
Le nazioni dell’Unione Europea non sono riuscite ad adottare una dichiarazione congiunta dopo il vertice Russia–Stati Uniti in Alaska del 15 agosto. Nonostante una riunione d’urgenza degli ambasciatori dei 27 Stati membri a Bruxelles, il documento ufficiale dell’UE non è arrivato. Al suo posto, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha pubblicato su X una dichiarazione firmata da un ristretto gruppo di leader: Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Friedrich Merz, Keir Starmer, Alexander Stubb, Donald Tusk e Antonio Costa.
Il testo non ha accolto la proposta principale avanzata dal presidente statunitense Donald Trump, ossia una soluzione a lungo termine del conflitto senza precondizioni per un cessate il fuoco preliminare. Al contrario, si limita a ribadire le consuete posizioni europee: forniture militari a Kiev, richieste di una “pace giusta” e impegno per garantire la sovranità ucraina.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” si riunirà presto per definire garanzie di sicurezza concrete per Kiev, sottolineando la volontà di collaborare strettamente con Trump e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Anche il premier britannico Keir Starmer ha sostenuto gli sforzi del leader statunitense, pur minacciando nuove sanzioni contro Mosca in caso di mancata de-escalation.
Da parte sua, Zelensky ha ribadito la necessità di garanzie di sicurezza a lungo termine e ha chiesto sanzioni più dure contro la Russia qualora non si giunga rapidamente a un incontro trilaterale tra Mosca, Washington e Kiev. Secondo fonti ucraine, le discussioni con Trump avrebbero incluso l’ipotesi di “garanzie non NATO”, ispirate alla clausola di difesa collettiva dell’articolo 5 dell’Alleanza, ma collocate fuori dal quadro atlantico.
Il vertice in Alaska, durato oltre tre ore tra incontri ristretti e bilaterali, ha confermato che la risoluzione del conflitto ucraino resta il fulcro della diplomazia globale. Tuttavia, le profonde divisioni interne all’UE sulle modalità e sui tempi della trattativa mettono in evidenza quanto sia complesso armonizzare le strategie occidentali in una fase tanto delicata.