
(AGENPARL) – gio 19 maggio 2022 è stata realizzata da un team del
Dipartimento di Beni Culturali
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tio;&#xn 00;Ufficio Stampa
Università Statale di Milano
seppellimento, il c
he indicherebbe una deviazione dalla norma funeraria”,
spiega
Umberto Tecchiati
docente di
Preistoria ed Ecologia preistorica
della Statale di Milano.
Il ritrovamento è un
unicum
nel suo genere
e, per la quantità di ossa umane rinvenute insieme alla
itudine di altri manufatti archeologici, ha da subito destato
un interesse particolare
, perché ha
offerto
la possibilità di ricostruire
nel dettaglio
un rituale funerario
protostorico non documentato
prima
. La maggior parte della documentazione
archeologica funeraria di questo periodo, infatti,
attiene a urne cinerarie o resti umani cremati che, in quanto elementi selezionati per la sepoltura,
impediscono la comprensione da parte degli scienziati di altri aspetti del rituale funerario
(preparazio
ne, contesto, eventuali libagioni da parte dei vivi, etc.) che il sito di Salorno può
finalmente provare a far immaginare.
Con una quantità di resti umani che supera quella di qualsiasi altro contesto contemporaneo o
successivo interpretato come
ustrinum
, e con riferimento alla collocazione di confine fra la regione
più propriamente alpina e quella padana, ciò che è stato individuato a Salorno potrebbe essere il
prodotto di una complessa serie di rituali in cui i resti cremati del defunto non rice
vevano una
sepoltura individuale, ma venivano lasciati
in situ
, in un luogo collettivo di combustione primaria,
definendo un’area di cerimonie funebri ripetute con offerte e libagioni attraverso alcune
generazioni
conclude
Tecchiati
Si tratterebbe, dun
que, di una nuova categoria tipologica e funzionale di un sito funerario che si
aggiunge alla variabilità delle usanze mortuarie della fine dell’Età del Bronzo nell’Italia
settentrionale, in un momento in cui le tendenze sociali “globalizzanti” potrebbero
aver spinto verso
la definizione di specifiche identità culturali geograficamente circoscritte.