
Una nuova pagina di controversia si aggiunge alla storia del Grande Oriente d’Italia (GOI). Il 16 dicembre 2024, Raffaele Curzio e Pantaleo Sansone, membri rispettivamente delle Logge Giuseppe Mazzini n. 672 e Trotula de Ruggiero all’Oriente di Salerno, hanno sollevato un interrogativo scottante. Essi hanno ufficialmente chiesto al GOI di prendere posizione di fronte a una presunta alterazione normativa compiuta dalla Corte Centrale in sezione elettorale, un atto che avrebbe avuto ripercussioni dirette sull’esito delle elezioni interne.
Il cuore della questione: Il “tagliando antifrode”
Secondo la loro denuncia, nella sentenza n. 64-65/2024 del 15 novembre 2024, la Corte Centrale avrebbe falsificato una normativa statale per annullare voti a favore della lista n. 1 guidata da Leo Taroni. Il testo incriminato, riportato tra virgolette nella sentenza, includeva disposizioni inesistenti nella legge italiana, creando di fatto una base giuridica artificiale per giustificare l’invalidazione delle schede.
L’inserimento fraudolento di un presunto obbligo di rimozione del tagliando antifrode prima dell’inserimento della scheda nell’urna avrebbe modificato l’interpretazione della norma, favorendo la lista n. 2 capeggiata da Antonio Seminario. Questo intervento giuridico ha sollevato legittime preoccupazioni sull’imparzialità della Corte e sulla trasparenza delle elezioni.
La reazione del GOI: Un provvedimento lampo
La risposta del GOI non si è fatta attendere, ma ha colpito inaspettatamente proprio Curzio e Sansone. Il 29 gennaio 2025, Umberto Limongelli ha presentato un’accusa formale contro di loro, sostenendo che avessero pubblicato la denuncia su un canale Telegram denominato “Libero Muratore Channel”, violando così presunte regole interne.
Il giorno successivo, il Presidente del Tribunale Circoscrizionale della Campania, Francesco Grimaldi, ha iscritto il procedimento, formulato il capo d’accusa ed emesso un decreto di sospensione a tempo indeterminato per Curzio e Sansone. Il 31 gennaio, Stefano Bisi, Gran Maestro del GOI, ha ratificato la sospensione con il decreto n. 513/SB.
Giustizia o epurazione?
La rapidità con cui il GOI ha agito contro i due membri, rispetto alla lentezza nel rispondere alle loro legittime richieste di chiarimento sulla validità della sentenza, solleva interrogativi inquietanti. Perché chi denuncia una possibile irregolarità viene punito, mentre i responsabili della presunta falsificazione normativa restano impuniti?
Questo episodio, più che una semplice disputa interna, sembra incarnare un problema più ampio di trasparenza e democrazia all’interno del GOI. La sospensione di Curzio e Sansone appare come un tentativo di silenziare le voci dissenzienti, rafforzando il controllo di un gruppo dirigente che sembra più interessato a consolidare il proprio potere che a garantire la giustizia e la correttezza.
Un appello alla legalità
Il caso non è chiuso. Molti membri del GOI hanno già espresso solidarietà a Curzio e Sansone, sottolineando l’importanza di ristabilire la verità e il rispetto delle regole democratiche. Se il GOI vuole mantenere credibilità e autorevolezza, deve rispondere in modo trasparente alle accuse di alterazione normativa e garantire un processo equo per tutti i suoi membri.
L’auspicio è che questa vicenda non si concluda con una punizione ingiusta, ma con una riflessione profonda sul futuro della giustizia massonica in Italia.