
(AGENPARL) – Roma, 12 aprile 2021 – La SIS118, Società Italiana Sistemi 118, è particolarmente lieta di constatare che diverse Società Scientifiche, coinvolte direttamente o solo marginalmente nelle attività di emergenza sanitaria, si esprimano in favore della proposta di legge in discussione al Governo italiano che tende a migliorare l’organizzazione dei Servizi di Emergenza Territoriale 118. È oramai diffusa la consapevolezza che solo un Servizio di Emergenza Territoriale ben strutturato e ben organizzato può dare un’adeguata prima risposta al cittadino quando è vittima di un episodio acuto che mette a serio rischio la sua salute e la sua vita e, nello stesso tempo, può agevolare le attività ospedaliere inviando il malato giusto, nei tempi e nei modi giusti.
Il loro plauso agli estensori di questa legge ed il loro appoggio alla sua rapida approvazione, oltre a rendere felici e grati i numerosissimi operatori dei SET-118 italiani, rende ragione alla SIS118 per l’impegno che ha profuso nella promozione della “Riforma del 118” e per l’opera di sensibilizzazione presso la classe politica, che ha trovato nella Senatrice Maria Saveria Castellone la più strenua e convinta sostenitrice ed a cui va tutta la nostra più sentita riconoscenza.
Tuttavia, stupisce che vi sia ancora qualche Società Scientifica, almeno per quel che ne sappiamo, che, oltre a ribadire e rafforzare concetti già previsti nella proposta di legge, aggiunge ipotesi azzardate che non sembrano agevolare un iter già di per sé abbastanza complesso, ma che al contrario appare protesa ad affermare propri punti di vista, anche a costo di intralciare e rendere più difficile la strada dell’approvazione. Si tratta sovente di proposte surreali ed oggettivamente inapplicabili, tanto da apparire elemento disturbatore artatamente messo in campo per distogliere l’attenzione da quello che è il vero nocciolo della questione e da quello che è l’obiettivo della Riforma, cioè di rendere sempre più efficiente il Servizio di Emergenza Territoriale 118 a garanzia dei cittadini e dei pazienti acuti. Lascia perplessi, in questi casi, il tentativo di spostare la discussione su altri temi molto più articolati che non riguardano questa fase e questo contesto, ma che riguardano aspetti di politica sanitaria generale che sono ben lungi dalle nostre intenzioni: non osiamo pensare che, approfittando di questa occasione, oltremodo seria e pregnante, ci si inserisca con tesi improprie ed inopportune nel tentativo di affermare logiche speculative che possono dare vantaggio a singoli soggetti, a categorie ristrette o a lobbie.
In relazione a questi aspetti, si rileva che la FIMEUC, nelle NewsLetter online dell’OMCEO dell’Ordine Provinciale di Roma del 09 aprile 2021, ha pubblicato un suo comunicato con cui, partendo da un elogio di quanto il Governo sta facendo, avanza poi, sorprendentemente, una ipotesi surreale e fantasiosa di accorpamento in unica struttura delle componenti territoriali ed ospedaliere dell’emergenza sanitaria. Tale proposta, per quanto ritenuta non necessaria e addirittura dannosa, presupporrebbe lo stravolgimento dell’organizzazione sanitaria nazionale attuale attraverso la cancellazione delle numerosissime norme che hanno portato alla creazione e distinzione della medicina del territorio da quella ospedaliera, distinzione determinata dalle evidenti differenze logistiche, operative e funzionali dei due ambiti.
Queste affermazioni della FIMEUC non si comprendono, né tanto meno si giustifica l’arbitrario arrogarsi di un inesistente potere di interpretare la volontà e di rappresentare il mondo dell’emergenza sanitaria.
A tal proposito, è innanzitutto necessario precisare che FIMEUC, per quanto si fregi della denominazione di “Federazione Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza e delle Catastrofi”, in effetti, a dispetto della sua stessa denominazione, non ha “Federate” nel suo contesto, come ci si aspetterebbe, alcuna delle Società Scientifiche maggiormente rappresentative del mondo dell’emergenza e delle catastrofi. Infatti, non è presente la stessa SIS118, ma neanche la SIMEU (Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza), o la SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva), o il GIEC (Gruppo Intervento Emergenze Cardiologiche), o la SIMEUP (Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza Pediatrica), o l’AIMC (Associazione Italiana di Medicina delle Catastrofi), o la SICUT (Società Italiana di Chirurgia d’Urgenza e del Trauma), né altre società scientifiche interessate e/o coinvolte direttamente o indirettamente nelle attività di emergenza, come la SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica), la SIN (Società Italiana di Neurologia), la SINCH (Società Italiana di Neurochirurgia), ecc., ecc., ecc. Cioè, nessuna, di tutte queste.
Il fatto di avere fra i propri iscritti solo alcuni rappresentanti di parti dell’emergenza sanitaria ospedaliera e territoriale, peraltro per lo più presenti come riferimenti di sindacati, non può autorizzare FIMEUC a ritenersi rappresentante del mondo scientifico della Medicina di Emergenza italiana e tanto meno, vista la sua struttura organizzativa, ritenersi un riferimento per le proposte di politica sanitaria nazionale che coinvolgono altri settori che già hanno una loro titolata e qualificata rappresentanza.
Entrando nel merito del contenuto del comunicato, che in parte riprende e conferma quanto già contenuto nella proposta di legge, il suggerimento di fondere in un unico calderone la componente di emergenza sanitaria della medicina territoriale e quella ospedaliera, è del tutto inverosimile, contrario a tutte le norme di legge vigenti ed all’organizzazione del S.S.N., nonché inutile, inopportuno e pericoloso. Immaginiamo per un solo attimo cosa potrebbe accadere se venisse meno la medicina di emergenza territoriale, attualmente svolta dal Servizio di Emergenza Territoriale 118, perché quest’ultimo fosse assorbito dalla medicina ospedaliera. ASSURDO e INACCETTABILE!
Forse a FIMEUC sfugge che le due aree, quella territoriale e quella ospedaliera, hanno differenti regole organizzative, di funzionalità e di obiettivi ed hanno una diversa modalità di finanziamento. Cosa propone, in concreto, FIMEUC? Di spostare il Pronto Soccorso nell’area territoriale, privando l’ospedale delle sue imprescindibili funzioni, per porlo nell’ambito territoriale del SET-118, oppure di spostare il SET-118 nell’area ospedaliera, privandone a sua volta il territorio? Cosa intende per governo unico di questa fantomatica, mastodontica e contorta struttura, contenuto in una precedente comunicazione? Chi dovrebbe dirigere un così complesso sistema? La componente ospedaliera, attraverso uno dei Pronto Soccorso (MCAU) dell’area provinciale di competenza di un singolo SET-118 lasciando fuori tutti gli altri Pronto Soccorso della stessa area, o la componente territoriale, attraverso il SET-118, dimensionalmente di gran lunga superiore per numero di personale e per estensione geografica di operatività rispetto ad ognuno dei singoli Pronto Soccorso ricadenti nella sua area di competenza? Per quale motivo allora, secondo FIMEUC, sarebbero state prodotti continui sforzi per definire indirizzi sulle modalità di integrazione funzionale tra area territoriale ed area ospedaliera, relativamente ai percorsi assistenziali, lasciando inalterate le differenze strutturali, operative ed organizzative di ognuno, quando, come semplicisticamente proposto da FIMEUC, bastava mettere in uno stesso contenitore strutturato le componenti dell’emergenza territoriale e quelle ospedaliere? E dove sarebbero collocate le U.O. ospedaliere che partecipano attivamente alle fasi dell’emergenza, spesso con un ruolo rilevante e determinante, come le Terapie Intensive, le Emodinamiche, le Chirurgie d’Urgenza, ecc. ecc.?
Se poi il motivo di tanto clamore fosse quello di favorire la mobilità del personale da una struttura all’altra, avendo entrambe la stessa matrice culturale e gli stessi titoli professionali, non è necessario un simile stravolgimento organizzativo in quanto ciò è già consentito dagli attuali istituti contrattuali; in questo caso, potrebbe solo dispiacere a FIMEUC che la mobilità rimanga su base volontaria, mentre probabilmente vorrebbe che fosse obbligatoria (il tanto acclamato medico “unico” della FIMEUC, cioè di un unico medico che fa tutto, buono per tutte le salse, sempre a disposizione di tutti, in tutti i momenti della giornata).
Ci piace pensare che FIMEUC, dotata di tutte le buone intenzioni, abbia solo voluto far sentire la sua voce in favore di una riforma del SET-118 da tutti ritenuta necessaria e che per il resto abbia solo aggiunto un parere che, per quanti azzardato e non pertinente e comunque non richiesto e non dovuto, certamente non voleva esprimere la volontà di rendere più difficile e possibilmente ritardare un processo di miglioramento dell’assistenza ai cittadini.
Nostro obiettivo rimane quello di migliorare l’organizzazione complessiva dell’emergenza extraospedaliera per fornire le migliori garanzie possibili al cittadino/paziente ed evitare che l’intero mondo dell’emergenza extraospedaliera possa arrivare ad un punto di collasso ed arrestarsi, secondo uno scenario inimmaginabile, in caso di mancato progresso a seguito dell’affermarsi di volontà contrarie. Nello stesso tempo, definendo e condividendo con la parte ospedaliera percorsi assistenziali coerenti con gli effettivi bisogni di ogni singolo paziente e tarati sulle prerogative dell’ospedale accogliente, intende agevolare le attività ospedaliere e con esse favorire la possibilità di cure definitive adeguate.
Dr. Fedele Clemente
Presidente Onorario SIS118