
(AGENPARL) – ven 27 maggio 2022 Peste suina: Cia, virus dilaga a Rieti e minaccia Centro Italia. Più risorse per
evitare fase 3 emergenza
Dopo nuovo caso a 100km da Roma, neopresidente Fini chiede incremento fondi Decreto e
coinvolgimento polizia provinciale in piano depopolamento cinghiali
Roma, 27 mag – Incrementare le risorse stanziate dal Governo nel Decreto per la
costruzione di recinzioni negli allevamenti suini e indennizzare al 100% le aziende colpite nelle
zone rosse (Piemonte, Liguria, Lazio), come richiesto anche dal governatore Zingaretti. E’ questo
l’appello del neopresidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dopo il pericoloso
ritrovamento di una nuova carcassa di cinghiale infetta da Peste suina africana (PSA) a 100km
dalla zona rossa capitolina, nel reatino. L’obiettivo è di evitare danni irreparabili che portino
alla fase 3 dell’emergenza, con il passaggio del virus al maiale. Fini auspica anche un
maggiore coinvolgimento delle associazioni agricole e il sostegno della polizia provinciale nei
piani regionali di abbattimento selettivo dei cinghiali a contrasto della PSA. La presenza del virus
in focolai distanti centinaia di chilometri dimostra come il patogeno riesca, ormai, a spostarsi con
grande facilità su tutto il territorio. “Gli attuali 15 milioni per la misure di biosicurezza negli
allevamenti non sono più sufficienti -dichiara Fini- ora che la PSA dilaga nel Lazio e sta
pericolosamente minacciando Umbria, Abruzzo e Toscana, mettendo a rischio una
popolazione nazionale di 9 milioni di capi”.
Malgrado l’impossibilità del salto di specie all’uomo, la trasmissione della PSA ai suini è
velocissima, come testimoniato dai 200 milioni di capi abbattuti in passato in Cina. Questo nuovo
caso a Rieti mette in pericolo un prodotto tipico come il guanciale amatriciano e tutti i
salumifici della zona, che rischiano di bloccare in via preventiva la movimentazione delle carni
suine, suscitando allarme anche nelle Regioni adiacenti: 860 allevamenti e 190mila capi in
Umbria (rinomata per la lavorazione del maiale) e altre 800 con 70mila suini, in Abruzzo.
“Il Governo metta in campo tutti gli strumenti a disposizione della struttura commissariale –
prosegue Fini- prima che metta a repentaglio tutto il comparto suinicolo nazionale, da cui
dipendono 11 miliardi di fatturato e 70mila addetti nella filiera delle carni suine, punta di
diamante del Made in Italy. Sono a rischio 21 Dop e 12 Igp che rendono la nostra salumeria
unica al mondo, con un valore annuo complessivo di 1,6mld di export”. L’importanza della
filiera è confermata anche dai consumi nazionali, considerando che -secondo Cia- i prodotti a
base di carne suina rappresentano circa l’8% degli acquisti nel carrello della spesa degli
italiani.
Cristiano Fini non ritiene sufficienti neppure i 25 milioni stanziati dal Decreto governativo –
peraltro ancora non liquidati- per indennizzare le aziende agricole colpite dalle restrizioni nelle
zone rosse. Non basteranno, infatti, a compensare i costi sostenuti dagli allevatori per la
macellazione preventiva di circa 13mila suini sani (con divieto di ripopolamento delle stalle), lo
stop alla movimentazione delle carni suine e persino quello alla commercializzazione dei foraggi
(paglia, fieno). Oltre all’impossibilità per molti produttori di poter svolgere le attività multifunzionali
tipiche delle strutture agrituristiche (ricezione, ristorazione e didattica).