
(AGENPARL) – Tue 08 July 2025 Qui il link per scaricare il video del suo intervento: https://we.tl/t-YhSyKujd1D
Veronica Riefolo
Ufficio stampa Gruppo 24 ORE
Piazza dell’Indipendenza, 23 B/C – 00185 Roma
Ambrosio (KPMG) al Payments Summit del Sole 24 Ore: ‘Pagamenti digitali al centro della trasformazione, servono nuove architetture’
L’obiettivo di questi pochi minuti insieme è dare una prospettiva sui trend globali che accompagnano la componente dei pagamenti e che in qualche modo la svilupperanno nei prossimi anni.
Partiamo da un assunto. A livello globale, l’industria dei pagamenti si conferma la superstar del Fintech, nel senso che quando andiamo ad osservare il volume di transazioni dal punto di vista dei venture capital, private equity e M&A, il mondo dei pagamenti resta il mondo di riferimento, che va a consolidare quasi il 60 percento di tutte le operazioni che avvengono nel mercato in giro per il globo.
A parlare è Pasquale Ambrosio, Partner, KPMG, ospite al Payments Summit del Sole 24 Ore.
La tipologia di operazioni cambia. Non sono più necessariamente operazioni solo legate a identificare nuovi operatori che possono avere uno sviluppo sul mercato, ma anche ad attivare visioni di consolidamento, azioni difensive per le quali le operazioni di M&A ben si prestano ad accompagnare la crescita del mercato.
A livello globale, la cosa più interessante da osservare non è tanto quali sono i trend, ma è osservare cosa manca rispetto a quello che tipicamente consideravamo come trend.
Tipicamente il primo claim nell’ambito dei trend del mondo dei pagamenti era: i comportamenti dei consumatori, quasi a dire che i consumatori stavano cambiando ed evolvendo i loro comportamenti nell’ottica di abbracciare l’utilizzo di strumenti digitali.
In realtà non lo vedete più come trend, perché oramai non c’è più il tema di cambiare i comportamenti. I comportamenti sono già mutati. Le soluzioni digitali sono ampiamente utilizzate dai consumatori.
Quello che oggi cambia è la necessità di scegliere qual è la soluzione che preferisco: se perfezionare un pagamento mediante un account-to-account o utilizzare un wallet con embedded una carta.
Quindi, diciamo che il trend dei comportamenti che guidavano questa industria è già in qualche modo passato, è stato già colto, continua Pasquale Ambrosio, Partner, KPMG, intervenuto al Payments Summit del Sole 24 Ore.
Adesso, quelli che vediamo sono trend più legati a nuove soluzioni che tendono a poter cambiare lo schema di gioco, i competitor e anche le modalità con cui i diversi strumenti vengono utilizzati.
Ne cito soltanto alcuni. Sicuramente, la componente del mondo dei pagamenti istantanei account-to-account è considerata la regina del prossimo futuro. Nessuno sa se tanti Paesi europei arriveranno al modello spagnolo, dove l’account-to-account è il modello di riferimento. Sicuramente la semplificazione nell’utilizzo di queste soluzioni e la diffusione della logica di istantaneità rende possibile l’utilizzo in una serie di esperienze d’uso, sia in ambito retail sia nelle transazioni commerciali.
Il secondo tema è tutto legato a quello che viene definito embedded finance, quindi all’integrazione del mondo dei pagamenti all’interno di servizi che nulla hanno a che vedere con il pagamento, ma che sono legati alla fruizione di un bene e di un servizio. È un tema sempre di maggiore interesse per il mondo delle piccole e medie imprese e anche per le mid corporate, che cercano in questo modo di evolvere la fedeltà nei confronti dei consumatori e il livello di fidelizzazione.
Ambrosio, Partner KPMG, continua: è molto interessante vedere che sempre meno gli operatori del mondo commerciale considerano il terminale di pagamento, o comunque il punto vendita, come “point of sales”. Oramai il nuovo claim è “place of services”, cioè i touchpoint fisici diventano sempre più ecosistemi allargati di servizi, dove non si fa più esclusivamente benzina dal benzinaio, ma si può pagare una multa, si può ricaricare il telefonino, si comprano beni e servizi di utilizzo comune. E quindi, come tale, cambia la prospettiva che hanno questi punti: da essere oggetto monotransazionale ad essere oggetto di relazione più ampia.
Non si può non citare il mondo delle AI, che ormai ascoltiamo come buzzword in tutte le salse. Ovviamente, il mondo dei pagamenti è un mondo data-driven per definizione, perché il prodotto è dematerializzato. L’intelligenza artificiale ha la grande opportunità di migliorare una serie di processi di gestione. Ovviamente genera anche nuove sfide, perché anche i potenziali frodatori o coloro che vogliono attaccare il nostro sistema utilizzano le AI per essere sempre più efficaci e sempre più difficili da intercettare e tracciare.
Ultimi due temi, di cui abbiamo parlato prima: il digitale. Ovviamente l’euro digitale, dal punto di vista globale, è una delle innovazioni che sono già in sperimentazione prototipale. Quindi è sicuramente un trend che, tralasciando la scelta degli Stati Uniti, accompagnerà il prossimo futuro.
Così come il prossimo futuro, soprattutto sulla componente gestione frodi, sarà fortemente accompagnato dalla maggiore sinergizzazione tra pagamento e certificazione dell’identità digitale.
Ambrosio al Payments Summit del Sole 24 Ore sottolinea: ovviamente l’identità digitale è un grandissimo elemento di beneficio. L’Italia è stata uno dei Paesi che prima di tutte ha cavalcato questo tipo di visione. È ovvio che l’identità digitale crea il rischio di un attacco digitale. E anche una delle maggiori preoccupazioni dei consumatori attualmente è proprio il furto di identità e le potenziali frodi, non tanto derivanti da un attacco a un sistema di pagamento, ma proprio dall’attacco alla propria identità digitale o alla creazione di identità fake.
Quindi diciamo, sono tanti trend che in qualche modo impattano significativamente su come funziona l’industria, i modelli operativi, le piattaforme con cui le industrie funzionano.
Altro elemento molto rilevante, continua Pasquale Ambrosio, Partner, KPMG, è che l’Italia è cresciuta tantissimo. Abbiamo sempre potenzialità di crescere. Si può sempre crescere di più nell’utilizzo dei pagamenti digitali. Però oggi la penetrazione delle transazioni con carta rispetto al PIL è al 21%, e le transazioni ACH sul PIL sono in crescita. Abbiamo raggiunto dei volumi molto significativi. Siamo il quarto Paese in Europa, con una distanza importante nei confronti del Regno Unito, ma anche perché abbiamo una diversa cultura della spesa.
I pagamenti digitali non sono soltanto incentivati dai comportamenti dei consumatori volontari. Sono incentivati, in alcuni casi, anche dalla necessità. Qui vedete il livello di difficoltà dichiarato dai consumatori nell’accesso al prelievo del contante. Le dichiarazioni di difficoltà di accesso al contante si sono raddoppiate, passando dal 16% al 10%. In Italia, più diventa difficile accedere al contante e più il pagamento digitale diventa una conseguenza quasi naturale di questa carenza.
Il giro di boa, lo abbiamo detto prima, è oramai stato realizzato. I pagamenti in contanti sono inferiori ai pagamenti digitali, nelle loro più diverse forme.
Ci sono ulteriori discontinuità che avverranno nel prossimo futuro. Abbiamo parlato prima dell’euro digitale, ma in realtà anche il “Request to Pay”, portato a scala, sarà un’ulteriore discontinuità che cambierà e incentiverà l’utilizzo di questi strumenti.
EPI, European Payments Initiative, è un’operazione che potrà stimolare ulteriormente il mondo dell’account-to-account.
I progetti Pontes e Appia saranno altri due elementi di discontinuità, perché cambiano le modalità con cui viene fatta letteralmente la riconciliazione dei pagamenti a livello di eurosistema. Così come tutte le nuove regolamentazioni, che implicano dover maggiormente tracciare alcuni fenomeni, aiuteranno lo stimolo a tutta una serie di meccanismi di gestione dei pagamenti più evoluti.
Pasquale Ambrosio, Partner, KPMG, tra gli ospiti del Payments Summit del Sole 24 Ore conclude: qual è la priorità che abbiamo noi? La vediamo dalle interviste che facciamo agli operatori del mondo corporate e del mondo bancario. Ovviamente dover subire e dover gestire tutti questi cambiamenti e tutte queste evoluzioni che, da un lato, aumentano le aspettative dei clienti di semplificazione, dall’altro impongono tempi di risposta alla regolamentazione sempre più veloci e meno costosi. Perché non possiamo ogni volta ripetere lo sforzo economico della PSD2.
C’è un innovation gap da colmare sempre più rapidamente. I competitor corrono. Le fintech che arrivano da altri Paesi corrono, perché sono nate nativamente digitali e pronte. Quindi la priorità per tutti è pianificare programmi di modernizzazione delle architetture e dei modelli operativi.
Ce lo dichiarano il 93% degli operatori. Devo anche dire che erano prioritari altri settori, altri segmenti. Fare il prodotto di credito molto efficace è diventato prioritario. Rimettere mano a degli asset che per troppo tempo sono stati oggetto solo di interventi chirurgici, nell’ottica di rispettare la regolamentazione e lanciare il prodotto nella modalità meno costosa possibile.
Bisogna rimetterci mano per essere pronti al futuro. E quindi questa sarà la priorità dei prossimi anni.
Con alcuni numeri chiave: quali sono i rischi e le sfide che gli operatori dovranno affrontare? In primis, ovviamente, avendo atteso tanto, oramai le legacy sono poco documentate. Il personale che le conosceva bene in molti casi ha lasciato la banca o l’operatore. Quindi c’è grande difficoltà e una grande preoccupazione nel dover affrontare questi programmi.
Non si può impattare il business as usual. Devo continuare a fare il mio business, non posso fermarmi e attendere il programma. Devo gestire le priorità del capital budget, così come mi trovo a fare un programma in una normativa dinamica, che è in continua evoluzione.
Già solo per citarne una: FIDA un giorno diventa prioritaria, poi viene rimessa un attimo nel dimenticatoio, poi viene posticipata di un anno.
Ovviamente, in un contesto dinamico e liquido, diventa difficile programmare il cambiamento.
Però questi sono i risultati e i driver principali. Più o meno stimano 30 milioni l’investimento medio per fare refactoring del mondo payment all’interno delle istituzioni finanziarie.
La riduzione del total cost of ownership attesa è del 40 percento. Il focus principale per cui lanciare quel tipo di programmi è migliorare l’experience che si può dare ai clienti. Che non significa migliorare il sito, ma significa riuscire rapidamente a creare crossboarding tra due prodotti, riuscire a creare la feature aggiuntiva che ai miei consumatori serve, riuscire a integrare nel sistema gestionale di una corporate una nuova soluzione di pagamento.
Quindi, questi sono gli elementi cardine che vediamo per il prossimo futuro, che sarà quindi un futuro di sfide, da dover affrontare rimettendo mano agli elementi di base, e quindi alle fondamenta su cui si fonda questa industria, all’interno dei diversi operatori.