
(AGENPARL) – mar 09 agosto 2022 Nella scorsa primavera si erano diffusi timori circa la permanenza, nel Museo delle Civiltà all’Eur, del “Museo dell’Alto Medioevo”, uno dei 5 riuniti dal 2016 in quell’istituto con autonomia speciale (MUCIV). Si vociferava che le collezioni altomedievali sarebbero state trasferite al “Museo Nazionale Romano-Crypta Balbi” e l’aula rivestita in opus sectile della domus di Porta Marina sarebbe stata riportata ad Ostia, mandando in fumo la cospicua spesa affrontata pochi anni fa per il suo allestimento. Tali decisioni, entrambe insensate e anti-culturali, non sono state finora ufficializzate ma i timori appaiono fondati e si accompagnano ad altri, se possibile più gravi. Di recente, infatti, il neo-direttore Andrea Viliani (uno dei 6 il cui incarico la Corte dei Conti ha registrato solo dopo due mesi di ‘resistenza’) ha annunciato la presentazione, il 26 ottobre, del riallestimento del MUCIV a fini ‘eversivi’ in rapporto ai compiti del museo: far sì che esso “non risulti un luogo di mostra ma di riflessione”. Farne un luogo di meditazione è certamente lecito (e implicitamente già ci si attende che un museo lo sia) ma contrapporre riflessione ad esposizione, negando che il Museo delle Civiltà debba e possa “mostrare”, va contro la storia e la missione di qualsiasi museo, tranne che, e sembra proprio questo il caso, non ci si vergogni della natura museale dell’istituto e si faccia di tutto per nasconderlo. Eppure, il ripensamento del MUCIV come “museo antropologico contemporaneo…decoloniale e multispecie”, appena annunciato, è stato gratificato dalla propaganda ministeriale di un’istantanea apoteosi, dopodiché il direttore ha svelato anche che intende vuotare alcune vetrine “appartenenti a varie epoche della storia del museo” per metterle a disposizione di 6 artisti che saranno “invitati a creare un nuovo programma di lungo termine in cui sviluppare autonomi progetti di ricerca…”. Le collezioni storiche, in altre parole, sembrano essere diventate un peso e la loro presenza risultare intollerabile se non come fondale, o meglio ancora come sola fonte d’ispirazione, mentre lo spazio fisico va liberato perché i riflettori si accendano su opere che tuttora il Codice neppure riconosce come beni culturali se non a precise condizioni. Chi conosce il MUCIV, però, sa che la decisione di attualizzarne le collezioni storiche approfondendo l’aspetto antropologico non è una novità degli ultimi tre mesi: l’impegno di organizzare mostre tematiche a soggetto antropologico è in atto, in quel complesso espositivo, da diversi anni, con iniziative intelligenti e spesso premiate da un grande successo di pubblico. Lo stesso dicasi per la didattica rivolta alle Scuole. Con i colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti, perciò, ho proposto una interrogazione a risposta scritta, tesa a sapere se al Ministero della cultura non s’intenda “rivalutare, usando maggiore prudenza, l’opportunità di assecondare i progetti del direttore Viliani tesi a ‘scombinare’ tutte le esposizioni storiche e spostare finanche i depositi del MUCIV senza una ragione scientifica patente, ma come mera dimostrazione di un ‘attivismo contemporaneo’ (notoriamente gradito di per sé al vertice amministrativo dei Musei) teso a propagandare un’antropologia improvvisata e di spettacolo che per fini personalistici è disposta a sacrificare, senza rispettarne la valenza storica, le collezioni del MUCIV e la qualità della proposta culturale di questo grande museo.”
Margherita Corrado (Senato – Gruppo Cal – Commissioni Cultura e Antimafia)
