
Piantedosi parlaci di Cutro.
Dovremmo apprezzare la meticolosità con cui il ministro dell’Interno osserva le procedure per controllare il comune di Bari e il sindaco Decaro. La repentina risposta data agli esponenti della destra pugliese, con l’istituzione di una commissione di accesso agli atti per l’eventuale scioglimento dell’amministrazione, che metterà sotto i riflettori l’operato dell’integerrimo presidente dell’Anci, la cui postura antimafia a Bari è nota a tutti i cittadini viste le azioni di contrasto intraprese durante i nove anni anni di amministrazione, gli stessi nove anni che il sindaco ha condotto sotto scorta per scongiurare ritorsioni da parte dei clan a cui ha dichiarato guerra. Sì, dovremmo apprezzare il lavoro scrupolo del ministro Piantedosi , invece lo critichiamo, perché lo stesso percorso certosino non è stato condotto per la strage di Cutro. La strage di Stato del governo Meloni, quella dei 94 morti e 20 dispersi, che se non fosse stato per la Rete 26 febbraio sarebbe già caduta nell’oblio. È alla rete delle 450 associazioni che gli 81 superstiti e i parenti delle vittime si sono affidati e non allo Stato, per avere giustizia. Infatti ad un anno dall’accaduto ancora non sappiamo chi siano i responsabili del mancato soccorso dei naufraghi nel Mediterraneo davanti le coste di Steccato di Cutro. Mi stringo alle vittime e chiedo al ministro Piantedosi di dare, finalmente, risposte.
Lo dichiara Marinella Pacifico, già Senatrice della Repubblica
