
(AGENPARL) – Sun 11 May 2025 Mostra D’Arte
*CAMPANELLI*
PALAZZO DELLA LOGGIA DI NOALE
17 – 25 MAGGIO 2025
OPUS
A CURA DI GAETANO SALERNO
OPENING SABATO 17 MAGGIO ORE 18:00
ORARIO: 10:00-12:30 / 15:30-20:00
CON IL PATROCINIO DELLA CITTÀ DI NOALE
[image: Vito Campanelli Locandina.jpg]
VITO CAMPANELLI OPUS testo critico a cura di Gaetano Salerno A poca
distanza dalle due importanti e recenti personali di Mestre (Forte
Marghera) e Venezia (Spazio Malvasia), una nuova occasione per incontrare e
conoscere, seguendo un nuovo progetto espositivo nato in sinergia con il
critico d’arte Gaetano Salerno, il lavoro del pittore Vito Campanelli.
Presenti per l’occasione di Noale una selezione ragionata di lavori storici
e recenti, appartenenti ai differenti “cicli cromatici” che hanno scandito,
in oltre quarant’anni di ricerca, il lungo percorso compiuto dall’artista;
sovrapponendo così differenti cronologie e prescindendo dalla scansione
temporale delle singole opere, verranno divisi nelle stanze espositive del
Palazzo della Loggia i “rossi”, i “blu”, i “grigi”, i “verdi” e i “gialli”
per ricreare un viaggio emozionale nel mondo intimo e segreto che ciascun
dipinto evidenzia ed ex-prime nella suggestiva violenza del colore. Ciascun
colore allude, infatti, nel suo rapido e perentorio manifestarsi dal e sul
nero dello sfondo, a un trascorrere del tempo biologico segnato da
riflessioni esistenziali che divengono, nel lungo e denso tragitto
creativo, tracce materiche continue di superfici pittoriche complesse,
identità non figurative (o pre-figurative) libere da risvolti
immediatamente astratti di semplificazione del soggetto e narrate dalla
forza multi- evocativa del pigmento come passaggio intermedio di un
processo formativo del segno, in attesa di una sua traslazione concreta e
solida dall’interiorità cosmica all’universo delle cose. Le tele
selezionate, acrilici e tecnica mista di piccolo, medio e grande formato,
comporranno una letteratura primordiale, scarna e aulica, in cui il
groviglio caotico del colore cede il posto all’ essenzialità argomentativa
delle introspezioni, delle speranze, delle illusioni, delle visioni,
asciugandosi di ogni elemento superfluo e riscoprendosi – pur nella
vitalità di qualche sbavatura di colore puro, liquida come linfa vitale –
laica liturgia che rinuncia alla prolissità della prosa in favore di
azzardati equilibri compositivi, secchi e imprevedibili come versi
avanguardistici, come composizioni e improvvisazioni su pentagrammi
astratti percepibili, per sinestesia, come musica dodecafonica. Accenni di
musicalità sacrale, orchestrati sugli insegnamenti di Vasilij Kandinskij,
svincolano l’oggetto-pittura di Vito Campanelli da una fruizione meramente
visiva per ricondurlo ad una ricezione psichica che avvia lunghi viaggi
spirituali e apre percorsi emotivi prossimi a quelli compiuti dall’artista
e dal suo agire nella sfera della comunicazione sensoriale, nutrendo
l’anima (prima ancora che soddisfare lo sguardo) e ricordandoci che “il
colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima un pianoforte dalle
molte corde”. Dal magma di pittura che costantemente corregge il perdersi
nell’incompiutezza per raggiungere punte di lirismo e di conquista della
quadri-dimensionalità vicine sia alla ricerca spazialista di scuola
veneziana sia all’espressionismo astratto americano, Vito Campanelli
inventa nella materia cromatica e solo attraverso di essa, elegantemente
raggrumata o stemperata nelle vaste campiture nere o nei parossistici
vortici di luminosità, paesaggi eterei e viaggi siderali che lasciano
talvolta affiorare un elemento concreto, particolare minore ma fortemente
evocativo di una tangibilità dissolta e subordinata al pigmento, prima di
ricollocarsi nell’assoluto e fondersi nei turbinii serrati e claustrofobici
della vernice. Le pennellate grezze e ansiose lambiscono la tela come note
talvolta disarmoniche all’interno di partiture euritmiche, destrutturando
una prosodia narrativa e figurativa che parte dall’astrazione e corre fino
all’informale e che, anche quando parrebbe essere lineare e monocroma, si
reinventa costantemente in nuovi virtuosismi e in nuovi assoli, in giochi
cromatici complementari sulle tonalità basiche dello spazio che vanno a
risvegliare archetipi assopiti ma sublimi. Il segno che ne deriva implode
ed esplode a intermittenza, come se scorresse fluido e sincronico da
sempre, costantemente vincolato in spazi-altri nei quali la contemporaneità
del tempo presente si rigenera nella successione degli attimi, della vita,
lasciando giusto il tempo al colore di variare i toni senza alternarne la
sostanza, sedimentata in momenti aggregativi continui, dai contorni
indefinibili eppure certi, percepibili, nel loro dipanarsi inesausto lungo
vettori creazionistici imprevedibili, come forme energetiche ieratiche e
assolute. Il titolo della mostra OPUS, oltre a riportare l’attenzione
sull’artista evocato qui dal suo pseudonimo, allude, nell’etimologia della
parola, alla manualità della ricerca, alla quotidiana ripetizione di un
gesto apparentemente libero e definito da note di casualità, in realtà
condotto da rigore, dedizione e rigida gestualità che mira, rispondendo
alle leggi della creazione, a ridefinire le innumerevoli forme del caos e a
trovare nella pittura il principio unico e sintetico di tutte le
metamorfosi della materia dell’Universo.
Servizi SocioCulturali
Comune di Noale
Ufficio Cultura Comunicazione
*RISERVATEZZA DEL MESSAGGIO*