
I prezzi globali delle materie prime stanno affrontando una flessione significativa, e secondo la Banca Mondiale, il trend continuerà fino al 2026, quando raggiungeranno il livello più basso degli ultimi sei anni. Lo rivela il nuovo rapporto Commodity Markets Outlook, pubblicato martedì, che prevede un calo complessivo del 12% quest’anno e un’ulteriore riduzione del 5% nel 2026.
A spingere il ribasso è un mix di fattori: il rallentamento della crescita economica globale, una produzione energetica abbondante, e il calo della domanda – in particolare di petrolio – causato dalla transizione verso veicoli elettrici e fonti alternative.
Energia in calo, oro in ascesa
Tra i dati più significativi del rapporto, si stima che i prezzi dell’energia scenderanno del 17,4% nel 2025, toccando i livelli più bassi degli ultimi cinque anni. Nel 2026, è previsto un ulteriore calo del 5,9%. Il prezzo medio del Brent potrebbe assestarsi a 64 dollari al barile nel 2025, e a 60 dollari nel 2026, con un’offerta che supererà la domanda di circa 700.000 barili al giorno.
Il cambiamento è attribuito anche alla crescita dell’elettrificazione del parco auto, soprattutto in Cina, dove nel 2024 oltre il 40% dei nuovi veicoli venduti erano elettrici o ibridi, quasi il triplo rispetto al 2021.
In controtendenza rispetto al comparto energetico, l’oro continua ad attrarre gli investitori come bene rifugio. Il rapporto prevede un nuovo record del prezzo dell’oro nel 2025, con una stabilizzazione l’anno successivo. Il valore del metallo prezioso potrebbe restare fino al 150% superiore alla media del periodo 2015–2019, trainato da conflitti geopolitici e incertezze politiche globali.
Effetti contrastanti su inflazione e crescita
Il crollo dei prezzi potrebbe aiutare a contenere l’inflazione a breve termine, controbilanciando l’impatto delle crescenti barriere commerciali. Tuttavia, la Banca Mondiale lancia un campanello d’allarme: due terzi delle economie emergenti potrebbero veder rallentare le proprie prospettive di crescita economica, fortemente dipendenti dall’esportazione di materie prime.
Anche il settore alimentare seguirà il trend ribassista, con una previsione di calo dei prezzi del 7% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026.
Nonostante le diminuzioni in termini nominali, i prezzi delle materie prime restano ancora superiori a quelli pre-pandemia. Ma al netto dell’inflazione, il 2026 potrebbe segnare la prima volta che i prezzi reali scendono al di sotto dei livelli medi registrati tra il 2015 e il 2019.
Una fase di transizione incerta
Il rapporto evidenzia che il mercato delle materie prime sta entrando in una fase di transizione strutturale, in cui la crescente elettrificazione e i cambiamenti nelle catene di approvvigionamento stanno ridefinendo domanda e offerta.
La previsione della Banca Mondiale rafforza il dibattito sulle politiche energetiche globali, sui piani di transizione verde e sugli strumenti a disposizione dei paesi emergenti per affrontare una fase economica meno favorevole.