(AGENPARL) – gio 19 gennaio 2023 Da Istat: Report Risultati economici delle imprese e delle multinazionali a livello territoriale_anno 2020
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RISULTATI ECONOMICI DELLE IMPRESE E DELLE MULTINAZIONALI A LIVELLO TERRITORIALE | ANNO 2020Il valore aggiunto delle unità locali diminuisce soprattutto al Centro-52895516891000Nel 2020 il valore aggiunto prodotto dalle unità locali è in calo del 14,4% nel Centro, del 10,5% nel Mezzogiorno, del 9,5% nel Nord-est e dell’8,9% nel Nord-ovestLa contrazione colpisce in tutte le regioni le unità locali che operano nell’Industria, nelle Costruzioni (esclusa la Campania che registra +1,2%), nel Commercio e nei Servizi. In Toscana e Liguria le perdite maggiori.Nel Centro si riduce del 20,0% il valore aggiunto per le multinazionali estere e del 12,4% per quelle italiane. Nel Mezzogiorno la diminuzione è, rispettivamente, del 13,0% e dell’8,1%.Tra le città il calo è del 13,0% a Roma e del 6,2% a Milano. Le più colpite sono le unità locali di Venezia, Genova e Firenze. 15,0%Quota di valore aggiuntonazionale prodotto dalleunità locali di Milano eRomaTerza città è Torino con il 2% del valoreaggiunto nazionale16,1%Quota di valore aggiunto prodotto dalle unità locali di grandi dimensioni 122milaValore in euro della produttività del lavoro delle multinazionali italiane nel LazioÈ il più elevato tra le regioniNel Centro la flessione del valore aggiunto più ampia tra il 2019 e il 2020La flessione del valore aggiunto rilevata per il 2020 (-10,5% nel complesso dell’Industria e dei Servizi) ha interessato tutte le ripartizioni territoriali ma risulta più accentuata tra le unità locali del Centro Italia, dove la diminuzione è pari a -14,4% contro -10,5% del Mezzogiorno, -9,5% del Nord-est e -8,9% del Nord-ovest. La flessione registrata nel Centro Italia è la più ampia sia nell’Industria (-11,5% a fronte del -7,3% del Nord-ovest, -6,5% del Mezzogiorno e -6,2% del Nord-est) sia nei Servizi (-16,0% contro -12,8% del Mezzogiorno, -12,7% del Nord-est e -10,1% del Nord-ovest). La distribuzione territoriale del valore aggiunto generato dalle unità locali dell’industria e dei servizi resta comunque sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Si conferma al primo posto il Nord-ovest (con un contributo pari al 37,6%), seguito da Nord-est (25,8%), Centro (19,9%) e Mezzogiorno (16,8%).Il Centro si distingue per la flessione più elevata anche in termini di fatturato (-16,5%), seguito da Nord-ovest (-10,3%), Mezzogiorno (-10,0%) e Nord-est (-9,0%). Considerando gli addetti, la diminuzione più significativa si registra invece nel Nord-est (-3,3%). Nord-ovest e Centro presentano un decremento più contenuto e di simile entità (rispettivamente -1,9% e -2,0%), in controtendenza il Mezzogiorno segna nel complesso una lieve crescita (+0,3%).Nel 2020 la produttività apparente del lavoro è pari a circa 44mila euro per addetto su base nazionale (nel 2019 era pari a 48mila euro) mentre la produttività mediana è poco oltre i 31mila euro per addetto (34mila nel 2019). Considerando i territori che si collocano al di sopra della soglia mediana è possibile individuare i comuni dove è più alta la concentrazione di unità locali ad alta produttività: nel Nord-est rappresentano l’81,8% del totale dei comuni di questa ripartizione, nel Nord-ovest il 65,1%, nel Centro il 43,2% e nel Mezzogiorno solamente il 17,6%. Nei comuni ad alta produttività sono presenti il 75,8% delle unità locali e l’82,5% degli addetti, che contribuiscono a produrre circa il 90% del valore aggiunto nazionale. Nel Nord oltre il 90% delle unità locali insiste in comuni altamente produttivi (il 92,6% nel Nord-ovest e il 93,2% nel Nord-est). Nel Centro la percentuale è dell’81,2% mentre nel Mezzogiorno si riduce al 41,6%. Le unità locali del Mezzogiorno attive in comuni ad alta produttività impiegano inoltre poco meno della metà degli addetti di questa ripartizione (49,9%) e il 60,5% del valore aggiunto.RISULTATI ECONOMICI DELLE IMPRESE SUL TERRITORIO: I NUMERI CHIAVEAnno 2020, quote percentuali, variazioni percentuali 2020/2019 e valori assolutiRIPARTIZIONIUnità localiAddettiValore aggiunto in migliaia di euroFatturato in migliaia di euroFocus su Comuni ad alta produttività (% su tot. ripartizioni)QuotaVar.% 20/19QuotaVar.% 20/19QuotaVar.% 20/19QuotaVar.% 20/19Numero comuniUnità locali AddettiValore aggiuntoNord ovest29,22,132,1-1,937,6-8,937,3-10,365,192,695,397,6Nord est21,02,423,8-3,325,8-9,525,2-9,081,893,295,397,3Centro21,61,520,7-2,019,9-14,420,6-16,543,281,285,290,8Mezzogiorno28,31,023,50,316,8-10,516,8-10,017,641,649,960,5ITALIA4.670.5141,716.594.586-1,8738.916.278-10,52.865.447.180-11,350,075,882,590,0Colpito soprattutto il settore dei servizi, in particolare in Toscana e in Liguria A livello regionale, le unità locali più colpite dalla crisi sono quelle che operano in Toscana e in Liguria, tra le quali la riduzione del valore aggiunto è rispettivamente del 18,3% e del 16,3% (Figura 1). Seguono Sardegna (-14,5%), Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (-14,3%) e Lazio (-13,3%). Sul fronte opposto, le unità locali che reggono meglio all’impatto della crisi sono situate in Lombardia (-7,5% la flessione del valore aggiunto), Emilia-Romagna (-7,6%), Molise (-7,8%), Puglia (-7,9%) e Basilicata (-8,4%). Nelle altre economie regionali la riduzione del valore aggiunto è più vicino al dato medio nazionale (-10,5%), con valori compresi tra il -11,6% della Campania e il -9,2% della provincia autonoma di Trento. Considerando il dettaglio settoriale, Toscana e Liguria sono accomunate da perdite particolarmente elevate nell’ambito del settore più colpito dal primo anno di pandemia, ossia quello dei Servizi non commerciali, che in questi territori raggiunge una flessione del 28,9% e del 28,7% (-14,2% in media in Italia) e da valori nettamente più contenuti negli altri macro settori. In particolare, sono le attività di alloggio e ristorazione le più colpite dalla crisi 2020, con una perdita del valore aggiunto del 51,0% e un andamento particolarmente negativo in tutte le regioni, con valori compresi tra il -62,8% delle unità locali del Lazio e il -31,6% della provincia autonoma di Trento. In generale i Servizi non commerciali presentano perdite superiori agli altri macro settori in quasi tutte le regioni. Laddove le unità locali che operano in questo settore hanno tenuto di più è possibile evidenziare un impatto più contenuto della crisi nel complesso dell’economia regionale. Tra le eccezioni si segnala la provincia autonoma di Bolzano/Bozen, dove la flessione dei Servizi non commerciali, pari al -18,8%, è molto superiore alla media italiana ma è in parte contenuta da una maggiore tenuta degli altri comparti (-0,2% le Costruzioni, -4,9% l’Industria in senso stretto e -6,5% il Commercio). Il Commercio (-8,7%) e l’Industria in senso stretto (-8,3%) registrano flessioni più contenute a livello nazionale, ma in alcuni territori emergono come i settori più colpiti. È il caso delle unità locali di Piemonte (-13,7%) e Friuli Venezia Giulia (-13,0%) attive nel Commercio e delle unità locali industriali della Sardegna, dove il crollo è del 21,1%. Il settore delle Costruzioni si conferma il meno colpito dalla crisi (soltanto -3,5%). È l’unico comparto che fa registrare una crescita del valore aggiunto a livello regionale, in particolare in Campania (+1,2%), e una flessione del valore aggiunto contenuta in numerose aree del Paese. Fanno eccezione Lazio (-10,3%), Umbria (-9,8%) e Calabria (-7,4%).FIGURA 1. VALORE AGGIUNTO DELLE UNITÀ LOCALI DELLE IMPRESE PER REGIONE E MACRO SETTORE DI ATTIVITÀ ECONOMICA*. Variazione percentuale 2020/20194924425237490Media Italia – Totale economiaMedia Italia – Totale economiaEnhancedMetaFilefalse4925597285392Media Italia – Totale economiaMedia Italia – Totale economia*Nella figura non è riportato il dato delle unità locali della Campania attive nel settore delle costruzioni (+1,2%).Venezia, Genova e Firenze tra i comuni più colpitiConsiderando i 20 capoluoghi di provincia che contribuiscono maggiormente alla produzione di valore aggiunto, tra il 2019 e il 2020 la flessione più marcata è registrata dall’insieme delle unità locali del comune di Venezia (-32,6%), seguono le unità locali del comune di Genova (-23,4%) e, quindi, di Firenze (-23,1%) (Figura 2). Questo risultato ha determinato una modifica nelle prime posizioni della graduatoria per produzione di valore aggiunto. In particolare, Genova è passata dalla quarta alla quinta posizione, superata da Napoli, dove la flessione è stata più contenuta (-12,1%). Venezia scende dall’ottava alla tredicesima posizione. Firenze invece resta stabile alla settima. Significativa anche la flessione delle unità locali attive nel comune di Prato (-17,7%) che, come nel 2019, si colloca al 20° posto, e di Catania (-14,9%) che arretra di due posizioni (dal 17° al 19° posto).Valori più vicini alla flessione media nazionale (-10,5%) si registrano tra gli altri primi 20 capoluoghi di provincia. Il dato più contenuto è a Milano, con un decremento del valore aggiunto prodotto dalle unità locali che risulta comunque del -6,2%, seguito da Parma (-6,4%), L’Aquila (-7,3%) e Verona (-7,5%). Il valore aggiunto prodotto dalle unità locali di Roma (al secondo posto in graduatoria dopo Milano) è in flessione del -13,0%. Milano e Roma si confermano largamente in testa alla classifica: il capoluogo lombardo è primo nei Servizi e la capitale nell’Industria, insieme coprono il 15,0% del valore aggiunto nazionale (14,8% nel 2019). Le regioni i cui comuni capoluoghi di provincia non rientrano nella graduatoria osservata ma si inseriscono comunque in una buona posizione sono: Friuli-Venezia Giulia (Trieste in 22° posizione), Sardegna (Cagliari alla 25°), Umbria (Perugia alla 29°) e le Marche (Ancona alla 36°). In questi comuni la flessione del valore aggiunto delle unità locali rispetto al 2019 è più elevata rispetto alla media nazionale. Pescara (al 46°), Reggio di Calabria (al 65°) e Potenza (al 75°) sono i primi capoluoghi di provincia per produzione di valore aggiunto delle rispettive regioni. È importante sottolineare come nel generale contesto di crisi economica che ha interessato quasi tutte le aree del nostro Paese, si presentino delle significative eccezioni. In particolare i comuni di Bolzano/Bozen (+0,1%), Trento (+1,3%), Grosseto (+0,7%), Vercelli (+2,2%), Brindisi (+4,3%) e Cremona (+7,7%) sono i capoluoghi di provincia in cui non si registra un andamento negativo del valore aggiunto rispetto al 2019. Si segnala infine il dato di Bergamo, città italiana simbolo della crisi sanitaria da Covid-19, in cui il valore aggiunto prodotto dalle unità locali tra il 2019 e il 2020 è diminuito del 12,9%.FIGURA 2. GRADUATORIA DEI PRIMI 20 COMUNI CAPOLUOGO DI PROVINCIA PER PRODUZIONE DI VALORE AGGIUNTO*. Anno 2020 00*Nella figura sono riportati anche i valori delle unità locali dei primi comuni capoluogo di provincia per le regioni che non presentano nessun comune tra i primi 20 specificando la posizione nella graduatoria nazionale. Non sono riportati invece le variazioni registrate da Bolzano (+0,1%) e Trento (+1,3%). Centro e Mezzogiorno crollo del valore aggiunto delle multinazionali estere La flessione del valore aggiunto nel 2020 ha interessato tutte le tipologie di unità locali, sia appartenenti a gruppi multinazionali, sia a gruppi domestici, sia a imprese indipendenti. Pur confermando notevoli differenze strutturali e di performance, le unità locali di imprese multinazionali hanno però subito in alcune ripartizioni diminuzioni del valore aggiunto e del fatturato addirittura più accentuate delle altre unità locali. Nella ripartizione Centro le unità locali di multinazionali estere hanno visto una riduzione del valore aggiunto pari al -20,0% e del fatturato pari al -16,3%. Le unità locali di gruppi multinazionali italiani hanno invece subito contrazioni rispettivamente pari a -12,4% e -28,4%. Questi valori superano quelli delle altre tipologie di unità locali (-12,5% e -9,9% per le unità locali di gruppi domestici e -13,8% e -11,4% per le indipendenti). La Toscana ha subito un crollo soprattutto il settore dei Servizi non commerciali (valore aggiunto -47,4% e fatturato -29,5%), imputabile al settore di alberghi e ristoranti. Il contributo delle multinazionali estere e dei gruppi multinazionali italiani alle economie regionali conferma comunque la sua rilevanza. Le prime, in termini di fatturato e valore aggiunto producono in Lombardia rispettivamente il 28,6% (+0,9 rispetto al 2019) e il 24,6% (+1,9 rispetto al 2009) dei totali regionali, nel Lazio il 25,0% (+2,0%) e il 20,8% (-0,1%) (Figura 3). Contenuti sono invece i valori nel Mezzogiorno. Le quote di fatturato e valore aggiunto prodotto sul totale dell’economia regionale sono basse in Molise (3,8% e 6,9%), Basilicata (5,5% e 9,0%) e Campania (7,4% e 8,1%). A livello settoriale, le unità di multinazionali estere localizzate nel Lazio e in Piemonte apportano al settore manifatturiero regionale un elevato contributo che è, rispettivamente, in termini di valore aggiunto del 35,7% e del 26,1%. Seguono Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (24,5%), Liguria (24,2%), Toscana (22,5%), Abruzzo (22,3%) e la provincia autonoma di Trento (22,0%). Le unità locali di gruppi multinazionali italiani, forniscono un contributo del 23,3% al valore aggiunto dell’intera economia. Le regioni che più contribuiscono a tale risultato sono la Lombardia con il 26,3% di valore aggiunto del totale prodotto dai gruppi multinazionali italiani, l’Emilia-Romagna con il 13,6% e il Lazio con l’11,6%.Anche in questo caso sono molto contenute le quote del Mezzogiorno sull’intera economia, ma l’analisi regionale mostra delle eccezioni. In Basilicata, dove è nota la presenza di gruppi multinazionali italiani, il valore aggiunto prodotto dalle unità locali di imprese multinazionali italiane nel settore manifatturiero è pari al 42,0% del totale regionale e il fatturato raggiunge il 68,1%. FIGURA 3. QUOTA DI VALORE AGGIUNTO E DI UNITÀ LOCALI SUL TOTALE REGIONALE, PER TIPOLOGIA DI UNITÀ LOCALE. Anno 2020, valori percentualiEnhancedMetaFilefalseMezzogiorno: in Abruzzo multinazionali estere con unità in media più grandi Le unità locali di imprese multinazionali sono più produttive e hanno un costo del lavoro pro-capite più elevato delle altre tipologie d’impresa, soprattutto in alcuni territori. Nel 2020, è il Lazio la regione in cui i livelli di valore aggiunto per addetto (indicatore che rappresenta la produttività apparente del lavoro) sono più elevati per le multinazionali (101mila euro per le estere e 122mila euro per le italiane), seguita dalla Lombardia (100mila e 93mila) e dal Trentino Alto Adige (98mila e 91mila). Seppur con valori inferiori al 2019, si segnala il differenziale positivo della produttività delle unità locali di multinazionali italiane in molte regioni del Mezzogiorno. In Sardegna è 76mila euro (-38mila rispetto al 2019) rispetto ai 55mila delle estere (-9mila), ai 44mila delle domestiche (-6mila) e ai 23mila delle indipendenti (-2mila), invece in Puglia 86mila rispetto rispettivamente a 57mila, 46mila e 23mila. Resta l’eccezione nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen dove la produttività nei gruppi domestici (90mila euro) è invece superiore a quella dei gruppi multinazionali esteri (75mila) e italiani (88mila). Il costo del lavoro pro-capite delle unità locali delle multinazionali, estere e italiane, supera quasi ovunque quello delle imprese domestiche: i valori più elevati in Lombardia (44mila euro per le prime e 38mila per le seconde), nel Lazio (42mila euro e 39mila) e in Emilia Romagna (37mila euro e 35mila). Fa eccezione la Liguria con un costo del lavoro pro-capite per le unità locali di gruppi esteri di 28mila euro, più basso delle unità di gruppi multinazionali italiani (39mila) e non multinazionali (28mila euro). Questi risultati possono essere spiegati in parte con la differenza strutturale tra le unità locali di gruppi multinazionali e le unità locali di imprese non internazionalizzate ovunque evidente. Le unità locali delle multinazionali sia estere sia italiane sono infatti più grandi in ogni regione, con differenziali più netti in alcuni territori. Per le multinazionali estere, nel Centro-nord emerge la Liguria (33,8 addetti medi delle multinazionali estere rispetto ai 20,9 delle multinazionali italiane, ai 10,2 dei gruppi domestici e ai 2,3 delle imprese indipendenti) dove sono presenti multinazionali attive nel settore del trasporto marittimo e nella fabbricazione di altri mezzi di trasporto. Seguono il Lazio (33,5 addetti medi per le multinazionali estere, 29,6 per le italiane e 9,6 e 2,3 rispettivamente per i gruppi italiani e le imprese indipendenti) e l’Emilia-Romagna (29,4 per le estere e 31,2 per le italiane).Nel Mezzogiorno, le multinazionali estere hanno dimensioni medie di gran lunga superiori alle altre in Abruzzo (30,6 addetti medi) e in Puglia (29,0 addetti medi). Per le multinazionali Italiane, la dimensione media maggiore (47,0 addetti) si registra in Basilicata (24,6 addetti per le unità locali di multinazionali estere, 9,0 per i gruppi italiani e 2,3 per le indipendenti).Osservando la nazionalità degli investitori gli Stati Uniti sono il paese con il più elevato numero di addetti a controllo estero in Italia, seguono Francia e Germania. Tale graduatoria è comune a numerose regioni con eccezioni significative, spesso connotate dalla contiguità geografica. Le multinazionali francesi sono più presenti in Piemonte (24,9% degli addetti) e in Toscana (24,2%), quelle tedesche nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen (40,0%). FIGURA 4. VALORE AGGIUNTO PER ADDETTO PER TIPOLOGIA DI UNITÀ LOCALE E REGIONE. Anno 2020, valori in migliaia di euroEnhancedMetaFilefalseGlossarioAcquisti di beni e servizi sul fatturato: capacità dell’azienda di coprire i costi per l’acquisto di beni e servizi con le vendite.Addetto: persona occupata in un’unità giuridico-economica, come lavoratore indipendente o dipendente (a tempo pieno, a tempo parziale o con contratto di formazione lavoro), anche se temporaneamente assente (per servizio, ferie, malattia, sospensione dal lavoro, Cassa integrazione guadagni ecc.). Comprende il titolare/i dell’impresa partecipante/i direttamente alla gestione, i cooperatori (soci di cooperative che, come corrispettivo della loro prestazione, percepiscono un compenso proporzionato all’opera resa e una quota degli utili dell’impresa), i coadiuvanti familiari (parenti o affini del titolare che prestano lavoro manuale senza una prefissata retribuzione contrattuale), i dirigenti, quadri, impiegati, operai e apprendisti. Asia (Registro statistico delle imprese attive): costituito in ottemperanza alle disposizioni dei Regolamenti europei n.177/2008 e n.696/1993 secondo una metodologia armonizzata approvata da Eurostat, è la fonte ufficiale sulla struttura della popolazione di imprese e sulla sua demografia che individua l’insieme delle imprese, e i relativi caratteri statistici, integrando informazioni desumibili sia da fonti amministrative, gestite da enti pubblici o da società private, sia da fonti statistiche. Le principali fonti amministrative sono gli archivi gestiti dall’Agenzia delle Entrate per il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Anagrafe Tributaria, dichiarazioni annuali delle imposte indirette, dichiarazioni dell’imposta regionale sulle attività produttive, Studi di Settore); i registri delle imprese delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura e gli archivi collegati dei soci delle Società di Capitale e delle ‘Persone’ con cariche sociali; gli archivi dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, relativamente alle posizioni contributive dei dipendenti delle imprese e a quelle degli artigiani e commercianti; l’archivio delle utenze telefoniche; l’archivio dei bilanci consolidati e di esercizio; l’archivio degli istituti di credito gestito dalla Banca d’Italia e l’archivio delle società di assicurazioni gestito dall’Isvap. Le fonti statistiche comprendono, invece, l’Indagine sulle unità locali delle grandi imprese (Iulgi) e le indagini strutturali e congiunturali che l’Istat effettua sulle imprese.Attività economica: combinazione di risorse – quali attrezzature, manodopera, tecniche di fabbricazione, reti di informazione o di prodotti – che porta alla creazione di specifici beni o servizi. Ai fini della produzione di informazione statistica, le imprese sono classificate per attività economica prevalente, secondo la classificazione Ateco2007 in vigore dal 1° gennaio 2008, che costituisce la versione nazionale della nuova classificazione europea delle attività economiche Nace Rev. Se nell’ambito di una stessa unità sono esercitate più attività economiche, la prevalenza è individuata sulla base del valore aggiunto o, in mancanza di tale dato, sulla base del fatturato, del numero medio annuo di addetti, delle spese per il personale o delle retribuzioni lorde.Costo del lavoro: comprende tutte le voci che costituiscono la retribuzione lorda del personale dipendente (dirigenti, quadri, impiegati, operai, commessi, apprendisti e lavoranti a domicilio): paga base, indennità di contingenza e altre indennità similari per la parte non conglobata, interessenze, lavoro straordinario, compensi per ferie e festività, gratifiche natalizie, mensilità oltre la dodicesima e altre analoghe erogazioni e corresponsioni in natura. Sono inoltre incluse le spese per contributi sociali al netto di eventuali fiscalizzazioni, le provvidenze varie, le quote accantonate nell’esercizio per provvedere alla successiva corresponsione delle indennità di fine rapporto lavoro e le spese sociali varie (nidi di infanzia, colonie marine e montane, eccetera).Dipendente: persona che svolge la propria attività lavorativa in un’unità giuridico-economica ed è iscritta nei libri paga dell’impresa o istituzione. Sono considerati tra i lavoratori dipendenti:- i soci di cooperativa iscritti nel libro paga;- i dirigenti, i quadri, gli impiegati e gli operai, a tempo pieno o parziale;- gli apprendisti;- i lavoratori a domicilio iscritti nel libro paga;- i lavoratori stagionali;- i lavoratori con contratto di formazione lavoro.Distretto industriale: entità socio-territoriale costituita da una comunità di imprese e di persone unite, oltre che da relazioni territoriali, anche dai legami socio-economici che tale compresenza genera. Queste imprese appartengono prevalentemente a uno stesso settore di attività economica, che ne definisce l’industria principale, e sono caratterizzate da piccole e medie dimensioni.Fatturato: comprende le vendite di prodotti fabbricati dall’impresa, gli introiti per lavorazioni eseguite per conto terzi, gli introiti per eventuali prestazioni a terzi di servizi non industriali (commissioni, noleggi di macchinari, eccetera), le vendite di merci acquistate in nome proprio e rivendute senza trasformazione, le commissioni, provvigioni e altri compensi per vendite di beni per conto terzi, gli introiti lordi del traffico e le prestazioni di servizi a terzi. Il fatturato viene richiesto al lordo di tutte le spese addebitate ai clienti (trasporti, imballaggi, assicurazioni e simili) e di tutte le imposte indirette (fabbricazione, consumo, eccetera) ad eccezione dell’IVA fatturata ai clienti, al netto degli abbuoni e sconti accordati ai clienti e delle merci rese; sono esclusi anche i rimborsi di imposte all’esportazione, gli interessi di mora e quelli sulle vendite rateali. Il valore dei lavori eseguiti nel corso dell’esercizio da parte delle imprese di costruzione e cantieristiche sono conglobati nel valore complessivo del fatturato.Gruppo domestico: gruppo di impresa con vertice residente in Italia che non ha imprese localizzate in paesi diversi rispetto al vertice.Gruppo multinazionale italiano: gruppo di impresa che ha almeno due imprese o due unità giuridiche localizzate in paesi diversi con vertice residente.Gruppo multinazionale estero: gruppo di impresa che ha almeno due imprese o due unità giuridiche localizzate in paesi diversi con vertice non residente.Impresa: unità giuridico-economica che produce beni e servizi destinabili alla vendita e che, in base alle leggi vigenti o a proprie norme statutarie, ha facoltà di distribuire profitti realizzati ai soggetti proprietari siano essi privati o pubblici. Il responsabile è rappresentato da una o più persone fisiche, in forma individuale o associata, o da una o più persone giuridiche. Tra le imprese sono comprese le imprese individuali, le società di persone, le società di capitali, le società cooperative, le aziende speciali di comuni o province o regioni. Sono considerate imprese anche i lavoratori autonomi e i liberi professionisti.Impresa attiva: impresa che ha svolto un’attività produttiva per almeno sei mesi nell’anno di riferimento.Impresa esportatrice: impresa che segnala la presenza di fatturato dovuto all’esportazione di beni.Impresa pluri-localizzata: unità giuridico-economica che svolge le proprie attività in più luoghi, ciascuno dei quali costituisce un’unità locale dell’impresa.Impresa uni-localizzata: unità giuridico-economica che svolge la propria attività in un unico luogo che costituisce l’unità locale sede d’impresa.Indipendenti: sono rappresentati da: a) imprenditori, titolari, liberi professionisti, lavoratori autonomi, purché partecipino direttamente alla gestione dell’impresa e non si servano di un gestore o coadiutore o di altra persona diversamente nominata. Nel caso di società, sono la persona o le persone fisiche che risultano tali dagli atti amministrativi della società stessa (amministratore unico, consigliere delegato, eccetera); b) soci di cooperativa di produzione e di lavoro i quali, come corrispettivo dell’opera prestata, non percepiscono una remunerazione regolata dai contratti di lavoro bensì un compenso proporzionato alla prestazione nonché una quota parte degli utili dell’impresa. In tale categoria non sono compresi i soci semplicemente iscritti o conferenti; c) coadiuvanti familiari (parenti o affini dell’imprenditore, titolare, eccetera che prestano lavoro manuale senza una prefissata retribuzione contrattuale).Investimenti fissi lordi: misurano le acquisizioni di capitali fissi effettuate nel corso dell’anno e comprendono anche il valore dei beni capitali prodotti dall’azienda per uso proprio e delle riparazioni e manutenzioni straordinarie eseguite dall’impresa stessa sugli impianti aziendali.Lavoratore esterno: sono così classificate le seguenti tipologie di lavoratori: i) gli amministratori non soci, ii) i collaboratori aventi contratto di collaborazione sotto forma di un contratto a progetto e iii) altri lavoratori esterni (i prestatori di lavoro occasionale di tipo accessorio, gli associati in partecipazione che risultano inscritti alla gestione separata Inps, i lavoratori autonomi dello sport e spettacolo per i quali l’impresa versa i contributi all’ex-ENPALS e i lavoratori somministrati ex-interinali).Margine operativo lordo: calcolato sottraendo il costo del lavoro al valore aggiunto, rappresenta il surplus generato dall’attività produttiva dopo aver remunerato il lavoro dipendente.Produttività nominale del lavoro: è misurata dal rapporto fra il valore aggiunto e gli addetti, ovvero indica il grado di efficienza del fattore lavoro.Retribuzioni lorde: comprendono i salari, gli stipendi e le competenze accessorie, in denaro e in natura, al lordo delle trattenute erariali e previdenziali, corrisposte ai lavoratori dipendenti direttamente e con carattere di periodicità, secondo quanto stabilito dai contratti, dagli accordi aziendali e dalle norme di legge in vigore.Retribuzioni per dipendente: rapporto tra le retribuzioni dei dipendenti e il numero dei dipendenti rappresenta il valore medio delle retribuzioni corrisposte ai lavoratori dipendenti.Retribuzione sul valore aggiunto: capacità di distribuire il reddito prodotto, rappresenta quanta parte del valore è attribuita al fattore lavoro.Sistema locale del lavoro: unità territoriale identificata da un insieme di comuni contigui legati fra loro dai flussi di pendolarismo. I sistemi locali ripartiscono esaustivamente il territorio nazionale, prescindendo da altre classificazioni amministrative. Consentono la diffusione di informazione statistica su una base geografica di aree funzionali. Sotto il profilo metodologico i sistemi locali sono costruiti come aggregazione di comuni che soddisfano requisiti di dimensione (almeno 1.000 occupati residenti) e di livelli minimi d’interazione espressi tramite funzioni di auto-contenimento (per maggiori dettagli si veda la nota metodologica in http://www.istat.it/it/archivio/142676).Unità giuridico-economica: entità organizzativa finalizzata alla produzione di beni e servizi e dotata di autonomia decisionale, in particolare per quanto attiene alla destinazione delle sue risorse correnti. Le unità giuridico-economiche esercitano una o più attività economiche in uno o più luoghi. Sono generalmente distinte in imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni non profit, private o pubbliche.Unità locale: corrisponde a un’unità giuridico-economica o ad una parte dell’unità giuridico-economica situata in una località topograficamente identificata. In tale località, o da tale località, una o più persone svolgono (lavorando eventualmente a tempo parziale) delle attività economiche per conto di una stessa unità giuridico-economica. Secondo tale definizione sono unità locali le seguenti tipologie, purché presidiate da almeno una persona: agenzia, albergo, ambulatorio, bar, cava, deposito, garage, laboratorio, magazzino, miniera, negozio, officina, ospedale, ristorante, scuola, stabilimento, studio professionale, ufficio, cantiere edile, ecc.Valore aggiunto: incremento di valore che l’attività dell’impresa apporta al valore dei beni e servizi ricevuti da altre aziende mediante l’impiego dei propri fattori produttivi (il lavoro, il capitale e l’attività imprenditoriale). Tale aggregato è ottenuto sottraendo dal totale dei ricavi l’ammontare dei costi: i primi contengono il valore del fatturato lordo, le variazioni delle giacenze di prodotti finiti, semilavorati e in corso di lavorazione, gli incrementi delle immobilizzazioni per lavori interni e i ricavi accessori di gestione; i secondi comprendono i costi per acquisti lordi, per servizi vari e per godimento di servizi di terzi, le variazioni delle rimanenze di materie e di merci acquistate senza trasformazione e gli oneri diversi di gestione.Valore aggiunto sul fatturato: incremento di valore che l’attività di impresa apporta ai processi di trasformazione di beni e servizi sul valore delle vendite. Indica anche quanto è ampio il margine per retribuire i fattori di produzione interni.Nota metodologicaIl Frame SBS Territoriale (FST) si colloca all’interno del più ampio sistema integrato dei registri sulle imprese e sulle unità locali dell’Istat. Il quadro informativo è infatti il risultato dell’ampliamento dei registri di base su imprese e unità locali attraverso l’integrazione tra fonti amministrative, fiscali e da indagine, ottenendo così i registri estesi Frame SBS per le imprese e Frame SBS territoriale per le unità locali. Per quest’ultimo l’integrazione avviene con le informazioni derivanti dalla nuova Indagine sulle unità locali delle grandi imprese (Iulgi), che rileva le caratteristiche settoriali, organizzative ed economiche delle unità locali e le specificità che contraddistinguono la sede centrale dalle altre sedi di impresa, fornendo un input di rilievo per la stima del valore aggiunto. Le informazioni presentate in questo Report riguardano informazioni statistiche strutturali ed economiche su circa 4,5 milioni di unità locali, comprendenti occupazione, settore di attività economica, localizzazione territoriale, componenti positive e negative del conto economico e la stima del valore aggiunto. Rispetto alle edizioni precedenti l’informazione viene ampliata dai dati di due sottopopolazioni di interesse ai fini dell’analisi territoriale del fenomeno dell’internazionalizzazione: le unità locali di imprese appartenenti a gruppi multinazionali italiani e le unità locali di imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri. Popolazione di riferimentoLa popolazione di interesse è costituita da tutte le unità locali appartenenti alle imprese attive dell’Universo di riferimento definito dal Regolamento comunitario sulle statistiche strutturali SBS (EC Regulation on Structural Business Statistics) n. 58/97 e dal Regolamento SBS n. 295/2008, emanati al fine di istituire un quadro di statistiche armonizzate per valutare la struttura, l’attività e la competitività delle imprese nell’Unione europea. Come per il Frame SBS, quindi, l’universo di riferimento riguarda tutte le imprese italiane che operano nei settori industriali e dei servizi, con l’esclusione di alcune divisioni dell’intermediazione monetaria e finanziaria, delle assicurazioni e dei servizi domestici.Per la territorializzazione dei gruppi multinazionali sono state integrate a livello di unità locale le informazioni derivanti dalle due rilevazioni dedicate: Rilevazione sulle imprese a controllo estero (Inward Fats);Rilevazione sulle attività estere delle imprese a controllo nazionale (Outward Fats).In particolare la popolazione delle imprese e quindi delle relative unità locali, è stata suddivisa in quattro sottopopolazioni: unità locali di imprese appartenenti a gruppi con controllante ultimo residente all’estero, unità locali di imprese appartenenti a gruppi multinazionali con controllante ultimo residente in Italia, unità locali di gruppi domestici e unità locali di imprese indipendenti. Il Registro esteso delle principali variabili economiche a livello di unità localeIl Registro è costituito da tutte le unità locali relative alle unità giuridico-economiche che producono beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita. Il Registro fornisce informazioni identificative (denominazione e localizzazione), di struttura (attività economica, numero di addetti e di dipendenti) ed economiche (principali variabili del conto economico) delle unità locali anch’esse attive. L’unità statistica è quindi quella definita dal Registro Asia Unità locale, identificata a livello territoriale dall’indirizzo e a livello settoriale dall’attività economica prevalente.Il Registro è aggiornato con cadenza annuale ed è sviluppato in modo coerente e completo con i Registri di base (Asia e Asia Unità locali), con il Registro esteso delle variabili economiche per impresa (Frame SBS) e utilizza una procedura di stima delle variabili economiche a livello territoriale che sfrutta sia le informazioni derivanti dal Registro esteso sul costo del lavoro a livello di unità locale (Racli Territoriale) sia le informazioni da Indagine diretta sulle unità locali delle grandi imprese (Iulgi).Caratteristiche delle variabili stimatePer garantire la possibilità di analisi economica a livello territoriale ci si è concentrati soprattutto sulla stima di un insieme di variabili economiche che potessero fornire informazioni importanti sulle performance delle imprese a livello locale: si è partiti dalla stima del valore aggiunto per passare poi alla stima delle sue componenti positive (ricavi da vendite e prestazioni, incrementi delle immobilizzazioni e altri ricavi), di quelle negative (acquisti di beni, costi per servizi, costi per godimento di beni di terzi e oneri diversi di gestione) e delle variazioni di rimanenze di prodotti finiti, in corso di lavorazione e semilavorati, delle variazioni delle rimanenze di materie prime sussidiarie, di consumo e di merci da rivendere e della variazione dei lavori in corso su ordinazione.La fase di stima è stata effettuata in modo da garantire la piena coerenza tra informazioni economiche riportate a livello di impresa in Frame SBS e quelle derivate a livello di unità locale in FST al fine di disporre di un sistema di registri tematici pienamente coerenti sui conti economici delle imprese.Inoltre l’FST è pienamente coerente con il quadro dei domini statistici di riferimento, con particolare riguardo ai domini nazionali e territoriali SBS definiti dai regolamenti comunitari ed a quelli relativi ai conti economici territoriali.Metodologia di stima delle variabili economiche a livello territoriale Analisi delle fonti a disposizionePer individuare la migliore metodologia di stima delle variabili economiche a livello territoriale innanzitutto sono state verificate quali fonti (amministrative o statistiche) fossero disponibili al livello di analisi stabilito. Data la disponibilità del Registro Asia Unità locali e di Racli Territoriale, un processo di integrazione tra queste due fonti ha consentito di allocare le variabili numero di dipendenti e costo del lavoro. La nuova indagine sulle unità locali delle grandi imprese (Iulgi) ha consentito l’allocazione della variabile ammortamento per unità locale e la conseguente integrazione con le fonti sopra citate. Tenendo conto della disponibilità del Registro esteso Frame SBS, che fornisce le principali informazioni economiche a livello di impresa, la stima territoriale delle variabili economiche di base si è potuta focalizzare innanzitutto sulla stima del valore aggiunto, che costituisce l’indicatore di riferimento delle business statistics. L’obiettivo quindi è stato quello di fornire una stima del valore aggiunto a livello micro (per ogni singola unità locale così come derivata da Asia-unità locali), coerentemente con il valore aggiunto d’impresa del Frame SBS. Una siffatta stima consente, inoltre, di ottenere stime territoriali a qualsiasi livello di dettaglio, sommando il valore aggiunto di ogni unità locale. In questo modo si ha una piena coerenza tra dimensione territoriale e settore economico. Definizione della metodologia di stimaLa stima del valore aggiunto delle unità locali viene effettuata solo sulle imprese cosiddette “pluri-localizzate”, cioè con più di una unità locale attiva; per tutte le imprese “uni-localizzate” (cioè, che per definizione hanno una sola unità locale che coincide con l’unità legale e svolge una sola attività prevalente), ovviamente, si ha la piena coincidenza tra i valori delle variabili economiche di impresa presenti nel Frame SBS con quelle che sono presenti nel FST.La scelta per la metodologia di stima del valore aggiunto per singola unità locale è caduta sul cosiddetto “approccio dei redditi” (income approach, cfr. Manual on regional accounts methods, 2013), secondo il quale il valore aggiunto può essere ottenuto stimando le sue componenti identificate dal costo del lavoro, dagli ammortamenti e dal margine operativo netto (MON). In formuleVAij= Lij+ Kij + RijdoveVAij rappresenta il valore aggiunto;Lij rappresenta il costo del lavoro, calcolato da fonte amministrativa; Kij è la stima del valore degli ammortamenti;Rij è la stima del Margine operativo netto;i indica l’impresa i-esima;j indica l’unità locale j-esima.L’unica variabile economica proveniente direttamente da una fonte amministrativa è l’ammontare delle retribuzioni, da cui deriva la stima del costo del lavoro; le altre variabili, ammortamenti e MON, non sono finora stimate nel contesto del Frame SBS non essendo richieste dal Regolamento Eurostat sulle statistiche SBS e necessitano di una fase preliminare di stima per valutare il grado di accuratezza. L’indagine campionaria di controllo della copertura di ASIA e di aggiornamento delle Unità Locali (Iulgi)Per massimizzare l’informazione sulle variabili economiche per le unità locali, è stato ampliato il set di informazioni richieste alle imprese presenti nel campione dell’indagine di controllo della copertura di ASIA e di aggiornamento delle Unità Locali (Iulgi). L’indagine rileva le principali caratteristiche strutturali delle unità giuridico-economiche e delle relative unità locali. Con riferimento a queste ultime, ne accerta l’attività economica, la localizzazione (indirizzo completo) e l’occupazione e la tipologia di unità locale e dal 2017 ne rileva anche gli ammortamenti. Inoltre, per la sede centrale, fornisce l’informazione di dettaglio sul tipo di attività economica principale e l’occupazione ad essa dedicata. La strategia campionaria per la selezione delle imprese alle quali sono richieste informazioni sulle relative unità locali, è censuaria per le imprese pluri-localizzate e uni-localizzate con 250 addetti e oltre e per le imprese pluri-localizzate con 100-249 addetti, e campionaria per le imprese con dimensioni inferiori, che entrano nel campione a rotazione. Tale indagine rientra nell’ambito delle attività di aggiornamento del Registro Statistico delle Imprese Attive (Asia), nel rispetto della normativa comunitaria in materia di Business Register (Regolamento Comunitario n. 177/2008) e dell’implementazione di Asia – Unità locali, e costituisce la fonte per l’acquisizione diretta di informazioni strutturali ed economiche delle unità locali.Stima delle componenti del valore aggiunto a livello di unità localeLa stima della variabile costo del lavoro per unità locali (Lij) è stata effettuata utilizzando come proxy il valore delle retribuzioni proveniente dal Registro Racli Territoriale. L’ammontare delle retribuzioni per unità locale è stato utilizzato quindi come variabile ausiliaria ai fini del riproporzionamento del costo del lavoro d’impresa presente in Frame SBS. In questo modo è stata garantita l’allocazione di oneri e contributi a carico del datore di lavoro in proporzione all’ammontare delle retribuzioni. Per la variabile ammortamenti, è stata integrata l’informazione da indagine diretta laddove presente. Per le restanti unità locali si è proceduto con la stima degli ammortamenti in modo da garantire la coerenza con gli aggregati già presenti in Frame SBS. Da un’approfondita fase di analisi che ha tenuto conto di diverse tecniche di stima (modello di regressione, modello logistico, modello a reti neurali), dato che gli ammortamenti rappresentano una variabile un po’ particolare in quanto non sempre presente e legata alle altre variabili del conto economico, si è giunti alla conclusione che la modellizzazione delle interrelazioni tra essa e le altre variabili disponibili a livello territoriale potesse risultare difficile ed anche incerta. Si è preferito perciò procedere ad una stima “prudente” che derivasse gli ammortamenti attraverso un indicatore medio di ammortamenti per dipendente calcolato a livello di strato. In formule Kij= i∈SjKii∈SjDi Dijdove Kij è la stima del valore degli ammortamenti dell’unità locale j dell’impresa i;Ki rappresenta il valore degli ammortamenti dell’impresa i da Frame SBS;Di è il numero di dipendenti dell’impresa i da Registro Asia;Dij è il numero di dipendenti dell’unità locale j dell’impresa i da Registro Asia Unità locali;Sj è il dominio di appartenenza dell’unità locale j.Si è scelto quindi l’insieme di imprese che avrebbero dovuto rappresentare le performance delle unità locali ed in base alle quali calcolare l’indicatore medio di strato in base a cui stimare gli ammortamenti a livello territoriale. A questo proposito si sono selezionate tutte le imprese dell’universo SBS derivate da Asia e che risultavano “uni-localizzate” e, per la parte SCI (Rilevazione sul Sistema dei Conti delle imprese che copre le imprese con 250 addetti ed oltre), anche quelle “uni-funzionali” (cioè, che svolgono una sola attività), poiché le pluri-funzionali avrebbero potuto modificare la relazione esistente tra le variabili utilizzate nel modello.L’ipotesi di base, quindi, è stata quella di supporre che le unità locali delle imprese pluri-localizzate avessero un “comportamento economico” del tutto simile a quello delle imprese che operano nello stesso settore. Per questo motivo, un grosso risalto è stato dato alla variabile relativa alla classificazione Ateco che si è cercato di tenere il più possibile dettagliata nei domini di stima per consentire una migliore individuazione del modello sottostante.Per l’individuazione dei domini nei quali effettuare la stima degli ammortamenti, si è partiti da una situazione molto dettagliata considerando l’Ateco a 5 digit, 10 classi di addetti (0, 1, 2-3, 4-5, 6-9, 10-19, 20-49, 50-99, 100-249, 250+) e la ripartizione geografica (Nord, Centro, Sud e Isole), per poi procedere ad un collassamento dei domini qualora la numerosità negli stessi non fosse sufficiente a garantire un indicatore medio idoneo a rappresentare il comportamento del dominio stesso.L’ultimo passo è stato quello di stimare il margine operativo netto dell’unità locale. A tal fine si è dovuto procedere ipotizzando che l’incidenza del MON nell’unità locale fosse uguale a quella riscontrata per la somma delle retribuzioni e degli ammortamenti riscontrati nell’unità stessa. Quindi, ricordando che per ogni unità locale j dell’impresa i si ha che_VAij=Lij+Kij+Rijcon VAij=valore aggiunto, Lij=retribuzioni, Kij=valore stimato degli ammortamenti e Rij=Margine operativo netto, si può anche scrivere cheVAij-Rij=Lij+Kij=Xij Calcolando sul Frame SBS a livello di impresa la stessa quantità Xi=Li+Ki si è individuato, per ogni unità locale, il rapporto pij=XijXiL’applicazione di questo rapporto al valore del MON calcolato per impresa e derivato dal Frame SBS, decurtato del valore degli accantonamenti, (Ri) ha permesso di ottenere il MON per unità locale e cioèRij=pijRiDi conseguenza, sostituendo nella (1) il valore di Rij così ottenuto si ottiene una stima del valore aggiunto dell’unità locale j dell’impresa i.Stima dei capi-conto del conto economico Una volta stimato il Valore aggiunto (VAGG), il passo seguente è quello di cercare di ricostruire tutto il conto economico, o almeno le sue voci principali, a partire da questo valore stimato, in base ai valori a livello di impresa forniti dal Frame SBS. Per ricostruire il conto economico si è pensato di procedere in maniera analoga a quanto fatto per il Frame SBS; il tutto è stato fatto in tre fasi:Stima delle componenti positive del valore della produzione e delle variazioni delle scorte (VP) e delle componenti dei costi (CI) per unità locale a partire dal valore aggiunto stimato, secondo la formula già utilizzata nel Frame SBS e cioè VAGG=VP-CI;Stima delle componenti di VP e di CI;Quadratura delle variabili a livello di impresa e di unità locale.Per effettuare la stima di VP e di CI (fase 1) si è utilizzato il metodo del Predictive Mean Matching (PMM) secondo il quale viene utilizzato un modello per definire una funzione di distanza in base alla quale si determina quale donatore presenta il valore più vicino alla “media predetta” del ricevente. Le variabili utilizzate per calcolare questa distanza sono state il valore aggiunto e le retribuzioni delle unità locali per le imprese con dipendenti, mentre il solo valore aggiunto per quelle senza dipendenti. Come dominio di imputazione è stato scelto l’Ateco a 5 digit: qualora però il numero di donatori rispetto ai riceventi non fosse sufficiente a garantire una variabilità accettabile di donazioni, i domini sono stati aggregati. L’insieme dei donatori è stato identificato nello stesso modo con cui è stata effettuata la stima del valore aggiunto: di esso hanno fatto parte solo le imprese uni-localizzate e uni-funzionali; ovviamente l’insieme dei riceventi è stato identificato da tutte le unità locali delle imprese pluri-localizzate. L’esecuzione del metodo quindi ha permesso di imputare i valori di VP e di CI in maniera del tutto congruente con il valore di VAGG per unità locale precedentemente stimato. Ciò che il metodo non garantisce, però, è che la somma per impresa delle due variabili stimate nelle unità locali coincida perfettamente con il dato complessivo di impresa: è necessaria, quindi, una prima procedura di riproporzionamento dei valori imputati di VP e CI per rendere la loro somma uguale (a meno di approssimazioni) al totale di impresa, garantendo però allo stesso tempo che VP-CI fornisca ancora il valore aggiunto precedentemente stimato.La stima di VP e CI a livello di unità locale ha permesso quindi di imputare le loro componenti secondo le definizioni già adottate per il Frame SBS (fase 2). Per l’imputazione di queste variabili si è usato il metodo del Nearest Neighbour Donor (NND). In questo metodo, che è una generalizzazione del metodo precedente, i valori missing o incongruenti rilevati in una unità ricevente vengono imputati con i valori riscontrati su un donatore ritenuto il “più vicino” attraverso una misura di distanza basata sui valori di un vettore di variabili osservate, ausiliarie o di matching. La funzione di distanza utilizzata è quella euclidea e come variabili di matching sono state usate VP, CI e le retribuzioni di Racli UL, per le imprese con dipendenti, solo VP e CI per quelle senza dipendenti. Ciò che in realtà viene imputato in questo caso non è il valore della variabile stessa come è stato fatto in precedenza, ma una serie di rapporti delle variabili da imputare rispetto a VP o CI: l’imputazione di questi rapporti derivati dal donatore, applicati quindi al totale VP o CI stimato per unità locale fornisce il valore della variabile imputata. Per alcuni settori (supermercati e compagnie aeree) e per un’impresa in particolare non si è proceduto con il metodo di imputazione prima descritto per la difficoltà di trovare imprese uni-localizzate e uni-funzionali che potessero essere utilizzate come donatori, data la specificità di queste imprese. In questi casi, quindi si è preferito stimare i dati a livello di unità locale in base al loro peso sul complesso in termini di addetti e/o valore aggiunto.In questo caso, per come è stato applicato, il metodo NND garantisce la congruenza tra VP e la somma delle proprie componenti e tra CI e la somma delle proprie componenti. Anche in questo caso, però, non è garantito che la somma per unità locale delle varie componenti prese a sé stanti sia uguale al dato della stessa variabile a livello complessivo di impresa. Per questo motivo è stato necessario passare alla fase di quadratura (fase 3).In particolare questa fase è consistita in diverse altre sotto-fasi che hanno dovuto verificare la congruenza tra i valori riscontrati nelle unità locali con i totali di impresa, non solo in termini di somma ma anche in termini di presenza/assenza di ognuna delle variabili economiche stimate. Le quadrature hanno dovuto garantire, inoltre, che la relazione tra valore aggiunto e le sue componenti VP e CI fosse mantenuta così come restassero immutate le relazioni tra le componenti di VP con VP stessa e le componenti di CI con CI stessa all’interno di ognuna delle unità locali.TempestivitàIl FST viene realizzato a valle di numerosi altri registri e indagini e attualmente viene rilasciato a t+24 mesi dalla fine del periodo di riferimento dei dati. Si prevede che per le prossime realizzazioni possa essere pronto a t+22mesi dalla fine del periodo di riferimento dei dati.DiffusioneLa diffusione della base dati e dei prodotti editoriali è resa disponibile con cadenza annuale.Per chiarimenti tecnici e metodologiciDaniela De Francescodefrancesco@istat.itEmanuela Trincatrinca@istat.it