(AGENPARL) – ven 21 ottobre 2022 “La clamorosa protesta delle detenute di Trento contro il nuovo Governo che sta per nascere, dopo la rivolta nel carcere di Terni di qualche giorno fa, è un nuovo allarmante segnale per il Parlamento appena insediato e per lo stesso Governo che sarà presto formato. Lo avevamo previsto ed avevamo messo in guardia sulle aspettative e sulle azioni di rivolta, puntualmente avvenute, da parte della popolazione carceraria in merito alla nuova situazione politica determinata dal voto del 25 settembre scorso”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, evidenziando la situazione specifica delle detenute e fornendo una “fotografia”: dei 54.846 detenuti, 52.549 sono uomini e 2.297 donne; la regione con il maggior numero di detenute è il Lazio con 405, seguita dalla Lombardia con 364 donne e dalla Campania con 328 donne; poi la Sicilia con 198 donne. Anche il fenomeno dei suicidi – 70 dall’inizio dell’anno, mai così numerosi – richiede un’attenzione particolare: sono state quattro le detenute, tutte giovani, che negli ultimi mesi si sono tolte la vita. Dunque – dice Di Giacomo – la protesta – rivolta di Trento scoperchia una realtà poco conosciuta e che ha problematiche in parte differenti rispetto alla detenzione degli uomini e che come tali richiedono misure ed azioni urgenti prima fra tutte per la prevenzione dei suicidi con personale di assistenza psicologica che per le detenute è ancora più necessario. Ma attenzione dietro rivolte e proteste sia di uomini che di donne in carcere c’è la prova di forza contro il nuovo Parlamento e il nuovo Governo per imporre amnistia, indulto e comunque provvedimenti di alleggerimento della pena da scontare, oltre che del regime duro (41 bis). È per questo che, almeno noi, ci aspettiamo una risposta altrettanto forte che ristabilisce legalità e soprattutto il controllo dello Stato nelle carceri mettendo fine, una volta per tutte, al “comando” dalle celle di boss e capo clan. Il Governo deve porre nell’agenda dei sui primi 100 giorni l’emergenza carceraria con misure sempre più urgenti. Cancellare anni di irresponsabilità politico-istituzionale e di lassismo sulle emergenze del nostro sistema penitenziario non sarà facile ma bisogna cominciare a farlo. Non c’è più tempo da perdere come prova il caso clamoroso di Trento. Le prime dichiarazioni della Premier in pectore Meloni – sostiene Di Giacomo, ricordando il tour che ha effettuato, nei mesi estivi, in una sessantina di carceri, le numerose azioni di protesta svolte e l’interlocuzione avviata con l’on. Meloni – lasciano ben sperare sulla effettiva volontà di voltare pagina. Noi la mettiamo in guardia: non basta “stracciare” la cosiddetta riforma Cartabia e le circolari contradditorie ed inutili del DAP. Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, perché più passa tempo e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020. Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri. Ma chiediamo di essere messi nelle condizioni di poterlo fare”.
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