fino a portarsi a +9,9% nell’ultimo trimestre dell’anno. La dinamica dell’inflazione dei due gruppi di famiglie riflette principalmente quella del comparto dei beni (Figura 10), i cui prezzi, in media d’anno, segnano nel 2022 una crescita tendenziale del +17,2% per quelle meno abbienti (era +3,3% l’anno precedente) e del +9,8% per quelle con capacità di spesa più elevata (era +2,3% nel 2021). Analizzando gli andamenti infra-annuali, con riferimento alle famiglie del primo quinto, i prezzi dei beni sono cresciuti nel primo trimestre del +12,1% (da +6,5% nel quarto trimestre del 2021), proseguendo l’accelerazione nel secondo e nel terzo trimestre (rispettivamente +13,8% e +16,4%), finendo nel quarto al +26,2%. Anche per le famiglie con maggiori capacità di spesa, l’inflazione riferita ai beni accelera, portandosi a +6,9% nel primo trimestre (era +4,1% nell’ultimo trimestre del 2021), continuando a salire nei trimestri successivi, sebbene con aumenti di minore ampiezza rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dalle famiglie meno abbienti, e arrivando a +13,8% nell’ultimo trimestre dell’anno. L’andamento dei prezzi dei beni e le conseguenti differenze in termini di impatto sul primo e sul quinto gruppo di famiglie sono da ricondurre quasi interamente ai prezzi dell’Energia, che ampliano l’accelerazione tendenziale iniziata nel 2021 fino a segnare, nell’ultimo trimestre del 2022, una crescita del +86,2% per le famiglie con minore capacità di spesa e del +60,7% per quelle più agiate. L’impatto inflazionistico è risultato relativamente più ampio per le famiglie con più bassi livelli di spesa, che sono solite destinare all’acquisto di tali prodotti una quota maggiore del loro bilancio (14,6%) rispetto a quello delle famiglie della quinta classe (6,7%).FIGURA 10. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIE – BENIGennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) Anche nell’ambito dei servizi (Figura 11), l’inflazione, in media d’anno, è più ampia nel 2022 rispetto al 2021 sia per le famiglie del primo gruppo (+2,3%, era +0,7% nel 2021) sia per le famiglie del quinto (+3,7%, dal +0,9% dell’anno precedente). In corso d’anno, per le famiglie meno abbienti, i prezzi dei servizi crescono del +1,1% nel primo trimestre, in lieve rallentamento dal +1,2% del quarto trimestre 2021, e accelerano nei trimestri successivi: +2,1% nel secondo, +2,7% nel terzo e +3,1% nel quarto. Per le famiglie più agiate, la crescita dei prezzi dei servizi segna valori più sostenuti rispetto a quella delle famiglie meno abbienti: in accelerazione sin dal primo trimestre (+2,2% da +1,8% del quarto 2021) continuano a crescere nei trimestri successivi (+3,4% nel secondo e +4,5% nel terzo) fino a +4,6% nel quarto.L’andamento dei prezzi dei servizi dei due gruppi di famiglie riflette in larga parte l’andamento dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi ai trasporti. Entrambi questi comparti merceologici, i cui prezzi sono in crescita dopo l’evento pandemico, hanno un diverso peso in termini di spesa sostenuta dalle famiglie dei due gruppi. I prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, le cui spese incidono sul bilancio delle famiglie del primo gruppo in misura molto più contenuta (5,7%) rispetto a quelle del quinto gruppo (16,2%), registrano un’accelerazione tendenziale sia per le prime (da +1,5% del 2021 a +4,4%,) sia per le seconde (da +1,2% a +5,3%). Anche per i Servizi relativi ai trasporti, che gravano per il 4,7% sul bilancio del primo gruppo e per il 7,6% su quello del secondo, i prezzi accelerano sia per le famiglie con minore capacità di spesa (da +0,7% a +4,7%) sia per le famiglie con capacità di spesa più elevata (da +1,1% a +6,1%).FIGURA 11. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIE – SERVIZIGennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100) Con riferimento al quarto trimestre 2022 (Figura 12), il contributo dei prezzi dei beni alla variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo per il primo e per il quinto gruppo di famiglie risulta positivo e, nell’ordine, pari a 17,336 punti percentuali (cui l’Energia contribuisce per 12,422 punti percentuali) e a 7,955 punti percentuali (cui l’Energia contribuisce per 4,068 punti percentuali). Anche il contributo dei servizi è positivo per entrambi i gruppi di famiglie, anche se con valori molto più contenuti rispetto a quello dei beni, e ammonta a 1,049 punti percentuali per le famiglie meno abbienti e a 1,972 punti percentuali per quelle più agiate.FIGURA 12. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA, CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE PERCENTUALE TENDENZIALE DEGLI AGGREGATI SPECIALI DELLA 1a E DELLA 5 a CLASSE DI SPESA4° trimestre 2022 punti percentualil’inflazione E La Dinamica dei prodotti energeticiLa rapida accelerazione dell’inflazione, nel 2022, risente in primo luogo delle tensioni sui prezzi dell’Energia elettrica, gas e altri combustibili, già manifestatesi nel corso del 2021, che si sono profondamente accentuate nei primi mesi dello scorso anno, a causa della crisi geopolitica che si è aperta ai confini orientali dell’Unione europea. Tali tensioni hanno portato alla forte crescita delle tariffe dell’Energia elettrica e del Gas di rete, sia nel mercato tutelato sia nel mercato libero, i cui effetti sulla spesa delle famiglie sono stati in parte compensati dalle misure intraprese dal governo a sostegno delle famiglie tra la fine del 2021 e il 2022: la riduzione dell’aliquota IVA sul gas di rete (dal 22% al 5%), entrata in vigore a ottobre 2021, e l’introduzione del bonus energia (riguardante sia il gas, sia l’elettricità) corrisposto automaticamente sotto forma di sconto direttamente nella bolletta delle famiglie più svantaggiate, ossia quelle con reddito ISEE al di sotto della soglia di 8.265 euro, poi innalzata a 12.000 euro da aprile 2022, e di 20.000 euro per le famiglie numerose (con almeno 4 figli a carico). In particolare, per quanto riguarda il bonus energia, con la modifica del tetto ISEE, la platea dei beneficiari si è notevolmente ampliata, arrivando a includere circa 3 milioni di famiglie per il bonus elettrico e 2 milioni per il bonus gas. É importante ricordare che il valore dei bonus sociali elettrico e gas, che si applica sia al mercato tutelato sia al mercato libero, è determinato e trimestralmente aggiornato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), in base ai criteri previsti dalla normativa; inoltre il valore del bonus sociale gas dipende dalla categoria d’uso associata alla fornitura agevolata (solo uso acqua calda sanitaria e/o cottura cibi, solo uso riscaldamento, entrambi i tipi di utilizzo) e dalla zona climatica in cui è localizzata la fornitura. Alle misure predisposte dal governo, si sono poi in alcuni casi aggiunti altri interventi, sempre rivolti al sostegno delle famiglie, introdotti dalle amministrazioni locali: da ottobre 2022, ad esempio, nella regione Basilicata è stato azzerato il costo della materia prima del gas per le utenze domestiche (per i soli residenti) e quindi per circa 110.000 famiglie.La scomposizione della dinamica tendenziale dell’indice generale nei contributi delle sue sotto-componenti permette di quantificare l’impatto dell’ascesa dei prezzi dei beni energetici sull’inflazione. In particolare, a dicembre, i Beni energetici regolamentati e gli Energetici non regolamentati contribuiscono, rispettivamente, per 1,223 e 4,756 punti percentuali alla crescita, in ragione d’anno, dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (+11,6%) (Figura 13 e Prospetto 15), spiegando così oltre il 50% del tasso di inflazione.Da gennaio 2021, i prezzi del gruppo Energia elettrica, gas e altri combustibili hanno fatto registrare una progressiva accelerazione della crescita in termini tendenziali interrompendo la fase di flessione iniziata a luglio 2019 e raggiungendo picchi mai registrati da quando esiste la serie storica (dal 1996). Nello specifico tale dinamica è imputabile alla crescita delle tariffe sia del mercato tutelato sia del mercato libero sia per l’Energia elettrica sia per il Gas di città e gas naturale. FIGURA 13. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC DEI PRODOTTI ENERGETICIGennaio 2017 – dicembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)All’interno del paniere dei prezzi al consumo, il raggruppamento Energia elettrica, gas e altri combustibili (con un peso del 4,7%) si compone dei seguenti segmenti di consumo: Energia elettrica e Gas di città e gas naturale entrambi distinti tra mercato libero e tutelato.Con riferimento ai valori medi annui, nel 2022 i prezzi dell’Energia elettrica hanno fatto segnare una crescita pari a +110,4% (+14,9% nel 2021), che riflette gli aumenti misurati per le tariffe del mercato tutelato, pari a +80,3% (+24,8% nell’anno precedente), e per i prezzi dell’elettricità acquistata sul mercato libero +132,1% (+5,1% nel 2021). I prezzi del Gas di città e gas naturale registrano una crescita in media d’anno di +73,7% (lo scorso anno era di +20,6%), imputabile sia alla dinamica dei prezzi del mercato libero (cresciuti del +60,1% rispetto a dicembre 2021), sia all’andamento dei prezzi del mercato tutelato che registrano una crescita in media d’anno di +50,7% (da +20,6% dell’anno precedente).PROSPETTO 15. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO NIC BENI ENERGETICIDicembre 2022, pesi e variazioni congiunturali e tendenziali percentuali (base 2015=100)TIPOLOGIE DI PRODOTTOPesiVariazioni congiunturaliVariazioni tendenzialiVariazioni mediedic-22nov-22dic-21nov-21dic-22dic-21nov-22nov-212022202120212020Beni energetici, di cui:92.494-1,80,0+64,7+67,6+50,9+14,1Energetici regolamentati, di cui17.411+7,8+0,1+70,2+57,9+65,6+22,1Energia elettrica mercato tutelato95120.00,0+91,5+91,5+80,3+24,8Gas di città e gas naturale mercato tutelato7899+23,4+0,1+44,7+17,4+50,7+20,6Energetici non regolamentati75.083-3,90,0+63,3+69,9+44,7+9,9Energia elettrica mercato libero13029-2,8+3,2+219,3+239,0+132,1+5,1Gas di città e gas naturale mercato libero12333-8,5…+134,9………Idrocarburi liquidi (butano, propano, ecc.)1.387+0,3+0,7+9,6+10,0+9,9+2,1Gasolio per riscaldamento686-7,1-1,3+24,2+32,0+38,4+10,8Altri combustibili solidi1.953+2,1+0,4+31,1+28,8+12,2+0,3Gasolio per mezzi di trasporto19.257-4,5-1,1+9,5+13,4+22,1+12,0Benzina22.704-0,5-1,0-2,7-3,211,8+12,5Altri carburanti2.995+1,9+1,1+6,1+5,2+33,3+16,6Lubrificanti739+0,4+0,2+6,8+6,5+4,3+1,2Beni581.1860,0+0,4+17,1+17,5+11,9+2,5Indice generale1.000.000+0,3+0,4+11,6+11,8+8,1+1,9Con riferimento all’aggregato Energia Elettrica (Figura 14), i prezzi del mercato tutelato, dopo una lunga fase di flessione su base tendenziale (che ha portato a un picco negativo pari a -13,6% ad aprile 2020), da gennaio 2021 sono tornati a registrare tassi di crescita su base annua positivi, con un’accelerazione che si fortemente accentuata nel 2022 e che fatto salire la dinamica tendenziale a +91,5% a dicembre. In accelerazione fin da quando la serie è osservabile (dicembre 2019) anche i prezzi dell’Energia Elettrica mercato libero che da maggio 2022 registrano tassi tendenziali di crescita ancora più marcati rispetto al mercato tutelato (+74,7% il mercato libero, +67,6% il tutelato), con un massimo osservato a ottobre 2022 pari a +329,0%. Nei mesi successivi la dinamica dei prezzi dell’Energie elettrica sul mercato libero si è sensibilmente attenuata, rimanendo però su valori molto elevati (+219,3% a dicembre).FIGURA 14. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC DELL’ENERGIA ELETTRICAGennaio 2019 – dicembre 2022, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)Con riferimento al Gas di città e gas naturale, i cui prezzi sono rilevati sia dagli Uffici Comunali di Statistica sia centralmente dall’Istat (Figura 15), i prezzi del mercato tutelato, dopo un periodo di variazioni tendenziali in flessione osservate da luglio 2019 (-8,0% rispetto lo stesso mese dell’anno precedente) ed un picco negativo registrato ad aprile 2020 (pari a -14,5%), da aprile 2021 hanno iniziato a crescere, salendo a gennaio 2022 a +86,5%. Nei mesi successivi, la dinamica dei prezzi del Gas di città e gas naturale acquistato nel mercato di maggior tutela ha evidenziato un rallentamento che ha portato il tasso tendenziale a +3,4% di ottobre per poi invertire nuovamente la tendenza, riportandosi a dicembre del 2022 a +44,7%. I prezzi del Gas di città e gas naturale sul mercato libero (nuovo prodotto introdotto nel paniere dei prezzi al consumo da gennaio 2022, di cui quindi non si dispone, quindi, della serie delle variazioni tendenziali) hanno avuto aumenti congiunturali fin dall’inizio dell’anno (fatta eccezione a luglio e a dicembre 2022 quando registrarono una variazione rispettivamente pari a -4,8% e a -8,5% su base mensile); l’aumento congiunturale più marcato si è verificato a ottobre 2022 (+63,5% rispetto a settembre). In termini tendenziali gli andamenti dei prezzi del Gas sul mercato libero hanno quindi avuto ripercussioni sui prezzi dell’aggregato superiore Gas di città e gas naturale, la cui crescita su base annua è passata da +62,5% di agosto a +99,7% di dicembre.FIGURA 15. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC DEL Gas di città e gas naturaleGennaio 2019 – dicembre 2022, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)Le stime preliminari e definitive delle variazioni congiunturali e tendenziali degli indici generali NIC e IPCA relative al mese di dicembre 2022 sono messe a confronto per valutare l’eventuale revisione intercorsa e, quindi, l’accuratezza della stima preliminare (Prospetto 16).Per un’analisi più ampia dell’accuratezza e una descrizione della metodologia della stima provvisoria dell’inflazione si rimanda alla nota metodologica allegata al comunicato.PROSPETTO 16. REVISIONI DEGLI INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO Dicembre 2022, indici e variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)DATI PROVVISORIDATI DEFINITIVIindicivariazioni congiunturalivariazioni tendenzialiindicivariazioni congiunturalivariazioni tendenzialiDicembre2022dic-22nov-22dic-22dic-21Dicembre2022dic-22nov-22dic-22dic-21Indice nazionale per l’intera collettività NIC 119,0+0,3+11,6119,0+0,3+11,6Indice armonizzato IPCA 121,1+0,2+12,3121,1+0,2+12,3Altri beni: comprendono i beni di consumo ad esclusione dei beni alimentari, dei beni energetici e dei tabacchi.Altri beni regolamentati: comprendono l’acqua potabile e i medicinali.Beni alimentari: comprendono oltre ai generi alimentari (come, ad esempio, il pane, la carne, i formaggi), le bevande analcoliche e quelle alcoliche. Si definiscono lavorati i beni alimentari destinati al consumo finale che sono il risultato di un processo di trasformazione industriale (come, ad esempio, i succhi di frutta, gli insaccati, i prodotti surgelati). Si dicono non lavorati i beni alimentari non trasformati (come la carne fresca, il pesce fresco, la frutta e la verdura fresca).Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (cosiddetto “carrello della spesa”): includono, oltre ai beni alimentari, i beni per la pulizia e la manutenzione ordinaria della casa e i beni per l’igiene personale e prodotti di bellezza.Beni durevoli: includono le autovetture, gli articoli di arredamento, gli elettrodomestici.Beni non durevoli: comprendono i detergenti per la pulizia della casa, i prodotti per la cura della persona, i medicinali.Beni semidurevoli: comprendono i capi di abbigliamento, le calzature, i libri. Beni energetici regolamentati: includono le tariffe per l’energia elettrica mercato tutelato e il gas di rete per uso domestico.Beni energetici non regolamentati: comprendono i carburanti per gli autoveicoli, i lubrificanti, i combustibili per uso domestico non regolamentati e l’energia elettrica mercato libero.Beni regolamentati: includono i beni energetici regolamentati e gli altri beni regolamentati.COICOP: classificazione dei consumi individuali secondo l’utilizzo finale.Componente di fondo: viene calcolata escludendo i beni alimentari non lavorati e i beni energetici. Contributo alla variazione tendenziale dell’indice generale: permette di valutare l’incidenza delle variazioni di prezzo delle singole componenti sull’aumento o sulla diminuzione dell’indice aggregato. A tal fine, il tasso di variazione tendenziale dell’indice generale viene scomposto nella somma degli effetti attribuibili a ciascuna delle variazioni delle sue componenti. Poiché si tratta di un indice concatenato, il contributo della componente i-esima alla variazione dell’indice generale è funzione della dinamica di prezzo di tale componente e della modifica del suo peso relativo nei due anni a confronto. I contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale sono calcolati a partire dagli indici elementari di prezzo dei prodotti del paniere di riferimento. Per effetto degli arrotondamenti, la loro somma può differire dalla variazione dell’indice generale.ECOICOP: classificazione europea dei consumi individuali secondo l’utilizzo finale, che prevede un livello di dettaglio (le sottoclassi) maggiore rispetto alla COICOP.FOI: indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.Inflazione: misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni e servizi destinati al consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie.Inflazione acquisita: rappresenta la variazione media dell’indice nell’anno indicato, che si avrebbe ipotizzando che l’indice stesso rimanga al medesimo livello dell’ultimo dato mensile disponibile nella restante parte dell’anno. Inflazione “ereditata” nell’anno t dall’anno t-1: variazione percentuale misurata tra il mese di dicembre dell’anno t-1 e la media dell’anno t-1. Inflazione “propria” dell’anno t: variazione percentuale misurata tra la media dell’anno t e il dicembre dell’anno t-1. IPCA: indice armonizzato dei prezzi al consumo per i Paesi dell’Unione europea.IPCA-AS: indici armonizzati dei prezzi al consumo per aggregati speciali sono indicatori costruiti secondo uno schema classificatorio diverso dalla ECOICOP-IPCA e da quello utilizzato per gli indici NIC per tipologia di prodotto. La struttura di classificazione e le procedure di calcolo sono comuni a quelle utilizzate da Eurostat e ne condividono le innovazioni di carattere metodologico. In particolare, dalla diffusione degli indici definitivi di gennaio 2019 cambia il metodo di calcolo degli aggregati speciali dell’IPCA che sono ottenuti aggregando gli indici delle sottoclassi della ECOICOP (in precedenza, per il computo di questi indicatori erano utilizzati gli indici delle classi). Per una migliore fruibilità dei nuovi indicatori, le serie degli aggregati speciali, secondo il nuovo schema, sono state ricostruite per il periodo gennaio 2017 – dicembre 2018 e sostituiscono, per l’intervallo temporale in questione, quelle precedentemente diffuse, basate sulla vecchia metodologia di calcolo. IPCA-TC: indice armonizzato dei prezzi al consumo a tassazione costante per i Paesi dell’Unione europea.NIC: indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività.Prodotti ad alta frequenza di acquisto: includono, oltre ai generi alimentari, le bevande alcoliche e analcoliche, i tabacchi, le spese per l’affitto, i beni non durevoli per la casa, i servizi per la pulizia e manutenzione della casa, i carburanti, i trasporti urbani, i giornali e i periodici, i servizi di ristorazione, le spese di assistenza.Prodotti a media frequenza di acquisto: comprendono, tra gli altri, le spese di abbigliamento, le tariffe elettriche e quelle relative all’acqua potabile e lo smaltimento dei rifiuti, i medicinali, i servizi medici e quelli dentistici, i trasporti stradali, ferroviari marittimi e aerei, i servizi postali e telefonici, i servizi ricreativi e culturali, i pacchetti vacanze, i libri, gli alberghi e gli altri servizi di alloggio.Prodotti a bassa frequenza di acquisto: comprendono gli elettrodomestici, i servizi ospedalieri, l’acquisto dei mezzi di trasporto, i servizi di trasloco, gli apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, gli articoli sportivi.Servizi regolamentati: tipologie di servizio i cui prezzi sono stabiliti da amministrazioni nazionali o locali e da servizi di pubblica utilità soggetti a regolamentazione da parte di specifiche Agenzie (Authority). Comprendono i certificati anagrafici, il passaporto, la tariffa per i rifiuti solidi, la tariffa per la raccolta di acque reflue, l’istruzione secondaria, le mense scolastiche, i trasporti urbani unimodali e multimodali (biglietti e abbonamenti), il trasporto extra-urbano su bus e quello extra-urbano multimodale, i taxi, i trasporti ferroviari regionali, i pedaggi autostradali, i concorsi pronostici, il canone tv, i servizi di telefonia fissa, la revisione auto, le tasse per il trasferimento della proprietà delle autovetture e dei motoveicoli e alcuni servizi postali.Servizi relativi all’abitazione: comprendono i servizi di riparazione, la pulizia e la manutenzione della casa, la tariffa per i rifiuti solidi, la tariffa per la raccolta acque reflue, il canone d’affitto, le spese condominiali.Servizi relativi alle comunicazioni: comprendono i servizi di telefonia e i servizi postali.Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona: comprendono i pacchetti vacanza, i servizi di alloggio, i ristoranti, bar e simili, le mense, la riparazione di apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, i servizi per l’abbigliamento, i servizi per l’igiene personale, i servizi ricreativi e culturali vari, i concorsi e le lotterie.Servizi relativi ai trasporti: comprendono i trasporti aerei, marittimi, ferroviari, e stradali, i servizi di manutenzione e riparazione di mezzi di trasporto, le assicurazioni sui mezzi di trasporto.Servizi vari: comprendono l’istruzione, i servizi medici, i servizi per l’assistenza, i servizi finanziari; professioni liberali; servizio funebre; assicurazioni sugli infortuni.Trascinamento all’anno t+1: variazione percentuale misurata tra il mese di dicembre dell’anno t e la media dell’anno t.Variazione congiunturale: variazione rispetto al periodo precedente.Variazione tendenziale: variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.Introduzione e quadro normativoGli indici dei prezzi al consumo misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni e servizi destinati al consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie (sono escluse le transazioni a titolo gratuito, gli autoconsumi, i fitti figurativi, ecc.). Il sistema degli indici dei prezzi al consumo è articolato in tre diversi indicatori: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è utilizzato come misura dell’inflazione per l’intero sistema economico; l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore dipendente; l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione europea (IPCA) assicura una misura dell’inflazione comparabile tra i diversi paesi europei, attraverso l’adozione di un impianto concettuale, metodologico e tecnico condiviso. In ottemperanza alla normativa europea, e coerentemente agli standard previsti dai regolamenti, l’indice IPCA è elaborato anche nella versione “a tassazione costante (IPCA-TC)”.Le serie degli indici nazionali NIC e FOI hanno base di riferimento 2015=100. Anche l’indice IPCA è calcolato e diffuso con base di riferimento 2015=100, in linea con gli altri Paesi dell’Unione europea e in conformità al Regolamento (UE) n. 2016/792 del Parlamento e del Consiglio e con il Regolamento di Esecuzione (UE) n. 2020/1148 della Commissione del 31 luglio 2020.La rilevazione dei prezzi al consumo è disciplinata anche da diverse leggi e regolamenti che definiscono i soggetti coinvolti (l’Istituto nazionale di statistica e i Comuni) e le relative funzioni:il Regio Decreto Legge n. 222/1927, che conferisce l’incarico all’Istituto centrale di statistica di promuovere la formazione di indici del costo della vita in tutti i comuni con più di 100.000 abitanti e in altri, preferibilmente scelti tra i capoluoghi di provincia o tra quelli con più di 50.000 abitanti che abbiano uffici di statistica idonei;la Legge n. 621/1975 modifica come di seguito il regio decreto relativamente ai comuni cui spetta l’obbligo di condurre l’indagine sui prezzi al consumo: “tra i comuni di cui all’art. 1 … devono intendersi compresi tutti i comuni capoluogo di provincia e quelli con oltre 30.000 abitanti che abbiano un ufficio di statistica idoneo”;il D.lgs n. 322/1989, che disciplina le attività di rilevazione, elaborazione, analisi e diffusione e archiviazione dei dati statistici svolte dagli enti e organismi pubblici di informazione statistica, al fine di realizzare l’unità di indirizzo, l’omogeneità organizzativa e la razionalizzazione dei flussi a livello centrale e locale.Copertura dell’indagine e organizzazione della rilevazione I dati che concorrono alla costruzione degli indici mensili dei prezzi al consumo sono raccolti attraverso l’utilizzo di una pluralità di fonti: la rilevazione territoriale, condotta dagli Uffici comunali di statistica (UCS); la rilevazione centralizzata, condotta dall’Istat direttamente o attraverso la collaborazione con grandi fornitori di dati; gli scanner data provenienti dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO); la fonte amministrativa. Nel 2022, i prodotti rilevati in modo esclusivo mediante la rilevazione territoriale ammontano, in termini di peso, a circa il 51,7% del paniere (dal 56,2% nel 2021), contro il 22,3% dei beni e servizi a rilevazione esclusivamente centralizzata (dal 22,8% nel 2021). Tramite l’acquisizione dei dati scanner dalla GDO vengono rilevati tutti i prodotti cosiddetti grocery (beni alimentari confezionati e beni per la cura della casa e della persona), che rappresentano il 12,9% in termini di peso. A queste tre modalità si aggiunge l’utilizzo delle fonti amministrative: la base dati MISE dei prezzi dei carburanti, che pesa per il 4,5% sul paniere, i dati forniti dall’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle entrate (il cui utilizzo è stato avviato quest’anno) per la rilevazione dei prezzi degli Affitti reali per abitazioni di privati che pesa per il 2,7% e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli per la rilevazione dei tabacchi che incide sul paniere per il 2,2%. Infine per alcuni prodotti, che incidono per il 3,7%, la rilevazione viene effettuata con modalità mista.Nel 2022 i comuni che concorrono al calcolo degli indici sono 80 per tutti gli aggregati di prodotto del paniere (di cui 19 capoluoghi di regione, 60 capoluoghi di provincia, 1 comune non capoluogo con più di 30.000 abitanti); sono invece 12 i comuni che partecipano al calcolo degli indici per un sottoinsieme di prodotti (tariffe locali quali fornitura acqua, raccolta rifiuti, raccolta acque reflue, gas di rete per uso domestico, trasporti urbani, taxi, mense scolastiche, nido d’infanzia comunale, e altri servizi come manifestazioni sportive, cinema, spettacoli teatrali, istruzione secondaria superiore, mense universitarie, ecc.).Nei 92 comuni (80 per il paniere completo e 12 per un sottoinsieme di prodotti) che partecipano nel 2022 alla rilevazione dei prezzi al consumo si contano 43mila unità di rilevazione (tra punti vendita, imprese e istituzioni) dove gli Uffici comunali di statistica monitorano il prezzo di almeno un prodotto; a queste si aggiungono quasi 2.200 le abitazioni per la rilevazione dei canoni di affitto di abitazioni di Enti pubblici. Nel complesso sono circa 392mila le quotazioni che contribuiscono al calcolo dell’inflazione, inviate mensilmente all’Istat dagli Uffici comunali di statistica (erano 390mila del 2021). A seguito dell’aggiornamento annuale dei piani di rilevazione comunali sono nuove il 4,9% delle attuali referenze di prodotto (6,7% nel 2021): di queste, il 2,2% sono referenze di prodotti nuovi mentre nel restante 2,7% si tratta di referenze di prodotti già presenti nel paniere dello scorso anno.Nel 2022, oltre 100mila quotazioni di prezzo vengono raccolte ogni mese centralmente dall’Istat. Di queste quasi 100mila sono acquisite tramite web, anche con l’utilizzo di procedure di raccolta automatica dei dati da web (tecniche di web scraping), circa 400 vengono rilevate mediante indagine diretta presso le imprese di assicurazione per la rilevazione dei prezzi dei servizi assicurativi sull’abitazione e oltre 700 sono rilevate da fonti interne.La rilevazione dei prezzi al consumo tramite scanner data interessa cinque tipologie distributive della Grande Distribuzione Organizzata: ipermercati, supermercati, discount, piccole superfici di vendita (note anche come “libero servizio”, punti vendita con superficie compresa tra i 100 e i 400 mq) e specialist drug (specialisti dei prodotti per la cura della casa e della persona). Nel complesso, la rilevazione dei prezzi tramite scanner data interessa 84 aggregati di prodotto, appartenenti a sei divisioni della ECOICOP (Prodotti alimentari e bevande analcoliche, Bevande alcoliche e tabacchi, Mobili articoli e servizi per la casa, Servizi sanitari e spese per la salute, Ricreazione spettacoli e cultura, Altri beni e servizi).L’Istat acquisisce i dati settimanali di fatturato e quantità distinti per punto vendita e per GTIN (codice a barre), per singolo punto vendita di 21 grandi gruppi della GDO in Italia per tutte le 107 province del territorio nazionale. Il campione dei punti vendita è rappresentativo di tutto l’universo delle cinque tipologie distributive della GDO e comprende circa 4mila punti vendita distribuiti sull’intero territorio nazionale.L’individuazione delle referenze che entrano nel calcolo dell’indice avviene tramite i codici a barre (GTIN), che identificano univocamente i prodotti sull’intero territorio nazionale. Il valore unitario del prezzo per ciascun codice a barre è la media dei prezzi effettivamente pagati dai consumatori per quei prodotti. Per la selezione delle referenze, l’Istat utilizza un approccio di tipo dinamico che implica una selezione del campione di referenze in ciascun mese. L’approccio dinamico permette di utilizzare l’informazione proveniente dall’universo dei GTIN venduti in ciascun punto vendita e di seguire l’evoluzione dei prodotti che entrano ed escono dal mercato nei dodici mesi dell’anno.Nel complesso, per ciascuna settimana, si utilizzano per il calcolo degli indici oltre 19 milioni di referenze il cui prezzo settimanale viene calcolato sulla base dei dati di fatturato e quantità vendute in ciascun punto vendita e relative a circa 240 mila GTIN distinti. A seguito della selezione dinamica contribuiscono quindi mediamente ogni mese al calcolo degli indici oltre 11 milioni di referenze, per un totale di oltre 30 milioni di quotazioni di prezzo.Le rilevazioni di fonte amministrativa per il calcolo dei prezzi al consumo sono diverse. Tra queste rientrano quelle relative ai Tabacchi i cui dati sono forniti dall’Agenzia delle accise, dogane e monopoli (ADM). Gli indici calcolati sono relativi a tre aggregati di prodotto: Sigarette, Sigari e sigaretti e Altri tabacchi (trinciati per sigarette, tabacco da fiuto e da mastico, altri tabacchi da fumo, tabacchi da inalazione). Dal 2017 anche per i prezzi al consumo dei carburanti si utilizzano dati di fonte amministrativa, grazie a un accordo siglato con il Ministero dello Sviluppo economico (MISE) che, in ottemperanza alla normativa vigente, raccoglie i dati sui prezzi di questi prodotti. Nel 2022 l’indice è calcolato attraverso l’elaborazione di 68mila osservazioni di prezzo al mese, provenienti da oltre 12.800 impianti, pari al 66,8% di quelli attivi e presenti nella banca dati del MISE. La copertura dei distributori di carburanti per area territoriale comprende oltre 3.200 impianti nel Nord-Ovest, circa 2.800 nel Nord-Est, quasi 2.900 nel Centro, oltre 2.800 al Sud e quasi 1.200 nelle Isole. I dati del Ministero dello Sviluppo economico coprono i 4 aggregati di prodotto riferiti ai carburanti per autotrazione che compongono il paniere: Benzina, Gasolio per mezzi di trasporto, Gas GPL e Gas metano per autotrazione.Infine, a partire dal 2022 la rilevazione sui canoni di affitto per le abitazioni di proprietà privata viene effettuata dall’Istat utilizzando la base dati locazioni immobiliari dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate. L’indice viene elaborato mensilmente utilizzando circa un milione e mezzo di canoni di affitto.Metodologia di calcolo degli indici e delle variazioniStruttura di ponderazione Non tutti i beni e i servizi che entrano nel paniere hanno la stessa importanza nei consumi della popolazione. Di conseguenza, l’esigenza di misurare il livello dei prezzi e la loro dinamica temporale attraverso indicatori di sintesi richiede la definizione di un sistema di ponderazione che consenta di elaborare tali indicatori tenendo conto della diversa rilevanza che i singoli prodotti assumono sulla spesa complessiva per consumi delle famiglie.Ogni anno, i coefficienti di ponderazione degli indici sono aggiornati per tener conto dell’evoluzione dei consumi finali delle famiglie, come risulta dalle stime della Contabilità nazionale dell’Istat e dell’indagine sulle Spese delle famiglie, oltre che dai dati provenienti da altre fonti ausiliarie interne e esterne all’Istituto, tra le quali le basi dati di importanti società di analisi e ricerche di mercato, quali A.C. Nielsen e GfK Italia S.r.l..Tale operazione garantisce che il sistema dei pesi utilizzato per la stima dell’inflazione mantenga elevato nel tempo il suo grado di rappresentatività delle quote di spesa che i consumatori destinano all’acquisto dei beni e servizi finali. È da rilevare che lo scorso anno, in un quadro di relativa attenuazione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, le spese delle famiglie sono state influenzate in misura minore rispetto al 2020 dagli effetti delle misure di contenimento della pandemia. Pertanto, analogamente a quanto fatto per il paniere 2021, al fine di salvaguardare la coerenza tra la struttura di ponderazione degli indici e quella dei bilanci delle famiglie, e nel rispetto delle linee guida Eurostat, anche nel 2022 per la revisione dei pesi sono stati utilizzati i dati delle principali fonti interne più recenti a disposizione: le stime della Contabilità nazionale e le informazioni della indagine sulle Spese del famiglie relative al 2021. Per ragioni di tempestività, il sistema dei pesi usato per la stima preliminare dell’inflazione di gennaio 2022 è stato calcolato sulla base dei dati della Contabilità nazionale disponibili a dicembre scorso, relativi ai primi tre trimestri dell’anno. L’ampliamento della base informativa, a copertura dell’intero anno solare, ha poi consentito un ulteriore raffinamento delle strutture di ponderazione in occasione del rilascio delle stime definitive. Tuttavia, al fine di misurare le quote di spesa con cui ciascun aggregato contribuisce alla stima dell’inflazione, con riferimento al valore del periodo base di calcolo degli indici (dicembre 2021), i dati sui consumi finali delle famiglie sono stati aggiornati utilizzando le variazioni di prezzo misurate tra la media dell’anno 2021 e dicembre 2021.Nel Prospetto 1 è quindi riportata la struttura dei pesi finali per divisione di spesa utilizzata per il calcolo dei tre indici dei prezzi al consumo (NIC, IPCA e FOI) per la stima preliminare dell’inflazione di gennaio 2022.PROSPETTO 1. PESI UTILIZZATI PER IL CALCOLO DEGLI INDICI NAZIONALI DEI PREZZI AL CONSUMO, PER DIVISIONI DI SPESA. Anno 2022, valori percentuali DIVISIONI DI SPESAPesiNICIPCAFOIProdotti alimentari e bevande analcoliche18,367619,455417,2515Bevande alcoliche e tabacchi3,40383,60563,6654Abbigliamento e calzature6,38557,31767,1436Abitazione, acqua, elettricità e combustibili10,968411,617911,0001Mobili, articoli e servizi per la casa7,99508,49896,9834Servizi sanitari e spese per la salute8,89464,61457,1232Trasporti14,484315,324215,9564Comunicazioni2,57492,72652,9772Ricreazione, spettacoli e cultura7,05405,76637,4398Istruzione1,08351,14741,2182Servizi ricettivi e di ristorazione9,37549,93199,9741Altri beni e servizi 9,41309,99389,2671Indice generale100,0000100,0000100,0000Indici nazionali e territoriali La metodologia di calcolo degli indici dei prezzi al consumo prevede quattro diversi processi di sintesi degli indici di ciascun aggregato di prodotto calcolati per ogni capoluogo di provincia. L’indice nazionale si ottiene nel modo seguente:si aggregano tra loro gli indici provinciali di aggregato di prodotto per costruire l’indice regionale di aggregato di prodotto. Per quanto riguarda i beni alimentari (esclusi i prodotti freschi) e per la cura della casa e della persona, gli indici regionali di aggregato di prodotto sono calcolati tenendo distinte le diverse tipologie distributive (ipermercati, supermercati, discount, libero servizio, specialist drug) per i quali si utilizzano le informazioni provenienti dai registratori elettronici di cassa (scanner data). Per un numero limitato di aggregati, l’indice viene calcolato integrando le informazioni provenienti dagli scanner data con quelle rilevate direttamente dagli Uffici Comunali di Statistica. I coefficienti di ponderazione adoperati per le sintesi degli indici provinciali si basano, in generale, sul peso di ciascun capoluogo di provincia in termini di popolazione residente;si aggregano tra loro gli indici regionali di aggregato di prodotto per costruire l’indice nazionale di aggregato di prodotto. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascuna regione in termini di consumi delle famiglie;l’indice generale nazionale dei prezzi al consumo si ottiene come media ponderata degli indici nazionali di aggregato di prodotto. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascun aggregato di prodotto in termini di consumi delle famiglie.Gli indici per capoluogo di provincia, regione e ripartizione geografica si ottengono come segue:l’indice generale per regione e per ripartizione geografica dei prezzi sono calcolati rispettivamente come media ponderata degli indici regionali e ripartizionali di aggregato di prodotto. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascun aggregato di prodotto in termini di consumi delle famiglie.l’indice generale provinciale si ottiene come media aritmetica ponderata degli aggregati di prodotto calcolati a livello di capoluogo di provincia. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascun aggregato di prodotto in termini di consumi delle famiglie. La struttura di ponderazione utilizzata è quella definita a livello regionale.Classificazione degli indici dei prezzi al consumoLa classificazione adottata per gli indici dei prezzi al consumo è la European Classification of Individual Consumption by Purpose (ECOICOP), allegata al nuovo Regolamento quadro europeo degli indici dei prezzi al consumo armonizzati e dell’indice dei prezzi delle abitazioni (Reg. n. 2016/792). La struttura gerarchica prevista secondo la classificazione ECOICOP presenta quattro livelli di disaggregazione: Divisioni di spesa, Gruppi di prodotto, Classi di prodotto e Sottoclassi di prodotto (in luogo dei primi tre livelli della classificazione COICOP vigente fino a dicembre 2015).Ai fini del calcolo degli indici dei prezzi al consumo, le Sottoclassi di prodotto sono ulteriormente disaggregate in Segmenti di consumo.In base alla struttura di classificazione degli indici e al dettaglio territoriale, gli indici NIC sono pubblicati fino al livello dei segmenti di consumo se riferiti all’intero territorio nazionale, fino a quello dei gruppi di prodotto se riferiti a ripartizione, regione e provincia. Gli indici FOI sono diffusi a livello nazionale e provinciale fino alle divisioni di spesa. In aggiunta, sia con riferimento all’indice NIC sia all’IPCA, vengono calcolati indici dei prezzi basati su schemi classificatori alternativi alla classificazione ECOICOP, rispettivamente gli indici per tipologia di prodotto e quelli degli aggregati speciali (IPCA-AS). In particolare, gli IPCA-AS sono elaborati adottando lo stesso metodo di calcolo utilizzato da Eurostat (diverso da quello adottato per le tipologie di prodotto del NIC), al fine di permettere la piena comparabilità tra gli indici italiani e quelli elaborati da Eurostat per l’Ue, la zona euro e gli altri Paesi europei. Gli IPCA-AS a partire dai dati definitivi di gennaio 2019 sono calcolati aggregando gli indici delle sottoclassi della ECOICOP (in precedenza, per il computo di questi indicatori erano utilizzati gli indici delle classi). Per una migliore fruibilità dei nuovi indicatori, le serie degli aggregati speciali, secondo il nuovo schema, sono state ricostruite per il periodo gennaio 2017 – dicembre 2018.Rilevazione e calcolo degli indici dei prezzi dei prodotti stagionaliDai dati di gennaio 2011 viene adottata la metodologia di rilevazione e calcolo degli indici dei prezzi dei prodotti stagionali, conforme alle norme previste prima dal Regolamento (CE) n. 330/2009 del 22 aprile 2009 e poi dal Regolamento di Esecuzione (UE) n. 2020/1148 della Commissione del 31 luglio 2020 (che ha abrogato il Regolamento 330/2009), per i prodotti stagionali appartenenti ai gruppi e classi di prodotto Frutta, Vegetali, Abbigliamento e Calzature. La metodologia è adottata per i tre indici NIC, FOI e IPCA.Secondo il citato Regolamento si definisce prodotto stagionale un singolo prodotto acquistabile o acquistato in quantità significative solo durante una parte dell’anno secondo uno schema ricorrente. Il Regolamento stabilisce, inoltre, che, in un dato mese, i prodotti stagionali siano considerati “in stagione” o “fuori stagione”. Sulla base di tale norma, ogni anno, l’Istat provvede alla definizione del calendario mensile valido per tutto l’anno, che stabilisce in un dato mese quando ogni specifico prodotto, appartenente alle suddette categorie o ai suddetti gruppi, deve essere considerato “in stagione” oppure “fuori stagione”. L’adozione di un calendario della stagionalità comporta che la rilevazione territoriale dei prezzi al consumo sia effettuata solo nei mesi in cui il prodotto in questione è definito “in stagione”, mentre i prezzi dei prodotti “fuori stagione” sono stimati sulla base di una metodologia coerente con le indicazioni contenute nel Regolamento europeo.Stima delle osservazioni mancanti negli indici dei prezzi al consumoLe procedure di imputazione delle osservazioni mancanti adottate dall’Istat per la stima dell’inflazione sono coerenti con l’impianto metodologico indicato da Eurostat e condiviso con gli Stati membri dell’Unione europea. Questo impianto, che riguarda tutti e tre gli indici (NIC, FOI e IPCA), si basa su tre principi: 1.stabilità dei pesi degli aggregati di prodotto che compongono il paniere,2.calcolo degli indici per tutti gli aggregati di prodotto e i diversi livelli di disaggregazione previsti dalla ECOICOP,3.minimizzazione del numero di prezzi imputati.Le regole di imputazione si applicano sia ai casi in cui non è possibile rilevare il prezzo di un prodotto, sia ai casi nei quali l’assenza del prezzo deriva dalla sua indisponibilità nel mercato, e comportano l’applicazione di procedure di ricostruzione del prezzo mancante della referenza, basate prevalentemente sulla variazione del prezzo rispetto al mese precedente. L’individuazione della variazione congiunturale più idonea per la procedura di imputazione non è univocamente determinata, ma dipende da diversi fattori (tra i quali la quota di mancate rilevazioni per prodotto, la sua posizione nella struttura gerarchica, il suo grado di volatilità mensile e il carattere stagionale della dinamica dei prezzi). Le regole di imputazione delle mancate rilevazioni dei prezzi applicate ai prodotti delle diverse categorie merceologiche, sono di seguito elencate:Per i prodotti grocery rilevati tramite scanner data, nell’ambito dell’approccio dinamico utilizzato per il calcolo degli indici e in accordo con le linee guida dell’Eurostat, i prezzi delle referenze (GTIN) temporaneamente assenti (per cause stagionali o accidentali) vengono imputati per un massimo di 14 mesi consecutivi.In particolare, qualora i prezzi mensili di alcune referenze di un determinato aggregato di prodotto risultino mancanti (come nel caso di assenza di vendite di un prodotto), essi vengono imputati per variazione, utilizzando il tasso di crescita su base mensile delle altre referenze, tenendo conto delle regole di aggregazione, per step successivi, adottate per la sintesi degli indici. Più in dettaglio, i prezzi mancanti vengono imputati all’interno di ciascun punto vendita stimando l’evoluzione dei prezzi dei GTIN effettivamente venduti nel mercato ECR cui il GTIN mancante appartiene. Per i GTIN che non trovano donatori all’interno del mercato ECR si considera lo strato cui appartiene il punto vendita e i prezzi mancanti vengono stimati seguendo l’evoluzione dei prezzi dello stesso mercato nello strato. Qualora non esistano donatori la procedura di stima sale di livello (provincia/aggregato di prodotto) fino ad imputare tutti i prezzi delle referenze mancanti. La metodologia implementata garantisce che la variazione degli aggregati di prodotto tenga conto delle sole informazioni effettivamente disponibili (l’imputazione è neutrale rispetto all’aggregazione).Le stesse regole di imputazione valgono nel caso in cui l’indisponibilità delle informazioni è dovuta alla chiusura del punto vendita. In tal caso vengono imputati i prezzi di tutte le corrispondenti referenze.Nel settore dell’abbigliamento e calzature e per i prodotti alimentari freschi, quali frutta e vegetali freschi, per i quali è prevista la rilevazione bimensile, nel caso in cui non siano disponibili i prezzi per entrambe le date di rilevazione, le mancate risposte sono imputate per variazione dei prezzi delle referenze che sono state rilevate per lo stesso prodotto nel capoluogo di provincia, oppure nella regione o a livello nazionale, applicando le consuete procedure per la stima dei prezzi dei prodotti stagionali.Per la stima dei prezzi dei prodotti alimentari freschi (per i quali è prevista la rilevazione mensile), dei prodotti ittici freschi (per i quali è prevista la rilevazione bimensile, nel caso in cui non siano disponibili i prezzi per entrambe le date di rilevazione), dei farmaci SOP, OTC e degli altri prodotti medicali rilevati mensilmente dagli UCS, le mancate risposte sono imputate per variazione dei prezzi delle referenze rilevate per lo stesso prodotto nel capoluogo di provincia, oppure nella regione o a livello nazionale.Per i prodotti (definiti in base alla categoria) che compongono l’aggregato camera d’albergo, a partire da gennaio 2022, le mancate risposte imputate utilizzando la variazione congiunturale dei prezzi degli alberghi rilevati nella provincia per la stessa categoria di alberghi, oppure nello stesso aggregato o, se il numero di osservazioni disponibili nel mese di riferimento non lo consente, la variazione congiunturale osservata nella provincia nello stesso mese dell’anno precedente, al fine di preservare la dinamica stagionale dell’aggregato.Per i prezzi dei prodotti di arredamento e dei prodotti per la casa si applica il metodo del carry forward (ripetizione del prezzo del mese precedente), data la limitata variabilità temporale dei prezzi di questa categoria di prodotti.Analogamente il metodo del carry forward viene adottato per i prezzi dei servizi di ristorazione e dei servizi culturali e di intrattenimento.Per i prodotti rilevati centralmente dall’Istat ogni quotazione mancante viene stimata utilizzando la variazione congiunturale degli indici che appartengono allo stesso strato; qualora i prezzi di uno strato risultino completamente assenti, la procedura di stima è basata sulla variazione degli indici di strato superiori.Per i prodotti indisponibili alla fruizione da parte delle famiglie (come accaduto nei periodi di lockdown durante la pandemia causata dal Covid-19) e che presentano un chiaro profilo stagionale, viene utilizzata la variazione dell’indice generale calcolata al netto di questi stessi prodotti.Gli indici ai diversi livelli di aggregazione qualora abbiano una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) sono segnalate, sulla base delle indicazioni di Eurostat, mediante l’utilizzo del flag “i” (dato imputato) sia nelle tabelle del Comunicato stampa, sia su I.Stat e nelle altre pubblicazioni. Per quanto riguarda gli indici diffusi su Rivaluta, in occasione del rilascio dei dati definitivi, quelli che presentano una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) non sono resi disponibili.Stima preliminare degli indici dei prezzi al consumo IPCA: accuratezza e metodologia di calcoloLa diffusione degli indici dei prezzi al consumo avviene in due successivi istanti temporali secondo una diversa modalità di rilascio dei dati: prima come stima provvisoria, poi come stima definitiva. La diffusione della stima provvisoria degli indici IPCA (e degli indici NIC) avviene alla fine del mese di riferimento nel rispetto del calendario Eurostat di diffusione della stima anticipata dell’inflazione nell’area euro. Il rilascio dei dati definitivi avviene intorno alla metà del mese successivo a quello di riferimento. La finalità della diffusione dei dati provvisori, sia dell’indice IPCA sia dall’indice NIC, è quella di fornire informazioni più tempestive sull’andamento dei prezzi al consumo, stimando nel modo più accurato possibile il dato definitivo dell’inflazione rilasciato circa due settimane dopo. In questo contesto, l’analisi delle revisioni delle stime provvisorie dei tassi tendenziali rappresenta un importante strumento per valutare il corretto bilanciamento tra le due dimensioni della qualità dei dati, tempestività e accuratezza.In linea con la politica di diffusione di Eurostat, che pubblica mensilmente una nota sull’accuratezza della stima anticipata dell’inflazione per l’area euro, questa sezione è dedicata all’analisi dell’accuratezza e alla metodologia utilizzata per il calcolo della stima preliminare dell’indice IPCA.Accuratezza delle stime preliminariNel Prospetto 2 sono confrontati i tassi di variazione tendenziale definitivi e provvisori dell’indice generale IPCA e dei principali aggregati speciali per gli ultimi tredici mesi. In questo arco temporale, la differenza maggiore tra la stima definitiva e quella provvisoria del tasso tendenziale dell’indice generale è stata pari a -0,3 punti percentuali, osservata ad aprile 2022. Con riferimento ai principali aggregati speciali, le differenze maggiori tra la stima definitiva e quella provvisoria in termini di tassi tendenziali hanno interessato l’aggregato degli Alimentari lavorati (-0,4 punti percentuali ad aprile 2022), quindi quello dei Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (-0,3 ad aprile 2022), quello dell’Energia -2,0 a marzo 2022, -2,8 ad aprile 2022 e -2,2 di ottobre 2022) e quello dei Beni industriali non energetici (-0,8 a gennaio 2022 e +0,3 ad agosto 2022).La più elevata frequenza delle revisioni è osservata negli aggregati dei Beni alimentari lavorati (9 mesi sui 13 in esame, imputabile in larga parte all’utilizzo, per la stima preliminare, degli scanner data, riferiti ai prezzi dei prodotti grocery provenienti dalla GDO, di una/due settimane rispetto alle tre incluse nell’indice definitivo), di Energia (8 mesi su 13) e dei Beni industriali non energetici (6 mesi su 13, da ascrivere principalmente alla dinamica dei saldi dell’Abbigliamento e calzature e alla disponibilità per la stima preliminare, con riferimento ad alcune categorie di Beni durevoli, dei dati riferiti a una/due settimane rispetto alle tre incluse nell’indice definitivo); l’incompletezza delle informazioni utilizzate per il calcolo ha un impatto maggiore sulle stime provvisorie di questi aggregati speciali che, di conseguenza, risultano essere meno accurate.PROSPETTO 2. STIME PRELIMINARI E DEFINITIVE DEGLI INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA E DEI PRINCIPALI AGGREGATI SPECIALI. Dicembre 2021 – dicembre 2022, valori percentuali tendenziali (base 2015=100)Aggregati speciali dic-21gen-22feb-22mar-22apr-22 mag-22giu-22lug-22ago-22set-22ott-22nov-22dic-22Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi, di cui:P2,53,44,35,15,86,58,08,89,310,411,912,011,6D2,53,24,25,05,56,47,98,89,210,211,811,911,6 Alimentari lavoratiP1,72,12,83,44,65,77,08,18,910,011,312,412,8D1,71,92,73,44,25,66,98,18,89,811,312,312,7 Alimentari non lavoratiP3,96,17,78,88,78,610,310,110,111,413,111,39,1D4,06,17,88,88,78,610,310,110,111,413,111,49,0EnergiaP29,639,046,453,542,842,649,143,345,445,073,967,865,1D29,639,146,551,540,042,949,143,445,445,071,768,165,1Beni industriali non energeticiP1,11,11,31,82,12,63,02,53,84,44,85,35,3D1,10,31,41,82,12,62,92,54,14,44,95,35,5ServiziP1,81,92,01,92,33,33,74,04,04,44,24,34,5D1,82,01,92,02,43,33,74,04,04,44,34,34,5Indice generaleP4,25,36,27,06,67,38,58,49,09,512,812,512,3D4,25,16,26,86,37,38,58,49,19,412,612,612,3Indice generale al netto dell’energia e degli alimentari freschi (Componente di fondo)P1,51,81,92,12,73,44,14,34,85,45,76,26,4D1,51,51,92,12,63,44,04,34,95,35,76,16,5Indice generale al netto di energia, alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchiP1,51,61,71,82,22,93,43,43,94,44,54,74,8D1,51,31,71,82,23,03,43,44,14,44,64,74,8Indice generale esclusi energeticiP1,82,02,32,73,13,94,64,85,25,96,46,56,5D1,81,72,32,73,13,94,64,75,45,86,46,56,6La revisione media assoluta (RMA) fornisce una misura dell’ampiezza delle revisioni effettuate nell’arco di un determinato periodo. Nello specifico, la RMA è calcolata come media aritmetica semplice delle differenze, considerate in valore assoluto, tra le variazioni tendenziali delle stime provvisorie e quelle delle stime definitive, con riferimento agli ultimi tredici mesi. Nella Figura 1 sono riportati i valori della RMA per l’indice generale e i principali aggregati speciali IPCA nel periodo dicembre 2021 – dicembre 2022. Le RMA più ampie nell’arco di tempo considerato hanno riguardato i tassi di variazione tendenziale dei prezzi dell’Energia (0,608 punti percentuali), degli Alimentari lavorati (0,108 punti percentuali), e quindi dei Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (0,108 punti percentuali), e dei Beni industriali non energetici (0,123 punti percentuali).Per ulteriori informazioni relative alle revisioni degli indicatori congiunturali, consultare la sezione dedicata.FIGURA 1. REVISIONE MEDIA ASSOLUTA DELLE STIME PRELIMINARI DEI TASSI TENDENZIALI DEGLI INDICI IPCADicembre 2021 – dicembre 2022, punti percentualiGli indici dei prezzi al consumo per classi di spesa delle famiglieGli indici dei prezzi al consumo per classi di spesa delle famiglie sono indici “satellite” dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) e offrono una misura dell’impatto differenziato dell’inflazione sulle famiglie distinte in base ai livelli di spesa per consumi finali. Detti indici vengono calcolati utilizzando la stessa base informativa usata per l’IPCA, ossia lo stesso paniere e lo stesso set di indici elementari di prezzo, modificando la struttura dei pesi utilizzata per la loro sintesi.L’articolazione delle famiglie per classi di spesaGli indici dei prezzi al consumo calcolati dall’Istat misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un ampio insieme di beni e servizi, rappresentativo dei consumi finali dell’intera popolazione. Allo scopo di valutare gli effetti differenziati dell’inflazione sulle famiglie distinte in base ai livelli di spesa per consumi finali, tutte le famiglie sono state ordinate in base alla loro spesa equivalente (cioè tale da tenere conto della numerosità di ciascuna famiglia e permettere confronti diretti fra i livelli di spesa di famiglie di ampiezza diversa) e suddivise poi in cinque classi (quinti) di pari numero di famiglie. Fra le cinque sottopopolazioni così individuate, corrispondenti ai diversi quinti della distribuzione delle spese delle famiglie, nel primo quinto sono presenti le famiglie con la spesa mensile più bassa (e dunque verosimilmente meno abbienti) e nell’ultimo quinto quelle con la spesa mensile più alta (e quindi verosimilmente, in questo caso, con maggiori possibilità economiche).Per ciascuna delle sottopopolazioni, sulla base del raccordo tra i dati dell’indagine sulle Spese per consumi delle famiglie e il paniere dei prodotti utilizzato per il calcolo dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, sono state stimate differenti strutture di ponderazione, che riflettono l’importanza relativa delle varie voci di spesa nel bilancio di ciascun gruppo. Il sistema dei pesi per le famiglie delle diverse classi è ricostruito a partire dall’anno 2005. Le strutture di ponderazione, così ottenute, sono state infine utilizzate per l’elaborazione degli indici dei prezzi al consumo per classi di spesa, con particolare riferimento, oltre all’indice generale, agli indici per aggregati speciali (beni, servizi e relative ulteriori disaggregazioni).Le strutture di ponderazione degli indici per sottopopolazioneLa stima dei sistemi di ponderazione degli indici delle cinque sottopopolazioni considerate si basa sui dati dell’indagine sulla Spesa per consumi delle famiglie (per il 2022 sono stati utilizzati i dati relativi al 2021 analogamente a quanto fatto per il sistema di ponderazione riferito all’intera popolazione). I pesi relativi a singoli aggregati di prodotto o loro aggregazioni vengono stimati per ciascuna sottopopolazione, modificando il peso che essi hanno nell’indice armonizzato, in funzione della quota di spesa che le famiglie della sottopopolazione destinano all’acquisto dei prodotti classificati in tali aggregati, rispetto al totale delle famiglie. A questo scopo è stato necessario definire un raccordo tra i dati dell’indagine Spesa per consumi delle famiglie e il paniere dei prodotti utilizzato per il calcolo dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo. Per il 2022, i 426 aggregati di prodotto che compongono il paniere per l’IPCA sono stati raccordati con le spese provenienti dall’indagine sulle Spese per consumi delle famiglie secondo diversi livelli di classificazione. Le spese sono state accorpate in 129 raggruppamenti distinti per sottopopolazione, poi raccordati con gli aggregati di prodotto dell’IPCA, escludendo, coerentemente con quanto avviene per calcolo dei pesi dell’indice IPCA per l’intera popolazione, quelli al di fuori del dominio di riferimento (es. spese relative ai fitti figurativi, rendite vitalizie, spese non effettuate sul territorio nazionale, spese per ristrutturazioni). Il raccordo tra le voci di spesa dell’indagine sulle Spese per consumi delle famiglie e gli aggregati di prodotto dell’IPCA, che sono il livello più dettagliato della classificazione per il quale viene calcolato un peso, in alcuni casi è risultato relativamente agevole (ad esempio per i beni alimentari). In altri casi è stato necessario effettuare il raccordo ad un livello di maggiore aggregazione dei dati di spesa (ad esempio per i beni durevoli, l’assistenza, l’istruzione) al fine di salvaguardare la significatività delle stime relative ai consumi di ciascuna sottopopolazione. Le strutture di ponderazione per classi di spesa così ottenute vengono aggiornate annualmente e sono utilizzate per l’elaborazione degli indici dei prezzi al consumo per classi di spesa, con particolare riferimento, oltre all’indice generale, agli indici per aggregati speciali (Beni, Servizi e relative ulteriori disaggregazioni). Gli indici dei prezzi al consumo per classi di spesa delle famiglie sono stati calcolati a partire da gennaio 2005, con base di riferimento 2015=100 coerentemente all’indice IPCA. Alcune importanti differenze emergono nella composizione della spesa dei diversi gruppi di famiglie (Figura 2). In primo luogo, l’incidenza sul bilancio familiare della spesa per l’acquisto degli Alimentari (inclusi i tabacchi), dei beni appartenenti all’aggregato Energia e dei Servizi relativi all’abitazione cresce in misura sensibile al decrescere della spesa complessiva. FIGURA 2. STRUTTURE DEI PESI DEGLI AGGREGATI SPECIALI, PER CLASSI DI SPESA. Anno 2022, valori percentuali In particolare, per le famiglie del primo gruppo della distribuzione, il peso di queste tre componenti risulta ben al di sopra del valore relativo all’intera popolazione ed è circa il doppio di quello che si riferisce all’ultimo gruppo. Un andamento analogo, anche se meno marcato, si registra per il peso dei Servizi relativi alle comunicazioni che diminuisce all’aumentare della spesa totale. Al contrario, la spesa per i Beni industriali non energetici, per i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, per i Servizi relativi ai trasporti e per i Servizi vari incide sul bilancio familiare in modo crescente all’aumentare della spesa totale. Sono caratteristiche e andamenti noti da tempo alla teoria economica e confermati nell’evidenza statistica prodotta dall’Istat. Le modifiche delle strutture di ponderazione elaborate per il 2022 risultano in linea con quelle del sistema dei pesi dell’IPCA riferito all’insieme della popolazione mostrando, però, rispetto al 2021, un aumento dell’incidenza relativa dei Beni rispetto ai Servizi per il gruppo di famiglie con minori capacità di spesa (Prospetto 3). Questa dinamica è da ascrivere principalmente all’incremento delle spese per l’aggregato Energia, che ha riguardato sia le spese per l’Energia elettrica e il Gas di citta, sia quelle per i Carburanti per mezzi di trasporto, che hanno avuto un maggiore impatto sul bilancio delle famiglie meno abbienti. Viceversa, l’aumento del peso dei servizi per le famiglie più agiate è da ascrivere principalmente all’incremento della spesa per i Servizi ricreativi culturali e per la cura della persona, cui tali famiglie sono solite destinare una quota maggiore del loro bilancio.PROSPETTO 3. STRUTTURE DI PONDERAZIONE DEGLI INDICI IPCA, PER AGGREGATI SPECIALI PER CLASSI DI SPESA. Anni 2021 e 2022, valori percentuali e differenze assoluteLa metodologia di rilevazione dell’Energia elettrica e del gas di reteIl gruppo Energia elettrica, gas e altri combustibili si compone dei seguenti segmenti di consumo, con un peso complessivo del gruppo pari al 4,7% del paniere dell’indagine sui prezzi al consumo (Prospetto 4).PROSPETTO 4. PESI NIC DEL GRUPPO Energia elettrica, gas e altri combustibili. Anno 2022, valori percentuali Codice COICOP-HICPLivello sintesiDenominazione ePesi nic04.5.1.0.1Seg.C.Energia elettrica mercato tutelato3,403804.5.1.0.2Seg.C.Energia elettrica mercato libero6,385504.5.2.1.1Seg.C.Gas di città e gas naturale mercato tutelato10,968404.5.2.1.2Seg.C.Gas di città e gas naturale mercato libero7,995004.5.2.2.0Seg.C.Idrocarburi liquidi (butano, propano, ecc.)8,894604.5.3.0.0Seg.C.Gasolio per riscaldamento14,484304.5.4.9.0Seg.C.Altri combustibili solidi2,574904.5Gruppo Energia elettrica, gas e altri combustibili4,6799La classe Energia elettrica è composta da due segmenti di consumo Energia elettrica mercato tutelato e Energia elettrica mercato libero, la cui rilevazione è effettuata centralmente dall’Istat. Il segmento di consumo Energia elettrica mercato tutelato è articolato distinguendo le tariffe a seconda dei momenti della giornata e dei giorni della settimana, in particolare: Energia elettrica, tariffa bioraria fascia diurna feriale (tariffa applicata in un giorno feriale dalle ore 8.00 alle 19.00), Energia elettrica, tariffa bioraria fascia notturna, weekend e festivi (tariffa applicata in un giorno feriale dalle ore 19.00 alle 8.00 e tutte le ore dei giorni di sabato, domenica e festività nazionali) e Energia elettrica, quota fissa (quota fissa e quota potenza applicate indipendentemente dall’energia consumata). I due aggregati di prodotto Energia elettrica, tariffa bioraria fascia diurna feriale ed Energia elettrica, tariffa bioraria fascia notturna, weekend e festivi sono stratificati per tipo di contratto (residenti e non residenti), potenza installata e fascia di consumo. L’aggregato Energia elettrica, quota fissa comprende la quota fissa e la quota potenza. Le voci di spesa considerate sono comprensive di IVA. Le tariffe utilizzate per il calcolo degli indici sono pubblicate dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ed aggiornate con cadenza trimestrale.La rilevazione dell’Energia elettrica mercato libero, introdotta nel paniere di indagine nel 2019, viene svolta con cadenza mensile centralmente dall’Istat attraverso procedure di raccolta automatica dei dati tramite tecniche di web scraping utilizzando un motore di ricerca, previsto dalla legge124/17, e cioè il portale offerte realizzato e gestito da Acquirente Unico, secondo le modalità stabilite da ARERA, per la raccolta e la pubblicazione delle offerte dei prezzi di energia elettrica e gas naturale presenti sul mercato, al fine di migliorare la consapevolezza dei clienti. Il segmento di consumo Energia elettrica mercato libero prevede la definizione di profili basati sulla combinazione delle seguenti variabili/modalità: tipo di cliente (residente o non residente), tariffa applicata (monoraria o multioraria) e tipologia di contratto (a prezzo variabile o bloccato, quando cioè il prezzo non cambia per almeno un anno). Per ciascun profilo si rilevano le spese previste dalle diverse offerte contrattuali, da cui si seleziona un campione di fornitori di energia elettrica, individuati con il criterio cut-off sulla base delle quote di mercato desunte dall’indagine sui settori regolati, svolta annualmente da ARERA, con un dettaglio regionale. Per ciascuno strato (definito dalla combinazione delle variabili profilo, regione e fornitore) vengono calcolati gli indici elementari, dai quali si sale all’indice regionale di aggregato mediante la media aritmetica ponderata, con pesi proporzionali ai consumi fatturati agli utenti domestici in ciascuna regione nel mercato libero.La sottoclasse Gas di città e gas naturale si articola in due diversi segmenti di consumo: Gas di città e gas naturale mercato tutelato, rilevato sia a livello territoriale dagli Uffici comunali di statistica sia centralmente dall’Istat, e Gas di città e gas naturale mercato libero, rilevato centralmente dall’Istat.La copertura territoriale per il Gas di città e gas naturale mercato tutelato è completa, poiché per i 92 comuni che partecipano alla rilevazione territoriale (91 capoluoghi di provincia e un comune con più di 30mila abitanti) la rilevazione è condotta dagli Uffici comunali di statistica presso il fornitore più rappresentativo a livello locale, mentre per gli altri comuni, i dati vengono acquisiti centralmente dall’Istat. La spesa del Gas di città e gas naturale mercato tutelato è data dalla somma di una quota variabile che dipende dalle tariffe nette calcolate per fasce di consumo e una quota fissa che dipende dalla classe del contatore (nel caso di utenze domestiche si fa riferimento alla classe fino a G6). Nella determinazione della spesa complessiva, si deve tener conto del fatto che il prezzo per l’acquisto del gas varia a seconda della località dove esso è fornito e in funzione della maggiore o minore quantità di energia che si ottiene a parità di gas consumato; per questo ARERA oltre a fissare sei scaglioni di consumo, suddivide l’Italia in sei ambiti territoriali in base ai quali fissa sia le spese di trasporto e gestione del contatore sia le quote variabili. Al prezzo finale del gas vanno poi aggiunte l’imposta erariale di consumo, l’addizionale regionale e I’IVA. Le tariffe a livello provinciale sono calcolate sulla base di una spesa annua stabilita in funzione dei consumi della provincia stessa e stimata annualmente dall’Istat. Fino ad ottobre 2022, il calcolo della spesa per il gas mercato tutelato avveniva trimestralmente in base all’aggiornamento delle tariffe pubblicato dall’Autorità; dal mese di ottobre 2022 in poi, il calcolo viene effettuato mensilmente, in base al nuovo metodo, introdotto a luglio 2022 da ARERA (delibera 374/2022/R/gas), secondo il quale la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento del gas naturale (CMEMm), applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata su base mensile e pubblicata nei primi giorni del mese successivo a quello di riferimento ed è pari alla media mensile del prezzo giornaliero al PSV (day ahead). La scelta di passare al calcolo mensile della spesa per il gas mercato tutelato oltre a meglio rappresentare la volatilità dei prezzi di tale prodotto deriva dalla necessità di fornire al cliente finale una stima della spesa annua che rifletta più adeguatamente l’andamento dei prezzi attesi permettendo una corretta comparazione tra le offerte a prezzo fisso e le offerte a prezzo variabile. I dati del Gas di città e gas naturale mercato libero, la cui rilevazione è stata avviata a gennaio 2022, come già avviene per l’Energia elettrica mercato libero, vengono acquisiti con cadenza mensile centralmente dall’Istat con l’utilizzo di procedure di web scraping. Il segmento di consumo Gas di città e gas naturale mercato libero prevede una stratificazione per tipologia di contratto (prezzo variabile o bloccato). Per ciascun prodotto sono acquisiti i dati relativi a un campione di fornitori di gas di rete, individuati con il criterio del cut-off tra i principali fornitori, sulla base delle quote di mercato regionali indicate da ARERA. Per ciascun fornitore e per ciascuno strato (definito dalla combinazione delle variabili prodotto/regione/fornitore) vengono calcolati gli indici elementari, dai quali si ottiene l’indice regionale di aggregato mediante la media aritmetica ponderata degli indici di strato, con pesi proporzionali alla spesa dei consumi per Gas di città e gas naturale fatturati agli utenti domestici in ciascuna regione nel mercato libero.L’emergenza sanitaria Covid-19 e la compilazione degli indici dei prezzi al consumoL’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 e le misure varate dal governo per fronteggiare i rischi di ulteriore espansione del contagio hanno determinato, soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, numerose criticità per il processo di produzione degli indici dei prezzi al consumo e in particolare per la fase di raccolta diretta dei dati. Tra la fine di maggio e il mese di giugno la progressiva riduzione della gravità dell’emergenza sanitaria e la riapertura graduale di buona parte delle attività commerciali di offerta di beni e servizi di consumo hanno limitato le criticità dei mesi precedenti, a partire da una netta diminuzione del numero di mancate rilevazioni che aveva raggiunto il picco nel mese di aprile 2020. Con il DPCM del 3 novembre 2020 sono state reintrodotte limitazioni, differenziate a livello regionale che hanno riproposto, almeno in parte, le criticità del periodo marzo-maggio. Queste limitazioni sono state poi rafforzate (e uniformate su scala nazionale a partire dal 24 dicembre) con il Decreto Legge 18 dicembre 2020 n. 172. In tutti questi mesi di emergenza sanitaria, l’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati necessari per il calcolo dell’inflazione, ha consentito di ridurre gli effetti negativi di queste criticità e in particolare del più elevato numero di mancate rilevazioni che ha colpito i mesi di marzo aprile e maggio e in misura più contenuta i mesi da giugno a dicembre.I problemi più rilevanti hanno riguardato l’attività di raccolta dati in carico agli Uffici Comunali di Statistica, che ha potuto svolgersi in modo difficoltoso; in particolare nei mesi in cui è stata sospesa o limitata la rilevazione presso i punti vendita fisici, le attività degli Uffici Comunali di Statistica sono state svolte utilizzando, laddove possibile, anche il canale telefonico e Internet per la raccolta dei dati presso le unità di rilevazione previste dal piano di campionamento locale. Per quanto riguarda le altre fonti dell’indagine, ossia la rilevazione centralizzata, gli scanner data e i grandi fornitori di dati e i dati di fonte amministrativa, non si sono registrati problemi nella disponibilità delle informazioni necessarie per le elaborazioni degli indici dei prezzi al consumo.Questo quadro va integrato, con particolare riferimento alla seconda parte del mese di marzo e ai mesi di aprile e maggio 2020 e ai mesi da novembre 2020 fino ai primi del 2021 (in particolare per le regioni che si sono trovate in fascia rossa e per il territorio nazionale nel suo complesso nell’ultima parte del mese di dicembre 2020), con i problemi derivanti dall’introduzione di misure restrittive riguardanti lo svolgimento di diverse attività commerciali, che hanno comportato forti limitazioni alla possibilità da parte dei consumatori di acquistare beni e fruire di determinate categorie di servizi (in primo luogo trasporti, servizi ricreativi, servizi di alloggio) e che hanno richiesto e richiedono interventi specifici nella fase di elaborazione dei corrispondenti indici di prezzo.In tutti i mesi trascorsi a partire da marzo 2020, per la stima dell’inflazione si è fatto ricorso all’imputazione delle mancate rilevazioni, coerentemente con l’impianto metodologico indicato da Eurostat e condiviso con gli Stati membri (per un ulteriore dettaglio si può consultare il precedente paragrafo Stime delle osservazioni mancanti negli indici dei prezzi al consumo).A partire dal D.L 52 del 22 aprile 2021 (c.d. Decreto riaperture) sono state via via eliminate gran parte delle restrizioni introdotte dal governo nei mesi precedenti, permettendo la progressiva riapertura di quasi tutte le attività economiche e la possibilità di riprendere una mobilità sul territorio non dettata da motivazioni di stretta necessità, pur rimanendo limitazioni dovute al rispetto del distanziamento sociale, anch’esse in larga parte venute per lo più a cadere. Anche in questo mese tutte le attività commerciali hanno operato ed è quindi stato possibile, per tutti i prodotti del paniere, utilizzare i prezzi rilevati, inclusi quelli rilevati in anticipo per tutti i prodotti per i quali è prevista questa metodologia di rilevazione. La diffusione: tempestività e banche datiLa diffusione degli indici dei prezzi al consumo da parte dell’Istat avviene in due momenti temporali successivi secondo una diversa modalità di rilascio dei dati: stima provvisoria e stima definitiva.La diffusione della stima provvisoria degli indici NIC (generale, per divisione di spesa, per tipologia di prodotto e per frequenza d’acquisto) e dell’indice IPCA (generale, per divisione di spesa e per aggregati speciali) avviene alla fine del mese di riferimento, mentre la diffusione dei dati definitivi dei tre indici NIC, IPCA e FOI avviene non oltre la metà del mese successivo a quello di riferimento. I tempi di pubblicazione sono stabiliti da un calendario https://www.istat.it/it/informazioni-e-servizi/per-i-giornalisti/appuntamenti/calendario-diffusioni-ed-eventi concordato con Eurostat, nel mese di dicembre di ogni anno, per l’anno successivo e secondo gli standard di diffusione (SDDS – Special Data Dissemination Standard) definiti dal Fondo Monetario Internazionale.Con la pubblicazione dei dati di gennaio 2019, la diffusione diretta degli indici comunali dei prezzi al consumo è effettuata dai comuni autorizzati in concomitanza con l’uscita degli indici definitivi da parte dell’Istat. Gli indici, sia per la stima preliminare sia per quella definitiva, sono diffusi attraverso il comunicato stampa “Prezzi al consumo” disponibile sul sito web dell’Istituto all’indirizzo https://www.istat.it/it/archivio/prezzi+al+consumo.Le serie degli indici aggiornate sono pubblicate, in concomitanza con la diffusione del comunicato stampa, sul data warehouse I.Stat (http://dati.istat.it) all’interno del tema Prezzi – Prezzi al consumo. Unitamente agli indici mensili sono diffuse le variazioni percentuali congiunturali e tendenziali, gli indici medi annui, le variazioni medie annue e i pesi calcolati annualmente. Gli indici ai diversi livelli di aggregazione e per i diversi livelli territoriali di riferimento che hanno avuto una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) sono individuabili con il flag “i” (dato imputato).Informazioni sugli indici dei prezzi al consumo sono disponibili sulla banca dati Congiuntura.Stat, che raccoglie e sistematizza le statistiche congiunturali prodotte dall’Istat e si propone quale strumento di approfondimento per policy maker, operatori sociali, studiosi e cittadini.Informazioni sulle serie storiche di tutti e tre gli indici, a partire dal 1861 e fino al 2015, sono disponibili sul sito dell’Istat all’indirizzo http://seriestoriche.istat.it/.Dati riepilogativi e approfondimenti sui prezzi al consumo e sul paniere dei beni e servizi sono, inoltre, contenuti in alcuni prodotti editoriali diffusi dall’Istat a cadenza annuale, quali l’Annuario statistico, il Rapporto annuale e la pubblicazione Noi Italia.In adempimento al Regolamento europeo n. 792/2016, i dati dell’indagine sui prezzi al consumo sono trasmessi due volte al mese ad Eurostat. I principali indicatori, archiviati nel database di Eurostat, sono consultabili all’indirizzo http://ec.europa.eu/eurostat/data/database (Tema “Economy and finance”, argomento “Prices”).Per chiarimenti tecnici e metodologiciRosabel Riccitel. +39 06 4673 2659rosabel.ricci@istat.itAlessandro Brunettitel. +39 06 4673 2545alessandro.brunetti@istat.it