
(AGENPARL) – Roma, 02 giu 2021 – “Sono molto preoccupato. L’attuale condizione parlamentare che non definisce maggioranze veramente autosufficienti, rappresenta una condizione ideale per scrivere una riforma elettorale genuinamente condivisa. Il rischio e’ che torniamo a votare con questa legge elettorale e che nella prossima legislatura, se si determinera’ una maggioranza netta, si faccia una legge elettorale secondo le proprie convenienze, come e’ accaduto purtroppo piu’ di una volta negli ultimi venti anni. Ma non si capisce perche’ non si proceda neppure a modificare i regolamenti delle Camere per adeguarli al minor numero di parlamentari, disattendendo a indicazioni precise della Corte e a ripetute esortazioni del Capo dello Stato”.
Pierluigi Castagnetti, intervistato dal periodico ‘ilcaffeonline’, osserva anche che “personalmente ho molte riserve sulla proposta del voto ai sedicenni”. “Sono d’accordissimo con la scelta di Enrico Letta di mettere al centro del dibattito parlamentare e della politica del governo la ‘questione giovanile’ e la perdurante ‘questione femminile’. Pero’ – annota l’ex segretario Ppi – dubito che l’estensione del voto ai sedicenni sia decisiva al riguardo. Non ne faccio questione di maturità, i giovani oggi sono maturi più di quanto non si pensi. Semmai di interesse per la politica, in un’eta’ in cui ancora nessuno li ha preparati, neppure la scuola”.
“Ma – dice ancora Castagnetti, occorre andare al cuore del problema che è quello di offrire ai ragazzi una prospettiva di futuro concreta e credibile. Non sono un ‘benaltrista’, anzi, tutto quello che muove la storia mi interessa. Ma penso appunto a una strategia di lotta alle diseguaglianze crescenti, tra generazioni, condizioni occupazionali, accessibilità ai servizi nei diversi contesti territoriali, rimozione degli ostacoli di partenza. Occorre agire urgentemente, prima che la situazione possa esplodere”.
“I partiti non si capisce cosa siano oggi: non hanno sedi, non hanno organi decisionali collegiali, non hanno controlli nell’uso delle risorse, non c’è neppure un ‘diritto dei partiti’ nell’ordinamento e, per questo, neppure una giurisprudenza, al punto che quando si manifestano conflitti, come accadde ieri nel Ppi e oggi in M5s, tutto si paralizza. Mi rendo conto che la situazione della forma-partito e’ molto cambiata rispetto a 75 anni fa, la rivoluzione digitale ha cambiato le modalita’ di partecipazione non solo per la politica, ma non si puo’ accettare il totale capovolgimento della soggettivita’ politica definita dall’art.49. Dobbiamo restituire ai cittadini ciò che loro è stato confiscato, la soggettività politica, appunto. E cosi’ tornerà anche la credibilità della politica”, conclude.