
(AGENPARL) – mar 18 febbraio 2025 Gentile collega,
in relazione al comunicato stampa appena diffuso dall’ESO
(Osservatorio Europeo
Australe), riguardante le indagini sull’atmosfera di un pianeta oltre il
Sistema solare che hanno permesso di mapparne per la prima volta la
struttura tridimensionale e individuare la presenza di Titanio, riportiamo
di seguito le dichiarazioni dei due ricercatori dell’Istituto Nazionale di
Astrofisica coinvolti, ovvero Lorenzo Pino e Francesco Borsa.
*Lorenzo Pino:*
“Abbiamo misurato tre diversi tipi di circolazione atmosferica associati a
tre diverse regioni confinate in altezza. Ognuna ci insegna qualcosa di
diverso su questo pianeta.
Nelle regioni più profonde, il materiale è ridistribuito tramite venti
orientati direttamente dal lato diurno a quello notturno. Questo meccanismo
è alla base della ridistribuzione di calore dal lato diurno – dove la
stella deposita la sua energia – a quello notturno del pianeta. I modelli
indicano che la presenza di un campo magnetico limita l’intensità di questo
tipo di venti, ma i dati indicano che questo effetto non è molto forte in
WASP-121b. Invece, è necessario che parte del calore venga liberato nel
lato notturno attraverso specifiche reazioni chimiche che coinvolgono la
formazione di idrogeno molecolare a partire dalla sua forma atomica – una
reazione che libera energia.
Più in alto, abbiamo osservato una corrente a jet di forza inattesa, 100
volte più veloce dei venti misurati in Giove. I modelli non sono
attualmente in grado di spiegare questi venti, che rappresentano forse la
scoperta più inattesa. È possibile che anche questo tipo di circolazione
atmosferica richieda la presenza di campi magnetici, ma l’effetto andrà
quantificato in futuro con modelli dedicati.
Infine, nelle regioni più esterne dell’atmosfera abbiamo osservato una
parziale transizione a dei venti orientati verticalmente. Pensiamo che
questo fenomeno sia collegato al fenomeno ‘dell’evaporazione dell’atmosfera
del pianeta’, cioè una perdita di massa (che però non sarà sufficiente a
distruggere questo pianeta, che è massiccio). I meccanismi alla base di
questo fenomeno, che riguarda molti giganti gassosi caldi, non sono ancora
chiariti e questo studio mostra che la transizione da regimi di
circolazione orizzontale a regimi verticali – che genererebbero poi la
perdita di massa – è graduale, e dunque potenzialmente collegato. Ulteriori
studi saranno necessari sia per determinare la velocità di questi moti
verticali, per modellare la transizione tra i regimi di circolazione
orizzontale e verticale.
Lo spettrografo ANDES, che sarà installato sull’Extremely Large Telescope
dell’ESO in costruzione sulle Ande cilene, permetterà di estendere studi
come questo – ora possibili solo su una manciata di pianeti particolarmente
favorevoli – a decine di oggetti, permettendo di fare studi comparativi di
incredibile precisione delle atmosfere dei pianeti giganti gassosi caldi e
permettendoci di studiare anche le atmosfere di pianeti più piccoli.
Offrirà quindi una nuova possibilità di mettere la nostra comprensione
delle atmosfere dei pianeti nel Sistema solare in un contesto più ampio, e
possibile solo grazie a questo tipo di studi”.
*Francesco Borsa*:
“Questo risultato conferma le capacità eccezionali dello spettrografo ad
altissima risoluzione ESPRESSO, il primo strumento in grado di osservare
con tutti e quattro i telescopi del Very Large Telescope simultaneamente,
simulando un telescopio da 16 metri di diametro. Le prime osservazioni in
questo modo osservativo dell’atmosfera di WASP-121b (il primo esopianeta ad
avere questo tipo di osservazioni) erano state pubblicate nel 2021 e già
avevano dimostrato la loro eccezionalità, ma erano purtroppo solo parziali.
Con questo studio si è completata la parte mancante delle osservazioni, e i
risultati ci hanno permesso di studiare la chimica e fisica atmosferica di
questo gioviano ultra caldo al variare di latitudine e longitudine. In
particolare, la presenza di Titanio sembra essere limitata alle regioni
equatoriali, suggerendo un rimescolamento atmosferico limitato. Lo studio
del Titanio e dei suoi composti ci aiuta a capire come avvengono i
meccanismi di condensazione in queste atmosfere planetarie dalle
temperature estreme.
I livelli di dettaglio raggiunti osservando con i quattro telescopi del VLT
simultaneamente confermano le grandi aspettative che si hanno verso
l’Extremely Large Telescope per lo studio delle atmosfere di esopianeti,
con obiettivo l’osservazione di atmosfere di esopianeti potenzialmente
abitabili”.
Ricordiamo che su questa notizia Media Inaf ha appena appena pubblicato un
articolo e un video:
Tylos e la sua atmosfera impetuosa
Cordialmente,
Ufficio Stampa INAF
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