
In un discorso vibrante e carico di emozione a Donja Gradina, durante la commemorazione del Giorno della memoria delle vittime del genocidio contro serbi, ebrei e rom nello Stato Indipendente di Croazia (NDH), il presidente serbo Aleksandar Vučić ha lanciato parole dure:
“Non ci perdoneranno mai le fosse comuni che testimoniano i loro crimini.”
Davanti a centinaia di presenti, Vučić ha sottolineato l’orgoglio di essere lì, ricordando come il popolo serbo, nonostante il destino di scomparsa che gli era stato assegnato, continua a resistere, a sopravvivere e a costruire il proprio futuro.
“Ogni anno cambiamo il destino che ci hanno destinato. Cambiando noi stessi, assicuriamo il futuro del nostro popolo.”
Chi ha permesso l’orrore?
Nel suo discorso, Vučić ha sollevato interrogativi dolorosi e ancora senza risposta:
“I partigiani e l’Armata Rossa erano a Belgrado da sette mesi. E a Jasenovac il diavolo continuava indisturbato il suo banchetto di sangue. Chi ha permesso che l’Auschwitz balcanico continuasse a funzionare fino al 4 maggio?”
Ha sottolineato che mentre gli Alleati attaccavano città come Niš, Leskovac e Podgorica, nessuno interveniva per fermare l’orrore di Jasenovac, dove migliaia di serbi venivano sterminati.
L’eroismo disperato
Vučić ha ricordato l’eroico tentativo di fuga di centinaia di prigionieri da Jasenovac:
“Solo undici sopravvissero alla fuga disperata attraverso la Sava. Gli altri morirono sui campi minati, falciati dalle mitragliatrici, straziati dal filo spinato.”
Ha sottolineato che Jasenovac è l’unico campo di sterminio che non fu mai liberato, ma semplicemente abbandonato dai carnefici, lasciando dietro di sé solo rovine e tombe.
Una crudeltà senza paragoni
Vučić ha descritto senza mezzi termini l’orrore unico di Jasenovac:
“La crudeltà raggiunse livelli mai visti altrove. Qui si uccideva con mazze, seghe, calderoni bollenti, torture inenarrabili. Nessun altro campo ha mostrato una tale passione nella distruzione della vita umana.”
E ha ribadito:
“Questa fabbrica di morte aveva un solo compito per quattro anni: uccidere quanti più serbi, ebrei e rom possibile.”
Determinazione alla libertà
Chiudendo il suo intervento, Vučić ha ribadito che la Serbia oggi è sotto attacco, sia dall’esterno sia dall’interno:
“Attaccano la nostra economia, attaccano la nostra Repubblica Serba. Ma non perdoneremo mai chi cerca di distruggere la nostra nazione.”
Il Presidente serbo ha assicurato che la Serbia continuerà a lottare per la libertà, per la memoria storica e per l’onore del suo popolo:
“Siamo determinati a vivere liberi. Non ci spezzeranno. La Serbia vivrà.”