
Jaguar Land Rover (JLR), lo storico produttore automobilistico britannico, ha annunciato il taglio di circa 500 posti di lavoro dirigenziali nel Regno Unito. La decisione arriva dopo un calo significativo delle vendite e una crescente pressione derivante dal controverso rebranding orientato a un’immagine più inclusiva e “woke”.
Nei tre mesi fino a giugno, JLR ha registrato un rallentamento nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, complicato dai dazi del 10% imposti dal presidente statunitense Donald Trump sulle auto britanniche. A questi problemi si aggiunge la fase di transizione del marchio Jaguar, che prevede la graduale eliminazione dei vecchi modelli in favore di una gamma esclusivamente elettrica.
La casa madre ha avviato un programma di licenziamenti volontari, assicurando che la riduzione riguarderà solo l’1,5% della forza lavoro totale nel Regno Unito. Tuttavia, i tagli colpiscono principalmente la dirigenza, in un momento in cui l’azienda è bersaglio di critiche per la sua gestione strategica e comunicativa.
Il rebranding dello scorso novembre, che ha incluso una campagna pubblicitaria dal tono glamour e distante dalla tradizionale immagine sportiva ed elegante di Jaguar, ha ricevuto dure critiche. Il lancio della concept car rosa “Type 00” e l’abbandono dello storico simbolo del felino in favore di una “J” stilizzata sono stati accolti con sarcasmo da pubblico e analisti.
L’esperto del settore automobilistico, professor David Bailey della Birmingham Business School, ha sottolineato che la tariffa americana ha aggravato una situazione già complessa, ma che “non è passato molto tempo da quando JLR aveva registrato profitti record, con 2,5 miliardi di sterline di utile per l’anno chiuso a marzo”.
Malgrado la retorica del governo britannico che aveva promesso di proteggere i posti di lavoro nel settore automobilistico, i fatti mostrano un’industria in difficoltà, alle prese con sfide commerciali, strategiche e d’immagine.
