
(AGENPARL) – gio 01 dicembre 2022 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: Edilizia abitativa agevolata – 1](https://www.consiglio-bz.org/it/attualita/cs-consiglio-attuali.asp?art=Suedt671715)
Consiglio -La discussione generale del dlp 116/22: gli interventi di Foppa, F. Ploner, Knoll, Repetto. (continua)
Aprendo la discussione generale del dlp [n. 116/22:](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=661520&blank=Y) Modifiche alla legge provinciale 17 dicembre 1998, n. 13, “Ordinamento dell’edilizia abitativa agevolata”, Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha sottolineato che il tema della casa era scottante, preoccupava giovani, anziani e famiglie, e che le spese per la casa assorbivano metá delle entrate. i giovani non avevano la possibilità di lasciare la casa materna, quindi quanto detto da Renzler, ovvero che il modello attuale era coronato dal successo, evidentemente ci si confrontava con persone diverse: pagare 700.000 € per una casa in Comune medio, e nell’ambito dell’edilizia abitativa agevolata, era inaccettabile. Per chi non aveva un rapporto di coppia o una situazione famigliare stabile era impossibile permettersi un alloggio: su questo avrebbe dovuto intervenire la riforma. Innanzitutto, si sarebbe dovuto scrivere una legge comprensibile, con definizioni chiare e moderne, rafforzare il mercato degli affitti agendo diversamente sul fondo di garanzia, intervenire per risolvere il problema degli sfitti, aiutare le persone a restituire i propri crediti. C’erano alcuni spunti positivi: la sburocratizzazione, le nuove forme abitative; ma si sarebbe dovuto ancora discutere sul passaggio del terreno edilizio a parenti e affini, perché i furbetti se ne erano approfittati. Dopo 10 anni di annunci, il risultato era questo, e rimaneva del tutto irrisolto il problema dell’accesso agli alloggi IPES, così come la questione del finanziamento, ancora oggi ignoto. A quanto pare peró, da oggi era possibile prendere fino a 7,8 mio. € dal fondo globale per i nuovi provvedimenti legislativi: questo avrebbe permesso di approvare tante leggi delle opposizioni.
Franz Ploner (Team K) ha evidenziato che sia sindacati che imprenditori avevano segnalato l’importanza di garantire alloggi a prezzo accessibili, al fine di attirare lavoratori e di far tornare in provincia gli studenti, tuttavia la proposta in esame era solo una piccola variante della norma del 1998. La Giunta aveva perso l’occasione di varare una nuova riforma dell’abitare, che permettesse di intervenire su prezzi delle case che in certe zone sono pari a quelli di Londra, mentre i nuclei famigliari spendono il 41% del reddito per pagare la propria abitazione, il che mette tante famiglie a rischio povertà. Ormai ci sono tante persone single, o che si trasferiscono in alto Adige dall’estero, il ceto medio è sempre più fragile, e ci sono persone che acquistano appartamenti come fonte di reddito, ma questo fenomeno non viene contrastato: l’assesora avrebbe avuto la possibilitá di preparare l’Alto Adige per il futuro, dal punto di vista dell’abitare, ma così non è stato. Ploner ha ricordato che la sera del 7 novembre, prima della seduta della commissione, il funzionario della ripartizione Finanze aveva segnalato che mancava la copertura finanziaria: era quindi arrivato un emendamento di Renzler per fare ricorso al fondo straordinario. Si era mancato l’obiettivo di una vera legge quadro che rispecchiasse la situazione degli altoatesini, la norma era un puzzle di piccoli adeguamenti, e non emergeva la finalità della riforma, che era diventata una riformetta, nonostante con la trasferta a Vienna si fosse visto da vicino come si poteva rendere l’abitare più sostenibile: lì gli alloggi potevano essere anche trasmessi ai figli, ma la proprietá restava pubblica. Il consigliere ha chiesto qual era lo scopo della riduzione della durata del vincolo sociale. la norma, ha aggiunto Ploner, era anche diventato pomo della discordia tra il presidente della provincia e l’assesora competente; esso lasciava aperte molte questioni, anche perché non era stato possibile un confronto produttivo in commissione e si era provveduto in velocità, producendo un testo poco chiaro: “Avremo in futuro modifiche su modifiche”, ha ipotizzato il consigliere.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha evidenziato che il mercato degli affitti era ben lontano dal potenziale finanziario delle famiglie, per non dire da quelle del singolo: chi ha un reddito di 1.300€ al mese non può certo pagare quasi 1.000 e di affitto, aggiungendo inoltre i costi accessori. I giovani che vogliono acquistare una casa si devono abitare per 20-30 anni, e chi ha più di 30-40 anni ha difficoltà a ottenere un credito per questo dalle banche, per non parlare poi dell’impoverimento degli anziani. È un problema per le aree rurali quando i giovani se ne vanno perché non riescono a trovare alloggi a prezzi accessibili; in quanto al ceto medio, esso non è più tale, e non riesce più a permettersi un alloggio sul libero mercato. Questo influisce anche sull’economia, che non trova forza lavoro. Ci sono poi speculatori per cui è più conveniente costruire o lasciare liberi alloggi, il cui valore in pochi anni aumenta da sé; contemporaneamente, i contributi all’affitto fanno sì che le tariffe aumentino di conseguenza. le misure previste non saranno sufficienti a risolvere il problema, è necessario fissare un limite massimo degli affitti e riflettere modelli di tassazione maggiorata nel caso di affitti sopra una certa somma: questo perché costruire ulteriori alloggi nn è una soluzione, il terreno non è infinito. anche il turismo ha una sua responsabilità, perché negli anni gli alloggi che erano sul mercato libero sono diventati spesso abitazioni per i collaboratori egli alberghi; è necessario confrontarsi in merito con i rappresentanti del settore.
Sandro Repetto (Partito Democratico – Liste civiche) ha sostenuto che effettivamente la Giunta aveva provato a capire come intervenire sul mercato degli alloggi in Alto Adige, procedendo con una legge urbanistica, lo stop ai letti turistici per far sí che le abitazioni andassero ai locali piuttosto che al turismo, che aveva alimentato contrasto tra varie lobby, la super-IMI e infine la spaccatura in due della legge del 1998, divisa in legge sulL’IPES e legge presentata, cosa strana, non dalla Giunta ma da consiglieri provinciali. Tuttavia, tutte queste situazioni che miravano alla gestione del fenomeno dell’abitare non avevano sortito grandi effetti. la domanda fondamentale era se fosse più importante acquistare o affittare, considerando che un bilocale a Bolzano costava in certe zone quasi 400.000 € e veniva affittato a 850-900 € con garage: a fronte di questi prezzi, qualcosa non funzionava. All’IPES. che avrebbe dovuto sostenere le fasce più deboli, era stato chiesto di costruire, ma da un lato molti Comuni non mettevano a disposizione i terreni, dalL’altro il finanziamento dell’IPES attraverso mutuo e vendite di appartamenti non permetteva all’istituto di costruire. Era quindi più utile procedere con ristrutturazioni e risanamento energetico. La super IMI non aveva aperto ppöortunitá di mercato. La legge in esame doveva andare incontro al cosiddetto ceto medio, ma ci si poneva delle domande: la norma prevedeva sostegni al ceto medio per acquisto di prima casa o locazione? Prevedeva formulazioni diverse di sostegni per famiglie mononucleari? La Giunta intendeva sostenere i residenti delle maggiori città? Rispondeva alle nuove esigenze della società, con maggiore mobilità? È vero, essa riduceva il vincolo e introduceva modelli innovativi, ma il fondo di garanzia come previsto non funzionava: non si era voluto creare un tavolo di lavoro responsabilizzando i diversi attori, quali Centro casa e proprietà edilizia, nella ricerca di una soluzione per far incontrare domanda e offerta e mantenere bassi gli affitti, con l’ente pubblico nel ruolo di regolatore. La legge portava alcune modifiche e concetti nuovi, come il fondo di garanzia, che pró non andavano nella direzione utile a ridurre gli affitti e aprire nuove opportunitá, per esempio per i giovani. Bolzano era attrattiva per gli investitori, anche esteri, e anche a fronte dello smartworking che permetteva di lavorare da casa sarebbero arrivate sempre più persone: questo avrebbe fatto aumentare ancora di più i costi; era necessario garantire i residenti.
(continua)
(Autore: MC)
[Lista completa dei comunicati](https://www.consiglio-bz.org/it/attualita/cs-consiglio-attuali.asp)
Realizzazione: [Informatica Alto Adige SPA](https://www.siag.it)
[CIVIS.bz.it](https://civis.bz.it/)