
(AGENPARL) – ven 22 aprile 2022 Sinistra Italiana X Municipio: Chi percepisce il Reddito di Cittadinanza non è in debito con la collettività. Sui PUC serve attento approfondimento nelle Commissioni competenti al fine di formulare progetti in grado di garantire percorsi di formazione certificata utili al reinserimento nel mondo del lavoro.
L’equazione reddito di cittadinanza uguale “divano” rappresenta la sintesi più asciutta di quel velato “non detto” che aleggia ogni qualvolta si affronti il tema. L’altra equazione da mettere a sistema con la prima è quella che equipara il RdC ad una specie di debito sociale da restituire in una qualche forma. Questo è lo schema utilizzato da tempo per attaccare frontalmente lo strumento che ha salvato e salva dalla povertà assoluta milioni di persone. Va sempre ricordato che il RdC non è un regalo ma è un diritto e come tale non deve essere compensato proprio da nulla. Chiarito questo, invece di scivolare in discussioni generaliste che tendono a risolvere sciattamente le equazioni in premessa, andrebbe affrontato seriamente il tema del reinserimento nel mondo del lavoro dei percettori del RdC che, anche questo va sempre ricordato, firmano un Patto per il Lavoro e un Patto per l’Inclusione Sociale. Nell’ambito di questi Patti sono previsti anche i PUC (Progetti Utili alla Collettività), nello specifico progetti volti a coinvolgere i percettori del RdC in varie attività di collaborazione con le Istituzioni di prossimità, generalmente i Comuni, al fine di promuovere un fattivo reinserimento nel mondo del lavoro. La normativa prevede che le attività previste nell’ambito dei progetti non sono assimilabili ad attività di lavoro subordinato, parasubordinato. I partecipanti ai progetti non possono svolgere attività in sostituzione di personale dipendente, non possono ricoprire ruoli o posizioni nell’organizzazione del proponente il progetto, non possono sostituire lavoratori assenti a causa di malattia, congedi parentali, ferie ed altri istituti, o venire impiegati per far fronte esigenze di organico in periodi di particola intensità di lavoro. Non possono essere oggetto dei progetti in questione le attività già oggetto di appalto o comunque affidate esternamente dal Comune. Tutto questo per evitare che i PUC determinino, di fatto, una nuova forma di lavoro subordinato di cui questo paese non ha certo bisogno. I PUC, nonostante le difficoltà dei Comuni nell’attivazione di questi progetti, possono essere un importante strumento di valorizzazione e di professionalizzazione, addirittura conferendo una certificazione delle professionalità raggiunte attraverso la formazione, utile al reinserimento nel mondo del lavoro per chi, per i motivi più vari, ne è stato espulso. Ma questo ragionamento non interessa chi preferisce fare polemica. Il nostro contributo deve essere quello di contrastare aspramente la svalutazione del lavoro attraverso percorsi che promuovano un percorso in direzione opposta favorendo quindi una netta inversione di rotta rispetto al passato. Ecco perché ieri in Consiglio ci siamo astenuti sulla mozione presentata dalla Lista Calenda relativa ai PUC. Serve un attento approfondimento nelle Commissioni competenti al fine di promuovere progetti, prioritariamente utili ai percettori di RdC e a nessun altro, in grado di garantire percorsi di formazione certificata utili al reinserimento nel mondo del lavoro. Ripartiamo da qui.
Marco Possanzini, Capogruppo Sinistra Civica Ecologista Municipio X – Sinistra Italiana