
(AGENPARL) – Sat 20 September 2025 *Operatrice sociosanitaria “utilizzata” e poi lasciata a casa: Il Giudice
del Lavoro trasforma contratto di lavoro da determinato a indeterminato.
Avv. Soggia: “Eliminata condizione di precarietà”*
Il suo lavoro è stato “utilizzato”, con contratti a tempo determinato, a
partire dal 20 giugno del 2022 da una cooperativa che poi, il 14 dicembre
del 2023, ha pensato bene di lasciarla a casa, non avendo più bisogno della
sua prestazione lavorativa. E’ accaduto ad una operatrice sociosanitaria
che però non si è rassegnata e, non convinta della validità della
cessazione del rapporto di lavoro, si è rivolta all’avv. Mario Soggia che
ha quindi presentato ricorso al Tribunale di Taranto. Obiettivo:
contestare la legittimità dei contratti di lavoro a tempo determinato
stipulati, in particolare rilevando che la società cooperativa aveva
assunto a termine l’operatrice sociosanitaria per sostituire altro
personale, senza però specificare adeguatamente, così come prevede la
legge, quali colleghi avrebbe dovuto sostituire.
La Sezione Lavoro del Tribunale, nella persona del Dottor Raffaele Ciquera,
accogliendo le ragioni della lavoratrice, ha annullato l’ultimo termine
apposto al contratto di lavoro, trasformandolo in rapporto di lavoro a
tempo indeterminato con decorrenza dal 17 ottobre 2023.
Avvocato Mario Soggia: “Partendo dal presupposto che il datore di lavoro,
dopo i primi dodici mesi, può avvalersi, per altri dodici mesi di un
termine finale al rapporto di lavoro, a condizione che siano indicate
precise motivazioni giustificatrici, il giudice ha rilevato che la società
cooperativa era ricorsa al contratto a tempo determinato, utilizzando
clausole troppo generiche in quanto facevano “riferimento ad un numero
indefinito di personale assente senza l’indicazione di precisi criteri di
identificazione del dipendente sostituito…” ; in tal modo il Giudice ha
osservato che “l’onere di specificazione delle predette ragioni è
correlato alla finalità di assicurare la trasparenza e la veridicità della
causa di apposizione del termine e l’immodificabilità della stessa nel
corso del rapporto. Un risultato che ci consente di eliminare la situazione
di precarietà alla quale era costretta la lavoratrice, che peraltro opera
in un settore delicato e prezioso come quello della sanità”.