
(AGENPARL) – Thu 08 May 2025 Gentili colleghi,
di seguito una nota della sindaca Katia Tarasconi a commento della vicenda
che riguarda l’arresto del primario piacentino.
“E’ un momento difficile per Piacenza, scossa dalla notizia dell’arresto di
un medico che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per i malati,
per i colleghi e i collaboratori, per la sanità del nostro territorio e per
tutta la comunità piacentina. Il quadro che invece emerge dalle accuse su
cui si basa l’arresto è sconcertante e tocca un nervo ancora troppo
scoperto nel 2025. Un quadro fatto di abusi costanti, reiterati, esercitati
grazie anche al ruolo e alla posizione di potere, e circondati da uno
strano silenzio che lascia senza parole.
Ecco perché il Comune di Piacenza si costituirà parte civile in un
eventuale processo per il caso in questione: certi atti, se accertati, è
come se fossero stati compiuti contro tutte le donne di Piacenza, contro la
nostra comunità nel suo insieme. E ci tengo che la stessa comunità si
stringa, anche formalmente, attorno a chi ha dovuto subire abusi del genere.
Muovere accuse, provarle ed emettere una sentenza non è compito mio così
come non è compito di nessuno al di fuori dell’autorità giudiziaria, sulla
cui azione – come sindaca e come cittadina – ripongo la mia più totale
fiducia.
Ma se tutto ciò che stiamo leggendo in queste ore dovesse rivelarsi vero,
anche solo in parte, saremmo di fronte a fatti inqualificabili sotto ogni
punto di vista possibile.
Dico di più: indipendentemente dagli aspetti penali, che sono di competenza
della magistratura, ritengo che siamo già di fronte a condotte
inaccettabili, anche in considerazione che – stando a quanto già accertato
– si sono svolte in un luogo di lavoro, perdipiù in una struttura pubblica,
aperta ai cittadini, ai pazienti del nostro sistema sanitario. Quel che è
emerso è già molto grave, tant’è che la direzione generale dell’Ausl ha
preso provvedimenti interrompendo per giusta causa il rapporto di lavoro
con il medico indagato.
Ora però il mio pensiero, da donna prima ancora che da rappresentante delle
istituzioni, va alle vittime che ogni giorno purtroppo subiscono atti del
genere. Un pensiero che vuole essere un abbraccio sincero: non sentitevi
sole, non vergognatevi, non abbiate paura; chiedete aiuto, denunciate. E’
necessario, ancora una volta, spezzare il silenzio colpevole che troppo
spesso accompagna fatti di questo genere perché c’è ancora una parte di
mondo che associa la violenza sessuale a un’azione esercitata con la forza
bruta, la sopraffazione muscolare, la costrizione fisica, le botte. Come
se, in assenza di lividi sul corpo della vittima, uno stupro non fosse in
realtà uno stupro ma fosse qualcos’altro; qualcosa in cui, puntualmente,
sembra quasi legittimo insinuare un dubbio subdolo: magari la vittima non è
proprio una vittima, magari “ci stava”, magari è quello che voleva. Ed ecco
lo stigma, il giudizio pronunciato a mezza bocca oppure ridacchiando,
scherzando, schernendo.
Questa dinamica maschilista è atroce, ingiusta, pericolosa, inaccettabile.
La violenza sessuale è tanto altro, è anche soggezione, sudditanza, paura.
Una donna che subisce abusi di questo tipo, di qualsiasi natura essi siano,
entra automaticamente in uno stato di fragilità assoluta; subentra la
vergogna, il dubbio, il timore del giudizio, del fraintendimento, della
condanna sociale.
E’ fondamentale trovare il coraggio di parlare, dunque, come ha fatto la
dottoressa dell’ospedale di Piacenza rivolgendosi alla direzione generale
dell’Ausl e dando il via all’indagine in questione.
Sono ben consapevole che la stragrande maggioranza delle donne e degli
uomini della nostra comunità sono persone per bene, lontane anni luce anche
solo dall’idea di mettere in pratica o dal voler giustificare certi
comportamenti, e sono altrettanto consapevole di quanto sia ingiusto e
fuorviante fare di tutta l’erba un fascio: i casi singoli sono da
considerare come tali e, si sa, la responsabilità penale – quando c’è – è
personale.
Ma il problema esiste, il tema è reale. Come sindaca dunque sento il dovere
di non fermarmi alla solidarietà alle vittime ma intendo mettere in campo
ogni azione possibile per far sì che non si abbassi la guardia su una piaga
che, purtroppo, è ancora presente ai giorni nostri, in una realtà
occidentale teoricamente evoluta come la nostra. E mi riferisco al
maschilismo strisciante e diffuso che porta a sottovalutare certe condotte
ai danni delle donne, anche quando non sfociano in reati ma si limitano
all’approvazione, al plauso; un maschilismo che non così di rado,
incredibilmente, sembra appartenere anche ad alcune donne che puntano il
dito e giudicano invece che essere solidali.
Ci tengo a ringraziare la Procura della Repubblica e la Questura di
Piacenza per lo spirito di servizio e l’impegno che mettono nell’affrontare
un lavoro spesso difficile, pieno di risvolti e implicazioni delicate, più
che mai in questo caso.
Ci tengo anche a rinnovare la mia vicinanza alle migliaia di ottimi
dipendenti, professionisti e dirigenti dell’Ausl di Piacenza che oggi
vedono il loro nome associato a quello di chi sembrerebbe aver
contravvenuto ad ogni principio su cui deve basarsi la professione medica.
Non è un caso singolo che può minare la credibilità e la serietà di
un’intera struttura e delle persone che ci lavorano con dedizione e
impegno”.
*Katia Tarasconi*
Andrea Pasquali
Portavoce del Sindaco
Comune di Piacenza