
(AGENPARL) – Tue 03 June 2025 INFORMAZIONE ISTITUZIONALE
E OPEN GOVERNMENT
Ufficio Stampa
3/6/2025
VENERDÌ 6 GIUGNO ALLE ORE 19 AL MAGAZZINO 26 DEL PORTO
VECCHIO – PORTO VIVO, NELL’AMBITO DELLA MOSTRA “OPEN.
CONFINI DI LUCE PER UN MONDO DI PACE”, INCONTRO CON LO
SCRITTORE DIEGO MARANI SUL TEMA “COM’È CAMBIATA OGGI LA
PERCEZIONE DEL CONFINE?”
Venerdì 6 giugno alle 19 nella Sala Carlo Sbisà del Magazzino 26 del Porto
Vecchio – Porto Vivo di Trieste, nell’ambito della mostra “OPEN. Confini di luce per
un mondo di pace“, promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato
alle Politiche della Cultura e del Turismo e curata da Marianna Accerboni, avrà luogo
il secondo degli eventi collaterali della rassegna, protagonista Diego Marani,
scrittore e glottoteta di fama internazionale, che dialogherà con la curatrice sul tema
molto attuale di Com’è cambiata oggi la percezione del confine?
Ingresso libero.
Argomento perfettamente in linea con il filo conduttore della mostra “OPEN“,
progetto espositivo multimediale di arte visiva e musica che, attraverso la multiforme
creatività di sette artisti contemporanei del Nord Est – Paolo Cervi Kervischer, Claudio
Mario Feruglio, Jasna Merkù, Zoran Music, Luigi Spacal, Carlo Vidoni, Toni Zanussi -,
suggerisce, nello spirito e nel contesto borderless di GO! 2025 – Gorizia e Nova
Gorica Capitale europea della cultura, di cui fa parte, un mondo di pace e di
condivisione.
“Siamo abituati a pensare al confine come ad una linea, una barriera che segna la
fine di una cosa e l’inizio di un’altra – precisa Marani. – Ma in latino confine si dice
limes e il limes era il viottolo che costeggiava i campi. Non divideva, accompagnava. Il
confine non è dunque una cesura ma un luogo vero e proprio. Del resto in inglese si
parla di borderland, un sostantivo che dà al confine un’estensione.
Gli artisti di questa mostra esplorano la terra di mezzo del confine e la usano
anche per misurare un loro confine artistico. Forse inconsapevolmente praticando
l’antica religione romana devota al dio Terminus, celebrato l’ultimo giorno dell’anno,
protettore dei confini non solo geografici ma anche morali ed etici. C’è in queste
opere come in ogni confine, la certezza della provvisorietà. Come il confine non è mai
definito per sempre ma cambia e cambia chi vi si affaccia, così l’arte non cessa di
spostare i propri confini al punto da avere come unico vero confine la ricerca. Il
confine ha un potere inaudito e spesso credendo di dividere noi dagli altri per
impedire ogni commistione, finisce per far esistere un altro ancora, un terzo
identitario che ha bisogno degli altri due per esistere. Queste opere – conclude lo
scrittore – praticano esattamente questo artificio e si proiettano al di là di quello che
esprimono, nella diversità degli stili e delle tecniche in un ammiccamento all’altrove
che, ci si rende conto, scaturisce dal loro accostamento, dall’essere sapientemente
riuniti in questa mostra”.
Diego Marani (Tresigallo, Ferrara, 1959), dopo aver frequentato il Liceo Ginnasio
Ariosto di Ferrara, nel 1983 si laurea in Interpretazione e traduzione alla Scuola
superiore di lingue moderne per traduttori e interpreti di Trieste. Oltre all’inglese e al
francese, studia professionalmente olandese e finlandese. Lavora come interprete e
traduttore freelance e come giornalista per varie testate locali.
Nel 1985 inizia a lavorare al Consiglio dell’Unione europea (DGT) come traduttore
e revisore, posizione che ha mantenuto fino al 2006, quando è entrato a far parte
della direzione generale Cultura della Commissione europea e, dal 2010, della
direzione generale Interpretazione, occupandosi in particolare della politica del
multilinguismo, del sostegno alla traduzione letteraria, dell’apprendimento
permanente e dell’apprendimento precoce delle lingue. In questo periodo è stato
anche autore di discorsi per Leonard Orban, José Barroso, Antonio Tajani e Androulla
Vassiliou. Nel 2014 è stato consigliere del Ministro della Cultura Dario Franceschni
durante la Presidenza italiana del Consiglio dell’UE. Dal 2015 lavora per il Servizio
europeo per l’azione esterna, primo servizio diplomatico multinazionale, coordinando
iniziative di diplomazia culturale.
Il 16 giugno 2020 il Ministro Franceschini lo ha nominato presidente del Centro
per il libro e la lettura (CEPELL). Nel luglio 2020 è stato nominato direttore “di chiara
fama” dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, carica che ha mantenuto fino al
settembre 2023.
È l’inventore della lingua artificiale chiamata Europanto, costituita da un insieme di
tutte le lingue d’Europa, in cui l’autore interpreta tale esperimento come una
provocazione mossa ai puristi delle lingue, contro l’integralismo linguistico di chi
predica la purezza delle lingue. In tale idioma totalmente inventato ha tenuto una
rubrica fissa su giornali svizzeri e belgi a partire dal 1990. Attraverso il gioco
intellettuale dell’Europanto, Marani invita a imparare le lingue sapendo vedere dietro
ognuna di esse l’umanità di chi la parla. La lingua è uno strumento identitario ma è
anche una porta aperta verso nuovi mondi, che ci aiuta a vedere meglio in noi stessi.
In europanto ha pubblicato nel 1999 una raccolta di racconti (Las adventures des
inspector Cabillot) e il 15 e 16 marzo 2024 al Teatro dei Fabbri di Trieste è andato in
scena Eine posto keine platz, primo spettacolo recitato in europanto, scritto da lui
stesso e da Elke Burul.
Ha pubblicato per le maggiori case editrici italiane 24 libri, soprattutto romanzi,
per la maggior parte tradotti in 15 lingue, in cui sviluppa e approfondisce la tematica
dell’identità e dell’appartenenza, mettendo a frutto la sua esperienza di funzionario
europeo. In altre opere affronta invece la tematica delle radici e della memoria.
Alcuni suoi libri presentano un taglio autobiografico: nel 2014 ha pubblicato un
libro intitolato Lavorare manca, che intreccia autobiografia e considerazioni generali
sullo stato in cui versa il lavoro al giorno d’oggi. Di particolare appeal è La città celeste,
un amarcord di grande appeal, in cui rievoca con scrittura agile e brillante il periodo
di studi universitari trascorso a Trieste, riuscendo a comporre con grande sensibilità,
accanto a momenti di umorismo esilarante, un ritratto molto profondo, attento e
informato della città.
Il primo romanzo (in lingua italiana) è Caprice des Dieux, uscito nel 1994. Il
romanzo Nuova grammatica finlandese (Bompiani, 2000), rieditato nel 2022, ha
ricevuto il Premio Grinzane Cavour nel 2001 e il Premio Dessì nel 2002, oltre a
numerosi riconoscimenti all’estero, tra cui l’European Literature Night Prize e
l’Independent Foreign Fiction Prize. Con L’ultimo dei vostiachi ha vinto il Premio Selezione
Campiello nel 2002. Il 18 luglio 2024 vince la 5ª edizione del Premio letterario Friuli
Venezia Giulia.
Collabora con il supplemento culturale del Sole24Ore, con Il Piccolo di Trieste, La
Nuova Ferrara, la rivista online Piazza Enciclopedia Magazine e con il sito web eunews.it.
Seguirà una visita guidata alla mostra OPEN e una degustazione di vini
dell’Azienda Agricola Zidarich (Prepotto, Duino Aurisina).
COMTS