
(AGENPARL) – Roma, 19 set 2020 – “Il dibattito sulla rete unica certifica il fallimento della maggioranza e gli storici errori del centrosinistra che, a partire dalla svendita Telecom Italia, ha sempre gestito in maniera consociativa il mondo delle telecomunicazioni”. Inizia così la lettera di Matteo Salvini a _Milano Finanza_ in edicola oggi a proposito della rete unica. Il leader leghista sottolinea che durante il lockdown “milioni di famiglie italiane sono state ostaggio di connessioni medievali”, e rilancia un “modello Genova” per consentire l’ammodernamento digitale del Paese, a partire dalle scuole che lamentano l’assenza dell’alta velocità digitale “nonostante l’annuncio del governo”. Salvini evidenzia che temi come rete unica e 5g richiedono una “scelta netta anche nel posizionamento internazionale” e ricorda le numerose proposte della Lega “per trovare un equilibrio tra Stato e mercato” e consentire all’Italia di presentare all’Europa “un progetto credibile per la rete unica”.
Di seguito, la lettera integrale.
di MATTEO SALVINI
Egregio direttore, il dibattito sulla rete unica certifica il fallimento della maggioranza e gli storici errori del centrosinistra che, a partire dalla svendita Telecom, ha sempre gestito in maniera consociativa il mondo delle telecomunicazioni.
Il Governo ha negato agli italiani il diritto alla connettività in una fase cruciale della nostra storia, mancando l’obiettivo primario di costruire l’autostrada digitale essenziale per il nostro Paese: lo scarso coraggio nel prendere decisioni è l’ennesima riprova che le forze di governo pensano solo a restare aggrappate al potere senza un vero progetto per il Paese.
Durante il lockdown milioni di famiglie italiane sono state ostaggio di connessioni medievali: ad alunni e studenti è stato negato il diritto a partecipare alle lezioni in modalità e-learning e lo smart working, per molti, si è trasformato in un calvario. A questo aggiungiamo, come ricorda il Politecnico di Milano, che la mancata digitalizzazione della Pubblica amministrazione costa all’Italia 25 miliardi ogni anno.
Per la banda ultralarga e sul tema della rete unica serve un “Modello Genova”, come la Lega ha proposto attraverso emendamenti, ordini del giorno e mozioni: tempi certi (inaccettabile il ritardo di almeno altri tre anni prospettato dai ministri Patuanelli e Pisano), deleghe alle Regioni, confronto costante con sindaci, imprenditori, dirigenti scolastici, uno Stato in grado di garantire la sicurezza cibernetica a se stesso e all’intero paese. Il tema di cloud nazionale, posto all’ordine del giorno con una proposta di legge della Lega, non è più rimandabile: non servono proclami, servono competenza e concretezza.
Concretezza che è mancata nel rapporto con le scuole: nonostante la Lega avesse sbloccato già a dicembre 2019 1,5 miliardi di euro per la banda ultralarga, l’anno scolastico si è aperto senza l’alta velocità digitale per la maggior parte dei nostri istituti. L’annuncio del Governo di offrire connessione internet gratuita per 5 anni (in fibra ottica a 1 Gbps) a circa 37.000 edifici scolastici è stata l’ennesima bugia con cui è stata tradita la fiducia degli italiani.
Egregio direttore, senza visione su questi temi sarà impossibile trovare un equilibrio tra Stato e mercato visto che le forze in campo non hanno solo interessi domestici. Il Governo dovrà presentarsi in Europa con un progetto credibile per la rete unica, un progetto che sappia evitare tentazioni monopolistiche senza però ostacolare libero mercato e concorrenza. Per esercitare il doveroso controllo pubblico sulla rete servono idee chiare ed è lampante che se i ministri Gualtieri, Patuanelli e Pisano parlano tre lingue diverse rischiamo solo l’ennesima figuraccia planetaria, che si aggiunge alla impietosa fotografia dell’indice Desi, che ci vede ultimi in Europa, davanti solo a Bulgaria, Grecia e Romania.
Rete unica, cloud e 5g impongono una scelta netta anche nel posizionamento internazionale: il Governo deve dire chiaramente da quale parte dello scacchiere mondiale vuole stare perché le pericolose aperture fatte nei confronti della Cina ci spingono inesorabilmente fuori dalla Nato.
E c’è un’altra partita dove l’Italia rischia di giocare in panchina, mentre PD e 5Stelle studiano la spartizione delle poltrone: quella del broadcaster europeo. L’assenza della RAI nel dibattito certifica l’inadeguatezza dell’attuale direzione e ancora una volta l’inadeguatezza del Governo. Voltare pagina rispetto all’epoca Conte è una necessità non più rimandabile.