(AGENPARL) – mer 03 maggio 2023 “Un video pubblicato in rete sta rimbalzando da un social all’altro, portando con sé un messaggio denigratorio, espresso in tono aggressivo. A recarlo è un autista soccorritore del 118 che si rivolge direttamente ai medici di famiglia, quei medici che, a suo dire, si guarderebbero bene dal lasciare i propri studi per effettuare le visite agli assistiti, quando chiamati per un’urgenza. Quei medici che, anzi, spronerebbero i pazienti a chiamare il 118 per avvalersi delle cure del pronto soccorso che, in questo modo, risulterebbe saturo di casi facilmente curabili a casa” ha dichiarato la dottoressa Lucilla Boschero, segretario generale Cisl Medici del Lazio “L’opinabile considerazione dell’autista dell’autoambulanza diretta ai sanitari inizia con un ironico cari medici, poi ripetuto anche al termine del messaggio, quando chiuderà con volgarità e aggressività il suo monologo. Questo video non rappresenta uno sfogo rubato, e già in questo caso costituirebbe un episodio da condannare, ma un monologo costruito ad hoc per offendere e intimidire, consapevolmente affidato alla capacità di massima diffusione che la rete porta con sé”
“Stupisce e rattrista che tale video sia diventato virale proprio nei giorni in cui il cordoglio per l’ennesimo episodio di violenza, quello sfociato nell’aggressione efferata e fatale nei confronti della dottoressa Capovani di Pisa uccisa da un suo paziente, ha riguardato e abbracciato l’intera classe medica, troppo spesso oggetto di prevaricazioni verbali e fisiche. Dispiace perché anche questi attacchi, seppur verbali, rasentano una vera e propria aggressione, si vestono di violenza. Una violenza che noi condanniamo sempre, in ogni sua forma e modalità: sia quando ad aggredire un operatore sanitario è un paziente esasperato dalla lunga attesa al pronto soccorso, sia quando è un suo familiare che non si sente adeguatamente assistito e sia quando – e soprattutto – è uno stesso operatore della sanità a offendere, aggredire, intimidire” conclude la dottoressa Boschero “Turni massacranti, stress, burnout non possono costituire un’attenuante per un’offesa di questo genere, quando ad essere sotto attacco è tutta una classe di professionisti il cui operato è a servizio di tutta collettività e che sempre più spesso è costretta a operare in trincea”.
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