
(AGENPARL) – Mon 09 June 2025 Privacy Day Forum 2025, tutti i numeri dell’evento annuale di Federprivacy
Sono stati 1.054 gli addetti ai lavori che hanno partecipato all’evento annuale di Federprivacy, che
ha visto gli interventi di 97 esperti della materia e rappresentanti delle istituzioni. Presentato nuovo
rapporto: il 73,9% dei professionisti chiede maggior rispetto delle regole e più attività ispettive
dell’Autorità (43,2%), e il 56,9% di essi riconosce che il GDPR ha introdotto regole uguali per tutti,
ma lamenta la necessità di agevolare in concreto le micro, piccole e medie imprese. Il 66 % pensa
che si debba promuovere l’educazione digitale nelle scuole e nei luoghi di lavoro, e che si dovrebbe
puntare maggiormente su codici di condotta, certificazioni, e modelli di “privacy by design, mentre
uno su tre (31,5%) che si dovrebbe rafforzare il ruolo dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale
Arezzo, 9 giugno 2025 – Si è chiuso con un bilancio positivo il Privacy Day Forum 2025 svoltosi venerdì scorso
ad Arezzo con 31 panel suddivisi in 4 sale tra Auditorium, Sala Talk, Sala Roundtable, e Sala Conference, in cui
97 autorevoli esperti della materia e rappresentanti delle istituzioni si sono alternati per confrontarsi sui temi caldi
della protezione dei dati con i 1.054 addetti ai lavori accorsi da ogni luogo, di cui 257 dal nord ovest della penisola,
107 dal nord est, 507 dal centro Italia, 157 dal sud, e 28 anche dalle isole e dall’estero.
Durante la giornata del forum sono stati commentati i risultati del Rapporto del sondaggio “Innovazione
responsabile e compliance per la sostenibilità della trasformazione digitale”, da cui è emerso che il 63% degli
addetti ai lavori ritiene che promuovere un uso etico dell’intelligenza artificiale abbia la priorità per favorire la
sostenibilità della società digitale, ma tutto crede fuorché ci si possa affidare solo all’etica. Se in 7 anni di GDPR le
autorità europee hanno inflitto più di 2.500 multe per un ammontare di oltre 6 miliardi di euro senza intravedere
un cambio di rotta significativo, il 73,9% dei professionisti pensa però che non occorra cambiare gli attuali profili
sanzionatori, bensì farli rispettare in modo più efficace. Piuttosto, il 43,2% di essi vorrebbe un numero maggiore di
attività ispettive del Garante e della Guardia di Finanza a presidio della legalità. E a differenza di quello che possono
pensare i cittadini che vedono minacciata la loro privacy come mai prima, il 63,5% dei professionisti che vede le
aziende dall’interno conferma che dal 2018 ad oggi la situazione è comunque migliorata grazie alle sanzioni più
severe che sono state introdotte dal Regolamento UE sulla protezione dei dati.
“Si parla tanto di etica per affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale, ma attualmente essa costituisce un principio
troppo astratto per offrire una guida concreta per lo sviluppo della società digitale – è stato il commento di Nicola
Bernardi, presidente di Federprivacy – È quindi comprensibile che la comunità di addetti ai lavori invochi punti
riferimento più concreti come il rispetto delle regole. E i risultati del sondaggio mostrano obiettività e coerenza,
perché non chiedono una società digitale basata esclusivamente sulla privacy solo perché una manciata di Big
Tech non la rispetta come dovrebbe, ma ben il 78,3% ha indicato la necessità di trovare un equilibrio per conciliare
i diritti fondamentali con l’innovazione, e questo non dovrebbe andare a discapito delle piccole realtà
imprenditoriali.”
Al riguardo, se le semplificazioni proposte dalla Commissione Europea non si stanno rivelando le agevolazioni
tanto attese, il 56,9% dei professionisti riconosce che il GDPR ha effettivamente introdotto regole uguali per tutti,
ma lamenta che esso avrebbe dovuto agevolare maggiormente le micro, piccole e medie imprese, che
costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano.
Se molti manager d’impresa pensano ancora che la normativa sulla privacy sia un ostacolo allo sviluppo del
business, il 78,3% dei professionisti intervistati nel sondaggio ritiene che sia però necessario trovare un equilibrio
per soddisfare l’esigenza di rispettare i diritti fondamentali senza frenare l’innovazione, e al riguardo l’Avv. Luca
Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, nel suo intervento ha fornito però una visione della
questione da una prospettiva diversa:
“Chi dice che il GDPR non frena l’innovazione, dice il falso: la frena eccome e per fortuna. Il potere sia pubblico sia