
CATANZARO “Qualsiasi analisi venga fatta sull’economia del mezzogiorno, emerge con forza l’allargarsi del divario con il resto del paese. Proclami, intenzioni e voci di corridoio, ma ancora una volta il Sud sembra essere sparito dall’elenco dei provvedimenti ‘urgenti’ dell’agenda politica”. Lo riporta una nota di Confcommercio Calabria. “Il Sud non solo occupa un posto meno importante in agenda – è detto – ma forse è passato di moda. Un collasso a pieno titolo fotografato dall’analisi condotta dal Centro Studi di Confcommercio che individua nella diffusione della criminalità, nella burocrazia, nelle carenze infrastrutturali e nella disoccupazione le ‘zavorre’ che hanno frenato lo sviluppo del Sud. Tutti temi che ad ogni tornata elettorale rappresentano i vessilli di tutti gli schieramenti politici ma che alla prova dei fatti vengono poi messi in secondo piano a favore di altri interessi”. “Un altro elemento che frena il sud – prosegue la nota – è quello della riduzione della popolazione giovanile, che nel periodo considerato dallo studio 2015-2019 si è ridotta di oltre un milione e mezzo impattando pesantemente sul livello di occupazione nel Mezzogiorno e sulla qualità del capitale umano. I giovani scappano dalla loro terra perché in essa non vedono alcuna prospettiva di futuro”. “In termini meramente economici – è detto ancora – il peso che tutti questi fattori hanno sul Pil pro capite per abitante è decisivo e la quota di Pil prodotta dal Sud sul totale nazionale è diminuita passando da oltre il 24% del 1995 al 22% del 2019. Secondo i dati della ricerca, se questi fattori incidessero meno, nel giro di alcuni anni il prodotto lordo meridionale crescerebbe di oltre il 20% (+90 miliardi di euro)”. (News&Com)