(AGENPARL) – gio 19 gennaio 2023 Comunicato stampa Roma, 19 gennaio 2023
Da Bolzano a Caltanissetta, la carenza di operatori sanitari attraversa tutta l’Italia. A rischio le zone periferiche e ultraperiferiche delle aree interne.
Presentata oggi un’analisi di Cittadinanzattiva sul fenomeno dei “deserti sanitari” in Italia e sulle misure previste dal PNRR.
Operatori sanitari cercasi in tutta Italia: dal Nord al Sud mancano medici, sia di famiglia che ospedalieri, ma anche infermieri e pediatri. In particolare nelle zone periferiche e ultraperiferiche delle aree interne, è evidente la cosiddetta desertificazione sanitaria, ossia territori in cui le persone hanno difficoltà ad accedere alle cure a causa, ad esempio, dei lunghi tempi di attesa, della scarsità di personale sanitario o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle cure. E il problema rischia di non essere colmato dai fondi messi a disposizione dal PNRR. Soltanto il 16-17% delle Case e degli Ospedali di Comunità, infatti, sarà realizzato in queste zone. Il sovraffollamento negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri è evidente soprattutto nel Nord del Paese, mentre la carenza di ginecologici ospedalieri colpisce, oltre Caltanissetta, dove c’è un ginecologo ospedalieroogni 40.565 donne, anche Macerata, Viterbo, La Spezia e tre province della Calabria (Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza). Sono questi alcuni dati emersi dal Report presentato oggi da Cittadinanzattiva, nel corso dell’evento “Bisogni di salute nelle aree interne, tra desertificazione sanitaria e PNRR”, svoltosi a Roma presso la Sala di Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
Il Report, che contiene anche specifici focus regionali, può essere scaricato da [questo link.](https://www.cittadinanzattiva.it/rapporti-osservatori-e-indagini/87-ahead-bisogni-di-salute-nelle-aree-interne-tra-desertificazione-sanitaria-e-pnrr/download.html)
Andando a vedere nel dettaglio, Asti e provincia contano meno pediatri per numero di bambini (ogni professionista segue 1813 bambini fra gli 0 e i 15 anni, la media nazionale è di 1/1061 e la normativa prevede circa 1 pediatra per 800 bambini), Nella provincia di Bolzano ogni medico di medicina generale segue in media 1539 cittadini dai 15 anni in su (la media nazionale è di 1 medico ogni 1245 pazienti, sebbene la normativa fissi tale rapporto a 1/1500). A Caltanissetta e provincia c’è un ginecologo ospedaliero ogni 40.565 donne (la media italiana è di 1/4132), il miglior dato si registra a Roma con un rapporto di 1/2292: in pratica, la situazione in provincia di Caltanissetta è 17 volte peggiore rispetto a chi vive in provincia di Roma. Considerando invece i cardiologi ospedalieri, la situazione nella Provincia Autonoma di Bolzano è addirittura 71 volte peggiore rispetto a chi vive in provincia di Pisa: a Bolzano si trova un cardiologo ospedaliero ogni 224.706 abitanti (la media è di 1/6741), il dato migliore a Pisa e provincia con 1/3147. In merito ai farmacisti ospedalieri, invece, il rapporto peggiore si segnala nella provincia di Reggio Emilia dove c’è un professionista ogni 264.805 abitanti (la media è di 1/26.182), il migliore nella provincia di Forlì-Cesena con 1/9982.
Tenendo presente le 39 province dove gli squilibri, tra numero professionisti e cittadini, sono più marcati, primeggiano Lombardia (Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Milano) e Piemonte (Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli) con sei province, seguite dal Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste) e dalla Calabria (Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia) con quattro province. Seguono Veneto (Treviso, Venezia, Verona), Liguria (Imperia, La Spezia, Savona) ed Emilia Romagna (Parma, Piacenza, Reggio Emilia), con tre province a testa, Trentino Alto Adige (entrambe le province autonome di Bolzano e Trento) e Lazio (Latina e Viterbo).
L’analisi curata da Cittadinanzattiva ha utilizzato dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute relativi al 2020, riguardo alle seguenti figure sanitarie: pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, ginecologi, cardiologi e farmacisti (questi ultimi tre ospedalieri) per ciascuna provincia italiana. L’iniziativa rientra nell’ambito del [progetto europeo AHEAD](https://ahead.health/)“Action for Health and Equity: Addressing Medical Deserts” (finanziato da EU4Health, il quarto programma dell’Unione europea dedicato alla salute in vigore per il periodo 2021-2027) che ha l’obiettivo di analizzare il fenomeno dei cosiddetti “deserti sanitari” a livello europeo.
“Dalla rassegna stampa di questi ultimi giorni, abbiamo notizia ad esempio della carenza di pediatri a Cagliari, di medici di medicina generale a Rescaldina e a Legnano nell’area metropolitana di Milano, così pure a Palomonte e Pisciotta nel Cilento, di radiologi per refertare gli Holter a Manfredonia, e di ginecologi nell’ospedale di Mirandola” afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. “Mancano dati certi, aggiornati e facilmente reperibili sulla carenza di personale sanitario, e questo non agevola la programmazione degli interventi e la destinazione delle risorse. Le riforme previste anche dal PNRR potranno avere gli effetti sperati, infatti, se all’investimento sulle strutture – case e ospedali di comunità in primis – si affiancherà un adeguamento investimento sul personale. Allo stesso modo occorre dislocare gli spazi di salute rafforzando le aree deboli del Paese e tenendo conto della natura dei territori e non soltanto di una logica aritmetica che guarda esclusivamente al numero di abitanti. Per questo, in occasione della prossima Giornata europea dei diritti del malato, in programma il 18 aprile, promuoveremo una mobilitazione nazionale e locale a difesa del SSN e per una riforma dell’assistenza territoriale che sia davvero a misura dei territori”.
Aree interne: 508 Case e 163 Ospedali di comunità previsti in questi territori. A rischio sguarnimento le zone ultraperiferiche di Liguria e Valle D’Aosta.
I fondi e i progetti previsti dal PNRR avrebbero la potenzialità di ridurre alcuni gap storici, come quello dell’assistenza territoriale in alcune aree del Paese. Per questo,nel Report Cittadinanzattiva analizza anche quante Case e Ospedali di Comunità si prevede di realizzare nelle aree interne appartenenti alle 39 province dove la carenza di personale sanitario è più marcata. Ma i risultati non sono incoraggianti: su 1431 Case della Comunità e su 434 Ospedali di Comunità previsti da PNRR, poco più di un terzo – ossia 508 Case, pari al 35,5%, e 163 Ospedali, pari al 37,6% – saranno realizzati nelle aree interne. Tuttavia a restare quasi sguarniti saranno soprattutto gli oltre 5 milioni di cittadini che vivono nelle zone periferiche e ultraperiferiche di queste aree: qui sono previste appena il 16% delle 1431 Case ed il 17% dei 434 Ospedali di comunità. Addirittura i residenti nei 13 comuni periferici ed ultraperiferici della Valle d’Aosta e negli analoghi 36 comuni della Liguria non avranno a disposizione nessuna delle due nuove tipologie di servizi territoriali previsti dal Piano di ripresa e resilienza.
In totale, per ben 654.883 italiani che vivono in aree interne periferiche ed ultra periferiche di 7 Regioni, non è previsto alcun Ospedale di Comunità: si tratta di Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Marche.
Friuli, Marche e Piemonte conteranno ciascuna soltanto una Casa di comunità per le aree interne periferiche e ultraperiferiche del proprio territorio regionale: entrando nel dettaglio, 1 Casa è prevista per i 43 Comuni friulani di queste zone, dove vivono circa 39 mila abitanti; 1 per i quasi 110 mila abitanti dei 42 comuni marchigiani in aree interne periferiche ed ultra periferiche; 1 per le circa 76 mila persone che vivono nei 131 Comunipiemontesi collocati in queste aree.
Di contro, le Regioni maggiormente beneficiate dal PNRR per numero di Case e Ospedali di Comunità sono, nell’ordine, Lombardia (199 Case e 66 Ospedali), Campania (172 e 48) e Sicilia (156 e 43).
Testo Allegato: ��Communications Directorate
Press and Information Unit
curia.europa.eu
PRESS RELEASE No 14
/23
Luxembourg, 19 January 2023
Judgment of the Court in Case C
680/20 | Unilever Italia Mkt. Operations
Abuse of a dominant position: exclusivity clauses in distribution contracts
must
be capable of having exclusionary
effects
The c
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curia.europa
.eu
it is established that that conduct was not adopted independently by its distributors, but forms part of a policy
decided unilaterally by that producer and implemented through those distributors.
In such a situation, the distributors and, conseque
ntly, the distribution network which those distributors form with
the dominant undertaking must be regarded as merely an instrument of territorial implementation of the
commercial policy of that undertaking and, on that basis, as being the instrument by wh
ich, as the case may be, the
exclusionary practice at issue was implemented.
That applies in particular where, as in the present case,
the distributors of a
producer
in a dominant position
are
required to have operators of sales outlets sign standard contr
acts which are supplied by that producer and contain
exclusivity clauses for the benefit of its products.
Next, the Court answers the question of whether, for the purposes of the application of Article
102 TFEU, in a case
such as that at issue in the main
proceedings, the competent competition authority is required to establish that
exclusivity clauses in distribution contracts have the effect of excluding from the market competitors that a
re as
efficient as the
undertaking
in a dominant position
and whethe
r that authority is required to examine in detail the
economic analyses produced by that undertaking, in particular where they are based on ‘as efficient competitor
test’.
In t
hat regard,
the Court states that
abuse of a dominant position may, inter alia,
be established where the
conduct compla
ined of has produced exclusionary
effects in respect of competitors that are as efficient as
the perpetrator of that conduct
in terms of cost structure, capacity to innovate or quality, or where that conduct is
based
on the use of means other than those which come under the scope of ‘normal’ competition, that is to say,
based on
the merits. It is, in general, for the competition authorities to demonstrate the abusive nature of conduct
in the light of all the relevant f
actual circumstances surrounding the conduct in question, which includes those
highlighted by the evidence adduced in defence by the undertaking in a dominant position.
It is true that, in order to establish that conduct is abusive, a competition authority
does not necessarily have to
demonstrate that that conduct actually produced anti
competitive effects. Accordingly,
a competition authority
may find that there has been an infringement of Article
102 TFEU by establishing that
, during the period in
which t
he conduct in question was implemented,
that conduct was
, in the circumstances of the case,
capable of
restricting competition on the merits despite its lack of effect
. However, that demonstration must, in principle,
be based on tangible evidence which est
ablishes, beyond mere hypothesis, that the practice in question is actually
capable of producing such effects, since the existence of doubt in that regard must benefit the undertaking which
engages
in
such a practice.
Although a competition authority may r
ely on guidance from economic sciences, confirmed by empirical or
behavioural studies, in order to assess whether an undertaking’s conduct is capable of restricting competition, other
factors specific to the circumstances of the case, such as the extent of
that conduct on the market, capacity
constraints on suppliers of raw materials, or the fact that the undertaking in a dominant position is, at least, for part
of the demand, an inevitable partner, must also be taken into account in order to determine whet
her, in the light of
that guidance, the conduct at issue must be regarded as having been
capable of producing exclusionary
effects on
Judgment of
6 September
2017,
Intel
Commission
C 413/14
(see also Press Release
90/2017
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Press and Information Unit
curia.europa
.eu
capable of p
roducing the alleged exclusionary
effects and puts forward evidence in support of its claims, the
competition authority is required, inter alia, to assess
whether there is a strategy aimed at excluding competitors
that are at least as efficient as the dominant undertaking.
In the second place, the Court added that the analy
sis of the capacity to exclude
is also relevant in assessing
NOTE:
A reference for a preliminary ruling allows the courts and tribunals of the Member States, in disputes which
have been brought before them, to refer questions to the Court of Justice about the interpretation of
European
Union law or the validity of a European Union act. The Court of Justice does not decide the dispute itself. It is for the
national court or tribunal to dispose of the case in accordance with the Court’s decision, which is similarly binding on
oth
er national courts or tribunals before which a similar issue is raised.
Unofficial document for media use, not binding on the Court of Justice.
The
full text
of the judgment is publis
hed on the CURIA website on the day of delivery.
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Press contact: Jacques René Zammit
(+352) 4303 3355