
(AGENPARL) – ven 22 settembre 2023 I più antichi vertebrati abissali
rivelati da strane tracce fossili
Un tassello mancante dell’evoluzione
è stato scoperto nelle rocce dell’Appennino
Genova, 5 settembre 2023 – Rare tracce fossili rivelano la presenza dei primi pesci di
mare profondo, anticipando di 80 milioni di anni l’inizio della colonizzazione delle
piane abissali. Questa importante scoperta è stata presentata in un nuovo studio
condotto da un gruppo internazionale di scienziati guidato dal paleontologo italiano
Andrea Baucon. Lo studio è stato pubblicato oggi dalla rivista PNAS – Proceedings
delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo.
“Quando ho trovato questi strani fossili, non potevo credere ai miei occhi”, afferma
Baucon, che ha scoperto le tracce fossili di pesce in tre siti paleontologici situati nei
dintorni di Piacenza, Modena e Livorno. Il motivo dello stupore è l’età dei fossili, che
precedono di milioni di anni ogni altra testimonianza di pesci abissali. I fossili
appena scoperti risalgono all’inizio del Cretaceo (130 milioni di anni fa). “I nuovi
fossili mostrano l’attività di pesci su un fondale marino dell’era dei dinosauri che
era profondo migliaia di metri”, dice Baucon.
I fossili appena scoperti sono rari ed insoliti. Comprendono la traccia sinuosa
lasciata dalla coda di un pesce che nuotava vicino al fondale, e le escavazioni
prodotte da pesci in cerca di cibo. Queste tracce fossili non consistono di ossa, ma
registrano il comportamento di pesci scomparsi da milioni di anni. Di conseguenza, i
fossili appenninici segnano un punto critico nello spazio e nel tempo. È il punto in
cui i pesci si sono allontanati dalla piattaforma continentale e hanno colonizzato un
ambiente nuovo ed estremo, lontano dal loro habitat originario. “Le tracce fossili
appena scoperte sono paragonabili alle impronte degli astronauti sulla Luna”, dice
Baucon.
A migliaia di metri sotto la superficie dell’Oceano Ligure-Piemontese, i primi pesci di
mare profondo affrontavano condizioni ambientali estreme. Oscurità totale,
temperature prossime allo zero e pressioni colossali mettevano alla prova la
sopravvivenza di questi pionieri dell’abisso. “Come se non bastasse, correnti torbide
spazzavano le vaste pianure fangose pattugliate dai pesci in cerca di cibo”, afferma
Luca Pandolfi. Tali condizioni estreme richiedevano adattamenti specifici,
innovazioni evolutive altrettanto significative, al pari di quelle che hanno permesso
la colonizzazione della terra e dell’aria (ad esempio, ali e zampe).
I fossili appena scoperti rappresentano non solo la testimonianza dei primi pesci di
mare profondo, ma anche i primi vertebrati abissali. I vertebrati – gli animali con
colonna vertebrale – si sono evoluti in mari poco profondi, per poi colonizzare
ambienti terrestri, aerei ed abissali. Dei tre, è la colonizzazione degli abissi ad essere
l’evento meno compreso dalla scienza. Infatti, gli ambienti abissali spesso
precludono la fossilizzazione. “I fossili appena scoperti gettano luce su un capitolo
altrimenti oscuro della storia della vita sulla Terra”, commenta Carlos Neto de
Carvalho.
I fossili appenninici inducono a riconsiderare quali fattori potrebbero aver innescato
la colonizzazione degli abissi. Baucon e colleghi propongono che il fattore
scatenante sia stato il massiccio apporto di materia organica verificatosi tra
Giurassico e Cretacico. La disponibilità di cibo favoriva gli organismi vermiformi che
vivevano sul fondo. Questi, a loro volta, attiravano i pesci che li predavano grazie a
specifiche tecniche di caccia. “Comportamento: è di questo che ‘parlano’ i nuovi
fossili”, afferma Girolamo Lo Russo.
I ricercatori hanno utilizzato un approccio peculiare per interpretare i
comportamenti di 130 milioni di anni fa. “Ci siamo rivolti ai mari attuali”, dice
Fernando Muñiz. Baucon e colleghi hanno studiato il comportamento dei pesci
direttamente nel loro habitat. “La chiave era nei litorali spagnoli ed italiani”, rivela
Zain Belaústegui, riferendosi alle osservazioni a Spotorno, Paraggi (Liguria) e nella
Laguna di Grado (Friuli-Venezia Giulia). “L’osservazione dei pesci moderni è stata
illuminante” conferma Chiara Fioroni. Gli scienziati hanno esplorato le profondità
dell’Oceano Pacifico per studiare le chimere, o squali fantasma. “A 1500 metri di
profondità abbiamo incontrato una chimera che affondava la bocca nel sedimento. È
stato uno sguardo al passato!” dice Thomas Linley.
I nuovi fossili sono identici alle strutture prodotte dai pesci moderni che si nutrono
grattando o aspirando i sedimenti. Questo ricorda i Neoteleostei, il gruppo di
vertebrati che include i moderni ‘pesci-lucertola’ (Bathysaurus). “Una caratteristica
chiave dei Neoteleostei è l’apparato di alimentazione per aspirazione altamente
sviluppato: i fossili appenninici potrebbero rappresentare una fase molto precoce
della diversificazione dei Neoteleostei”, spiega Imants Priede. “Il presente è la
chiave per il passato… e viceversa!” dice Mário Cachão.
I fossili appena scoperti potrebbero rappresentare il primo passo nelle origini della
biodiversità dei vertebrati abissali. “I pesci sono un componente importante degli
ecosistemi abissali attuali”, rivela Armando Piccinini. Questi ecosistemi avrebbero le
proprie radici nei fossili appenninici, che testimoniano un evento fondamentale
nella storia degli oceani. “I fossili appena scoperti riscrivono il ‘come’ ed il ‘quando’
della colonizzazione degli abissi. Essi contengono indizi fondamentali sulla presenza
dei primissimi vertebrati di mare profondo, con importanti implicazioni non solo per
le Scienze della Terra ma anche per le Scienze della Vita”, riassume Andrea Baucon.
Articolo scientifico
The earliest evidence of deep-sea vertebrates
Andrea Baucon, Annalisa Ferretti, Chiara Fioroni, Luca Pandolfi, Enrico Serpagli,
Armando Piccinini, Carlos Neto de Carvalho, Mário Cachão, Thomas Linley, Fernando
Muñiz, Zain Belaústegui, Alan Jamieson, Girolamo Lo Russo, Filippo Guerrini, Sara
Ferrando, Imants Priede,
Proceedings of the National Academy of Sciences
TITOLO
RIVISTA
DATA DI
PUBBLICAZIONE
ARGOMENTI
DI RICERCA
The earliest
evidence of
deep-sea
vertebrates
5 settembre
Paleontologia,
evoluzione,
pesci
Lo studio ha beneficiato della collaborazione di istituzioni scientifiche italiane
(Università di Genova, Modena e Reggio Emilia, Padova, Pisa, Parma; Museo di Storia
Naturale di Piacenza; Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige), Portogallo
(Geoparco UNESCO Naturtejo; Università di Lisbona), Inghilterra (Università di
Newcastle), Spagna (Università di Siviglia e Barcellona), Australia (Università
dell’Australia Occidentale), Scozia (Università di Aberdeen). Lo studio ha beneficiato
di un significativo finanziamento da parte della Fondazione per la Scienza e la
Tecnologia attraverso fondi nazionali (PIDDAC)
Contatti
Andrea Baucon
Sito web: http://www.tracemaker.com
Instagram: @tracemaker_loves_fossils
LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/andrea-baucon-tracemaker/
Immagini e video
Immagini e video del nuovo studio possono essere scaricati all’indirizzo
Presentazione dello studio
Il nuovo studio sarà presentato al pubblico e alla stampa nel corso di due
conferenze presso il Museo di Storia Naturale di Piacenza (via Scalabrini 107,
Piacenza). Le conferenze saranno presentate da Andrea Baucon, primo autore dello
studio:
• Conferenza stampa: venerdì 22 Settembre 2023, 11.00. L’intervento è mirato ai
giornalisti. In presenza dell’Assessore Fiazza.
• Presentazione pubblica: venerdì 22 Settembre 2023, 18.00. La presentazione è
mirata al grande pubblico ed ai giornalisti.