
Il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato una svolta netta nella politica militare del sostegno all’Ucraina, affermando che non esistono più restrizioni sull’uso delle armi occidentali da parte di Kiev per colpire il territorio della Russia continentale.
In un’intervista rilasciata all’emittente pubblica WDR, Merz ha dichiarato: “Non ci sono più restrizioni sulla gittata delle armi consegnate all’Ucraina, né dagli inglesi, né dai francesi, né da noi, né dagli americani. Questo significa che l’Ucraina ora può difendersi, ad esempio, attaccando posizioni militari in Russia”. Secondo il cancelliere, l’epoca dei limiti autoimposti è terminata.
L’annuncio segna un netto cambio di rotta rispetto al precedente governo di Olaf Scholz, che aveva evitato l’invio di missili a lungo raggio come i Taurus per evitare un’escalation con Mosca. Merz, insediatosi solo a inizio mese, ha più volte espresso il suo favore per una linea più dura, e ora afferma che il sostegno all’Ucraina sarà “totale”, anche sul piano militare.
Pur non confermando l’invio specifico dei missili Taurus, Merz ha sottolineato che il suo governo manterrà una “ambiguità strategica” riguardo alle armi fornite. Intanto, ha criticato duramente la posizione del presidente russo Vladimir Putin, accusandolo di interpretare ogni offerta di dialogo come un segnale di debolezza. “Putin risponde alla diplomazia intensificando la guerra. È evidente che vede le offerte di colloqui come una resa”, ha dichiarato.
La recente proposta del presidente americano Donald Trump di organizzare un incontro di pace in Vaticano, accolta favorevolmente anche dal governo italiano, non ha ricevuto alcuna apertura da parte del Cremlino. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha liquidato la proposta definendola “inelegante”, rifiutando implicitamente il coinvolgimento della Santa Sede.
Merz ha ribadito che l’Occidente ha esplorato ogni opzione diplomatica disponibile: “Nessuno può dire che non abbiamo cercato ogni via. A parte alzare bandiera bianca, abbiamo fatto tutto ciò che potevamo”. E ha concluso con un messaggio chiaro: “Se neanche il Vaticano va bene, dobbiamo prepararci a una guerra più lunga di quanto immaginiamo”.