[lid] “Se un Governo si dice che si giudichi dai primi 100 giorni, il Ministro della Sanità Schillaci è proprio nel vivo della fase più delicata” così Benedetto Magliozzi, segretario generale di CISL Medici ha dichiarato partecipando, al tavolo di confronto e dialogo tra il ministero e le varie sigle sindacali del settore sanitario.
Un tavolo in cui sono state portate le più vive motivazioni dello scontento di medici, veterinari e dirigenti sanitari, tutte quelle condizioni lavorative che stanno provocando la fuga dei cervelli dalla sanità pubblica verso lidi esteri o privati: dal rinnovo del contratto alla gestione della formazione didattica e del percorso di carriera, passando per la demotivazione e il burnout con cui i professionisti devono spesso fare i conti…
Questi gli elementi palpabili ogni giorno tra le corsie, i reparti di pronto soccorso, gli studi medici, i laboratori di ricerca. Rappresentano però solo la punta di un icesberg, il cui sommerso ci racconta l’esigenza non più prorogabile di sollecitare il MEF ad aprire la contrattazione e provvedere alla bollinatura dell’atto di indirizzo.
Uno dei punti essenziali è stato evidenziare la necessità di prevedere strumenti extracontrattuali a esigibilità immediata proponibili in finanziaria, come la defiscalizzazione dell’indennità di esclusività del salario di risultato e delle prestazioni aggiuntive tassate al 15%.
Si è ribadito il concetto di richiamare i quasi 5000 studenti italiani che sono all’estero in modo che possano terminare l’Università in Italia, prevedendo però lo snellimento delle pratiche burocratiche per il riconoscimento del loro curriculum formativo, soprattutto nel caso in cui i titoli siano stati acquisiti nei paesi dell’Unione Europea.
Cisl Medici ha espresso la propria contrarietà nel limite all’esercizio della professione fissato a 72 anni proprio perché in questo modo si rischia di congelare i professionisti all’interno di un reparto. I medici devono invece ricoprire il ruolo di guide a cui assegnare il compito essenziale di formare altre guide di reparto.
Si è rilevata l’importanza dell’integrazione tra la Sanità ospedaliera e quella territoriale, proponendo una medicina di iniziativa che operi concretamente sul campo, così come previsto dal DM 77, potenziando il rapporto con l’utenza e offendo servizi e strumenti realmente vicini ai cittadini.
È stato biasimato il ricorso dei professionisti a gettone per ovviare alla mancanza dei medici, perché ciò non può assolutamente rappresentare un’alternativa al servizio sanitario pubblico e alla qualità delle prestazioni offerte all’utenza. Unica virtù di tale sconsiderato utilizzo potrebbe essere ravvisata nel fatto che ricorrere ai lavoratori autonomi a chiamata abbia reso possibile quantificare il reale valore del professionista sanitario sul mercato.
È stata ribadita la necessità di aprire al rinnovo contrattuale della dirigenza sanitaria ormai scaduta nel 2018, per chiudere un rinnovo del triennio 2019-21 scaduto e trovare le risorse per finanziare il triennio 22-24.
Dito puntato anche verso l’area Emergenza e Urgenza in cui i maggiori disagi si riscontrano nel fatto che ai giovani professionisti che iniziano a lavorare in questo specifico settore risulta molto difficoltoso staccarvisi, precludendo loro in questo modo ogni possibilità di carriera e isolandoli in quella che è una vera e propria trincea con le conseguenze ben note degli ultimi tempi: pronto soccorso in sotto organico, barelle nei corridoi dell’astanteria, malcontento che sfocia in aggressioni ai camici bianchi…
Prendendo atto di tali proposte, il Ministro ha ribadito il suo apprezzamento nei confronti dell’indiscussa qualità professionale della nostra classe medica che di fatto è una qualità eccelsa. Il prossimo passo sarà valutare punto per punto queste richieste, e prevedere una calendarizzazione di incontri per garantire il continuo confronto con le sigle sindacali.