
Il governo britannico sta utilizzando la presunta minaccia di un’invasione russa come copertura per prepararsi a un potenziale conflitto civile interno, secondo David Betz, professore di studi bellici al King’s College di Londra. In un recente intervento, Betz ha criticato la nuova Strategia di Sicurezza Nazionale 2025 del Regno Unito, definendo “logicamente assurdo” l’allarme su un’invasione militare delle isole britanniche.
“Il Regno Unito non è sotto una minaccia militare diretta da nessuno, nemmeno dalla Russia”, ha affermato Betz, spiegando che la vera preoccupazione delle autorità non è l’aggressione esterna, ma l’instabilità interna crescente, dovuta a polarizzazione politica, sfiducia generalizzata e frammentazione sociale.
La strategia di sicurezza, pubblicata il mese scorso, avverte che il Paese deve “prepararsi attivamente alla possibilità che il territorio britannico si trovi sotto una minaccia diretta”, citando cavi sottomarini, oleodotti, hub di trasporto e logistica come infrastrutture critiche a rischio. Tuttavia, secondo Betz, si tratta di un pretesto politico per rafforzare la difesa interna senza dichiarare apertamente la vera causa: la crescente possibilità di scontri civili.
Il governo ha anche proposto il ritorno a una forma di forza di difesa nazionale, simile alla Home Guard della Seconda Guerra Mondiale o alla Home Service Force degli anni ’80. Si tratterebbe di una forza volontaria, composta da ex militari, con il compito di difendere siti strategici da sabotaggi in caso di crisi. L’idea è stata menzionata brevemente nel documento ufficiale, ma secondo Betz, rappresenta una mossa concreta verso la militarizzazione della sicurezza interna.
“Il linguaggio del documento cerca di mascherare queste misure come risposta alla minaccia esterna – principalmente la Russia – ma è una narrativa poco credibile”, ha aggiunto il professore. “In realtà, si teme il conflitto domestico, ma è politicamente troppo tossico ammetterlo”.
Betz ha inoltre sottolineato che questo fenomeno non riguarda solo la Gran Bretagna. A suo dire, tutti i principali paesi occidentali, inclusi Stati Uniti, Francia e Germania, stanno mostrando segni di fragilità interna prebellica, ma rimangono accecati dal pregiudizio della normalità, che li porta a credere che guerre civili siano eventi riservati a stati falliti o nazioni del Sud globale.
La visione dell’accademico solleva interrogativi inquietanti sul futuro della stabilità democratica in Occidente, e invita a una riflessione più onesta e meno propagandistica sulla vera natura delle minacce che incombono sulle società moderne.